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PAPERE E PANNOCCHIE

O PAPERE E PANNOCCHIE...

 

 

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Post n°36 pubblicato il 08 Novembre 2006 da rimescolareilvolga
 

25 settembre 2006
CNRI-Un comunicato pubblico dell’ Amnesty International del 22 settembre (tradotto dall'inglese), che dà l'allarme sul rischio d'esecuzione imminente di una donna in Iran:

AMNESTY INTERNATIONAL
esecuzione imminente
22 settembre 2006

IRAN
Kobra Rahmanpour(f), 25 anni circa

Si teme che Kobra Rahmanpour rischi un'esecuzione imminente per omicidio. L'Ufficio per l'esecuzione delle CONDANNE, che attua le esecuzioni, ha fissato il termine del 12 ottobre perché la famiglia della vittima dell'omicidio decida di rinunciare al suo diritto di vedere Kobra Rahmanpour e di richiedere il pagamento della diyeh (prezzo del sangue). Se i familiare della vittima insistono a volere l'esecuzione, ci sono grandi possibilità che questa abbia luogo poco dopo il 12 ottobre.

Kobra Rahmanpour è stata fermata il 5 novembre 2000 e condannato a morte dalla sezione 1608 del tribunale penale di Teheran nel gennaio 2002 per avere ucciso la sua suocera. Nel 2003, la sentenza è stata confermata dalla Corte suprema. Ha detto di avere agito in legittima difesa dopo che la sua suocera abbia tentato di attaccarla con un coltello da cucina. Kobra Rahmanpour si sarebbe sposato contro la sua volontà dietro la pressione dei suoi genitori, a causa della povertà della sua famiglia, ed è stata vittima di violenza domestica durante il suo matrimonio. Non ha avuto accesso ad un avvocato prima dell'apertura del suo processo.

Si prevedeva che Kobra Rahmanpour sia impiccata il 31 dicembre 2003. Tuttavia, questo giorno, il giudice dell'Ufficio per l'esecuzione delle pene ha confermato ad un giornalista dell’agenzia ISNA, Iranian Students'News Agency, che l'esecuzione era stata annullata perché le autorità carcerarie non erano sufficientemente fornite per questa esecuzione (non disponevano apparentemente di dispositivi d'ancoraggio per condurla nel sito dell'esecuzione).

Nel gennaio 2004, ayatollah Shahroudi, capo della giustizia, ha rinviato temporaneamente l'esecuzione per dare alla famiglia della vittima l'opportunità di perdonare Kobra Rahmanpour. In una lettera ad Amnesty International, il 3 febbraio 2004, l'ambasciata della repubblica islamica di Iran a Londra ha affermato che la procedura legale in questa vicenda era stata completata e che la sentenza non poteva essere permutata se gli eredi della vittima non avessero rinunciato al loro diritto di giustizia e di un'indennità in denaro. Il caso è stato in seguito trasferito ad un organismo di mediazione conosciuto sotto il nome di Consiglio per la risoluzione delle vertenze (in persiano, Shoray-e Hall-e Ekhtelaf), perché la famiglia della vittima scelga o no di rinunciare al suo diritto alla punizione ed accettare il pagamento del prezzo del sangue. Tuttavia, nessuna risultato. Secondo l'avvocato di Kobra Rahmanpour, la famiglia della vittima non è d'accordo per perdonargli. All'inizio del mese di settembre 2006, l'Ufficio per l'esecuzione delle pene avrebbe dato alla famiglia fino al 12 ottobre per decidere di perdonare Kobra Rahmanpour.

Kobra Rahmanpour è detenuta nella prigione di Evine quasi da sei anni, ma è condannata a morte da quattro anni. Nel settembre 2006, ha scritto una lettera aperta, pubblicata su Internet, nella quale ha dichiarato:

"Sono un essere umano come voi." Non voglio morire. Ma attualmente, somiglio più ad un corpo senza vita che ha dimenticato la felicità e il sorriso e che è terrorizzata dalla sua esecuzione... Sono soltanto ad un passo dalla morte. Come tutti voi, ho timore di morire. Aiutatemi perché questa non sia la mia ultima lettera. Molto spesso sfugo con il pensiero e sogno che la mia vita ha seguito un cammino diverso. Sogno di potere finire i miei studi pre universitari. Sogno di non essere forzata a lavorare e servire la famiglia del mio marito. Sogno di non avere raggiunto il limite della pazzia. Ma ho così tanto sofferto. Sono una vera vittima. Ed è questa vittima che impiccheranno fino alla sua morte. Non è la sorte che merito. In questi giorni di terrore e d'orrore, mi giro ancora una volta verso di voi. Ringrazio tutti i mass media, giornali e persone che mi hanno sostenuto e che hanno protestato ` Kobra non deve essere impiccata'. Questa volta, forse l'ultimo, vi chiedo di compiere un ultimo sforzo per me perché non sia impicata e che abbia una possibilità di essere libera. Nei miei sogni, penso sempre alla libertà e ad una bella vita dopo tutto quello. Ho sufficientemente sofferto. Aiutatemi perché quest'incubo orribile che mi ha così spesso perseguito nel mio sonno e mi ha svegliato gridando, non diventi realtà. Aiutatemi a sfuggire alla morte. Fate tutto il vostro possibile, ci resta poco tempo. Ogni secondo che passa mi ricorda che la morte è vicina. Per favore aiutate a sfigire dalla morte e da quest'esecuzione. Maledico questa fune e questa gru. Voglio vivere. Tutte le altre vie mi sono chiuse. Nessuno non è là per me. La mia sola speranza risiede nella gente e nei miei simili. Voglio stringere mio padre e la mia madre nelle mie braccia. Infine, vorrei ringraziare la mia famiglia ed ogni persona che lotta per salvare la mia vita e per tutti i loro sforzi.

L'11 maggio 2006, il gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria delle Nazioni Unite, ha pubblicato un comunicato su questo caso. Dato che Kobra Rahmanpour non aveva avuto accesso al servizio di un avvocato per la sua difesa "tra il momento in cui è stata messa in detenzione provvisoria e l'inizio del processo", il gruppo ha sottolineato: "L'assenza di rappresentazione legale in un'indagine su un crimine suscettibile della pena capitale può seriamente compromettere un valore umano supremo, la vita dell'imputata." Questo gruppo di lavoro pensa che nel caso presente, l'assenza d'avvocato della difesa fin dalla fase iniziale dell'indagine sia così nocivo per gli interessi della giustizia in generale, e per gli interessi della persona accusata in particolare, che conferisca alla procedura penale un carattere arbitrario "." Il gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria ha aggiunto: "Nelle circostanze specifiche di questa causa, e conservando in memoria il fatto che è condannata a morte da tempo, il ricorso più adeguato sarebbe di ottenere una deroga alla messa in atto della pena capitale." Una misura così generosa, secondo il gruppo di lavoro, sarebbe il benvenuto e sarebbe estremamente apprezzata dalla Comunità internazionale "."

[Working Group on Arbitrary Detention, Opinion No 14/2006, 11 mai 2006, paragraphe 15].

Gli indirizzi delle autorità Iraniane:

Repubblica Islamica dell'Iran
Ambasciata Presso Lo Stato Italiano
00162 Roma (RM) - Via Nomentana, 361,
Fax: 06.86328492

His Excellency Ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi
Ministry of Justice
Park-e Shahr Tehran
Islamic Republic of Iran
Fax: 0098 21 311 6567

Human Rights Office
Ministry of Foreign Affairs
Keshk-e Mesri Ave. Tehran
Islamic Republic of Iran
Fax: 0098 21 390 1999

Si prega di inviare una copia ad uno dei seguenti indirizzi:
Associazione delle Donne Democratiche Iraniane in Italia
Via delle Egadi,15-00141-Roma
E-Mail:donneiran@yahoo.it

  

 
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