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Messaggi del 02/12/2018

Nebbie, nuvole, filamenti

Post n°698 pubblicato il 02 Dicembre 2018 da fedechiara
 
Foto di fedechiara

Deficit cognitivi e rispetto per la vita  - 02/11/2011

E l'impressione di vivere dentro un acquario è costante e non riguarda solo quest'Italia che muore e ha dei 'deficit cognitivi' che la fanno regredire al tempo della 'liretta' delle svalutazioni facili che premiavano gli imprenditori furbi, gli esportatori che sanavano i loro debiti esteri col facile 'dumping' che penalizzava, invece, la gente normale, la gente che viaggiava all'estero e ben poco comprava nei paesi a economia forte con quella moneta ridicola che era specchio della nostra pochezza di popolo.

'Deficit cognitivo' è parola tecnica e politicamente corretta per dire che uno è fuori, non ci sta più con la testa: out, finito, perso nel labirinto neuronale che produce spruzzi di sogni misti a dolore di vivere per il nulla del mondo che si stringe nel pugno -un pugno di mosche.

E con mia madre afflitta da 'deficit cognitivo' è un continuo vagare nei labirinti e a volte mi ci perdo -col continuo sforzo che faccio per distinguere il grano dal loglio: la residua lucidità che affiora, ma si mescola, inesorabilmente, col pasticcio mal cucinato dei residui dei sogni: nebbie, nuvole, filamenti di fantasie che danno vita a un curioso teatro dell'assurdo, un teatro di mimi che non trovano le parole e annaspano e lanciano le mani in alto ad acchiappare il vuoto e ti guardano, infine, con quel sorriso ebete e liquido che vuol dire: 'Aiuto!'

E quando siedo con lei nella hall di quello strano albergo per morituri che te salutant -coi sorrisi mesti dei naufraghi che vedono sfilare al largo le navi passeggeri che si rifutano di raccoglierli e prenderli a bordo e farli partecipare al convivio dei vivi- mi chiedo perché e che senso ha discutere di pensioni che si dilazionano fino ai settant'anni e il parallelo buttare a mare, invece, tutta questa umanità reclusa nei cronicari di lusso, negli alberghi 'per autosufficienti' tirati a cera e i vigilantes, chissà perché, sono preti e suore che sembrano la polizia penitenziaria della morte che incombe, gli 'angeli della morte' che la tirano per le lunghe perché 'dio lo vuole' e 'la tua vita non ti appartiene' e trovano un sacco di gente ricca che fa le donazioni per far durare questo loro impero, questo loro carcerare i vecchi che, nei dialoghi privati che raccogli seduto sui divani, ti dicono che volentieri accoglierebbero quell'altro angelo liberatore che non ha più il viso medievale dello scheletro velato, bensi il sorriso amabile di una giovane signora che libera la mente e ti fa volare, tornato giovane all'improvviso e capace di tutta la 'cognitività' che qui ti tolgono e la chiamano 'rispetto per la vita'.

 
 
 
 
 

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