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« C'era una volta una fiamma

La Ue sbugiarda i catastrofisti: la fabbrica della paura

Post n°2609 pubblicato il 05 Aprile 2009 da Antalb
 

La fabbrica della paura funziona così. Joaquin Almunia, commissario europeo all’Economia, parla al German Marshall Fund e cerca di non drammatizzare. Sorride, non nasconde i rischi, ma dice che l’Europa ce la farà. «Possiamo aspettarci altre crisi, anche nella zona euro, ma siamo attrezzati per contrastarle». I piani di salvataggio sono pronti, anche per chi sta peggio, come Ungheria, Lettonia e Romania. Il tono di Almunia è niente panico. È chiaro, aggiunge, che ci sono Paesi che in passato non hanno fatto gli sforzi necessari, quelli con un grosso debito e pochi margini di manovra. È un discorso vecchio. Anche Tremonti vorrebbe abbassare le tasse, ma non può. L’Italia ha un passato di welfare sprecone e «capitalismo di Stato». Questa è la colpa dei padri che cade sulla testa dei figli. E la stanno pagando, da tempo. Cosa c’è di nuovo? Nulla. Le parole di Almunia finiscono nel tritacarne di quelli che sognano l’apocalisse economica. E vai con la paura: «L’Italia tra i Paesi a rischio». L’Italia come la Grecia. L’Italia in bilico. L’Italia che non ce la fa. L’Italia appestata, prossimo focolaio della crisi. L’Italia ventre molle, come quelli che stanno peggio.
Il giorno dopo tocca ad Amelia Torres, portavoce di Almunia, smentire, chiarire, svelare la fabbrica della paura. «Almunia non ha detto quello che leggo su Repubblica. Articoli tendenziosi e non molto responsabili. La situazione è abbastanza seria e i mercati sono così nervosi che non è proprio necessario rincarare la dose». Qualcosa, a quanto pare, si è perso nella traduzione. Il sospetto è che gran parte della stampa italiana abbia preso la crisi dal lato oscuro, nero. E gli stessi italiani si chiedono se questa lunga litania che dura da mesi, di titoli sempre più cupi, tragici, senza rimedio, sia la realtà o uno specchio deformato, che vede il futuro più nero della mezzanotte. Titoli così. «Allarme cassaintegrati: più 553%. Bankitalia vede nero» (Repubblica, 2 marzo). «Gli scenari neri dell’Fmi: declino giapponese» (Corriere della Sera, 16 marzo). «Fmi, il peggio deve ancora arrivare» (Repubblica, 20 marzo). «Si salvi chi può» con la foto di un salvagente (L’Unità, 30 novembre). È una colonna sonora da tutti a casa, da 8 settembre, da fallimento, da Titanic che affonda. E poi, all’interno, pezzi di costume sull’amore al tempo della crisi, sulla riscoperta del vintage, vestiti usati e mercatini, diete da grande depressione e parcheggi vuoti, perché con la crisi nessuno più va al lavoro con la macchina. Non ci sono più soldi per pagare le multe?
Questo è l’orizzonte. Chi ci salverà dalla peste economica? Nessuna via d’uscita. Il mondo può anche resistere, ma l’Italia è condannata perché segnata da un peccato originale, metafisico. L’Italia di Berlusconi non merita alcuna speranza. È come se questa crisi fosse una maledizione (o benedizione) del cielo che viene a colpire un governo sconsacrato. Muoia Berlusconi con tutti i filistei. Non importa se questi, i filistei, hanno famiglia, figli, una vita da mandare avanti. E intanto la paura corrode la fiducia, chiude i mercati, i negozi, le aziende e i posti di lavoro. Tutta la fiducia, la speranza, è altrove, viaggia oltre l’Atlantico e illumina un solo uomo: Barack Obama. Un sospetto. Non è che i fabbricanti della paura vogliono farci emigrare?

 
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manialavorata
manialavorata il 15/11/09 alle 18:05 via WEB
LE PROMESSE DI UN BANDITO-------------- Ho molta stima e considerazione dei commercianti di Piazza Bottari per usare frasi di circostanza, né è nel mio costume essere ipocrita. Il rispetto delle opinioni altrui è per me una cosa sacra e tale lo è anche in questo caso. Andiamo con ordine . Voi scrivete “il dottor Bottari decise di donare la piazza al Paese…e pensava di trasformare un campo di patate in una piazza importante” Le cose per la verità non stanno in altro modo, c’è stato un lungo periodo in cui il dottor Bottari- legittimamente- non ha inteso cedere la piazza per via della volumetria, tuttavia c’è la necessità di essere sintetici e ciò mi porta a rispondere: Siete voi a conoscenza che fino a due anni fa la piazza era ancora proprietà degli eredi Bottari e che non era stato neanche fatto il frazionamento per rendere possibile la donazione ? Siete voi a conoscenza che nell’agosto del 2007 , appena eletto e dopo serrate trattative, mi recavo a Roma per stipulare il contratto di donazione ? Certamente sarete a conoscenza del fatto che nel giro di brevissimo tempo abbiamo stipulato l’atto notarile ed appaltato e consegnato l’opera, siamo intervenuti dinanzi a tentativi di estorsioni operati verso la ditta, abbiamo insomma fatto sino in fondo il nostro dovere. Non tocca a noi progettare in nessun caso , ed in questo caso meno che mai, essendoci stato un appalto concorso regolarmente vinto da una associazione di professionisti. Quello che è stato fatto può piacere o non piacere ma corrisponde essenzialmente al contenuto del progetto. Io ho il dovere di rispettare il lavoro altrui e la legge mi vieta in maniera assoluta che io mi intrometta nella direzione dei lavori. Debbo, per rispetto della verità, dire che il progetto per come doveva esser realizzato l’abbiamo esposto per circa due mesi, in modo da rendere possibili suggerimenti che, però, non sono venuti. Secondo elemento: la piazza ha ottenuto - nel 2009 - il finanziamento per il suo completamento. L’amministrazione comunale aveva già espletato l’appalto che, comunque, non ha avuto validità perché c’è stata una sola impresa concorrente. Mi domando, dobbiamo essere trasparenti ? Essere onesti e trasparenti significa rispetto – sempre e comunque-dei ruoli, rispetto sostanziale per le regole e la legalità. Questo noi abbiamo fatto! Oggi il progetto,unificato con quello della strada attigua- via Carlo Alberto Dalla Chiesa- si trova presso la stazione unica appaltante di Reggio Calabria - (a cui abbiamo aderito- tra i primi comuni della provincia- per dimostrare la nostra assoluta trasparenza) e, salvo problemi dell’ultima ora, l’opera dovrebbe andare in appalto nel mese di ottobre. Per quanto riguarda la pulizia farò quanto nelle mie possibilità per ovviare a quanto avete evidenziato. Ciò premesso consentitemi di fare alcune considerazioni: 1) Il complesso Bottari è stato costruito, come voi rilevate nella lettera, tra il 1978 ed 1982. Da allora neanche una pietra era stata toccata. Bene voi scrivete la lettera nel momento in cui l’opera dovrebbe essere in corso di realizzazione definitiva .Voi scrivete ad un sindaco che nel giro di due anni ha commissionato il frazionamento, appaltato il lavoro, ottenuto il secondo finanziamento per il completamento della piazza. Niente di male! La lettera , per quanto mi riguarda, non solo è gradita ma mi ha rincuorato, soprattutto perché il mio precedente tentativo di riunire i commercianti di piazza Bottari aveva visto la partecipazione di due esercenti su diciotto. 2) E’ giusto che nella piazza vi sia ordine e pulizia. Ho già detto che nostri eventuali omissioni e ritardi saranno recuperati, però tutti sanno quante volte mi sono rivolto ai singoli esercenti ed all’amministratore del complesso Bottari per ottenere un minimo di manutenzione per il porticato di vostra proprietà e ridotto in uno stato di pietoso degrado. Perché tanto disinteresse ? Perché non s’è riusciti a fare neanche una riunione sull’argomento ? Perché questo silenzio che rischia di trasformare il porticato in una zona , oltre che degradata, pericolosa ed inagibile ? 3) Tutti sanno quante volte abbiamo chiesto la collaborazione per la pulizia anche rispetto a chi non osserva le regole elementari. Perché tanta mancanza di collaborazione ? 4) Saprete certamente che abbiamo dovuto difendere il diritto della comunità nei confronti di quanti erano abituati a considerare la piazza cosa loro. Perché tanta arroganza ? 5) Sono sindaco da poco più di due anni. Dal momento del mio insediamento non c’è stato un solo giorno in cui non mi sia interessato a Piazza Bottari quasi sino alla paranoia. Oggi la piazza è stata iniziata e sarà terminata. Però colgo nella vostra lettera (legittima e gradita) qualche motivo di sconforto. Io- (unitamente ai miei collaboratori)- sto girando come una trottola ,senza riposo, per costruire un paese diverso. Ci stiamo riuscendo, basta solo pensare in quanto tempo abbiamo reso fruibile il lungomare. Faccio solo il mio dovere. Ai cittadini non chiedo riconoscenza, gradisco le critiche, chiedo solo di partecipare all’amministrazione senza darsi a lamentele destinate a lasciare le cose come stanno. Noi abbiamo bisogno d’una cittadinanza attiva. Abbiamo bisogno di cittadini che hanno la voglia di conoscere, di partecipare, di avanzare critiche severe ma giuste. Solo questo io vi chiedo. Il nostro paese è particolarmente complesso e difficile. In solo due anni abbiamo posto le basi per la sua Rinascita. Abbiamo bisogno della collaborazione di tutti e questo noi vi chiediamo. Io vorrei lavorare per qualcosa in più di piazza Bottari, vorrei che i commercianti della piazza sentissero come loro un lavoro che si fa a Campoli o a Caulonia centro e che questi fossero interessati con uguale intensità ai lavori di piazza Bottari. Se ognuno continuerà a guardare solo quello che c’è dinanzi alla propria porta noi non costruiremo un paese ma saremo solo un ammasso informe di case senza anima. In due anni per decisioni governative il nostro bilancio è stata tagliato per poco meno di duecentomila euro eppure abbiamo abbassato i tributi ( canone dell’acqua, rifiuti solidi urbani, tarsu), abbiamo avviato il porta a porta, abbiamo aperto tanti cantieri . Mi fermo qui ponendomi una domanda: non è questo un modo per essere concretamente vicino ai commercianti? Vi ringrazio per la cortese attenzione e vi garantisco che nella mia vita non ho mai preso in giro nessuno, del resto parlano i fatti molto più che le parole.
 
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