VERO O FALSO?
Condizionamenti sociali e autenticità. Illusioni. Le maschere allo specchio. Correre verso la moralità comune o verso se stessi?
Ma chi siamo realmente?
Vi siete mai chiesti se davvero la vostra vita vi ha portato lungo il cammino ad essere realmente quello che volevate essere?
Io credo che tutti noi, almeno in parte, abbiamo sacrificato sull'altare della "moralità comune", per vergogna e paura di essere giudicati ed abbandonati, la nostra vera autenticità, i nostri desideri più pofondi, la vitalità interiore più vera.
Chi o che cosa hanno potuto fare tutto ciò?
Il nostro giudice interiore, che influenzato da tutto ciò che ci circonda (la cultura, la religione, il gruppo a cui apparteniamo, la nostra famiglia,..) ci condanna e reprime ogni volta che proviamo a solcare rotte non tracciate e già percorse dai più.
Una collezione di tante maschere, gaudenti e tristi, lussuriose e sante, dionisiache e apollinee, incorrutibili e dissolute, vicine una all'altra, da indossare ad ogni buona occasione!!
Ma davvero il mondo, i valori e il nostro Io sono tutti in bianco e nero? Il bene ed il male, il giusto e lo sbagliato?
Post n°38 pubblicato il 07 Novembre 2007 da socrateinerba
Il faut abandonner la personalitè pour retrouver votre “je”
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..Forse è un po' vecchia, ma io sono lento nell'apprendimento (mi scuseranno i più!) Segui le istruzioni: Cosa vedi, o piuttosto CHI vedi?
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Post n°34 pubblicato il 04 Novembre 2007 da socrateinerba
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Post n°33 pubblicato il 31 Ottobre 2007 da socrateinerba
L'amore è certamente la più sfuggente delle emozioni ed è impossibile rispondere alla domanda che tutti si pongono "perché lui/lei e perché ora"? La biologia potrà forse un giorno spiegare le sensazioni associate alle emozioni, così come già oggi spiega perché la paura aumenta il battito cardiaco, ma non può spiegare gli stimoli, le idee, i pensieri che scatenano le nostre emozioni. estratto da Alessandro Cellerino, Amorose Chimiche D'altronde, c'era bisogno di complesse misurazioni chimiche per dimostrare che l'amore rende folli? |
Post n°32 pubblicato il 26 Ottobre 2007 da socrateinerba
di J. e W. Grimm Era rimasta sola al mondo. L'avevano messa sopra una strada dicendole: - Raccomandati al cielo, povera bimba!
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Post n°31 pubblicato il 26 Ottobre 2007 da socrateinerba
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Post n°30 pubblicato il 19 Ottobre 2007 da socrateinerba
Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga fertile in avventure e in esperienze. I Lestrigoni e i Ciclopi o la furia di Nettuno non temere, non sarà questo il genere d'incontri se il pensiero resta alto e il sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo. In Ciclopi e Lestrigoni, no certo né nell'irato Nettuno incapperai se non li porti dentro se l'anima non te li mette contro. Devi augurarti che la strada sia lunga che i mattini d'estate siano tanti quando nei porti - finalmente e con che gioia – toccherai terra tu per la prima volta: negli empori fenici indugia e acquista madreperle coralli ebano e ambre tutta merce fina, anche aromi penetranti d'ogni sorta, più aromi inebrianti che puoi, va in molte città egizie impara una quantità di cose dai dotti. Sempre devi avere in mente Itaca raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo,per anni, e che da vecchio metta piede sull'isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo in viaggio: che cos'altro ti aspetti? E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso Già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
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Post n°29 pubblicato il 17 Ottobre 2007 da socrateinerba
Mi unisco all'appello di Socrate52 (http://blog.libero.it/Socrate52/3430597.html). Guardatevi questo blog http://blog.libero.it/piccoloMIchael Parla da solo. Ogni altro commento lo ritengo inutile. Un abbraccio a Sara e .... tante piccole gocce scavano le montagne.... |
Post n°28 pubblicato il 15 Ottobre 2007 da socrateinerba
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Post n°27 pubblicato il 15 Ottobre 2007 da socrateinerba
La vera conoscenza Dio è presente dentro ognuno di noi. Siamo nati con una matrice che ricalca le mani pazienti di Dio che hanno plasmato le nostre coscienze. Chi “pecca” (va contro i dettami di Dio) prima di allontanarsi da Lui si allontana da sé stesso. E allontanandosi da sé stesso, si lascia irretire da una serie di condizionamenti, maschere ed illusioni si cui poggia gli alibi http://www.dongiorgio.it/pagine/pagine.php?id=425&nome=omelie |
Post n°25 pubblicato il 13 Ottobre 2007 da socrateinerba
Ho cominciato a scrivere questo blog con l’obiettivo di smascherare i tanti condizionamenti che impediscono alle nostre vite di cercare la Verità. Dopo aver deviato su tante strade secondarie interessanti e ricche di spunti, ritorno alla via principale, che è poi la Strada Maestra per una vera conoscenza. Premessa I condizionamenti sono assai subdoli in quanto spingono a credere ed agire in un certo modo mentre la persona è convinta che i propri pensieri ed il relativo comportamento siano frutto della propria libertà. Scrive Emil Coué, un esperto in terapia suggestiva: "Ed ecco che noi, così fieri della nostra volontà, che crediamo di compiere liberamente ogni nostra azione, non siamo in realtà che marionette di cui la nostra immaginazione (subconscio) tiene tutti i fili". I condizionamenti agiscono in tutti gli ambiti di formazione del proprio Sé (etica, morale, sessuale, sociale, culturale, etc..) e possono incidere sui più piccoli e insignificanti modi di interpretare un fatto o uno stimolo esterno fino a produrre effetti devastanti nella formazione della propria identità. (segue..) |
Post n°24 pubblicato il 13 Ottobre 2007 da socrateinerba
i condizionamenti religiosi Per chi non crede, individuare nell’ambito religioso il più classico dei condizionamenti è opera assai facile. Si potrebbe sostenere che fin dalla nascita siamo privati della libertà di aderire ad un credo, di seguire il proprio cammino interiore se siamo subito condotti a diventare cristiani, musulmani, ebrei, induisti, buddhisti o altro ancora…. Opera più ardua è per chi, come me, crede e poggia saldamente su Dio la sua esistenza, individuare in tanti condizionamenti religiosi e provenienti da una distorta interpretazione della fede, la causa della formazione di stereotipi, sensi di colpa, fino a tante nevrosi e malattie.. Apparire a se stessi e agli altri come credente è davvero semplice ed evita tanti percorsi interiori ardui e difficili da intraprendere. Pensare che esista un dio posto al di fuori di se stessi, un dio "giudicante" a cui ricorrere ogni volta che i propri comportamenti non sono conformi alle norme “preconfezionate” impartite, che benedice e perdona, è il modo di credere dei più, di coloro che si fermano alla superficie di una fede da comprare alla messa alla domenica. Il senso di colpa Riterrei che uno dei bagagli più pesanti che si porta con sé questo tipo di fede, che scandisce le scelte, gli orientamenti, le prospettive è il senso di colpa. L’incogruenza profonda generata da una immagine ideale di sé (socialmente desiderabile integerrima, impeccabile, sempre all'altezza della situazione) e l'immagine reale che ciascuno possiede della propria persona può generare profonde spaccature interiori. Questo succede a chi pretende molto da sé, a chi mantiene un atteggiamento di autocritica e di rigida credenza a una serie di precetti “a cui adeguarsi per essere felici”. http://www.iconas.it/Psico%20Religione/Psicoreligione.htm Il capro espiatorio Davanti alla colpa, infatti, noi operiamo delle difese ideologiche e comportamentali che sono un raffigurare perenne del "capro espiatorio".. Attribuiamo fuori di noi qualcosa che è dentro di noi perché pensiamo di essere incapaci di portarne il peso. Non sono gli altri che mi fanno "venire i sensi di colpa" ma sono io piuttosto che davanti ad alcune sollecitazioni esterne faccio memoria di qualcosa che non va e, questo non posso e non voglio accettarlo. Da qui nasce la rabbia, la contestazione, i dissensi, giù giù fino alle lotte contro la vita, i comportamenti sociali errati, ecc. http://www.geagea.com/11indi/11_16.htm
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Post n°22 pubblicato il 07 Ottobre 2007 da lilliput73
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Post n°17 pubblicato il 28 Settembre 2007 da socrateinerba
Riprendo dai validi e densi commenti al post precedente il ragionamento su cervello, verità e condizionamenti, partendo dall'ultimo commento di Aidoneo, che conentra la sostanza della questione nel verbo ORGANIZZARE dicendo che ".. il cervello e' come un computer che puo' accogliere in se i software piu' disparati. Alcuni di questi software (simili a quelli di un onesto giudice di gara) ci avvicinano alla realta'. Altri, invece organizzano male le informazioni provenienti dal mondo esterno..." Ora, procedendo molto a tentoni tra il buio delle tenebre della mia mancanza assoluta di conoscenza di neurologia e affini, credo empiricamente (!!) che Aidoneo abbia centrato un punto importante del nostro dissertare. A questo proposito, il neuroscienziato Joseph Le Doux ritiene che le emozioni, e in particolare la paura, si producono attraverso due percorsi separati nel cervello. Il primo percorso è quello più antico. Risponde velocemente ma ha il difetto di fornire alla parte conscia informazioni assai imprecise su ciò che sta realmente accadendo. Ti fa reagire rapidamente al pericolo (reale o potenziale). Grazie alla sua velocità, spesso ci salva la pelle, ma a causa della sua imprecisione a volte ci blocca o ci fa fuggire di fronte a situazioni che invece andrebbero affontate, o ci procura ansie e fobie non necessarie. Facciamo un esempio: immagina di stare guidando. Ti distrai. Stai per tamponare l’auto davanti che si è fermata. Prima che tu ti renda conto esattamente di cosa stia accadendo il cerello ti lancia un segnale di allarme. Il tuo corpo reagisce (ancora la discussione è aperta fra chi sostiene che l’emozione arriva dopo la reazione fisica e chi sostiene che arrivi prima), freni d’istinto. Ci vuole ancora qualche secondo prima che ti rendi conto esattamente di cosa stava accadendo e cioè che il veicolo di fronte a te ha frenato e tu stavi andando drittto, dritto a infilarti nel suo bagagliaio. Il secondo percorso, si è sviluppato più recentemente. E’ più lento, ma più preciso. Analizza la situazione e ci fa concludere se il pericolo è reale o no. Se non lo è tranquillizza e mette a tacere ciò che è stato scatenato dal "fratello più antico e grossolano". E’ il meccanismo di controllo delle fobie e delle ansie. Tornando all’esempio di prima, ti accorgi che l’auto di fronte a te si è sì fermata, ma la distanza fra te e lei è più che sufficiente per frenare. E tu invece hai inchiodato, magari rischiando di farti tamponare da quello dietro che in questo momento ti sta elencando una lunga serie di aggettivi per farti sapere cosa sta pensando di te e del tuo modo di guidare! (Non ti abbattere, la distanza di sicurezza deve tenerla lui!) Questo spiega molte cose: perchè reagiamo e poi ci pentiamo. Perchè facciamo cose che sappiamo essere sbagliate. Lo sappiamo ma continuano a perpetuare comportamenti improduttivi. E' certo direi che abbiamo in noi la capacità di poter attivare entrambi i percorsi separati del nostro cervello. E' invece probabile che abbiamo in noi tutte e due i "software" da attivare, uno ingannevole e l'altro vero, proprio perchè la missione dell'uomo è alla fine la ricerca della Verità. Allora sta a noi scoprire la capacità di attivare uno l 'altro software. Il cervello è forse la materia perfetta, il Vero assoluto, la forma di vita che più si avvicina a Dio in quanto a splendore e perfezione. E nella perfezione ritengo ci sia anche il doppio software, quello ingannevole e quello sano.... perchè per conoscere il vero bisogna apprendere dagli errori, per conoscere il bene bisogna aver saggiato il male, per scoprire il giusto bisogna aver definito lo sbagliato... Non sarà perchè in fondo siamo uomini..? |
Post n°16 pubblicato il 25 Settembre 2007 da socrateinerba
"Il cervello utilizza nella rappresentazione dei processi mentali sostanzialmente di due modalità di pensare: l’una analogica (basata su un segnale continuo) e l’altra detta digitale (basata su la discontinuita’ del messaggio); cio’ in quanto il cervello impiega un segnale bio-elettrico nel far scorrere un flusso continuo di informazione tra i neuroni, mentre utilizza il getto discontinuo della neuro tramissione alle sinapsi, per la realizzazione delle sensazioni e delle immagini mentali. Di conseguenza la capacita di conversione, tramite processi di codificazione e decodificazione dei segnali da analogici in digitali (e viceversa), permette al cervello di tradurre la complessita’ dello stimolo fisico nella piu’ semplice risposta sensoriale. Semplificando possiamo infatti attribuire ai due emisferi cerebrali le differenziazioni di reciprocita’ funzionale del pensiero, a) quella Deduttivo - seriale e b) quella Intuitivo-analogica, che dalla loro comparazione determinano la creazione delle mappe concettuali mediante le quali ragioniamo. L'esperienza scientifica del mondo è razionale. La percezione e l'esperienza vengono scisse dall'attività razionale della mente. A questo punto, sorge una domanda: è possibile fare esperienza in modo diretto della realtà senza che la percezione di quest'ultima venga elaborata dalla mente? Perchè se ciò non fosse possibile, come pare asserire Manzelli, bisogna ricordarsi che nella mente risiedono anche le nostre emozioni, le immagini, i ricordi, e tutto ciò potrebbe alterare di molto la conoscenza vera della realtà. Che ne dite? |
Post n°15 pubblicato il 21 Settembre 2007 da socrateinerba
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Post n°14 pubblicato il 19 Settembre 2007 da socrateinerba
L'uomo e la Verità sono riconducibili ad argomenti razionali. Vero o falso? (riflessione provocatoria di un passionale che cerca di far suonare insieme i battiti del cuore e il rumore - tanto - dei neuroni - pochi!) Razionale significa "conforme alla ragione, che deriva dalla ragione; fondato su basi scientifiche, su principi rigorosamente logici". Ebbene, partendo da questa definizione, in effetti non c'è nulla di irrazionale. Nel senso che tutta la realtà che ci circonda è spiegabile razionalmente. Il problema, a mio avviso, proprio legato ai condizionamenti culturali, è che non è detto che la spiegazione razionale che l'uomo fornisce sia quella giusta, quella vera. Esempio: i ciechi congeniti hanno sogni identici a quelli dei vedenti: vedono immagini, persone, colori, che nella realtà quotidiana non sono in grado di vedere. Esistono diverse spiegazioni razionali possibili. Ne cito due: a) che si tratti di una sorta di memoria ereditata geneticamente b) che si tratti di una ricostruzione del cervello che avviene per mezzo degli altri sensi funzionanti Sono due spiegazioni razionali possibili, ma possono essere anche entrambe errate. O può essere errata solo una di esse. O possono essere solo parzialmente vere. Una spiegazione razionale è sempre possibile. Ma è sempre quella giusta? 2000 anni fa un uomo che vedeva tutti i giorni sorgere il sole a est e tramontare a ovest e vedeva sopra di sé milioni di stelle aveva una spiegazione razionale: il sole gira attorno alla terra, la quale è al centro dell'universo. Era la spiegazione più ovvia. Era anche quella sbagliata, alla faccia del rasoio di Ockham. Tutto ciò che sembra più verosimile in un dato tempo e luogo è suscettibile di condizionamenti culturali e della conoscenza di quel tempo e luogo. Dunque la spiegazione più semplice e più ovvia in un dato istante e luogo può essere tranquillamente errata e smentita in altri tempi e/o luoghi. Confrontiamo le brillanti spiegazioni razionali fornite per spiegare l'arterosclerosi 40 anni fa, con quelle fornite oggi. E, se possibile, con quelle che forniranno tra 40 anni. Dalla fisica alla medicina, passando per chimica e biologia, è tutto un susseguirsi di spiegazioni razionali sbagliate interamente o parzialmente, che tuttavia, in un dato momento, sembravano essere le più ovvie. Direi, con buona approssimazione alla verità, che ogni dato contesto culturale, sociale e storico forma condizionamenti culturali atti a alimentare il controllo sociale e il potere. Se, compito molto arduo, iniziamo a svelare le illusioni ed i condizionamenti, e a cercare il Vero che è dentro di noi, scopriamo che l’unico strumento di ricerca per raggiungere la conoscenza è la Ragione, che ci aiuterà a comprendere il Bene. Sicuramente, più ci incammineremo nella via della Conoscenza, più ci avvicineremo a quel supremo atto di amore verso noi stessi che consiste nella ricerca della Verità (Dice Sant’Agostino a questo proposito: Non uscire fuori, rientra in te stesso: nell’uomo interiore abita la Verità). Accostarci con una continua tensione alla Verità non significa arrivarci. Ritegno che bisogna procedere a passi molto lenti ed attenti, per non rischiare di prendere abbagli e di diventare come molti uomini di questo mondo, stupidi ed arroganti, che sono convinti di avere in mano, in un qualsiasi momento, la spiegazione più corretta. Il fatto stesso che una ipotesi possa essere errata anche quando si sia intimamente convinti, su un piano razionale o percettivo, che sia giusta, dovrebbe essere ragione sufficiente per dubitare di tutto ciò in cui si confida, a meno che non sia stato dimostrato contro ogni probabilità di dubbio. «Ecco perché ancora oggi io vo d'intorno investigando e ricercando...se ci sia alcuno...che io possa ritenere sapiente; e poiché sembrami che non ci sia nessuno, io vengo così in aiuto al dio dimostrando che sapiente non esiste nessuno» (da Platone, Apologia di Socrate) |
Post n°13 pubblicato il 19 Settembre 2007 da socrateinerba
Ore 0:19 del 19 settembre 2007: Ho raggiunto quota 1000 di visitatori. Me ne sono accorto con la coda dell'occhio poco fa. Capisco che per la maggior parte di voi sarà davvero un'inezia, ma Vi assicuro che per uno che fino a 10 giorni fa non sapeva neanche cosa fosse un Blog, beh, è veramente una bella soddisfazione. Rimangono abbastanza oscuri ancora i motivi di così acceso interesse a deliri che spesso non comprendo neanche io e i miei pochi neuroni che, appena apro libero, vibrano all'impazzata. In ogni caso, GRAZIE a tutti i miei amici bloggers. Un abbraccio! |
Post n°12 pubblicato il 18 Settembre 2007 da socrateinerba
La figura di ULISSE mi affascina da anni. Il viaggio che compie per ritornare ad Itaca è il Viaggio, quello di ognuno di noi, peregrini nel mondo in balia delle tempeste, delle passioni, della curiosità, della sete di fama, della voglia di riscatto…. La nostalgia della Patria, la fedeltà alla sua amata Penelope per la quale rinuncia al dono dell’immortalità offertagli da Circe, il Buon Governo con cui amministra le sue terre natie, la scienza con la quale costruisce il famoso Cavallo di Troia, il coraggio con cui affronta le situazioni più difficili ne fanno l’Eroe per eccellenza.
Ma Ulisse non è anche colui che possiede lo slancio vitale che non conosce freni, l’astuzia senza scrupoli morali, la sete insaziabile di avventure e conoscenza che non ammette confini e non accetta soste? Tra tutti gli aggettivi usati per descrivere Ulisse Omero ne utilizza uno che è il più ricorrente, e cioè polytropos, "multiforme”. Di Ulisse sono note le tante virtù e le gloriose astuzie, ma meno le tante bugie. Eccone un breve resoconto delle maggiori: Un oracolo aveva predetto a Ulisse: Se andrai a Troia, tornerai dopo vent'anni, solo e in miseria. Se a questa nera profezia dell'oracolo, aggiungiamo che gli era da poco nato il figlio Telemaco, appare ancora più comprensibile il perché Ulisse non avesse nessuna voglia di andare a combattere a Troia insieme agli altri re greci; ecco perché, quando vide arrivare a Itaca Agamennone giunto lì apposta per portarlo con loro a Troia, si mette un cappello da contadino in testa e inizia ad arare un campo fingendosi folle finchè Agamennone lo scopre e lo costringe a partire. Sana voglia di rimanere a casa con il figlio appena nato o viltà e codardia? Polifemo intende ringraziare Ulisse del vino datogli, mangiandolo per ultimo e a tal fine gli chiede quale è il suo nome e, come tutti sanno, Ulisse rispose mi chiamo Oudeis, cioè Nessuno. In tal modo, quando Polifemo esce dalla grotta chiedendo aiuto ai suoi fratelli e questi gli domandavano chi lo abbia accecato, lui rispondeva Nessuno, provocando l'ilarità dei fratelli che lo credevano delirante di febbre. Così Ulisse riesce a scappare, anche se prima di darsela a gambe mette da parte la sua proverbiale astuzia e rivela al ciclope il vero nome di chi lo aveva accecato, provocando la reazione di Polifemo e di suo padre Poseidone, che uccidono alcuni dei suoi marinai. Sacrificio giusto di condottieri per il proprio capo o eccessivo egoismo da parte di Ulisse? Tanti altri esempi potrebbero essere citati. Ulisse in effetti era un maestro degli inganni; scaltro, ingegnoso, estremamente furbo, ha mentito a compagni, re e persino dei, come nel caso di Eolo e Atena. Ha usato la sua proverbiale capacità di ingannare per molteplici motivi: per vendicarsi, per difendersi, o a volte forse anche per il semplice piacere di mentire. Quindi chi era in fondo Ulisse? E se egli è la metafora del nostro viaggio, non viene da chiedersi anche “Chi siamo noi?” – magari accettando che ognuno, immerso nel mare della vita e in balia degli oceani più tempestosi possa perdersi dietro facili canti o promesse eterne, a volte anche perdendo quella coerenza e quella integrità morale e sociale che tutti ci chiedono? Forse Ulisse, sottoposto alla censura dei tanti detrattori, non sarà campione di integrità e moralità, ma mi piace ricordare una delle sue qualità forse meno eroiche: la costante voglia di tornare a casa. Egli è profondamente legato a Itaca, il luogo in cui ha lasciato gli affetti più cari, la sposa Penelope e il figlio Telemaco, dove ha la sua casa e dove può condurre la vita che desidera. Non c'è nulla, durante il lungo e travagliato viaggio, che lo faccia desistere dal suo obiettivo, nemmeno la possibilità di vivere accanto a una splendida ninfa come Calipso e di godere dell'eterna giovinezza. Ognuno sia Ulisse nell'attraversare Ulisse lo sapeva bene, con i muscoli, Togli da te l'incanto, brucia così Ora sei un Eroe e con la spada
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