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Ogni volta che sono in qualche luogo vorrei essere da un'altra parte con il risultato che sono sempre nella terra di nessuno

Creato da maryland83 il 20/08/2006

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05 febbraio 2008 Castelli di Bellinzona(Svizzera)

Il Castel Grande



Il castello (detto anche castello vecchio fin dal medioevo, castello di Uri dal 1506 e di San Michele dal 1818) si trova sulla sommità del grande dosso di roccia che s'innalza dal fondovalle. La spianata del diametro di 150-200 metri è protetta verso nord da pareti rocciose quasi verticali, mentre a sud la pendenza è meno ripida. Oggi il mezzo più semplice per salire al castello è l'ascensore (realizzato durante gli ultimi restauri) che dalla base della collina porta direttamente all'interno della fortezza. Viuzze ripide permettono pure di salire dalla città al castello. Nel tardo medioevo si raggiungeva la sommità dalla parte sud, varcando a metà della salita una porta nelle mura cittadine. Superati dopo circa cento metri i cortili d'arme, si giungeva infine alla porta principale del castello. Oggi la superficie interna dà l'impressione di un grande spazio vuoto. Documenti scritti e resti di fondamenta scoperte dagli archeologi dimostrano che nel medioevo il Castel Grande, suddiviso in più parcelle, doveva contenere molti edifici. Essi furono abbattuti nel quindicesimo secolo sotto i duchi di Milano per liberare la superficie interna, divisa in tre grandi cortili, allo scopo di radunare molti soldati in caso di bisogno. I tre cortili si diramano dalla Torre Nera. Questa costruzione quadrangolare sta più o meno al centro del castello e fu eretta probabilmente nella prima parte del Trecento. Piu a est sorge il complesso di edifici del ridotto, al cui centro svetta la snella e quadrata Torre Bianca, probabilmente duecentesca. II quadrilatero del ridotto che la circonda è da identificare con il palazzo del vescovo di Como. La parte o ala sud (eretta in più fasi dal Duecento al Quattrocento) è dominata da un edificio oblungo, addossato internamente al muro di cinta. L'ala ovest era una parte dell'arsenale ottocentesco. Di una piccola cappella dedicata a San Michele, posta tra la Torre Nera e quella Bianca, si conservano solo resti di fondamenta. Un'altra chiesa in ruderi è ancora riconoscibile alla periferia del cortile ovest. Le opere di difesa del castello furono innalzate seguendo lo spigolo naturale dello sperone roccioso.

Il restauro integrale, reso possibile dalla generosa donazione di Mario della Valle, è stato diretto dall'architetto Aurelio Galfetti negli anni 1982-92. La parte sud ospita oggi il museo che illustra la storia edilizia del castello. Vi sono conservati anche i disegni su tavoletta del soffitto della casa Ghiringhelli (antico albergo della Cervia, circa 1470-80); un locale è dedicato pure alla zecca bellinzonese. L'edificio a ovest, raccordato ad angolo retto all'ala sud, è adibito a ristorante e a sala d'esposizione.




Il castello di Montebello




Il complesso fortificato (nel tardo medioevo detto anche castello piccolo, nuovo o di mezzo, dal 1506 castello di Svitto e dal 1818 di San Martino) sorge su uno sperone roccioso a est dell'abitato. Le sue origini risalgono alla fine del tredicesimo secolo. Edificato dalla famiglia comasca dei Rusca, passò in seguito ai Visconti milanesi. Ampliamenti successivi fra il 1462 e il 1490 trasformarono la vecchia costruzione nella fortezza che ancora oggi possiamo ammirare. Inutile militarmente, il castello fu abbandonato; attorno al 1900 Montebello si trovava in una desolante situazione di sfacelo. A partire dal 1903 furono intrapresi lavori di consolidamento e completamento. Il castello di Montebello è una fortezza protetta da una cerchia di mura a forma romboidale, con cammino di ronda, caditoie e merli a coda di rondine (o ghibellini, mentre quelli a forma di parallelepipedo sono detti guelfi). Siccome l'accesso è piuttosto facile da tutti i lati, per impedire al nemico di entrare fu necessario scavare profondi fossati. Il castello fu edificato in tre fasi: dapprima venne costruito il nucleo centrale fortificato, poi le due linee difensive attorno. Il nucleo interno, protetto da alte mura, accoglieva la dimora fatta costruire dai Rusca, il mastio, fabbricati abitativi e utilitari, il pozzo nel cortile. La cappella dedicata a San Martino fu eretta attorno al 1600, dunque quando il castello era già nelle mani dei Confederati. La cinta muraria è provvista di un cammino di ronda continuo, sormontato da merli con feritoie. In tre angoli delle mura si innalzano torri sporgenti, due semicircolari e una quadrangolare. Dalle mura esterne si dipartono le doppie muraglie che chiudevano l'abitato cittadino verso nord e verso sud. L'accesso al castello è rivolto a nord, dove il portone immette nel cortile. Qui si trova il rivellino, cioè un fortino scoperto adatto a una prima difesa della fortezza. Una seconda porta che conduce al cortile interno si apre nella torre quadrangolare. Entrambe le porte sono difese da fossati e da ponti levatoi di ricostruzione moderna. Nel quindicesimo secolo, quando Bellinzona apparteneva ai duchi di Milano, Montebello era considerato il più adatto alla difesa in caso di guerra. Oggi il castello è facil mente raggiungibile seguendo la strada che sale dal viale della Stazione oppure scegliendo una delle due vie pedonali che si dipartono dal centro città. Montebello ospita il museo civico con la collezione archeologica; i reperti in mostra, comprendenti vari pezzi unici importanti, provengono da necropoli preistoriche del Ticino. La ristrutturazione degli ambienti interni a scopi espositivi eseguita dagli architetti M. Campi, F. Pessina e N. Piazzoli risale agli anni 1971-74.



Il castello di Sasso Corbaro



Situato in posizione dominante è piu in alto rispetto alle altre opere difensive, il fortilizio (detto anche castello di cima, di Untervaldo dal 1506 e di Santa Barbara dal 1818) si presenta come una sola costruzione, isolata su tutti i lati. La vista spazia a nord verso l'imbocco delle valli Riviera e Mesolcina e a sud-ovest sul piano di Magadino, il Monte Ceneri, il lago Verbano fino alle montagne del Locarnese. Fu l'ultimo castello a sorgere. Dapprima venne costruita una torre, poi verso la metà del Quattrocento gli esperti milanesi suggerirono di fortificare ulteriormente il sito per evitare ai Confederati di penetrare in territorio ducale. I lavori cominciarono dopo il 1478; prima si costruì la robusta torre quadrata all'angolo nord-est (il mastio), poi si passò alle altre parti. L'anno seguente una prima guarnigione di soldati poté già insediarsi nel castello non ancora terminato. I lavori proseguirono fin verso il 1481-82. In tempo di pace il fortilizio fu adibito anche a prigione, ma non era affatto a prova di evasione: si sa che un prigioniero riuscì a fuggire nel 1494! Abbandonato poiché inutile militarmente e di manutenzione costosa, danneggiato da vari fulmini, il castello di Sasso Corbaro all'inizio del Novecento stava per crollare. Vennero allora intrapresi lavori di consolidamento. II fortilizio forma un quadrato di circa 25 metri per lato, con due torri negli angoli nord-est e sud-ovest (torre di vedetta). Sui lati corre un cammino di ronda con caditoie e merli. I muri hanno uno spessore da un metro e ottanta ad est (fronte di attacco) a circa un metro altrove. L'ingresso al cortile, sulla facciata ovest, mostra ancora tracce di un'antica saracinesca e di un sistema di sprangatura. Il cortile interno è di forma rettangolare. Verso sud e verso ovest presenta un'ala abitativa addossata al muro di cinta; è a due piani e un tempo questa parte del castello era coperta da un tetto, provvista di camini, latrine e di una cucina. Sul lato est presso un pozzo a carrucola, si trova una piccola cappella restaurata. II mastio, che oggi comprende quattro piani con un tetto, serviva in origine quale abitazione. A sud e a ovest della costruzione principale si trovano resti di cortili d'arme e di fabbricati minori. Al castello si può giungere seguendo la strada carrozzabile oppure salendo per il sentiero fra i boschi.

Oggi Sasso Corbaro ospita il museo cantonale dell'arte e delle tradizioni popolari, con oggetti che illustrano la vita quotidiana e la devozione popolare nel Ticino. La trasformazione dei locali in museo è stata curata nel 1963-64 dall'architetto Tita Carloni.



Le mura cittadine




La trasformazione del piccolo nucleo abitato in cittadina fortificata sembra sia avvenuta prima dell'anno 1350. Il tracciato delle mura tardo medievali rimasto coincide con quello più antico. In altre citta la cinta muraria è disposta concentricamente attorno all'abitato. A Bellinzona, invece, le mura consistono in due linee separate. Esse sfruttavano la particolare situazione del luogo, stretto tra la collina e la montagna. Le estremità di queste due linee fortificate si collegavano con le strutture difensive del Castel Grande e di Montebello, tanto che non si capisce bene dove comincino le mura cittadine e dove finiscano quelle esterne dei castelli. La cinta muraria settentrionale (dunque a nord) scende da Montebello ma non è direttamente collegata al Castel Grande perché termina con una torre alla base rocciosa della collina. La linea meridionale, invece, descrive un ampio arco, abbracciando i quartieri cittadini a sud di piazza Nosetto.

Le mura originarie, oggi ancora in piedi nella misura del 60%, sono state modificate negli ultimi cento anni, sia da interventi di restauro, sia dall'apertura di passaggi per pedoni e veicoli. Nell'Ottocento due porte vennero demolite e ricostruite in altro stile. Qualche decennio dopo tutte le tre porte principali furono rase al suolo; la città era in continua espansione e le porte avevano ormai perso la loro antica funzione. Possiamo avere un'idea del loro aspetto osservando la quarta porta, tuttora esistente, aperta nella cinta meridionale che sale al Castel Grande. Fino alla costruzione di strade moderne, l'accesso principale al castello passava proprio da questa apertura ricavata in una torre quadrangolare sormontata da caditoie e merli ghibellini. La presenza di scanalature per il ponte levatoio indica che sul lato rivolto al nemico esisteva un fossato. La porta nord si chiamava Codeborgo o porta tedesca. In origine anche la cinta sud aveva un solo accesso: la porta Camminata o porta Lugano. La terza porta fu aperta probabilmente nel tardo medioevo: essa si chiamava porta Nuova o porta Locarno. In tempi recenti venne ricavata un'altra apertura in una torre nell'attuale via Dogana (a ovest di piazza Indipendenza); sull'esterno è raffigurato lo stemma di Filippo Maria Visconti. La cinta era munita di una serie di caditoie sormontata da merli ghibellini. Le torri (comprese le porte) erano cinque nella linea difensiva a nord e tredici in quella a sud. Anch'esse vennero munite di caditoie, merli e in maggioranza di una piattaforma adatta ad accogliere bocche da fuoco. I fossati sono invece scomparsi.




La murata




Dal Castel Grande, seguendo un costolone roccioso, scende la cosiddetta murata, possente muro di sbarramento della lunghezza di circa seicento metri che un tempo proseguiva fino al fiume Ticino incontrando il fianco della montagna sulla riva destra, dove c'era una Torretta. Il progetto, a quanto pare, si sviluppò sotto il dominio della famiglia Visconti, probabilmente dopo la battaglia di Arbedo (1422). La merlatura sembra esistesse soltanto da un lato. Attorno alla metà del Quattrocento, soprattutto vicino al fiume, la murata si presentava in cattive condizioni; prima dello scontro di Giornico (1478) i Confederati riuscirono a sfondarla. Dopo questo avvenimento il vecchio sbarramento fu raso al suolo; venne costruita una nuova murata (1487-89) che, diversamente da quella originaria, era concepita per una difesa sui due lati. Nel corso degli anni, purtroppo, diverse parti andarono perse. Nel 1515 la piena disastrosa del fiume Ticino distrusse la muraglia per una lunghezza di circa centocinquanta metri e rovinò il vicino ponte in pietra ad arcate. Attorno al 1820 fu demolita la Torretta sulla riva destra che bloccava lo stretto passaggio tra il fiume e il fianco roccioso della montagna (il cosiddetto ponte della Torretta venne ricostruito negli anni 1814-15 per essere sostituito in tempi recenti dall'attuale ponte moderno).

Purtroppo anche il portone, cioè la torre e la sua porta che si apriva nella murata, venne raso al suolo nel 1869 per far posto alla strada a due corsie. Sulla breccia lasciata dalla demolizione corre oggi una passerella all'altezza della merlatura. La murata, formata da due muri, racchiude al suo interno un camminamento (passaggio o corridoio coperto) largo quasi due metri e alto quattro-cinque metri. Sopra è tuttora percorribile e c'è il cammino di ronda con ai lati una serie continua di merli e caditoie. Il fossato risulta livellato da tempo. Oltre al portone, altre due torri (conservate) permettevano la difesa della murata. La distanza tra una torre e l'altra era di circa centocinquanta metri, cioè la gittata effettiva delle piccole bocche da fuoco. La murata era provvista di cannoniere, aperture simili alle feritoie ma di dimensioni adatte al tiro con i cannoni. Altre strette aperture servivano per l'illuminazione e l'aerazione.



 
 
 
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