Creato da lab79 il 05/02/2010

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a place called home

 

Messaggi di Maggio 2015

Al cuore si comanda

Post n°379 pubblicato il 15 Maggio 2015 da lab79

 

C'è un cielo come quello che si portava via Dorothy, un pomeriggio in bianco e nero, nel regno del Mago di Oz. Mio figlio intanto dorme nel lettone, avvolto dei suoi sogni, e malvolentieri resisto alla tentazione di fargli compagnia. I tuoni risuonano potenti, ma lontani, quasi benevoli. E la pioggia che cade nel bosco e scorre sulla strada diventata corrente, si porta via qualcosa dal mio cuore, che resiste stanco, e sognante.

Al cuore non si comanda, dicono.

Eppure la trovo ancora una sciocchezza enorme, come se dell'amore e dell'odio fossimo vittime innocenti, come se la salvezza dipendesse soltanto dal volere capriccioso di un messia, la cui venuta si procrastina all'infinito.

Intanto la pioggia batte contro la finestra che guarda a nord, al cui parapetto trovano rifugio per qualche secondo i passeri che la pioggia scuote via dai loro nidi, appesi agli alberi da un filo da niente. 

Il mio cuore si acquieta.

Con un pensiero lo accarezzo, lo accudisco come si fa con le bestie ferite, e quello dalla mia mano sbocconcella diffidente, lasciandosi tentare. 

E un gesto per volta, lo rifaccio mio.

 
 
 

Semplice

Post n°378 pubblicato il 10 Maggio 2015 da lab79

Mi sono avvolto nelle coperte, incapace di resistere al sonno, per molte volte negli ultimi giorni. Il sole si è fatto luminoso, di tanto in tanto una giornata di pioggia interrompeva l'incedere sempre più deciso del calendario verso l'estate. Così è passata una settimana, ormai, ed è andata a impilarsi nel mucchio delle cose perse. Insieme a tante cose, che non hanno ormai alcuna importanza.

Oggi potrebbe essere un giorno qualunque ancora, e dopodomani la soglia che sposta gli eventi un passo più in là. Potrebbe anche non essere nulla di tutto questo.

Cerco di alleggerire il cuore dai miei pensieri. Cerco di togliere importanza alle cose, di rendere tutto più semplice.

Come musica da niente, che non abbia pretese di cambiare il mondo.

Sembro di suonare più vero.

Lily & Madeleine: NPR Music Tiny Desk Concert

 

 
 
 

Un libro ed una rosa

Post n°377 pubblicato il 06 Maggio 2015 da lab79
 

Barcellona l'ho cercata tempo fa, quando ancora non sapevo che fare della mia vita e ogni strada sembrava possibile. La prima volta che la cercai fu un azzardo, una piccola follia da niente proposta per dimostrare che si: per avere qualcosa bastava volerla. Le dissi di raggiungerla via mare, e in cuor mio le avrei proposto di attraversare il mondo, prima di arrivare a destinazione, pur di farlo insieme a lei. 

Sogni da adolescenti, quando pensi ancora che l'amore chissà cosa sia, e allora lo immagini eterno come i tramonti dell'Amore ai tempi del Colera.

La seconda invece un'avventura, una pazzia da raggiungere in macchina con gli amici, senza tappe intermedie. Con l'idea semplice di arrivarci e non dormire mai, all'età eterna in cui nulla spegne una fiamma che ci teneva vivi, e che alimentavamo con l'alcol, le ragazze, le sigarette perennemente in bocca, e una voglia di vivere che non ci lasciava una tregua per immaginare quello che saremo diventati poi.

Ma nessuna delle due si risolse in un viaggio.

La terza invece, è un'occasione finalmente raccolta dagli scafali bassi della libreria, che mio figlio si diverte a svuotare con le manine agili, come se volesse già scoprire cosa si cela dietro ai libri.

 Trovare tra le guide delle nostre visite passate quella di un posto che non avevamo ancora raggiunto, e dirsi: perché no. Barcellona si è presentata così, un caso voluto dal capriccio di un bimbo che ventiquattro mesi fa, nemmeno c'era. Hai voglia a dire che la vita non sia fatta di cambiamenti.

 

Così ci siamo armati di un biglietto aereo, scarpe comode per due, passeggino per uno e un po' di spirito di avventura per tutti, alla ricerca di un nido passeggero dove accocolarci la sera e svegliarci la mattina, senza altri pensieri a parte noi. E quello che abbiamo scoperto è che non riusciamo a rinunciare al vizio di fare un chilometro di troppo, e farlo a piedi, e di ritornare di un'ora troppo tardi, quando la stanchezza è davvero troppa, ed esserne felici comunque. E Barcellona ha fatto di tutto, indulgente com'era, perché non ci sentissimo minimamente in colpa. La Teleferica che sale al Montjuic, e la lunga passeggiata a scendere dal lato opposto per vedere la fontana illuminata a festa, tra spruzzi colorati e la meraviglia da bimbi che ha colto ognuno di noi, è uno dei migliori esempi. Ma potrei ricordare semplicemente le passeggiate oblique ad attraversare il Barri Gòtic e il resto della città vecchia, tra palazzi dai balconi fioriti e i negozietti in cui abbiamo comprato le bambole di pezza per i bambini dei nostri amici, incluso un pirata dai capelli ricci che abbiamo tenuto per noi. Oppure la passeggiata lungo la Rambla il giorno di Sant Jordi, lei con una rosa ed io con un libro in mano, che è una delle tradizioni più semplici che si possano immaginare. Un pranzo in piedi al mercato della Boquerìa, qui e là un uomo con la chitarra, un tavolino in mezzo alla piazzetta, il risuonare contro i vecchi muri di pietra delle arie di O' sole mio cantate dalle voci pulite degli artisti di strada. Il senso di meraviglia di un bimbo di poco più di un anno e mezzo, quando ha scoperto da dove veniva quel canto. La nostra meraviglia a vederlo dormire, colto dalla stanchezza, tra le nostre braccia o sdraiato sul passeggino, cullato dagli scossoni dell'autobus. I suoi saluti e le sue moine alle ragazze che ci passavano a fianco, e che indossavano una primavera tiepida e come ripulita dal vento del mare, e che per lui è ancora di là da venire.

Ed io mi sono ritrovato in un mondo che parla quella che era la mia lingua, e per più di un momento ho davvero pensato: resto qua.



La sera che calava più tardi, e la mattina che innondava il nostro appartamento al settimo piano, intanto che sbirciavamo i tetti delle strade vicine mentre sorseggiavamo un caffé. La cartina, la macchina fotografica e lo zaino in spalla, ed eravamo pronti per una nuova avventura da niente. Come tutte quelle che nella vita, si vivono una volta sola.


Cosa ci siamo portati via, infine? Tante foto, ricordi e souvenir.
Forse un po' più di esperienza, forse il desiderio di viverne ancora, di giorni cosi. Un libro da leggere domani, una rosa da conservare finché dura. Un posto dove ritornare, un domani. Un domani, ed è pur sempre qualcosa.

 

 
 
 

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