TheNesT

Sai, Lab, passo nel tuo blog per vedere se hai scritto qualcosa di nuovo e mi accorgo che in realtà torno a guardare questa foto di bambino. Mi ricordo com'era tenere tra le braccia mio nipote vent'anni fa, camminare lungo il corridoio della casa dei miei genitori per farlo addormentare, nel buio cantando una canzone, canti del coro della chiesa che solo quelli sapevo cantare bene. Continuavo a camminare avanti e indietro lungo il corridoio cantando sottovoce anche quando era già addormentato perchè mi piaceva troppo sentire l'abbandono del suo piccolo corpo, le sue manine che mi sfioravano... Quando fu più grande e ci furono problemi tra mio cognato e mia sorella, problemi troppo grandi perchè si risolvessero, dicevo a mia madre: "Non riuscirei mai a rinunciare a Gian, così si chiama mio nipote; ma accetterei di vederlo andare lontano, magari in Australia, e non poterlo rivedere più se fossi sicura che lì potesse essere felice, piuttosto che qui vicino a dovere soffrire per le incomprensioni tra i suoi familiari." Non credo si possa evitare ai bambini la loro porzione di sofferenza, noi per Gian non l'abbiamo saputo fare; però si possono dare loro degli strumenti, delle opportunità per non lasciarsi annullare dall'incapacità di comprendere ed per avere misericordia per noi adulti. Sembra retorico dirlo; ma credo si cominci proprio cantando lungo un corridoio, con la propria presenza gratuita ed incondizionata quando sono così piccoli che quasi ti stanno nel palmo della mano. Ciao