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VENERABILIS BARBA - 14
Post n°1966 pubblicato il 20 Agosto 2015 da anonimo.sabino
Trani 22/XII/58 Caro Fabio, è da circa un anno che non ci facciamo vivi… Fa molto male vedersi diversi dagli altri. Sai, ho scoperto che mi attacco molto facilmente ai luoghi, per cui ti chiedo il favore di parlarmi di questi nostri, di costà: se la rotonda non abbia subito qualche modificazione… se la nebbia sia ancora la stessa o vi conceda più frequentemente quelle frizzanti e limpide mattine che permettevano di vedere lontano…Vivi di più. Non ti auguro molta felicità, ti verrebbe a noia… Scrivimi presto e porgi i miei auguri a chi mi ricorda ancora.
M’impensierì la strana nostalgia natalizia di Vittorio, non che mi sorprendesse il suo pessimismo. Ma la mia decisione era matura.
No, non era più soltanto la nostalgia opposta a quella di Vittorio, la nostalgia della libertà: ad onta di un preteso “consenso universale” millenario e di un esercito d’illustri teologi, non avevo più un briciolo di fede. Credo che prima della fine dell’inverno fossi giunto alla conclusione che la mia esperienza religiosa era finita. Mi trattenevano il pensiero di deludere le speranze riposte in me e la paura che mi era stata inculcata: paura di tradire una vocazione…dei castighi tremendi che mi prospettavano i miei educatori… dell’inferno, sì, con le sue pene eterne.
Mi sostenne la mia indomabile ragione critica: il deludere le speranze altrui non era un tradimento, ma stava nei patti. “Ricordati”, mi dicevo, “che si sono prese in cambio tutta la tua adolescenza e la tua prima giovinezza”. Quanto alla paura di Dio e dell’inferno, sì, ero portato come tutti a pensare che all’inferno fosse meglio crederci che andarci; eppure non riuscivo a crederci.
Camino 17-II-’59 Cara mamma, dopo un inverno che veramente è stato abbastanza mite, qui c’è un tempo di primavera. In quei tre o quattro giorni di freddo ha fatto tutto di colpo tanta neve che il sole non riesce ancora a scioglierla tutta; ma l’aria è tiepida …
Non le dicevo tutto. Né avrei potuto spiegare in una lettera un travaglio che, ruminato per anni, giungeva in quei giorni ad una non inattesa conclusione. Era il Padre Temofonte, messo evidentemente al corrente, a scrivermi lettere accorate: …Lo dirò a tua madre…
Io mi limitavo a prepararla all’idea chiedendole scherzosamente se sarebbe stata felice di riavermi con sé, pur sapendo bene che si trattava di una domanda retorica...
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