gemini

il cielo brucia dentro la terra

 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 56
 

ULTIME VISITE AL BLOG

cassetta2Word_UserITALIANOinATTESAspagetiangi2010tirripitirriLutero_Paganolusimia2005magnumgmVasilissaskunkvita.perezcostanzatorrelli46Narcysseleoncinobianco1
 

ULTIMI COMMENTI

Avevo in bozza Dodeacaedro e l'ho pubblicato, testo...
Inviato da: Word_User
il 07/05/2021 alle 00:00
 
Impegnatevi di più con i post non posso essere l'unico...
Inviato da: cassetta2
il 02/09/2020 alle 09:18
 
salutino ^__^ ciao
Inviato da: angi2010
il 18/04/2017 alle 23:29
 
La speranza muore per ultima! :) Bentornata Angi
Inviato da: deteriora_sequor
il 14/02/2017 alle 09:28
 
L'hanno scampata entrambi...fiuu.. pensavo peggio
Inviato da: angi2010
il 13/02/2017 alle 23:30
 
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« Attaccato al muro insiem...Attaccato al muro insiem... »

Attaccato al muro insieme all'ombra XXXVI

Post n°266 pubblicato il 07 Novembre 2016 da deteriora_sequor

 









Mi ripulii lo sporco dell'asfalto e tentai di mantenermi eretto mentre
cercavo la mia automobile in mezzo alle poche che erano rimaste.
Avevo le gambe come bambagia e delle nuvole fitte ficcate proprio
dentro al cervello. Tentavo di orientarmi ma oscillavo e impiegavo
troppo tempo a fare pochi passi. Al termine, dopo un tempo indefinito,
toccai la carrozzeria della mia automobile e mi ci aggrappai, stremato.
Salì al posto del guidatore e rimasi per qualche attimo intirizzito e
stravolto. Il pensiero di Danilo che mi cacciava dalla stanza di mio
padre mi faceva ribollire il sangue, così come il trattamento che avevo
ricevuto da parte del personale infermieristico. Girai la chiavetta di
accensione e misi in moto pur non sentendomi fisicamente in grado
di condurre il mezzo. Ma l'importante era lasciare il mio fratellastro
a piedi. In qualche maniera riuscì a distinguere il dedalo di viuzze che
portava fuori dalla clinica e mi avviai, poi, su strade più ampie e
percorribili. La sedazione non riusciva ad arrestare il bruciore
dell'umiliazione subita e mi conduceva verso casa lasciando alle
spalle Danilo, che avrebbe penato non poco per trovare un bus che lo
lasciasse dalle mie parti. Era una vendetta forse stupida ma molto
appagante e mi sentivo incendiare dall'eccitazione per la rivalsa sul
fratellastro che mi aveva trattato come una fastidiosa zanzara sul viso
del padre. L'avrei ripagato con la stessa moneta e avrei messo in
chiaro i rapporti gerarchici all'interno della casa. Quello era l'appartamento
dei miei genitori e lui era solo un ospite tollerato a malapena. Non aveva
nessun diritto di alzare la cresta. Con l'incombere del buio parcheggiai
sotto casa e salì le scale. La sedazione si stava attenuando e mi chiesi
se tanto dello spirito angelico di Danilo non fosse dovuto alle pastiglie
che ingurgitava. Avevo sperimentato sulla mia pelle la potenza di quel
concentrato chimico e la sua resistenza al trascorrere delle ore. Entrai
e non accesi le luci; mi ricordavano l'obitorio dove mia madre stava ora
a riposare in una delle cellette apposite. Le luci violente sono fatte apposta
per scassare il cervello e dislocare la riconoscibilità dei luoghi e dei
sentimenti. Entri in posti simili come un pezzo di ghiaccio ed esci pezzo di
metallo. Così a tentoni trovai il divano e mi raggomitolai alla ricerca di un
atollo dal quale potessi vedere il mare della disgrazia che mi circondava.
Ebbi comunque un'illuminazione e andai a prendere il mozzicone di una
candela. Lo misi in sicurezza e accesi. Così come il suono della sveglia
anche l'odore della cera mi riportava a una sensazione di serenità e
sicurezza. Fissavo rapito le ombre che il mozzicone disegnava sul muro,
oscillando fra brutte grinte e visioni infantili pacifiche e affettuose, poi mi
incantavo a non staccarmi dalla fiammella, che sorgeva impetuosa sotto
i miei occhi e rifletteva un mare galattico in fiamme, un universo fatto
ancora di sogni e incubi da decenne. Mi gettai addosso il giaccone sul
divano mentre stavo appisolandomi. Danilo era lontanissimo. sotto una
pioggia che si era fatta nuovamente torrenziale, senza ombrello (entrambi
erano nel mio bagagliaio), sperso e spaurito. In quei precisi istanti mi
augurai che morisse, che venisse ingoiato dalla notte periferica e cadesse
in crisi di panico con conseguente infarto. Questo provai prima di svegliarmi
nel dolce mattino con la faccia del fratellastro a pochi centimetri dalla mia.








(Continua)








La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/Prassitele/trackback.php?msg=13470529

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
EMMEGRACE
EMMEGRACE il 08/11/16 alle 11:15 via WEB
Simone voleva che Danilo crepasse e invece al suo risveglio era ancora lì. Speranze vane e crudeli... Strana la musica di sottofondo :))
 
 
deteriora_sequor
deteriora_sequor il 08/11/16 alle 11:18 via WEB
Sono fratelli, e tanto basta. Hanno lo stesso padre e una catena che li lega...
 
several1
several1 il 08/11/16 alle 19:03 via WEB
era tornato
 
 
deteriora_sequor
deteriora_sequor il 09/11/16 alle 09:44 via WEB
Come un boomerang
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 
 

INFO


Un blog di: deteriora_sequor
Data di creazione: 13/05/2013
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963