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L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

 

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IL VENTO DEGLI ANNI SESSANTA - 14

Post n°2026 pubblicato il 12 Novembre 2015 da anonimo.sabino
 

 

 

 

Per un attivista politico e sindacale il Ministero era un terreno quasi vergine; per cui lasciai ad Antonio la routine della sezione di Monteflavio; di dove feci anche traslocare doverosamente altrove la Camera del Lavoro. E il paese cominciò a parlare di una mia defezione, benché trovassi ancora tempo e modo di essere presente e combattivo, a mie spese, come consigliere comunale.

 

Nel 1967 si sposarono in paese Francesco e Lisandrina. Mia madre si piegò ad accettare il loro invito, unicamente per non offendere le loro famiglie; specialmente Flora, madre di Francesco, che era la fruttarola sotto casa e di cui la mamma era amica, prima che cliente. Ma la vidi tutt’altro che rallegrata o pacificata da quell’invito.

 

Di ritorno da una seduta del Consiglio Comunale, rimasto solo come sempre con Adelmo, il compagno di lotta e di sbornie mi fece, proprio lui, quasi a bruciapelo, una domanda che sentivo spesso, laggiù con fastidio, da vari colleghi:

 

“Chi te lo fa fare, a questo punto, a batterti ancora?”

 

“Pensi che io non sia un lavoratore come te?”

 

“Sarai anche uno che lavora sodo, ma non sei più un proletario: non hai un vero padrone, sei un avvocato… Voglio dire che non fai parte della classe operaia o lavoratrice, chiamala come vuoi, ma proletaria; quella che per Marx (correggimi se sbaglio) dalla esasperazione sarà portata alla rivoluzione”.

 

“Di quella classe non fa parte nessuno”, rispondevo. E cercai di spiegargli come Marx avesse trascurato sia la necessità di dare un po’ di fiato a chi era chiamato alla rivoluzione, sia la possibilità che lo facesse il capitalismo, concedendo alle classi subalterne quel tanto di benessere che le integrasse nel sistema.

 

“Appunto: tu ti sei allontanato troppo. Hai fatto bene, intendiamoci, a occuparti della tua personale emancipazione; e io ammiro sia la tua riuscita che la tua fedeltà alla causa dei poveri cristi. Ma tu non sei un povero cristo, anche se adesso guadagni poco (lo so)… Perché, dunque?” E intercalava di frequente il suo: “Mi capisci?”

 

Lo capivo. Lo stesso Partito si comportava come se condividesse il timore dei preti che emancipare il figlio del proletario dall’ignoranza significasse perderlo. Trovavo le osservazioni di Adelmo consone all’atteggiamento del Partito. Cosa rispondere?

 

Marxianamente non sarei dovuto stare da nessuna parte: ero un intruso sia tra la borghesia ministeriale che nella lotta di classe, se non fosse stato per il sentimento che ti lega agli oppressi dai quali sei nato. Motivazione sentimentale. Come quella di Antonietta.

 

 

 

 
 
 
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