Creato da zancarlo2010 il 02/06/2011
Guardo oltre la collina che sta davanti alla mia casa
 

 

Novità dal fronte nord occidentale

Post n°32 pubblicato il 22 Aprile 2014 da zancarlo2010

Ogni tanto vengo a guardare questa pagina, in questi mesi non mi riuscito di scrivere , tante volte ho meditato ma non mi è riuscito di sedermi davanti al pc. Sono stati mesi intensi ricchi di novità. Scrivere è una cosa seria ed è necessario che sia riposato per farlo, oggi godo del tempo senza impegni di questi giorni di festività nei quali nessuno rompe le balle. Tutti pensano ai propri affari a cucinare e mangiare, ci saranno tanti problemi ma Pasqua e pasquetta si festeggiano sempre. Quest'anno il ministero ha pensato di spedirmi a fare l'insegnante in una cittadina sulla costa nord occidentale, dovevo fare l'insegnante di sostegno a un ragazzo che non voleva e non vuole il sostegno e che aveva cacciato il mio predecessore a calci nel sedere inseguendolo nell'andito. Per chi non lo sa gli insegnanti di sostegno sono quelli che vengono affiancati ai ragazzi definiti diversamente abili e che fino a poco tempo fa li chiamavamo “andicappati”.

Per quanto mi riguarda verso i dodici anni non ho avuto l'insegnante di sostegno soltanto perché allora nelle scuole non erano previsti. E devo dire che sono stato fortunato perché oltre al bollo o, come si dice, all'etichetta,  avrei avuto per sempre la consapevolezza di avere qualcosa in meno degli altri. La mia condizione di pessimo studente era dovuta a un forte trauma che avevo vissuto in quegli anni ma al quale nessuno dava peso.

Fin dal primo giorno in cui ho preso sevizio mi è stato, giustamente, consigliato di non annunciare il mio compito di insegnante di sostegno pubblicamente, come già aveva fatto il mio collega predecessore. Questi era entrato in classe esordendo davanti a tutti con l'annuncio del suo incarico come se fosse il messia che avrebbe illuminato Nicolino di scienza, sapienza e, sopratutto, di buone maniere. Davanti a se mostrava la conoscenza dell'uomo acquisita all'università e nei corsi para universitari, del piffero, che lo avevano abilitato quale insegnante di sostegno.

Apro la porta ed entro in classe, vedo che Nicolò mi guarda e guarda i suoi compagni che amicano con lo sguardo e sorridono. E' un ragazzo pieno di vita, alto asciutto e ieno di energia mi hanno detto che ama i cavalli e ci sa fare. Qualcosa mi dice che chi sa domare un cavallo può provarci anche con il professore. Mi rendo conto che se arriviamo allo scontro fisico devo colpire in modo da buttarlo giù al primo colpo, potrei non avere una seconda possibilità. A calci non mi faccio prendere.

Conosco questi luoghi e so che, in questi paesi si fa a pugni sin da bambini sin dall'asilo è necessario conquistare un posto al sole. O si è sparvieri o si è nulla. I repotenti sondano la capacità di reagire e misurano con piccole provocazioni la capacità di reagire del prossimo. Per chi non lo sapesse, l'uomo per riuscire a dominare un animale come un cavallo e magari ad essergli amico deve avere carattere. Certamente Nicolò quando corre riesce ad esprimere la sua volontà di potenza.

Lo guardo e lo studio e di nascosto leggo la diagnosi della neuropsichiatra, se lo avessi incontrato fuori della scuola non avrei mai sospettato la sua fragilità psichica. Comprendo che ha tanti problemi, anche perché, vive in quell'età di cacca che è l'adolescenza. Comunque sia ritengo giusto che dell'etichetta di "andicappato",  ne faccia a meno.

Quando io ero bambino correvamo dietro quello che allora ero lo scemo del villaggio e se questi non aveva fratelli o amici che c'è le suonavano, lo molestavamo senza sosta e senza pietà. Ogni scemo ha il suo villaggio di sterco.

Tonino l'amico del cuore del mio allievo e nonostante sia come altri maggiorenne è ancora nelle prime classi, è un giovane robusto anche lui energico ed asciutto, di carattere ribelle che risponde a tono e non riconosce l'autorità. Tante volte lo richiamo e lui non si cura di me continua a fare le sue cose e non solleva neanche la testa. Sono sempre vicini e parlano mentre leggono gli sms al telefono cellulare. Li vedo parlare e commentare mi guardano ridono ai commenti che ognuno a turno fa. Mi chiedono che cosa faccio in classe e quale materia insegno da dove vengo e cosa faccio nella vita. Intorno a loro tutti ascoltano e intervengono in maniera chiassosa e caotica senza prestare attenzione all'insegnante.

Stanno sondando il campo cercano di capire fin dove possono arrivare, forse intuiscono sono simile a loro per origine, per ambienti in cui ho vissuto e per stile di vita. Così, dal chiasso e nell'anarchia,  Nicola chiede di andare in bagno lo fa spesso, sono stato avvisato che va in giro per la scuola, le disposizioni sono che deve rimanere in classe, cosa non facile per un ragazzo che ha necessità di muoversi e non gli riesce di stare seduto per ore nella sedia.

Passano i minuti superano la decina siamo oltre i tempi consentiti, non rientra mi preoccupo, potrebbe essere uscito fuori dalla scuola. Sono disorientato non conosco la scuola ne il personale, mi affaccio percorro con lo sguardo l'andito lunghissimo ma non mi riesce di vederlo. La porta di sicurezza è aperta, ci vado guardo fuori ma lui non è nel porticato, mi viene il sospetto che sia dietro l'angolo, infatti, è la che fuma una sigaretta.

Gli chiedo di venire dentro e di buttare via la sigaretta. Mi invita ad andare via dicendomi che reagirà alla mia “prepotenza” saltandomi addosso: “professò mira ca mi furrio”. Gli faccio vedere le mani, e le stringo a pugno. Le mie mani hanno lavorato tanto e sono robuste. Mi curvo leggermente come se dovessi portare un peso. Il tutto è istintivo e naturale le abitudini prese da ragazzo per strada non si dimenticano, lo informo che se non è abbastanza veloce nel saltarmi addosso lo stendo per terra: “mira Nicò che ti portano via con l'ambulanza”.

Iniziamo a parlare come se fossimo amici da tempo.

 
 
 

Come se non bastasse la calura

Post n°31 pubblicato il 06 Agosto 2013 da zancarlo2010

Non so se sia una cosa normale avere una strega vicina di casa, da noi, in Sardegna vengono chiamate mahiarzas sono sempre esistite e molte di loro esercitavano la professione di guaritrici e di oracoli, ricevevano visite da tutti i paesi ed erano rinomate in tutta l'isola. Da quanto mi risulta non chiedevano denaro ma era l'ospite che poteva offrire o meno un corrispettivo in denaro o in natura quali formaggio agnelli, porcetti o altro. Il quantum era determinato dalla riconoscenza che l'oracolo suscitava. Narrava mia madre che mio padre venne "tumbau dae unu mascru" ovvero colpito da una testata di un ariete alla coscia. Gli arieti diventano gelosi degli altri montoni del gregge e spesso colpiscono anche i loro governanti. Mio padre rimase zoppo e sembrava che i medici non potessero guarirlo. Mia madre accompagnata dalla sorella andarono a trovare S'ispiritada de Orgosolo, la quale dialogava con diversi spiriti, purtroppo non ricordo tanto, dovrei chiudere chiarimenti ai miei parenti ancora in vita o a qualche vecchio del paese di Orgosolo. Le ricevette e disse loro che quella notte nel loro paese sarebbe stato ucciso un cavallo, per vendetta, e loro avrebbero dovuto chiedere un po del grasso di quel cavallo e sfregarlo sull'arto dolorante. Si era fatto tardi e dovevano arrivare a Nuoro a piedi e la prendere il pulman, s'Ispiritada le affidò a due anime che nell'aspetto di due passeri che, a quanto raccontava mamma, saltellando sui muretti di pietra e sui rami le seguirono accompagnandole per tutto il camino fino all'ingresso della città. Mio padre guarì. Credo che il racconto e la tradizione orale in esso contenuta di quei fatti, abbiano avuto la finalità didattica di informarci che non dovevamo perdere di vista un mondo misterioso che stava scomparendo negli anni in cui il l'industrializzazione del nostro paese stava togliendo spazio e memoria a quel mondo antico. Mi convinco che sas mahiarzas continuano ad esistere cosi come accade nel mio mondo in cui la mahiarza nasconde la sua vera natura e alleva i figli e svolge il suo lavoro in maniera impeccabile e con buoni risultati. Lei mi dice che parla all'anima dei bambini down. Non so se i risultati sarebbero stati gli stessi anche senza i dialoghi spirituali. Parlare con l'anima dei bambini sembra serva a farla collaborare, anche se il fine non è quello di una guarigione miracolosa da fare scalpore anche sui notiziari dei telegiornali. I risultati si vedono visto che i movimenti da disarticolati si coordinano e si armonizzano con tutto il corpo e così anche il linguaggio diventa intelligibile. Ogni tanto, tra noi, si litiga e non ci risparmiamo le battute vivaci e spesso dirette a farci male. La verità è che spesso me le fa girare. Mamma mi diceva di starci attento e di stare alla larga, evitando contrasti e alterchi. So e sono certo che mi vuole tanto bene e è sicuramente per questo che spesso dimentico i consigli di mia madre. Comunque credo che mamma abbia avuto diverse buone ragioni nel consigliarmi. Da poco, la mia dirimpettaia, a seguito di un voto, si è recata nel santuario di San Costantino. Sembra che Costantino non sia mai stato proclamato beato e tanto meno santo. La festa dovrebbe commemorare la vittoria di Costantino contro Massenzio. Diversi storici affermano che Costantino riconobbe il cristianesimo quale religione di stato ma nell'intimo rimase e morì pagano. Ancora oggi all'ingresso della piana di Ottana si celebra la festa con una corsa di cavalli, S'Ardia, una discesa ripida in terra battuta dove il cavallo e il cavaliere devono assecondare le leggi di gravità correndo, fermarsi o rallentare potrebbe farli cadere in maniera rovinosa. Santo o no il popolo dice che Costantino lo è e ogni anno lo si festeggia nel suo santuario rivestito di piastrelle che ricordano le grazie ricevute.Dal santuario mi ha portato una candela istoriata delle vicende della vita del santo, con il consiglio di porla nel mio studio. Nell'osservarla ho visto che lei aveva aggiunto un antico simbolo pagano ancora in uso nelle nostre terre. Quando gli ho fatto notare l'incoerenza del simbolismo nel cero mi ha risposto che non potevamo ignorare la terra e l'acqua e che in queste stava la nostra vera natura. Visti tanti altri precedenti e i consigli del genitore non ho risposto. Non so veramente ancora adesso cosa avrei potuto replicare a favore del monoteismo e così ho deciso di prendere una lunga pausa di riflessione che durerà almeno tutto agosto.

 
 
 

Chentuchinbantunu Rezimentu (151° Regimento)

Post n°30 pubblicato il 21 Luglio 2013 da zancarlo2010

 

Passando per le strade della mia città mi fermo sempre a guardare il monumento ai caduti della grande guerra sono tanti e tanto giovani. Il ricordo di mio nonno da vivo e lo vedo ancora che si sposta nel cortile con un bastone per andare a sedersi su una sedia esposta al sole. Appena sposato con mia nonna che aveva sedici anni venne portato in trincea a combattere. Lei tanto giovane e lui venticinquenne. Immagino il viaggio e i canti dei tenores e tanto vino e abbardente a mettere allegria , il ritrovarsi tra diversi paesi e diventare amici e lo scoprire la fraternità che distingue i sardi, specialmente quando sono fuori dalla loro isola si sentono parte di una stessa famiglia

Arrivò notizia che era morto ma mia nonna alla messa della mattina non andò a sedersi tra le vedove in sogno le era stato detto: "Pera non est mortu ma torrada". Mia nonna aveva il dono della profezia. Pera (Pietro)ritornò a casa qualche tempo dopo ed era gravemente ferito le sue condizioni erano talmente gravi che il ministero aveva chiesto ai parenti di scegliere tra riportarlo a casa o lasciarlo in una casa di cura che, in quegli anni e negli anni dopo la guerra, ospitavano i reduci gravemente menomati e che non potevano più essere riportati nella vita civile. Nel libro di F. Enst Guerra alla guerra tante fotografie mostrano i volti spaventosi di uomini che potrebbero dare lezione ai produttori dei film dell'orrore. Ho riposto il libro nella libreria ed evito di leggerne anche il titolo, aprirlo e guardarne le immagini mi fa stare male.  

Nonno, dei  luoghi dove viaggiò e soggiornò, ricordava le belle ragazze bionde, dalle belle guance rosse  color del sangue e della pelle colore del latte. Certamente tanto diverse dalle contadine sarde dai capelli scuri e dalla pelle bruciata dal sole. Non so quale fosse il suo stato d'animo quando arrivò in prima linea e si accorse di essere arrivato in una macelleria per uomini simile a quella in cui si macellavano gli agnelli a natale. Certamente tanta rassegnazione come tutti i contadini che avevano ancora impresso nella loro coscienza il ricordo del mondo feudale scomparso da pochi decenni.

L'antico testamento vietava agli ebrei di cuocere il capretto nel latte di sua madre, forse perché parte di un rito pagano cananeo. Da quanto ne so il sangue e il latte sono due elementi che non si mescolano insieme, non  vanno d'accordo e non si uniscono per cucinarci o altro. Ma in quei luoghi verso i quali viaggiava non vi era legge, se non quella della sopravvivenza ed era morto ogni principio morale che distinguesse, nel creato,  gli uomini quali esseri fatti a somiglianza di Dio dalle altre creature. La nave il treno lo portarono in quelle valli tanto lontane dalle sue e dalle capre e dal loro latte dal latte che avrebbe nutrito i suoi bambini. Quando uccideva una delle sue capre raccoglieva il sangue in una pentola per poi essere cucinato nello stomaco dell'animale condito con un'erba aromatica su pureu,  il panecarasau e sas gherdas. E un'usanza quasi scomparsa.

Ma nei monti di Trento il sangue e il latte si mescolavano nella terra e tante volte era mescolato agli escrementi in un rito crudele nel quale la misericordia aveva perso significato  e cessato di esistere. Quel sangue  faceva paura .

A Caporetto quando gli austriaci ruppero il fronte e  si avviarono verso Milano i fanti  della Brigata Sassari e, permettetemi,  anche  gli Alpini non fuggirono, si ritirarono armati e non si fecero massacrare dalle mazze chiodate  degli inseguitori. A caro prezzo dimostrarono che non siamo un popolo di vigliacchi e di commedianti.

Sono la  fermo davanti al monumento per leggere i nomi scritti sul travertino e scorgo cognomi uguali sicuramente di fratelli morti in date diverse. E' veramente un destino crudele permettere che la paura per la propria morte imminente  sia preceduta dal dolore per la perdita  del fratello. Vorrei dire loro che non sono stati dimenticati e che questo è un  paese tanto migliore da quello in cui hanno vissuto loro e, anche, che loro stessi hanno contribuito ad edificare.

Forse dovrei trovarmi la nel mese di novembre con la bandiera tricolore e partecipare alla cerimonia in cui viene ricordata la fine della guerra, e magari cantare a tenore la canzone: " sezis bois chi azzes mantesu su trinzeramentu", con quel ritmo tribale che ci fa sentire uniti e coraggiosi.

Non so cosa farò a novembre,  ma ogni volta che passo, penso che siano la seduti sulla gradinata e che mi guardino, dedico una preghiera a quei ragazzi che sono morti tanto giovani. Vorrei farlo anche per quelli della seconda guerra che sono stati dimenticati o si trovano nascosti in qualche angolo del cimitero comunale.

Anche loro non sono arrivati a cinquant'anni.

 
 
 

Il maestro interiore

Post n°29 pubblicato il 01 Luglio 2013 da zancarlo2010


Come posso lasciare morire un amore e sopratutto un'amicizia, quali sono i motivi di fondo che mi mantengono inattivo senza che faccia niente, lasciando che il tempo passi e la distanza aumenti?

Altre volte ho lasciato che il tempo passasse l'inazione e l' agire per inerzia e forse anche l'inettitudine agissero da veleno uccidendo l'amicizia, da piccola, quando ancora si chiamava amore.

L'inconscio con i sogni arriva in aiuto e spesso ci avvisano mostrandoci quanto da svegli non riusciamo a vedere o non vogliamo comprendere. Oltre a mostrarci la realtà, spesso, portano con se la profezia nel momento in cui ci mostrano come le cose andranno a finire. Sognare quanto accadrà nel futuro, non è una virtù che tutti possiedono, è permesso ad alcuni di noi spesso con una costanza tale che non si può chiudere occhio senza vedere nel sogno cosa accadrà. Ad altri solo in certe circostanze particolari. Coloro che ai quali manca del tutto la profezia nel sogno sono coloro che non riescono ad accettare o a sopportare le cattive notizie e allora impediscono la predizione. Solitamente vivono la vita con scarso senso del dovere e di responsabilità.

Ho sognato che mi trovavo con la mia cagna lontano da casa e la invitavo ad avviarsi verso casa per farci ritorno, volevo che rientrasse da sola perché io dovevo andare via. Lei mi guardava e con lo sguardo mi diceva che era incapace di farlo. Mosso da compassione e dalla tenerezza che l'affetto che provo per lei suscita in me decisi che l'avrei riportata nella nostra dimora.

Nella realtà sono affezionato a questo cane, da piccolina era selvatica e pensavo che non sarei mai riuscito ad addomesticarla. Un cane che vive allo stato selvatico è pericoloso se non per gli uomini per gli altri animali. Spesso i cani senza padrone si riuniscono in branchi ed eleggono un capobranco e fanno autentiche stragi di pecore o di altri animali da cortile. Non si pensi che le uccidano subito il più delle volte vengono morsicate nelle parti più accessibili quali le mammelle lasciando che muoiano pian piano dissanguate o per le infezioni. D'estate il tutto si complica in quanto le mosche mettono le loro larve nelle ferite e per le povere bestie la possibilità di guarire è sempre più remota e continuare a vivere tanto doloroso.

Un giorno è accaduto il miracolo e colei che poté farlo gli si avvicinò a carponi invitandola a giocare insieme e lei senza indugio, come fanno i bambini e anche i cuccioli, accettò. Credo che aver visto l'uomo alla sua stessa altezza e che cammina i quattro zampe abbia rimosso in lei l'immagine del mostro bipede che cercava di avvicinarla.

Quello che ho sentito per lei era una grande tenerezza che prevaleva sul timore che io provavo quando nella crescita ha mostrato di essere un cane di taglia grossa e privo di paura e anche di quel timore reverenziale che caratterizza il rapporto del cane con il suo padrone.

Non mi riusciva di controllare la sua esuberanza e l'energia illimitata che la faceva correre tutto il giorno da ogni parte. I cani diventano adulti dopo i due anni, è allora che si calmano e diventano riflessivi, ripetono ogni giorno le stesse azioni, ma è in quel tempo che vanno educati. Un giorno pensavo di non farcela a convincerla a convivere con gli altri animali, aveva iniziato a correre dietro le pecore e per esperienza so che è il momento più pericoloso, il secondo passo sarebbe stato quello di isolare una pecora debole e ucciderla. L'istinto, in ogni momento, può prevalere su migliaia di anni di evoluzione vicino all'uomo . Non volevo tenerla,in catena per tutta la vita e così decisi di legargli al collo un grosso peso,che gli avrebbe impedito di correre e sopratutto di raggiungere una pecora incorsa. Rimase giorni e giorni con il peso legato al collo e lo trascinava finché non restava priva di forze silenziosa sdraiata a terra. Aveva assunto l'aspetto di un cane cattivo il pelo ricciolo era sporco di fieno e negli occhi spiritati con con lo guardo vitreo e  la bava gli colava dalla bocca. Mia nipote guardandola mi ha detta che era un cane cattivo impossibile da addomesticare. L'ho guardata e ho sentito una stretta al cuore profonda e intensa che arrivava dalla mia anima. Anche se avevo timore che mi mordesse ho allungato la mano e l'ho appoggiata sulla sua testa e lei ha cercato le carezze e le coccole avvicinandosi a me. La liberai ed è diventata un cane bravissimo.

Come dicevo, nel sogno capii che dovevo accompagnarla a casa non potevo lasciarla da sola e così mi incamminai con lei al mio fianco finché siamo arrivati alla linea ferroviaria. In Sardegna esistono diverse ferrovie ma solo una è simile a quella della penisola le altre sono a scartamento ridotto e tempo fa mettevano in comunicazione le zone più inaccessibili dell'isola, alcune di queste sono ancora in funzione. Lawrence la utilizzò e scrisse il libro: "Viaggio in Sardegna". La ferrovia che dovevo attraversare è quella che congiunge Cagliari a Porto Torres e come tale attraversa in lungo tutta l'isola.

Era impossibile attraversarla e così infilai la bestiola dentro un tunnel che dovendo servire per lo scarico dell'acqua passava sotto la linea ferrata per arrivare dall'altra parte. Lo feci ma la cagna ritornò vicino a me perché la galleria faceva una derivazione e sboccava ai miei piedi. Decisi di oltrepassare i binari e nonostante passassero dei treni e anche un camioncino che sembrava travolgerci ma, prima di farlo, usciva fuori strada ruzzolando su se stesso. Ricevetti se non l'aiuto il consiglio degli operai che lavoravano alla manutenzione dei binari e così c ritrovammo dall'altra parte dove potevo vedere in lontananza la mia casa. La vicino pascolavano le pecore e la invitai ad andare a casa con loro ma lei mi guardò per dirmi che a casa sarebbe ritornata soltanto con me.

Compresi che senza di me era probabile che si sarebbe persa, gli era necessaria la mia guida. Accettai di riportarla a casa.

Un sogno pieno di verità profondee anche della previsione di quanto accadrà.

A presto

 
 
 

Educare

Post n°28 pubblicato il 22 Giugno 2013 da zancarlo2010

Ieri sera a seguito dell'invito di un caro amico sono andato ad assistere alla presentazione del libro di un maestro, non un professore, un vero maestro  nel senso classico del termine, che ha sposato la sua professione di insegnante di teologia con quella di insegnante di pedagogia all'università. La presentazione i commenti e la discussione mi hanno commosso, ho partecipato con interesse e mi sono proposto di continuare a farlo. All'uscita ho comprato il libro che si intitola: "educare tra il nulla ela speranza". ne ho letto alcuni pezzi quà e la e ho visto che si legge bene.

Nell'andare via non ho potuto fare a meno di ricordare gli ultimi incontri tra insegnanti della mia scuola in cui si è deciso  non solo  quali fossero i nostri alunni promossi, bocciati e rimandati ma anche  le medie. In una classe un insegnante aveva dato voti bassissimi a quasi tutti i ragazzi con la conseguenza che le belle medie sono diventate solo valori medi. Io credo che in quel caso vi fosse una marcata incapacità dell'insegnante a trasferire ai ragazzi la conoscenza. Non metto in dubbio che lui conosca la matteria, sicuramente ha un buon curricolo scolastico, ma quando passa a raccogliere i frutti  ne raccoglie ben poco.

Ho protestato vivamente e messo in evidenza come gli alunni che mostravano tanti otto e nessun'altra insufficienza non potevano andare male solo in quella materia e venivano bollati con la dicitura: "ammessi a maggioranza". Mi rimprovero e ci penso ogni giorno, di non avergli detto chiaramente non era capace ad insegnare e che la colpa non era dei ragazzi ma per buona parte la sua. Non l'ho fatto, in questi incontri, è costume farsi gli affari propri e andare avanti. Ma rimane il dubbio che il mio compito di educatore sia quello di affermare la verità e di insegnarla ed è questo che si diceva alla conferenza mentre forse pe rlieto vivere la verità è stata messa da parte. Che Manzoni con la figura di don Abbondio situato all'inizio del libro in maniera tale che chiunque avesse preso il libro anche solo preso dall'intenzione di leggerlo non potesse fare a meno di tenere sempre presente quest' atteggiamento dell'uomo e abbia voluto metterci in guardia dal ripeterlo?

Stessi avvenimenti in un'altra classe di pochi alunni dove alcuni insegnati avevano raccolto solamente alcune sufficienze di alunni tanto bravi che, a parere mio, è necessario mettersi d'impegno per demotivarli e farli andare male.

Anche se la discussione è stata accesa e con toni alti, mi rimprovero  di non aver detto chiaramente che i miei colleghi non avevano lavorato. Che cosa è un lavoro che non produce frutti?

Credo che spesso manchi l'amore per i ragazzi, quando si ama non si tiene conto delle piccole offese che spesso gli alunni causano. Si cercano risultati anche se questi sono minimi sapendo che da questi si può iniziare a costruire l'edificio uomo del quale l'educatore deve curare la direzione dei lavori. Il mio moto è di non lasciarmi coinvolgere e andare avanti. Quest'anno quando entravo in alcune classi mi si stringeva il cuore perchè sentivo di amarli. Ho il dubbio che qualche collega abbia sentito una simile sensazione ma soffra di manie di persecuzione. La sua personalità non è quella di un educatore che cerca di rompere il muro del rifiuto, che tanto spesso i ragazzi oppongono, usando come martello la propria personalità completa e ben strutturata.

Forse il mio collega cercava nei suoi alunni il riconoscimento della sua grandezza e che ossequiassero le sua persone. Hanno fatto bene i ragazzi a non farlo a ribellarsi a simili pretese non studiando la sua materia, credetemi sanno bene che, se un educatore è mediocre, è tale anche l'uomo

Ho starnazzato ma non sono stato diretto preciso e neanche cattivo nel dire che erano loro, i miei colleghi,  le persone inadeguate. Per prendere un tre non è necessario andare a scuola, sono certo che sarebbe servito per il prossimo anno. Ricordo le parole di Papa Francesco, che mi piace tanto, quando a detto che il cristiano non deve aspirare alla vita tranquilla dove tutte le cose vanno bene. Credo si riferisse al lieto vivere di don Abbondio.

Sapere che vi è la verità e nontante verità è il nord dell'educatore il punto di riferimento che lo guida in un'epoca dove le verità sono tante e tutte sembrano avere fondamento. Il maestro pedagodo, nella conferenza, diceva che il principio e la fine del compito di educatore era quellodi amare

Ieri dopo quella conferenza ho compreso che il mio nord la mia bussola era nel vangelo, che nella sua lettura, anche in senso laico e non solo in quella religiosa mi diceva che dovevo tutelare i miei alunni dicendo, davanti a tutti, quanto pensavo. Io quale cristiano non posso agire senza avere come stella polare  Gesù Cristo e la sua figura di educatore anche se è presente il rischio di farmi qualche nemico. Lungi da ogni bigottismoio io che posso dire di aver vissuto la vita intensamente ed essere sceso in profondità nell'animo umano mio e altrui.

Il teologo pedagogo mi ha fatto comprendere quale fosse la verità dalla quale partire e percorrere un camino verso un arrivo e non un camminare privo di senso per inseguire il vento.

A presto

 
 
 

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