Non canto i cavalier, l’armi, gli onori,
come un dì fece il grande Ludovico.
Le guerre infami, i sanguinanti allori;
di tutto questo non mi importa un fico.
Ma i lavoranti, l’ape, i campi, i fiori;
le cose grandi solamente, dico.
(Morbello Vergari)
Probabile portatrice di geni etruschi.......vediamo se la passione è contagiosa
e sono graditi pure interventi, puntualizzazioni e domande e mi raccomando di non essere troppo duri con me per eventuali strafalcioni...sono solo una dilettante!
molte immagini sono state prese da internet, se i proprietari non fossero d'accordo lo facciano presente e saranno tempestivamente rimosse
SE VUOI LEGGERE IL MIO ROMANZO:
clicca il mio nuovo blog (ho pubblicato qualche assaggio)
per info o acquisto libro (per contrassegno) visita il sito internet dell'editore QUI
disponibile anche su
CLICCA QUA SOTTO PER VEDERE LE FOTO SU FLICKR
IL BLOG DI RIEVOCAZIONE ETRUSCA
(mech Rasna tsui ame!)
clicca sul motto per accedere al blog
di Giulia Pettena
Raffigurazione di nave etrusca I primi scambi di oggetti con le popolazioni della Sardegna, dove era diffusa la produzione di oggetti in metallo, avvenivano soprattutto in occasione dei matrimoni, mentre l'attività di scambio fra i nobili greci delle colonie e i "principi" etruschi e latini era quasi una cerimonia, che si svolgeva con il dono reciproco di oggetti preziosi, e per questa ragione verso la fine dell'VIII sec. a.C. lungo le coste tirreniche circolavano molti beni di lusso. Note [7] I tipici vasi di colore nero, prodotti solo in Etruria. [8] Si tratta di una particolare ceramica dipinta prodotta in Etruria fra il 630 e il 540 a.C. a imitazione dei vasi provenienti da Corinto. [9] Il bucchero è una ceramica tipicamente etrusca che, per il particolare processo di cottura, in carenza di ossigeno, a cui veniva sottoposta, risultava particolarmente liscia e lucente e totalmente nera, non soltanto sulla superficie ma anche nell'impasto interno. |
In ogni luogo, in ogni contesto, la mancanza di libertà è pagata con il prezzo del sangue di chi la brama mentre chi ce l'ha la considera come un mezzo per toglierla agli altri. La violenza non è la via per la democrazia e la libertà ma è la strada che percorrono coloro i quali vogliono sostituire un tipo di oppressione con un' altra facendo leva su sentimenti comuni Gli innocenti ne sono solo e comunque le vittime. Onore a chi si immola pacificamente ancora per essa, sia maledetto chi utilizza il potere per sopprimerla. Questi ultimi non vinceranno, perchè nonostante gli strumenti della paura, della tortura, dell'utilizzo delle armi, il desiderio di essa alberga nel cuore di ogni uomo. Anche se represso, spinge come un fiume in piena che prima o poi romperà gli argini, perchè il desiderio di libertà è l'orgoglio, esso è l'idea e come orgoglio ed idea non può morire MAI |
di Giulia Pettena I più antichi naviganti percorrevano il mare solo durante il giorno, a piccole tappe, lungo la costa oppure, nelle rotte che attraversavano lunghi tratti di mare, cercavano quanto più possibile di seguire un percorso nel quale la terra rimanesse spesso in vista perché, non possedendo strumenti per la navigazione, l'unica guida alla navigazione erano l'esperienza dei marinai, i riferimenti a terra e la loro conoscenza della conformazione delle coste e dei fondali. In caso di navigazione notturna (caso rarissimo o fortuito), si faceva riferimento alle stelle. [4] Tra il 470 e il 400 a.C. fu affrescata un'altra magnifica nave sulle pareti della cosiddetta Tomba "della nave" di Tarquinia. [5] Strabone (Geogr. VI, 2, 2), riferendo una notizia di Eforo, parla, infatti, di azioni di disturbo di "pirati" etruschi proprio nelle acque della Sicilia ai tempi della fondazione delle prime colonie greche, e la scena di battaglia navale dipinta sul cosiddetto cratere di Aristonothos, ritrovato a Cerveteri e datato, come l'affresco sopra citato, fra il 675 e il 650 a.C., sembra rappresentare proprio un conflitto fra Etruschi e Greci. [6] La colonia fu fondata da un gruppo di abitanti dell'isola di Cnido nel 580 a.C. |
Gli Etruschi fin dalle origini assidui naviganti nel Tirreno accanto a Greci e Fenici di Giulia pettena Il territorio abitato dagli Etruschi, le attuali Toscana e Lazio settentrionale, fu raggiunto già intorno al 1200 a.C. da naviganti micenei e, sulle stesse rotte, circa tre secoli dopo da mercanti fenici e greci d'Eubea attratti dalle risorse minerarie e dalla ricchezza grazie alle quali prosperò per quasi tutto il primo millennio avanti Cristo la civiltà etrusca.
Note [1] Fra le quali senz'altro la più nota è quella detta "dei bronzetti sardi" a Vulci. [2] Fondamentale è per esempio l'introduzione nel corso dell'VIII sec. a.C. della coltura della Vitis vinifera finalizzata alla produzione di vino. [3] Tucidide (I,5), il celebre storico greco vissuto nel V sec. a.C., spiega che in tempi più antichi rispetto ai suoi (ad esempio ai tempi degli avvenimenti narrati nell'Odissea) la "pirateria" era un'attività normale e molto diffusa che rendeva rispettabile e potente chi la praticava. Si trattava, infatti, di una forma di commercio spesso esercitato dagli aristocratici proprietari di navi. |
|
Post n°233 pubblicato il 05 Giugno 2009 da zoeal
POGGIO BUCO: STATONIA? L’insediamento di Poggio Buco si sviluppa nel pianoro tufaceo di Le Sparne, nel comune di Pitigliano. Il nome antico di questo insediamento rimane ancora sconosciuto e priva di fondamento risulta essere l’identificazione di questo sito con l’antica città di Statonia proposta in seguito al rinvenimento di alcune ghiande missili con l’iscrizione Staties o Statnes. Oggi delle strutture rinvenute ben poco è visibile poiché l’area è coperta da una fitta vegetazione e i resti attualmente riconoscibili nella porzione sud-est del pianoro, in quella che doveva essere l’acropoli etrusca, non sembrano appartenere a questa fase storica, ma da riferire a una chiesa appartenuta ai Cavalieri di Malta. L’architettura funeraria della necropoli di Poggio Buco, pertinente all’abitato rinvenuto sul pianoro Le Sparne, si presenta diversificata diacronicamente. Il tipo più antico è costituito da una fossa scavata nel tufo (terzo quarto dell’VIII secolo a.C.), successivamente evoluto nella variante che prevede una fossa con uno o due loculi ricavati nei lati lunghi e chiusi con blocchi di tufo (ultimo quarto dell’VIII – inizi del VII secolo a.C.). Intorno alla metà del VII secolo a.C. compaiono tombe a camera interamente scavate nella roccia tufacea con vestibolo e breve corridoio di accesso, mentre nella seconda metà del secolo, presumibilmente in concomitanza con i mutamenti sociali che portano all’emergere del ceto gentilizio, subentrano tombe a camera di più ampie dimensioni, con più celle funerarie che si aprono sul vestibolo. Sono inoltre attestate alcune tombe che riproducono nel tufo elementi architettonici lignei, come nel caso della cosiddetta tomba della Regina, il cui soffitto rappresenta un tetto displuviato con travature lignee. |
Le nostre conoscenze dell’abbigliamento degli etruschi si basano fondamentalmente sulle testimonianze figurate, che non sempre consentono di distinguere tra i vestiti indossati quotidianamente e quelli che invece sono il frutto di convenzioni artistiche; talora è possibile ricorrere all’ausilio delle fonti scritte sull’abbigliamento dei romani, in parte ispirato a quello etrusco. LINK:THUI |
Il fanum Voltumnae, secondo quanto riferito dallo storico romano Tito Livio, era il luogo delle riunioni annuali dei rappresentanti della lega delle città etrusche per dibattere di importanti questioni anche di politica estera, come accadde per esempio a proposito dello scontro fra Veio e Roma. Durante questi incontri oltre alle cerimonie religiose, si svolgevano anche fiere, mercati, spettacoli teatrali e giochi solenni che era proibito interrompere. Il luogo quindi doveva essere vasto e provvisto di grandi spazi per accogliere i numerosi partecipanti al convegno politico religioso e per le altre manifestazioni. La localizzazione geografica del fanum è stata ricercata, senza successo, fin dal XV secolo. I tentativi sono stati molteplici ma i risultati non sono stati mai confortati da una prova decisiva. Le ipotesi hanno interessato molte località, da Viterbo a Bolsena, da Viterbo e Montefiascone fino al Voltone, nei pressi di Farnese. In realtà l'unico indizio scritto sulla localizzazione del fanum si trova in un'epigrafe di età imperiale romana, molti secoli dopo la fine dell'indipendenza dell'ultima città etrusca. Si tratta del cosiddetto rescritto di Spello, una disposizione con la quale l’imperatore Costantino concede agli Umbri di poter celebrare le loro annuali cerimonie religiose ed i ludi ad esse connessi secondo una antica tradizione, proprio a Spello e senza doversi più recare, per celebrarli con gli Etruschi "apud Volsinios". Era perciò sicuramente presso Volsini il luogo dove tradizionalmente si svolgevano le cerimonie politico religiose della federazione etrusca, perlomeno in epoca romana. C'è naturalmente da credere che ciò avvenisse anche quando gli Etruschi erano i dominatori incontrastati dell'Italia centrale. Un problema sorge quando si pensa che Volsini per i romani era il nome di Orvieto prima che venisse da essi stessi distrutta, ma fu anche il nome di Bolsena dopo che gli abitanti di Orvieto vi furono deportati. Poi c'è da comprendere il significato di quell' "apud" che potrebbe anche voler dire nei dintorni e chissà in quale raggio. Negli ultimi anni le ricerche del fanum si stanno concentrando, a cura degli studiosi dell'Università di Macerata, proprio nei pressi di Orvieto, in una località denominata Campo della Fiera situata ad Ovest del pianoro tufaceo sul quale sorge la città del Duomo. Qui si apre una estesa area pianeggiante che deve il proprio nome al fatto di essere stata per secoli sede di fiere e mercati periodici. In questa zona già allo scorcio del XIX secolo si avviarono indagini archeologiche che rivelarono la presenza di un rilevante luogo di culto etrusco. Nel 1876, nella contrada denominata “Giardino della Regina”, tornarono infatti in luce resti di strutture murarie in tufo con elevati fino a m. 1,50 e si recuperarono le interessanti e pregevoli terrecotte architettoniche attualmente conservate al Pergamon Museum di Berlino. Gli scavi condotti un decennio più tardi evidenziarono l’esistenza di una strada basolata e resti di edifici di epoca romana, terrecotte architettoniche di epoca etrusca, sepolture etrusche e romane, epigrafi sepolcrali ancora di età romana. Lo scavo nell’area è stato riavviato nel 2000 ed è proseguito con campagne annuali che hanno restituito, di volta in volta, materiali e strutture sempre più numerose. La superficie dell’area indagata finora è di circa tre ettari e si presenta particolarmente articolata. In uno dei settori più elevati è stato messo in luce un poderoso muro (largo oltre m. 2.50), realizzato a secco e con paramento in opera poligonale su un lato, probabilmente eretto in età augustea; immediatamente a valle è stata individuata una sorta di platea che copriva, in parte, uno scarico di terrecotte architettoniche di notevole qualità e di diversa cronologia. Poco a Sud-Est del grande muro ed in posizione altrettanto prominente, è tornata in luce una potente struttura in conci di tufo nella quale è verosimile leggere il basamento di un imponente edificio, con ogni probabilità di destinazione templare; questa è affiancata da un recinto che delimita un’area occupata da una fontana monumentale per la quale è possibile suggerire un ruolo importante per lo svolgimento del culto. L’area di scavo posta a quota leggermente inferiore rispetto a quelle cui si è appena fatto cenno è attraversata da due strade basolate, una delle quali si dirige proprio l’area ove insistono basamento e fontana. Tale percorso viario, di epoca etrusca e da identificare come la Via Sacra del santuario, si sovrappone ad uno precedente realizzato in epoca arcaica. E’ attualmente in luce per più di 60 metri ed in alcuni punti supera i sei metri di larghezza. La seconda strada basolata, di epoca ellenistica, è stata al momento scoperta per una lunghezza di circa 50 metri: questo tracciato, largo 5 metri e caratterizzato in molti punti da solchi provocati dal passaggio di carri, collegava Orvieto con Bolsena. La porzione centrale dell’area è occupata da un vasto recinto all’interno del quale è insiste un tempio affiancato da due pozzi e preceduto da due altari, uno in trachite, l’altro in tufo, ai quali sia appoggiano strati caratterizzati da residui di inequivocabili azioni sacrificali; lungo uno dei lati dell’altare di tufo è stato inoltre opportunamente apprestato un thesaurus, rinvenuto ancora integro (il contenitore conservava ancora il proprio “coperchio”), che ha restituito più di duecento monete di bronzo e di argento. Del tempio, oltre a due filari della fondazione in conci di tufo, si conserva anche il livello pavimentale in cocciopesto che frammenti lapidei policromi e crocette bicrome rendono più raffinato. Nello spazio compreso tra gli altari ed il tempio è inoltre tornato in luce un busto marmoreo, per il quale è stata proposta l’identificazione con quello dell’imperatore Geta, accuratamente seppellito in una fossa, dato che sembra imputabile alla damnatio memoriae subita dallo stesso imperatore. Tra i numerosi reperti rinvenuti per qualità e quantità spiccano sicuramente le terrecotte architettoniche. Caratterizzate perlopiù da una policromia ancora estremamente vivida, coprono un arco cronologico piuttosto ampio, compreso tra la fine del VI e gli inizi del III sec. a.C. Cospicuo anche il ritrovamento di consistenti frammenti di ceramiche attiche, a figure nere e rosse, appartenenti a crateri e coppe di grandi dimensioni, probabili doni votivi offerti al santuario. Seppure di dimensioni contenute anche i numerosi bronzi figurati forniscono una preziosa conferma della sacralità dell’area. Nonostante i molti indizi l'invito alla cautela è d'obbligo e proviene da fonti decisamente autorevoli. Il professore Giovanni Colonna, ordinario di Etruscologia e Archeologia italica all'Università "La Sapienza" di Roma, nonché Accademico dei Lincei afferma: "Prima di gridare all'eccezionalità del ritrovamento del santuario federale degli Etruschi, ci andrei cauto, serve prudenza, perché mancano ancora elementi importanti che ci possano far affermare che siamo davvero in presenza del Fanum Voltumnae". Importanti le obiezioni sollevate dall'archeologo. "Si è un po' sconcertati dalle piccole dimensioni dell'edificio sacro rinvenuto - spiega il professor Colonna - che sono di soli 6 metri per 6. Anche se questo non è un elemento dirimente. Ma soprattutto -aggiunge- invito alla prudenza perché non sono stati ancora ritrovati doni votivi e non sono state ancora rinvenute le iscrizioni al dio Voltumna. Prima di dire che questo è il santuario federale, il 'Concilium Voltumnae' -sottolinea- attenderei questi elementi". Alcune circostanze, invece, secondo il professor Colonna, potrebbero "deporre a favore del luogo in cui è stato fatto il ritrovamento. L'ubicazione della Lega etrusca a Volsinii - conclude l'archeologo - risale infatti a re Porsenna, all'ultimo quarto del VI secolo avanti Cristo". L'importanza di ritrovare l'iscrizione sacraria è sottolineata anche dal professor Mario Torelli, ordinario di Archeologia Classica all'Università di Perugia ed esperto di etruscologia. "Personalmente credo alla scoperta, ma la mia convinzione personale è ben diversa e lontana dall'essere un fatto scientifico. Comunque, non si potrà avere la certezza assoluta finché non si ritroverà l'iscrizione, ma, francamente, credo sia improbabile che succeda". Evidentemente la certezza di aver scoperto il mitico Fanum Voltumnae degli Etruschi è ancora lontana. Fonte Canino info |
Post n°230 pubblicato il 17 Maggio 2009 da zoeal
LA NECROPOLI DI POGGIO TONDO (PIAN D'ALMA-Scarlino (GR)) La necropoli di Poggio Tondo, che sorge nella valle dell’Alma nel territorio di Scarlino, è databile tra la metà del VII e la metà del VI secolo a.C. ed è pertinente a un insediamento ricadente sotto l’egemonia di Vetulonia. LE MIE FOTO: POGGIO TONDO |
Avrei voluto conoscere Alberto Angela ma non per dirgli che sono cresciuta a pane e Quark di suo padre e non mi sono persa nessuna delle puntate di Passaggio a Nord Ovest e neanche per dirgli che la nuova serie di Ulisse non mi piace molto perchè ha troppi toni sensazionalistici alla "Giacobbo", ma per parlare di Paleontologia. Perchè a sei anni volevo fare la palentologa e leggevo tutto quello che mi capitava a proposito degli uomini primitivi ma anche di fossili, poi a sette mi sono convertita all'Etruscologia e per un bel pezzo mi sarebbe piaciuto fare entrambe le cose. Lo so, non sono mai stata "normale" ma chi lo è del tutto in fondo? Vorrei conoscere anche Valerio Massimo Manfredi per dirgli che mi sono letta una gran fetta dei suoi libri, che mi sono piaciuti tutti tranne l'ultimo "Idi di marzo" perchè lo trovo molto sofferto o perchè magari, ho solo un'idea diversa dalla sua sulla personalità di Giulio Cesare negli ultimi anni della sua vita Rimpiango invece di non conoscere il latino, di non aver mai studiato il greco e di non capire gli scritti del Prof. Di Mario, quelli a proposito della sua interpretazione della lingua dei padri Rasna perchè quando fa il confronto tra Etrusco, Greco e Sumero, avrei il desiderio di comprendere ma in realtà mi rendo conto che di semantica applicata a queste lingue antiche, non capisco una benemerita mazza. Vorrei, avrei voluto e rivorrei...invece sono qui sommersa da una valanga di carte, dalle scadenze impellenti, da discorsi inutili, lontano da tutto e lontano dalla mia amata STORIA. C'EST LA VIE...
|
Post n°228 pubblicato il 13 Maggio 2009 da zoeal
Il tuo bel nome? Alessandra
FINALMENTE HO FINITO! BASTA EH? NON NE FACCIO PIU’!
QUESTO TEST E' UN'IDEA DI BEA_75 (un appello! basta con questi test! |
Post n°225 pubblicato il 30 Aprile 2009 da zoeal
LA DONNA E LA GEOMANZIA IN PILLOLE (quando avrò finalmente più tempo vi farò un "bellissimo" riassunto delle parti più interessanti dei suoi libri) Il principale aspetto della civiltà etrusca è forse quello che concerne l’importanza del “femminile”, aspetto nel quale si evidenzia l’estrema antichità di quel popolo che, assegnando alle donne un ruolo di primo piano, tramandava un modello “matriarcale” di origini neolitiche. Per questa preminenza le donne etrusche non furono comprese da Greci e Romani che, per invidia o chiusura mentale, si prodigarono a coprirle di discredito, accusandole di amoralità e bassezze varie. Ma, in tali accuse, si rivela invece il ben noto atteggiamento di Greci e Romani verso ogni tipo di diversità, giudicata barbara, inferiore ed esecrabile. Un’emblematica figura storica è quella di Tanaquil, moglie del re Tarquinio Prisco, sacerdotessa iniziata alle arti oracolari: alla sua morte Tanaquil venne divinizzata e il suo culto, molto popolare in Roma, fu officiato sul colle Quirinale nel tempio di Ercole. L’arte di interpretare i fenomeni celesti è tradizionalmente associata nelle antiche civiltà a sacerdoti, a maschi. Nella società etrusca fu invece una ninfa e sibilla, Vecu (o Vegoe) a rivelare l’arte celeste, l’arte fulgurale, ad un sacerdote di Chiusi, Aruns Veltumnus. La principale celebrazione religiosa etrusca si svolgeva annualmente presso il Fanum Voltumnae, sulle sponde del lago di Bolsena. Il fanum era un territorio consacrato a Voltumna, nome latinizzato della grande dea etrusca delle acque e del fato. L’importanza del principio femminile emerge anche nella religione etrusca, imperniata su antiche forme di culto della Terra, la madre terra. Il culto comprendeva un tipo di approccio al territorio del tutto speciale, basato su quella che possiamo chiamare una vera “scienza” del territorio, da alcuni autori definita anche “geografia sacra” o “geomanzia”. Il territorio, corpo fisico e materiale della madre terra, veniva studiato nelle sue diverse caratteristiche e qualità, arrivando a determinare dove e come si manifestava il “sacro”, ovvero una speciale energia o influsso di natura divina, ritenuto sia creativo che distruttivo. In certi luoghi, per esempio grotte, sorgenti, alture, si riteneva che un potere sacro avesse dimora e che gli esseri umani, con appropriati riti, potessero entrarvi in contatto e trarne conoscenze e benefici. Riscoprire le regole di questa antica scienza sacra può essere oggi di estremo interesse e utilità, se consideriamo, per esempio, che in molti paesi orientali ancora sopravvive una tradizionale scienza del territorio: il Feng Schui (“scienza del vento e dell’acqua”), utilizzata per orientare sia i templi che gli edifici civili e, soprattutto, per favorire nei modi migliori la fluidità e lo scorrere dell’energia creatrice e primordiale (il ‘chi’ o ‘ki’). |
TIRSE E CAE - Oh Tirse! Oh te che pensi di ‘shti rumacchi? - Hae, a me mi pargono un tantinello strani, tutta shta foga di venì qui! Tutta ‘shta voglia d’armeggià coll’armi! - Anco a me m’appare ‘na bischerata se proprio te lo devo dì! Si stava tanto bene prima, ora un si po’ shta manco alla meria tutti calmi e paciosi a piglià ‘l fresco che ti pòi ritrovà a gambe all’aria tutto d’un canto! - Oh che ti devo dì si vede che gli garba i posti ! Quando c’era il Luhumone Porsenna stavano boni boni…un ci stanno più i luhumoni d’una vorta! Ora so’ lì, tutti grassi pallati a magnà e beve e un sanno più manco come s’appiglia ‘n arma oh che si pò fa? - Oh un te lo so dì…però ‘n idea ce l’avrebbi! E polesse bona anco per te! - E che vor di? - O dunque te lo spiego: a loro gli garba i posti e se li vogliano… allora gli si vendano! Pensa Hae…io c’ho l’iugeri all’Argentario…già lo vedo zeppo di rumacchi a piglià ‘l sole…c’ho già l’insegna in testa: “Albergo da Tirse”. - E io che posso fa? - O un c’hai ‘l vino bono? - Un ce li posso miha imbriahà tutti! - No però tra tutt’e due si protrebbe inventà ‘na cosa nova…fammi pensà…eccola m’è venuto il lume! A questa un c’aveva pensato nessuno è fresca fresca: faremo uno “stabilimento balneare”! - Te vaneggi Tirse, il mì vino t’ha fatto male! E chi vòi che ci venga all’Argentario a piglià ‘l sole, un c’è nulla! - Omo di poca fede Hae…lo vedrai, lo vedrai…verrà ‘l giorno che un ci si potrà passà dalla folla! - Mammeglio bigonzo! Torniamo a lavorà…và!
|
Una ventina di anni dopo la caduta di Roselle, Roma decise di rendere come centro di maggior importanza della zona, non quella che fu la grande città dominante, ma optarono per colonizzare la collina di Ansedonia, dove fondarono Cosa. Il motivo è da ricercarsi nel fatto che decisero di intromettersi nella zona di influenza vulcente, costituendo un porto vicino e concorrente. La città crebbe con l’architettura tipica romana ed ebbe per diversi anni anche un discreto sviluppo. Secondo molti archeologi, non fu edificata su un insediamento abitativo etrusco ma fu costruita dal nulla, secondo altri invece questo non è vero. Se devo dir la mia, propendo per la seconda ipotesi e spiego il perché. Al di sotto della collina di Ansedonia, a livello del mare ci sono opere e canalizzazioni di epoca etrusca (la cosiddetta Tagliata Etrusca, anche se qualcuno dice sia romana, nonostante il sistema con cui è stata scavata direttamente nella pietra che fa tornare alla mente le vie cave etrusche) e perché Cosa, come Roselle è circondata da una bellissima cinta muraria con massi ciclopici: assolutamente diversa dall’architettura difensiva romana. Inoltre, perché i Romani, già padroni incontrastati della zona avrebbero dovuto dotare il loro insediamento di una cinta muraria così imponente? Per difendendersi da chi? Dalle incursioni piratesche? Da Vulci ormai ridotta all’ombra di se stessa? Da COSA?
|
NOTIZIE GEOGRAFICHE (Da Wikypedia) Lemno : è un'isola nella parte settentrionale del Mar Egeo. Ha un'estensione di 476 km2, 17.000 abitanti. È in gran parte collinosa con qualche fertile valletta. Il centro più importante è Myrina sulla costa occidentale con un ottimo porto naturale. Un centro di minore importanza è Mudro. L'isola è un'importante base militare a causa della sua posizione poco lontana dagli stretti del mar di Marmara.Amministrativamente Lemnos appartiene alla prefettura di Lesbo A noi, però questo ci interessa relativamente. Quello che ci preme sottolineare è che a Lemno, precedentemente al VI secolo a.C, si sviluppò dal nulla una civiltà evoluta che pur essendo vicina alla Grecia non era greca e pur essendo vicina alla Macedonia non aveva nulla a che fare con il popolo di Alessandro Magno. Sin dagli anni ’30, si stanno effettuando scavi archeologici in loco condotti anche da archeologi italiani, per molto tempo ci si è chiesti da dove provenisse questa civiltà anche se molti indizi (taciuti colpevolmente dall’italica scuola di pensiero che insiste nel vedere negli Etruschi un popolo autoctono delle nostre zone) come i templi dedicati a Cibele, le tombe ipogee, le strutture circolari o ellittiche delle csotruzioni, potevano far sorgere il dubbio che vi fossero delle affinità con gli Etruschi. Questi dubbi sono diventati certezze quando a Kaminia, una località di Lemno, è stata trovata una stele scritta in una lingua e con dei caratteri che non erano affatto nuovi. Per anni non si è voluto cedere allì’evidenza, quando finalmente uno studioso ha avuto il coraggio di dirlo: “ma questo è etrusco!”. Si tratta di una stele scritta in un idioma che può essere considerato una sorta di etrusco arcaico, un po’ diverso da quello parlato nell’Etruria (che è successivo e sottoposto a influenze di altre lingue). Perché meravigliarsi? L’isola di Lemno è vicina alle coste della Turchia cioè dall’antica Lidia, la terra da dove giungevano gli Etruschi, è possibile che sia stata colonizzata per prima. La colonizzazione del Mediterraneo da parte di questo popolo è stata graduale e a successive mandate, perché tacere od osteggiare l’evidenza? Misteri del mondo accademico italiano. |
GIOCO LETTERARIO
Ho partecipato al gioco letterario promosso da Writer
clicca su IL FOLLE se vuoi leggere il mio racconto
ho scritto anche:
e per la serie RACCONTI BREVI:
DEUXIPPO (prima parte)
DEUXIPPO (seconda parte)
DEUXIPPO (terza parte)
DEUXIPPO (ultima parte)
L'INFAME (prima parte)
L'INFAME (ultima parte)
E SFOTTIAMIOLI UN PO' STI RUMACH!
MAGIA DEL PHOTOPAINT
CONTATTA L'AUTORE
Nickname: zoeal
|
|
|
![]() ![]() ![]() ![]() Età: 53 Prov: GR |
LA LETTURA NOBILITA LA MENTE
"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)
"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)
"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)
"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)
"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)
" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.
"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato
AREA PERSONALE
MENU
ULTIMI COMMENTI
Inviato da: Corrado Barontini
il 24/01/2018 alle 12:17
Inviato da: Camillo Coppola
il 22/12/2015 alle 19:28
Inviato da: flora
il 08/10/2013 alle 17:45
Inviato da: zoeal
il 20/05/2013 alle 15:08
Inviato da: ninograg1
il 20/05/2013 alle 08:03
PIACEVOLI DISCUSSIONI
I MIEI BLOG AMICI
- L'ISOLA DELLA BRUJA
- COLLINE DARGILLA
- IL BLOG DEI SENTIMENTI
- IL BLOG DELLA NONNA SPRINT
- IL BLOG VIOLA
- IL BLOG DELLE PROF
- IL BLOG DI CLOUD
- IL BLOG DI MIKY
- IL BLOG DI ODY
- IL BLOG DI WRITER
- IL BLOG DI INDIANAQUOQUE
- I MEDAGLIONI DI TURAN E ALTRI RACCONTI
- LATINITAS
- PENSIERO LIBERO
- POESIE RASNA DI OMUT
POETA ESTEMPORANEO
In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco
Il reperto archeologico
Riuniti insieme, un gruppo di signori
stavano discutendo di un oggetto
un giorno appartenuto ai padri etruschi.
Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:
-La mia giovane eta', non mi consente
di pronunciarmi il primo e francamente
ammetto che non ci capisco molto.
Il dottor Caio esprime il suo parere
dicendo-Per me, questo è un utensile
che usavano gli etruschi,
per servire vivande sulla mensa
D'altro parere il professor Sempronio
e in questo modo dice il suo giudizio:
Questo per me, è un vaso da ornamento
che serviva su un mobile di lusso
a contenere fiori profumati.
Infine il professor Tal dei Tali:
Con questo afferma usavano gli antichi
nelle grandi e solenni cerimonie
offrire a gli dei superi d'Olimpo
e il loro sacerdote in pompa magna,
libava e alzava questo vaso al cielo;
quindi spruzzava santamente l'ara,
del vin pregiato in esso contenuto.
-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-
la Sua tesi convince, professore.
Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi
in permesso quassu' dai Campi Elisi.
Si fermarono ad osservar la scena.
-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno
quelle persone riunite insieme?
-Non so',non saprei dirti veramente;
non riesco a comprendere il dialetto,ma
quel che sembra un tantinello strano
è, che stan discutendo con passione,
tenendo un nostro orinalaccio in mano.