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MADONNA DELLA STRADA - 2
Si era diradava la corrispondenza con Gino, che vedevo appagato dalla laurea e dalla raggiunta felicità coniugale nella sua casa ad Hamden. Proseguiva la corrispondenza con Boston, di dove la più istruita dei cugini di mia madre mi raccontava le vicende familiari dei Savini, parenti di nonna Annarella. La Maria Americana chiudeva spesso con un grazie che mi hai scritto.
Anche per giustificare la mia presenza alle funzioni, non cessavo dal prestarmi come maestro della schola. Uno degli ultimi impegni fu una messa in greco ortosso, con i ghirigori bizantini delle sue melodie, ricostruita dai pentagrammi che un Padre missionario ritornato dal Medio Oriente aveva riportato con sé.
Per una delle accademie che si tenevano in onore della Madonna degli Orfani e di S. Girolamo avevo accettato di partecipare a una specie di concorso, versione religiosa del festival profano, con una composizione che mi sgorgò da un’anima raggelata: Madonna della strada, la canzone con cui vinsi la gara (scelsi come premio una stupenda edizione spagnola del Don Quijote di Cervantes), fu presa dai Padri per una canzone religiosa, benché più classificabile come musica leggera che come musica sacra. Era un dialogo con la bianca statua, immutabilmente giovane e bella, che balzava davanti al passante dalla facciata della chiesa di Camino, immota nel generale e perenne fluire della vita per la strada sottostante. La Madonna: il simulacro femminile che potevamo concupire spiritualmente; la madre amorevole, antidoto del dio tiranno creato nell’età più scura della storia umana.
Monteflavio 28.5.1959 Carissimo mio Biotto… I lavori della chiesa per adesso l’hanno soltanto buttata giù. Da incominciare i lavori per rifarla… Don Giuseppe dice subito, anzi dice che ci deve rinascere il Bambino… un natale senza meno, ma quale anno chissà… Adesso stanno passando con le tubature dell’acqua per tutto il paese. Anche io ho messo il tubo dentro casa e anche nella cantina ci ho fatto una vasca per lavare i panni. Adesso quando possiamo famo il deposito al Comune e ci mandano l’acqua, questo si può fare quando si può… Così anche i gabinetti, che anche quello spero farvi trovare fatto per quando tornate…
Il “miracolo economico” stimolato dal Piano Marshall dell’immediato dopoguerra e da una progressiva politica di indebitamento che ipotecava l’avvenire delle future generazioni, era giunto a lambire anche il mio paese.
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