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luglio-settembre 2007
numero 3 - marzo
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« Editoriale - luglio 2007 |
Ezio Casati Assessore alle Politiche sociali, Formazione professionale e Attività economiche della Provincia di Milano
1. Che tipo di interazione esiste tra i Ministeri del Welfare e della Sanità e la Provincia di Milano?
Con l’attuale governo ci sono molti contatti con entrambi i ministeri citati ma anche con altri, penso a quello della Famiglia e a quello dell’Interno per la questione dei cittadini immigrati. Oggi, per altro, esiste uno strumento, fortemente voluto dalla Provincia, che si chiama Tavolo Milano ed al quale siedono il Comune, la Regione, il governo e naturalmente la Provincia di Milano. È un’occasione di confronto permanente, a 360 gradi, tra governo e la realtà di Milano allo scopo di evidenziare i punti di contatto e le eventuali progettualità da mettere in campo per rispondere ai problemi del nord ed in particolare della capitale economica del paese.
2. Quali sono le interazioni ed i progetti di maggior rilievo condivisi tra la Provincia di Milano e la Regione Lombardia?
Per la verità non sono molti, abbiamo preso contatto e si sta cercando di individuare delle piste di lavoro con l’Assessorato alla Sanità: siamo infatti molto interessati ai temi dell’integrazione socio sanitaria con particolare riguardo alla domiciliarità degli anziani e alla salute mentale.
3. Salute mentale: ASL, Provincia, Regione quali le specifiche responsabilità ed i programmi condivisi?
Sui temi della salute mentale si sta cercando di creare interessanti sinergie tra le tre istituzioni citate. La Provincia di Milano sta ritagliandosi un ruolo di stimolo rispetto al lavoro degli organismi di salute mentale. Sono stati poi realizzati diversi progetti afferenti le aree della salute mentale in collaborazione con il terzo settore.
4. Ritenete che una maggiore autonomia locale (amministrativa e finanziaria) possa permettevi di operare in modo più proficuo e più rispondente alle esigenze del territorio locale?
Indubbiamente il federalismo fiscale potrebbe rappresentare una risposta alle esigenze di chi sostiene che le risorse debbano rimanere là dove si producono. Oggi però il vero problema è quello di metter in atto politiche capaci di integrare le risorse e i servizi che già esistono. Il federalismo fiscale al quale penso deve ispirarsi al principio della sussidiarietà, ovvero non dimenticare di sostenere i territori e le aree del paese più svantaggiate e meno competitive.
5. Quali ritiene siano le aree di maggiore criticità e quali sono le politiche che la Provincia intende implementare, sia nell’immediato che a lungo temine?
Oggi indubbiamente le aree di maggiore criticità sono da rinvenirsi nel campo della salute e assistenza degli anziani e rispetto ai bisogni molto diversificati della famiglia. Più che mai l’invecchiamento della popolazione ha prodotto bisogni nuovi a cui oggi spesso è il solo mercato ad offrire riposte più o meno adeguate, i servizi pubblici fanno fatica a colmare vuoti assistenziali solo spesso con la risposta del buono sociale che di per sé rappresenta solo una goccia nel mare delle difficoltà. D’altra parte il tema centrale su cui fare grossi investimenti è quello delle famiglie. Tutti si riempiono la bocca parlando di politiche per la famiglia ma poi spesso i risultati sono assolutamente scarsi. Su questo tema la Provincia di Milano ha dato un segnale forte e concreto: ha stanziato oltre 17 milioni di euro per realizzare, nei prossimi tre anni, nuovi asili nido in 87 comuni del milanese e della Brianza. Saranno così disponibili per le famiglie 3600 posti nido per i loro bambini. Un progetto, questo, di ampio respiro che sostiene le nostre famiglie in maniera fattiva. Per quanto riguarda il prossimo futuro la Provincia di Milano, ed in particolare l’Assessorato alle Politiche sociali e familiari, ha in mente di investire molte energie e risorse sui temi della disabilità e degli anziani. Faccio due anticipazioni importanti: da una parte si sta ragionando di poter offrire un servizio trasporti per anziani e disabili adeguato ai bisogni di mobilità e legato soprattutto a ragioni di tipo sanitario, dall’altra parte vorremmo lanciare una vera e propria campagna di sostegno concreto alla famiglia, non erogando soldi per tenere a casa i bambini e non mandarli all’asilo nido, come ha fatto il Comune di Milano, ma erogando voucher per poter utilizzare al meglio i servizi territoriali alla prima infanzia.
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