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A parte la folle decisione di iscrivermi all’Università, furono di nuovo le circostanze, più che l’impegno preso con nonno Angelo, a decidere l’indirizzo. Non che mi dispiacesse la facoltà di giurisprudenza; non ero un uomo di scienza; di letteratura e di filosofia, del resto, ritenevo, forse per presunzione, di averne avuto abbastanza (mi ripromettevo comunque di leggere i filosofi censurati nello studentato); e non mi dispiaceva l’idea di potere approfondire i fondamenti del diritto e la sua logica.
“Me lo voglio ricordare, quando diventerai avvocato!” mi disse sor Gigi con aria di sfida.
“Sicuramente prima dei figli tuoi”. Che erano bravi, debbo dire; ma non avevano più l’età.
In tutte le università imperversava, in quegli anni, il bullismo goliardico delle squadracce neofasciste. Alla Sapienza più che altrove.
“Ti accompagno io, non temere i fascisti”, disse Franco. Era sempre scontento come da piccolo, ma generoso; era più bravo di me a carte e a pallone ed era cresciuto più di me; cresciuto poi in un ambiente come Tata Giovanni, non era tipo da farsi saltare la mosca al naso.
Il giorno stesso dell’iscrizione, accompagnato da mio fratello, feci la conoscenza di un branco di teppistelli che si dispose in cerchio attorno a noi, esigendo il pagamento del pedaggio. A chi non ha nulla non deve mancare il coraggio:
“Non abbiamo soldi”.
“Allora tirate fuori le sigarette”, disse quello che sembrava il capobanda, un soldo di cacio.
“Non fumiamo”.
Mi salvò il fatto che non fossi solo. Non si salvò la ragazza che passava in quel momento distraendo su di sé la loro attenzione. Non essendo in grado di difenderla contro il branco, ne approfittammo per allontanarci, non senza vedere i suoi sandali finire dentro la fontana.
Tanti, dopo simili incontri, specialmente le donne, che erano le più vessate, rinunciavano all’istruzione universitaria. Un ragazzo che approfittò a sua volta della nostra compagnia per evitare il branco ci disse che il soldo di cacio era Stefano Delle Ghiaie detto Caccola. Diventava famoso così, negli ambienti del neofascismo studentesco, prima che nelle inchieste sul terrorismo, difendendo il diritto della Sapienza a non essere deturpata da burini, destinati alla terra, e da donne, destinate ai fornelli. |
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