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Post N° 381

Post n°381 pubblicato il 15 Settembre 2008 da PlanetGate

Un passo avanti

Dopo l'ottima impressione destata a Firenze, una Juve già in palla conquista tre punti di fondamentale importanza contro l'Udinese, una squadra che darà filo da torcere a chiunque. Match-winner il brasiliano Amauri, lottatore su ogni palla per 90 minuti (anche un palo per lui), abile a battere l’ottimo Handanovic al 67° minuto, facendo liberare l’urlo ai 20mila di Torino.
Il turn-over in vista dello Zenit, impone a Ranieri qualche scelta: neanche in panchina giocatori quali Giovinco, Legrottaglie e Molinaro, sulla sinistra s’è visto De Ceglie, buona partita la sua soprattutto in fase offensiva, con Chiellini di nuovo in campo a 28 giorni dall’infortunio di San Siro e la coppia Poulsen-Sissoko diga in mezzo al campo. Chiavi dell’attacco affidate ad Amauri e Iaquinta, con Camoranesi e Nedved a svariare a piacimento dietro di loro.
La Juve gioca bene. Nella prima frazione si contano 3-4 palle gol nitide ma si va sul riposo con uno 0-0 che ci sta decisamente stretto.
Nella ripresa le energie sono di meno, la Juve inizia a ragionare. Centrocampo dominato dalla coppia Sissoko e Poulsen: proprio il danese colpisce una clamorosa traversa, quindi Grygera cicca un pallone d’oro sotto porta. Poi il meritato vantaggio juventino firmato Amauri.
Buffon, spettatore non pagante, trema quando Floro Flores gli si para d’avanti dopo un errore di Mellberg: l’attaccante cade dopo un contatto con Chiellini.
Quindi una gara dominata in lungo e in largo con diverse occasioni create ma poca concretezza davanti la porta. Un solo gol di scarto e qualche cedimento nel finale avrebbero potuto mettere a rischio ancora una volta i tre punti.
Grande prestazione della squadra nel suo complesso ma occorrerebbe maggiore cinismo nel chiudere le partite e soprattutto non esporsi a rischio nel finale di gara, e subire una beffa.
Un pensierino all'"unica squadra al mondo che può vantare tre palloncini gonfiati d'oro" e all'allenatore della seconda squadra di Milano che qualcuno (vedi Lo Monaco, amministratore delegato del Catania) vorrebbe già prendere a bastonate sui denti.

 
 
 
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