Creato da anonimo.sabino il 06/09/2006

L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

 

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ONNE - 11

Post n°2008 pubblicato il 19 Ottobre 2015 da anonimo.sabino
 

 

 

 

Era bello il Calvario percorso nella notte da una lenta scia luminosa; con il coro straziante che accompagnava la processione:

 

Non date più pene

 

al caro mio bene,

 

non più tormentate

 

l’amato Gesù…

 

Un coro di voci femminili; pianto di sole donne. Perché? Erano le schiave di Dio, represse dalla religione e dal suo maschilismo. E faceva sorridere il loro tentativo di addomesticare una parola difficile della seconda strofa:

 

Lenite, lenite,

 

lenite quest’alma,

 

lenite quest’alma

 

che causa ne fu.

 

Ma cantavano “Venite, venite…”

 

Salire, salire con fatica; e in cima al colle trovare una croce; con la croce una sentenza di colpevolezza. Neanche il messaggio cristiano mancava d’ironia. E nemmeno il suo Dio: una pioggia improvvisa fece sciogliere la processione. E tutti a gambe, mentre il Padreterno, ridendosela dietro i vetri celesti, pisciava sulla cretineria umana.

 

Alla micragna infinita di quell’anno doveva aggiungersi, all’inizio della primavera, anche la crisi comunale. I socialisti accusarono il sindaco di una gestione centralistica, oltre tutto inattiva e poco chiara in alcune faccende. Era il riflesso locale dell’onda lunga craxiana: i socialisti erano quattro gatti a Monteflavio come in Italia; ma per essersi posti nella via di mezzo, erano “determinanti”: nessuno poteva governare senza di loro. Sicché aveva più sindaci il piccolo PSI di Craxi, in Italia, che le grandi formazioni democristiana e comunista; per non parlare delle poltrone in tutti i centri di potere, con la previsione di una conseguente costante crescita elettorale.

 

A Monteflavio finì col diventare una guerra a Checco; ma capivo che c’era dietro la mira politica. Perciò facemmo quadrato attorno al sindaco. A un certo punto, infatti, si dichiararono disposti a desistere dalla uscita dalla maggioranza, se io avessi preso il posto di Checco nella carica di sindaco. E il funzionario della nostra Federazione fu subito d’accordo.

 

Un bel riconoscimento per me, peraltro sorpreso che il Partito abbandonasse così facilmente un suo militante; incurante anche del fatto che i comunisti di Monteflavio si sarebbero divisi in “quelli di Checco” e “quelli di Fabio”… Dichiarai che avrei fatto il sindaco solo quando fossi stato eletto e con l’appoggio di tutto il partito.

 

 
 
 
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