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“Da discepoli del Signore rispondiamo alla precarietà con la solidarietà”

Post n°30 pubblicato il 23 Giugno 2007 da amicofragile2006
 
Foto di amicofragile2006


Messaggio del Cardinale Arcivescovo Tettamanzi


Carissimi, l’ultimo Natale che abbiamo celebrato ci ha fatto contemplare il mistero di Dio e del suo amore. Egli non è lontano da noi, ma ci è vicino, vicinissimo.
Il Figlio eterno di Dio ha voluto venire ad abitare in mezzo a noi e in noi. Per questo ha preso carne umana nel grembo di Maria e si è mostrato a noi nella piccolezza amabile di un bambino: Gesù, il salvatore.
E così il Signore condivide nella maniera più profonda la nostra condizione umana in tutti i suoi aspetti: nella straordinaria dignità di cui è segnato ogni essere umano e nelle più diverse forme di sofferenza che pesano sulle spalle e nel cuore degli uomini. Gesù è la solidarietà fatta carne, con un legame radicale e del tutto incrollabile che lo vincola a ogni uomo. Gesù è il salvatore che dona all'uomo la vita stessa di Dio e insieme si fa compagno in umanità con tutti e con ciascuno di noi. La sua solidarietà diviene così la sorgente e la forza della solidarietà che deve regnare all'interno dell'intera famiglia umana: una solidarietà chiamata a farsi risposta concreta alle tante forme di precarietà presenti nel mondo. Troppi nostri fratelli e sorelle mancano delle condizioni di vita essenziali per un'esistenza dignitosa e capace di un futuro sereno. Sono oppressi dalla precarietà economico-sociale, come la mancanza di lavoro e di casa, e ancor più dalla precarietà familiare dai tanti nomi, come le diverse forme di disagio all'interno della coppia, le fatiche e le carenze educative, l'incomprensione e il conflitto tra le generazioni, le difficoltà e l'insicurezza delle famiglie immigrate, i molteplici problemi legati alla fecondità e all'inserimento nella società, ecc.
Di fronte a queste e ad altre precarietà sociali e familiari deve risvegliarsi in tutti un forte senso di responsabilità, che conduca a realizzare forme vive di solidarietà: una solidarietà che sa vedere e provvedere alle varie necessità in modo concreto ed efficace. Ma anche se necessaria e insostituibile, la solidarietà dei singoli non basta: per risposte adeguate e qualificate, occorrono interventi da parte della comunità come tale, nel contesto di una "rete" solida che sa collegare tra loro le istituzioni, le forze sociali e il volontariato.
In particolare la comunità cristiana, quella dei discepoli del Signore, non può essere assente né limitarsi ad essere impegnata in termini minimi in questo sforzo di solidarietà di fronte alle tante forme di precarietà sociale e familiare. Per i credenti c'è una novità di grazia, che chiede di essere onorata e testimoniata: per loro la solidarietà è il frutto dei doni e delle virtù della giustizia e della carità, è il rivivere lungo la storia la stessa condivisione di Cristo alle povertà umane, è pronta obbedienza al comando nuovo del Signore, è espressione concreta dell'accoglienza: tutto questo sulla misura del cuore di Gesù.
Di qui la prima urgenza, che desidero richiamare a tutti noi discepoli del Signore: occorre ridestare e mantenere sempre vigile in noi la coscienza che il nostro farci carico affettivo e operativo delle forme di precarietà è un'esigenza imprescindibile della sequela di Cristo Gesù e dell'adesione al suo Vangelo. Solo in un simile contesto può essere compresa e rilanciata in modo più convinto e deciso in tutte le nostre comunità parrocchiali e realtà di Chiesa la prossima Giornata della Solidarietà, alimentando in modo significativo quel Fondo diocesano di solidarietà che costituisce la fonte primaria delle risorse che la Diocesi destina alle tante esigenze del mondo del lavoro e, per questi tre anni consecutivi, anche alle non poche esigenze delle famiglie in difficoltà.
La Giornata è entrata ormai da anni nella tradizione della nostra Chiesa. Quest'anno però, che si è aperto con il "Percorso pastorale diocesano" dedicato per un triennio alla famiglia, ci offre una ragione in più per vivere in un modo rinnovato e più forte la Giornata della Solidarietà. Siamo infatti chiamati a metterci in ascolto delle famiglie, in particolare di quelle maggiormente in difficoltà e, insieme, a farci loro prossimi offrendo segni concreti di nuova speranza. Diverrà così realtà viva e credibile la frase che dà il nome al Percorso pastorale "L'amore di Dio è in mezzo a noi". La Giornata della Solidarietà, celebrata l'11 febbraio sul tema "La precarietà in età adulta", costituirà il culmine di un insieme di tre giornate che hanno nella Festa della Famiglia, il 28 gennaio, il loro inizio e nella successiva Giornata per la Vita, il 4 febbraio, l'immediato sviluppo.
E' unico il dinamismo che anima e arricchisce reciprocamente questi tre momenti, che proprio da questa interiore unità potranno essere meglio apprezzati ciascuno nella propria specificità. Mentre ringrazio e incoraggio tutti coloro che nell'ambito della nostra Chiesa di Milano sono impegnati nel venire incontro alle condizioni di chi è nel bisogno, auspico che si dilati sempre più il raggio delle collaborazioni effettive alle forme di solidarietà già in atto sia nel mondo del lavoro sia in quello delle famiglie.
Tutti insieme preghiamo perché il Signore Gesù sia riconosciuto come ragione prima ed ultima, incomparabile e insuperabile di speranza per tutti coloro che soffrono e perché benedica gli sforzi di quanti si prendono cura dei fratelli e delle sorelle in qualsiasi modo bisognosi di prossimità e di aiuto concreto, ascoltando nell'intimo del cuore la parola della fede e dell'amore: "L'avete fatto a me"!
Dionigi Card. Tettamanzi
Arcivescovo di Milano
Milano, 14 gennaio 2007

 
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