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Creato da street.hassle il 13/05/2013

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Il rumore dei passi. Settimo estratto.

Post n°210 pubblicato il 09 Maggio 2016 da street.hassle

 




"Ma adesso la lascio" Fece la giovane donna "Deve essere tanto stanco.
Non si faccia trattenere oltre dalle mie chiacchiere. Io debbo mettere a
letto Agnes e, più tardi, anche Io e mia sorella guadagneremo il riposo
meritato." Detto questo Eyleif sparì attraverso la porticina nel muro che
collegava con la ex stanza della loro madre. E Leslie Atwater era solo.
si guardò intorno, in quel luogo essenziale ma accogliente ed ebbe
un potente sbadiglio. Cominciò a spogliarsi e, quando fu in pigiama,
si ficcò sotto le coperte, sperando che qualche sogno gli venisse in
soccorso a dipanare la matassa di sensazioni contrastanti che lo stava
attraversando. Ma il silenzio assoluto che lo circondava gli impediva
di addormentarsi. Stava lì, nell'immenso letto, con gli occhi sbarrati
e tutte le sue illusioni in un sonno ristoratore andavano, rapidamente,
al diavolo. Non poteva non togliersi dalla mente le due sorelle e la loro,
strana, peculiarità: l'algido distacco di una e la fresca spontaneità
dell'altra, l'apparente sbadataggine di Eyleif e la fredda misura di
Isveig. Ad un tratto sentì dei passi nella stanza contigua, quella dove
era morta la madre: si riscosse improvvisamente dal dormiveglia in
cui era caduto: non accese nessuna lampada ma, a piedi nudi, e
tentando di contenere lo scricchiolio, si diresse verso la porticina.
Poi accostò l'orecchio alla divisoria ma i passi si erano rapidamente
consumati ed estinti, tanto da fargli credere di avere sognato tutto.
Fu quando bussarono lievemente alla sua porta che si riscosse e
comprese di non essere stato preda di qualche scherzo ipnotico.
Eyleif era all'ingresso con fare contrito e si sforzava di vedere nel
buio. Il capitano accese una lampada e subito l'inquietudine e la
sorpresa evaporarono di fronte alla figura in camicia da notte della
donna che era riuscita, sorridente, ad inquadrarlo. "mi scusi il disturbo
ma Isveig ha avuto la bella idea di spostare alcuni libri dalla stanza
attigua. Ha avuto un'illuminazione e mi ha chiesto di aiutarla, così
non potevo esimermi. Però ho udito i suoi passi sul pavimento e
mi turbava il fatto che l'avessimo svegliata e si stesse chiedendo
cosa stesse succedendo. Quando sono stata certa che lei era
riscosso mi sono decisa a bussare." "Ah ,non è nulla. Non riuscivo
a pigliare sonno: tutto questo silenzio... è qualcosa di ...oppressivo.
Non vi sono più abituato." "La capisco Anche a me talvolta questa
quiete dà sui nervi. Sento sovente il bisogno di esplodere." "Che libri
cercava sua sorella?" "Oh, alcune stupidaggini di botanica e
cose più serie sulla storia delle religioni." "E perché muoversi
alle tre di notte per rintracciarli? Era così urgente?" Eyleif non
rispose e restò immobile come un dolmen. Poi aprì bocca
lentamente e sussurrò nella penombra "Certe cose vanno
risolte in fretta. Siamo state indecise fino all'ultimo se farlo
o lasciar perdere..." "Lasciare perdere cosa?" Proruppe
Atwater."  "Bruciare. Bruciare tutto. Nostra madre non era
come tutti gli altri. Lei era una wiccan e seguiva la religione
misterica neopagana. In Inghilterra aveva incontrato Gerald
Brosseau Gardner ed era stata investita del compito di diffondere
il culto anche su questa nostra isola. Ma la malattia giunse
prima che potesse cominciare. Noi comunque ne siamo fuori,
siamo luterane e il proselitismo non ci riguarda, come i libri
che teneva sotto il letto. Per questo vorremmo farli sparire,
anche se qualcosa di...Insomma, il rispetto per nostra madre
ci impedisce di attuare il nostro proposito. I libri, appena
sollevati sembrano pesare una tonnellata." Il capitano sorrise
"E Io che temevo la noia in Islanda: ecco che mi ritrovo ad
abitare nella stessa abitazione di una delle prime wiccan."
"Lei dunque conosce il culto della Dea Madre?" "Mia zia
era molto interessata alle teorie di Gardner, ma era considerata
una vecchia bislacca. A me stava simpatica, comunque."
"Il mondo è veramente piccolo" Fece Eyleif con una strana
smorfia. "Ma adesso debbo andare. Cerchi di riposare che manca
poco all'alba. Ci vedremo a colazione." Detto questo chiuse
dolcemente la porta e si avviò lungo il corridoio.







(Continua)









 
 
 


 
 
 
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