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SVEGLIARSI POETA - 2
“Se tutti i comunisti fossero come lei, diventerei comunista anch’io”. Era una espressione usuale da parte di colleghi e collaboratori disimpegnati. Mentre non ricordo di avere mai sentito un apprezzamento da parte di compagni.
Anzi una certa ostilità pregiudiziale mi era espressa, nel Ministero, da certi gruppettari per i quali, essendo un direttivo, mi ero “allontanato troppo”, come avrebbe detto Adelmo; e si annidava d’altro canto in qualche moderato per la mia apertura ai cinesi. Quella però che mi sorprese (e la capii col senno di poi) fu la diffidenza degli stipendiati della Federstatali, a fronte del corteggiamento da parte dei compagni della CGIL-Scuola.
I sindacati nazionali sorti nei vari settori per iniziativa e con il sacrificio di militanti che subivano le conseguenti discriminazioni, aderendo alla Confederazione, erano inseriti nella Federazione degli Statali di Via Boncompagni, dove mi recavo regolarmente per assumere indicazioni e direttive e per discutere con i compagni degli altri settori le questioni comuni. Ma quali questioni comuni potevamo avere con i vigili del fuoco e con gli uffici delle imposte o della difesa, oltre le rivendicazioni salariali?
Partecipavo più volentieri agli incontri con la CGIL-Scuola.
Vedendomi lavorare a un collegamento organico con il sindacato della scuola e mostrare interessamento alle sue tematiche, qualcuno della Federstatali già mi cercava un sostituto nel coordinamento della segreteria, mentre accusava i sindacati nazionali di settorialismo e quindi di tendenze corporative. Al nostro vanto di conquiste tutt’altro che corporative, come l’assemblea, la scuola materna e la sede sindacale all’interno del ministero, rispondeva accusandoci di “fughe in avanti” e dicendoci malati di “assemblearismo studentesco”.
Perseverai, come chi sa di stare nella ragione: in un convegno seminariale organizzato presso il Centro Scuola di Ariccia ponemmo le basi, con noi Misiti della CGIL-Scuola, di un rapporto organico tra il sindacato della Scuola e il nostro, dell’Amministrazione Scolastica, che avrebbe proficuamente consentito all’uno di aggiustare la mira ai progetti di riforma elaborati dall’altro. Un movimento analogo era in atto in tutti i servizi. E sembrava scontata l’importanza che l’organizzazione dei ministeriali si muovesse in sintonia con quella del servizio che amministrava: noi con il personale scolastico, come la sanità con medici e paramedici.
E cozzammo di brutto contro la burocrazia sindacale (chiamiamola così), per la quale quell’apertura era una chiusura “corporativa”. |
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