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Sole ad Oriente

Consapevolezza non è semplice conoscenza: essa corrisponde al grado in cui la conoscenza diventa totalmente e istintivamente applicata alla vita, poiché entra a far parte del bagaglio interiore della persona; a quel punto essa non ha più necessità di attraversare esperienze per imparare, né patirne le conseguenti sofferenze...

 

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MAHATMA GANDHI


"Parla solo se quello che dici è vero, utile, amorevole."
 
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JIDDU KRISHNAMURTI


"Sai cosa significa imparare?
Quando impari veramente, impari dalla vita; non c’è un insegnante particolare da cui imparare. Tutto ti è di insegnamento: una foglia morta, un uccello in volo, un profumo, una lacrima, il ricco e il povero, coloro che piangono, il sorriso di una donna, l’alterigia di un uomo. Impari da ogni cosa, quindi non hai bisogno di guide spirituali, di filosofi, di guru. La vita stessa ti è maestra, e tu sei in uno stato di costante apprendimento
."
 
 
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L' energia delle tue parole

Post n°1416 pubblicato il 29 Gennaio 2012 da 22k
 

L'energia della parola


Ogni giorno dichiara a te stesso che cosa vuoi nella vita.
Dichiaralo come se gia' lo avessi!


*La legge della mente*

Esiste la legge di gravita', come del resto altre leggi fisiche, di cui, generalmente capisco poco.

Esistono anche leggi spirituali, come quella di causa ed effetto - cio' che dai ti viene restituito- e quella della mente: non la conosco esattamente, come non conosco le leggi fisiche; so solo che quando accendo l'interrutore, la lampadina si illumina immediatamente.

Quando elaboriamo un pensiero, una parola o una frase, questi fuoriescono da noi come legge della mente e ritornano sotto forma di esperienza.

In questo capitolo trattero' la correlazione fra mente e fisico,
cercando di chiarire il funzionamento della prima e la creativita' del pensiero.

I nostri pensieri sono veloci ed e' difficile inquadrarli prontamente; la nostra bocca e' piu' lenta; pertanto, se riusciamo a produrre un discorso ascoltandolo con attenzione e non lasciando che influenze negative lo permeino, possiamo iniziare a dare forma al pensiero.

La parola ha un potere incredibile che molti di noi sottovalutiamo. Consideriamo le parole coma la base di quello che creiamo continuamente nella vita; parliamo sempre eppure, in realta', biascichiamo pensando raramente a quello che stiamo dicendo o a come lo stiamo dicendo, prestiamo poca attenzione alla scelta delle parole. La maggior parte di noi, infatti, parla in termini negativi. Da bambini ci hanno insegnato la grammatica e l'uso dei vocaboli in base ad essa; ho pero' notato che, con il passare del tempo, le regole grammaticali cambiano e che quello che in passato era considerato sbagliato, oggi viene comunemente accettato, o viceversa.

La grammatica non considera pero' il significato delle parole ne' la loro influenza sulla nostra vita. D'altronde, a scuola non mi fu insegnato che la scelta delle parole condiziona le esperienze vissute, nessuno mi disse che i pensieri sono creativi e che
possono pertanto plasmare la vita, ne' tanto meno che cio' che io davo sotto forma di parola mi veniva restituito sotto forma di esperienza.

L'obiettivo nella regola d'oro era dimostrarci una semplice legge di vita: "Comportati con gli altri come ti comporteresti con te stesso"; quello che dai, ti viene restituito,
non e' un principio finalizzato a creare colpe. Nessuno mi ha spiegato che ero degna di ricevere bene e affetto e che la vita era pronta ad aiutarmi.

Da bambini eravamo soliti chiamarci con termini forti ed offensivi per sminuirci a vicenda. Perche'? Dove avevamo appreso questo comportamento? Per rispondere e' sufficiente considerare la nostra educazione: i genitori ci ripetevano costantemente che eravamo stupidi, tonti o pigri, che davamo fastidio e che non eravamo buoni. Talora dicevano anche che avrebbero preferito non fossimo mai nati; probabilmente, sentendo tali affermazioni, rabbrividivamo, ma non avevamo certo coscienza di quanto profonde fossero le ferite da loro inferte.

*Cambiare il dialogo con noi stessi*

Troppo spesso, per essere amati, abbiamo accettato indiscriminatamente i messaggi che i genitori ci inviavano: "Mangia gli spinaci !", "Metti in ordine la tua camera!", "Fai il letto!". Eravamo convinti che, per poter essere accettati, dovevamo compiere determinate azioni, ovvero che l'amore fosse strettamente correlato all'accettazione. Tutto cio' era ovviamente un'imposizione di idee altrui e non aveva nulla a che vedere con il nostro patrimonio spirituale interiore: ci era concesso di esistere solo perche' facevamo cose che compiacevano gli altri.
I primi messaggi assimilati contribuiscono a creare quello che io chiamo il dialogo con noi stessi: esso e' molto importante in quanto costituisce la base dei discorsi della vita quotidiana, influenzando l'atmosfera psichica in cui agiamo e facciamo esperienze. Se ci denigriamo, la vita significhera' ben poco per noi, se, viceversa, ci amiamo e stimiamo, essa ci apparira' come un dono meraviglioso.

Se siamo infelici e insoddisfatti, e' facile scaricare cio' sui genitori dicendo che e' colpa loro; se lo facciamo, tuttavia, rimaniamo imprigionati nella nostra condizione di infelicita', nei nostri problemi e nelle nostre frustrazioni: incolpare, non incolpare non aiuta a raggiungere la liberta'. Essere responsabili della propria vita puo' fare paura; e' altrettanto vero pero' che, volenti o nolenti, lo siamo. E se vogliamo essere responsabili della nostra esistenza dobbiamo esserlo anche della nostra bocca:
parole ed espressioni sono infatti l'estensione del pensiero.

Dobbiamo iniziare ad ascoltare cio' che diciamo: se ci accorgiamo di utilizzare termini negativi o dispregiativi, dobbiamo sostituirli. Se mi viene raccontata una storia negativa, non vado in giro a ripeterla poiche' ritengo che sia circolata gia' a
sufficienza; se, viceversa, ne sento una positiva, la riferisco a tutti.

Quando siamo in compagnia, cerchiamo di prestare attenzione a quello che dicono gli altri e a come lo espongono, valutando se vi sia una correlazione fra i racconti e le esperienze vissute: molti, infatti, vivono ripetendosi che dovrebbero fare questo o
quello. Quante volte ho sentito pronunciare frasi simili e, ogni volta, avverto un campanello dentro di me. Alcuni arrivano a usare il condizionale fino a dieci volte in un periodo! E sono gli stessi che si chiedono perche' non riescono a cambiare vita e a
uscire da una situazione indesiderata; vogliono controllare in maniera assoluta tutto quanto avviene attorno a loro senza, in realta', poterlo fare.

I casi sono due: o si incolpano o incolpano gli altri; e poi, continuano a non capire perche' non possono vivere liberamente. Potremmo eliminare il verbo dovere dal nostro vocabolario e dalla nostra mente: cosi' facendo, ci libereremmo della notevole
oppressione creata ogniqualvolta diciamo "Devo andare al lavoro", "Devo fare questo. Devo... Devo..." Impariamo invece, a dire : "Scelgo". "Scelgo di andare al lavoro per pagare l'affitto", "Scelgo di dare un nuovo corso alla mia vita": tutto quello che
facciamo, lo facciamo per scelta anche se, in molti casi, non sembra.

Molti pronunciano spesso anche la parola ma: dapprima fanno un'affermazione e, subito dopo, aggiungono "ma..."

In questo modo ci inviano messaggi contrastanti disorientandoci.

La prossima volta, prestiamo attenzione all'uso che facciamo di tale congiunzione nei nostri discorsi.

Vi e' un'altra espressione da usare con cautela: non dimenticarti. Spesso diciamo: "Non dimenticarti questo o quello". E, poi, che cosa succede? Che ci dimentichiamo. Desideriamo ricordare e, invece, scordiamo di fare quanto volevamo. Suggerirei di sostituire "non dimenticarti" con "per favore, ricordati".

Quando ci alziamo al mattino, malediciamo il fatto di dover andare a lavorare? Ci lamentiamo del tempo? Bofonchiamo che ci fa male la schiena o la testa? Qual' e' la seconda o la terza cosa che pensiamo o diciamo? La maggior parte delle persone dice piu' o meno le stesse cose ogni mattina. Quello che diciamo appena alzati influenza la nostra giornata: se si tratta di affermazioni piacevoli e positive, quest'ultima sara' soddisfacente; viceversa, se si tratta di frasi lamentose e colpevolizzanti, essa sara' fastidiosa e triste. A che cosa pensiamo immediatamente prima di andare a letto? Sono pensieri che ci rinvigoriscono

o che ci immiseriscono? Quando parlo di miseria, non considero esclusivamente il significato economico del termine; la miseria puo' infatti essere anche morale e derivare, ad esempio, da un approccio negativo alla vita. Siamo preoccupati per il giorno successivo?

Quando mi trovo in tale condizione, prima di dormire leggo qualcosa di positivo nella convinzione che, durante il sonno, la lettura mi depurera' dai pensieri negativi preparandomi ad affrontare la giornata seguente.

Personalmente, mi e' di aiuto scaricare problemi ed interrogativi ai sogni: questi mi stimolano infatti a riflettere su cio' che sta succedendo nella mia vita.

Io sono l'unica persona che puo' pensare con la mia mente; lo stesso vale per ognuno di noi: nessuno ci puo' obbligare a pensare differentemente.

Noi scegliamo i nostri pensieri, che costitituiscono la base del dialogo con noi stessi.

A mano a mano che comprendevo che tale sistema si radicava in me, mettevo sempre piu' in pratica gli insegnamenti che davo agli altri: prestavo infatti attenzione alle mie parole e ai miei pensieri perdonandomi sempre per il fatto di non essere perfetta. Lasciavo che fossi me stessa piuttosto di cercare di essere una "superdonna" accettabile, forse, solo dagli altri. Quando per la prima volta diedi fiducia alla vita considerendola "amica", mi illuminai: diventai meno mordace e piu' piacevole cercando di smussare le critiche a me stessa e agli altri e di non raccontare piu' storie catastrofiche. Siamo cosi' abili a diffondere le cattive notizie! Smisi di leggere il quotidiano e di ascoltare il telegiornale perche' comunicavano prevalentemente sciagure e disastri. Ho tuttavia notato che la gente non ama sentire le buone notizie, bensi' le cattive, per avere qualcosa di cui lamentarsi.

Troppi di noi amano riciclare le storie negative autoconvincendosi, in tal modo, che nel mondo c'e' solo il male.

E' significativo che una stazione radiofonica che trasmetteva solo buone notizie sia fallita in breve tempo. Quando mi fu diagnosticato il cancro, decisi di smettere di spettegolare e, con mia grande sorpresa, scoprii di non avere nulla da dire a nessuno: mi resi infatti conto che, ogni volta che incontravo un amico, non facevo altro che spiattellare le ultime malignita'. Cercai allora di modificare quest'abitudine: non fu facile ma, alla fine, imparai che esistono altri modi di comunicare. In ogni caso, se io spettegolavo sul conto degli altri, gli altri lo facevano nei miei confronti: cio' che dai
ti viene restituito.

A mano a mano che lavoravo a pia' stretto contatto con le persone, iniziavo ad ascoltare cio' che dicevano, facendo attenzione alle singole parole, non solo al significato generale delle frasi: di solito, dopo dieci minuti di dialogo, ero in grado
di capire il problema di un nuovo paziente in base alle parole che utilizzava.

Le parole infatti contribuiscono a creare i problemi che ci tormentano. Se parliamo negativamente con gli altri, potra' essere il dialogo con noi stessi? Indubbiamente influenzato da quell'atteggiamento di miseria mentale di cui ho parlato in precedenza.

Un sistema utile per studiare il problema e' posizionare un registratore accanto al telefono e azionarlo ogniqualvolta facciamo o riceviamo una telefonata: quando la cassetta e' registrata da entrambi i lati, riascoltiamola.

Rimarremo probabilmente sorpresi: in questo modo siamo infatti indotti a riflettere sulle parole utilizzate e sull'inflessione della nostra voce diventandone consapevoli. Se abbiamo ripetuto due o tre volte alcune parole o espressioni, annotiamole: si tratta di schemi importanti, indicativi di una positivita' o di una negativita' mentali.

*Il potere dell'inconscio*

Alla luce di quanto finora discusso, parleremo ora del potere dell'inconscio. L'inconscio non giudica, ma accetta tutto quello che diciamo e crea conformemente alle nostre opinioni; in sostanza, dice sempre si' e ci ama al punto di darci cio' che dichiariamo di
volere.

Noi, tuttavia, conserviamo la facolta' di scelta: se optiamo per la negativita' e la miseria mentale, significa che le desideriamo e l'inconscio continuera' quindi a darcele. Cio' finche' non decidiamo di cambiare pensieri, parole, opinioni, cosa che possiamo fare in ogni momento: non siamo mai condannati a rimanere nella situazione
in cui stiamo e abbiamo a disposizione migliaia e migliaia di pensieri fra cui scegliere.

L'inconscio non distingue il vero dal falso, il giusto dallo sbagliato. Se ci denigriamo dicendo:"Che stupido sono!", esso assimila il concetto e, dopo poco, ci sentiremo tali.

Ripetendo piu' volte affermazioni simili, nel nostro inconscio si forma un'opinione.

L'inconscio non ha senso dell'umorismo: cio' e' molto importante.

Non possiamo infatti prenderci in giro pensando che cio' non abbia alcun peso: anche se scherzosa e arguta, si tratta sempre di una critica a noi stessi, che l'inconscio recepisce come vera. Nei miei workshop non permetto ai pazienti di criticare scherzando niente e nessuno. Non prendetevi dunque in giro e non denigratevi perche', in questo modo, non farete esperienze positive. E' inoltre essenziale evitare di criticare gli altri: l'inconscio non distingue infatti noi dalle altre persone, sente le parole e ritiene che siano riferite a noi.

Quando desideriamo criticare qualcuno, chiediamoci invece perche' proviamo tale desiderio: in effetti vediamo negli altri quello che vediamo in noi stessi.

Invece di criticare, lodiamo chi ci sta vicino: nell'arco di un mese otterremo considerevoli cambiamenti in noi.

Le parole che usiamo sono realmente frutto del nostro atteggiamento mentale; basta osservare quelle utilizzate dalle persone che sono infelici, sole, povere e malate. Quali verita' esse hanno accettato? Come si descrivono? Come parlano del loro lavoro, della loro vita, delle loro amicizie e conoscenze? Quali aspettative hanno?

E' bene prestare attenzione alle loro parole senza pero' riportarle agli altri, parenti, amici o estranei che siano, commentando che, comportandosi e parlando cosi', si stanno rovinando la vita; e' invece utile confrontarle con le nostre e utilizzarle quale stimolo per cambiare il nostro atteggiamento e la propria vita.

Un uomo affetto da una malattia grave che continua a ripetersi che deve morire e che la vita non offre niente di buono, puo' comunque liberarsi della sua negativita' iniziando a dire a se stesso che e' una persona piacevole, degna di guarire. In tal modo stimola la guarigione fisica: e' infatti importante essere consapevoli di
desiderare la guarigione e del fatto che essa costituisce un bene, una sicurezza. Molti si sentono sicuri solo quando stanno male; si tratta quasi sempre di persone che hanno difficolta' a dire no e che riescono a dirlo solo indirettamente: "Sto troppo male per farlo" e' la loro tipica scusa.

Ricordo una mia paziente, sottoposta a tre interventi chirurgici per cancro, che non riusciva a dire no a nessuno.

Era figlia di un medico ed era anche la "cocca di papa'": qualsiasi cosa suo padre dicesse, la faceva, qualsiasi cosa suo padre chiedesse, rispondeva di si'. Impiegai quattro giorni per farla letteralmente gridare: "No!" agitando il pugno; una volta imparato a dire no, le piacque moltissimo. Numerose donne fra quelle che sviluppano un cancro alla mammella non sono capaci di dire di no sostenendo, in questo modo, tutti tranne che se stesse.

A loro, in particolare, raccomando di imparare a dire: "No, non voglio!": dopo due o tre mesi qualcosa cambia indubbiamente. E' importante infatti che queste pazienti si
sostengano dicendosi: "Questo e' quello che io voglio, non quello che tu vuoi farmi fare!".

Quando ricevevo i miei pazienti privatamente, li sentivo spesso discutere animatamente sui loro limiti e chiedermi perche' non riuscivano a uscire da situazioni sgradite. Ebbene, se riteniamo e accettiamo di essere imprigionati, lo rimaniamo: cio' grazie ai nostri pensieri negativi che, in questo modo, vengono soddisfatti. In casi
simili e' invece indispensabile che ci concentriamo sulla nostra forza.

Numerose persone mi hanno confessato che i miei nastri le hanno salvate: nessun libro e nessun nastro puo' salvarci, a salvarci sara' il modo in cui utilizzeremo le informazioni in essi contenute. Posso suggerire molte idee, ma questo non conta: conta cio' che ne facciamo.

Se consiglio di ascoltare un determinato nastro per un mese o piu' in modo che le idee in esso raccolte diventino un nuovo modo di vita, non sono per questo una salvatrice, ne' una guaritrice: solo ognuno di noi puo' attuare i cambiamenti che desidera.

Ora, quali sono i messaggi che vogliamo ascoltare? So di averlo gia' ripetuto molte volte: amare noi stessi e' la cosa piu' importante poiche', se ci amiamo, non faremo del male, ne' a noi ne' agli altri. Se io non vi faccio del male e voi nemmeno, come potranno scoppiare le guerre?

Quante piu' persone si convinceranno di cio', tanto migliore sara' la vita sul nostro pianeta. Iniziamo a essere consapevoli di quello che succede ascoltando le parole che rivolgiamo a noi stessi e agli altri; successivamente, potremo operare quei cambiamenti che ci porteranno a guarire e a migliorare l'umanità

LOUISE L. HAY
IL POTERE E' IN TE
AMORE, GIOIA, SERENITA'. SCOPRILI DENTRO DI TE PER VIVERE IN PERFETTA ARMONIA

 
 
 
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