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« Bobby XXI | Bobby XXIII » |
Post n°215 pubblicato il 29 Marzo 2016 da deteriora_sequor
La giornata che volgeva al peggio portava serenità nel cuore di Bobby. Si mise a camminare sull'ampio terrazzo dove, fino al giorno prima stavano le sdraio dei malati, distesi a ricevere i benefici raggi dell'astro. La fitta nevicata aveva già ricoperto con alcuni centimetri di manto bianco la vasta superficie spoglia. Discese le scale che portavano alla strada principale e rifletté: dopo mesi di assoluta solitudine tutti si stavano affollando intorno al suo letto di agonia. Di alcuni, come suo padre e sua madre, ne capiva perfettamente, e tristemente, le ragioni. Di altri come Alice Muir ed Elizabeth Powell gli sfuggiva il nesso e si rinfocolava il mistero. Perché Alice si era mossa dalla sua comoda città, magari da un nuovo amore, per venirlo a recuperare tra le mura di un sanatorio? Era pietà? Interesse? Senso di colpa? Ed Elizabeth? in pochi minuti di conversazione si era stabilito fra loro una complicità e una comprensione reciproca che aveva dello stupefacente...ma non era forse anche la suffragetta manovrata da quel lestofante di Mark Everard Fawcett? Non v'era forse il rischio che Lui, anima (malgrado tutto) candida, si facesse ammaliare e intrappolare in una vicenda più grande delle sue intenzioni? Sentì un brivido di freddo e capì che se il Dottor Manziger lo avesse visto all'aperto sotto la neve gli avrebbe fatto una robusta lavata di capo. Tanto più che teneva ancora indosso gli abiti eleganti e leggeri indossati per la colazione mancata. Fece dietrofront e rientrò all'interno della clinica crollando la neve dalle maniche della giacca. Si guardò intorno e trovò la desolazione e il deserto più assoluto. Elizabeth e suo padre erano spariti chissà dove, e non v'era traccia degli ospiti della residenza. Tutti stavano, probabilmente, rinchiusi nelle proprie stanze a fissare i fiocchi di neve che scendevano lentamente dal cielo. Oppure avevano preso in mano un buon libro e si davano alla lettura. O forse erano in delle sale comuni a giocare a whist? Nessuna di queste opzioni lo entusiasmava, né aveva voglia di espletarne qualcuna. Ciò che avrebbe voluto veramente sarebbe stato indossare il suo completo pesante e uscire da quella prigione dorata per recarsi fino ai laghetti di Flossen per rimirare il meraviglioso picchiettare della neve sulla superfice semighiacciata e lo scurirsi progressivo delle sue azzurre acque. Decise, in un istante, di chiedere al dottor Palubi, un italiano che conosceva come grande appassionato di natura di accompagnarlo nella sua escursione. Era un colpo di testa e, di certo, avrebbe ricevuto in risposta un bonario rifiuto ma valeva la pena di tentare. Inforcò la scalinata ignorando l'ascensore e giunse presso gli studi dei medici. Chiese alla segretaria di Palubi se il dottore fosse libero e fu fatto passare. Quando entrò nell'ampio locale Palubi (come le decine di degenti della clinica) stava osservando dall'ampia finestra la fitta nevicata. Il medico parve riconoscere il suo paziente addirittura dal passo e, senza voltarsi, chiese con affabile cortesia: "Arrivato lo spleen, Mr. Fawcett? Non mi chieda perché ma lo immaginavo appena ho notato la giornata mettersi al peggio. E so anche cosa sta per chiedermi, ma la risposta, purtroppo, è No." Bobby si sedette esaurito in una delle poltrone "Perché no, dottore? Non mi farà più male che restare qui dentro a macerare. Spiritualmente per me sarebbe una gran cura." "Ma il suo fisico debilitato? Non sa come potrebbe reagire?" "Bene. Si rinfrancherebbe. Sono sicuro che una bella passeggiata sotto zero mi temprerebbe nel corpo. E poi...ne ho bisogno." "Intende dire che vi andrebbe comunque? Anche senza la mia compagnia?" "La risposta è affermativa. Nessuno me lo può impedire con la forza. Noi siamo qui per curarci, non per restare dietro le sbarre." Il dottor Palubi, finalmente, si girò e prese a squadrarlo con un interesse e una curiosità che nemmeno nei momenti più stretti del rapporto medico paziente aveva mai mostrato. Si sedette dietro la scrivania e sorrise. (Continua) |
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