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Chi l’inse?

Post n°88 pubblicato il 16 Dicembre 2009 da annaxxxxx

Domenica scorsa non so perché mi giravano in testa dei nomi strani. Boh, mi dicevo, magari sono cose che succedono nei freddi pomeriggi domenicali prenatalizi, che oltretutto passo senza nemmeno il conforto della Santa Messa e della altrettanto Santa Visita al centro Commerciale. Ma giravano e rigiravano vari nomi, anche troppo per essere il 13 dicembre… Piotr Kropotkin,... ma chicazzéra? Gaetano Bresci,… e da dove esce?  Poi m’addormento, vinta dalle conseguenze del pasto ipercalorico. Qui succede una cosa ancora più insolita, faccio un sogno assurdo. Il sogno però non me lo ricordo, so invece che c’era una colonna sonora stranissima. Una canzone, anzi no, un inno che ancora mi gira nella testa pur senza averlo mai sentito. Il suo testo ancora non m’abbandona. Lo trascrivo nella speranza di trovare una spiegazione a queste mie curiose esperienze oniriche.

Fischia il sasso, il nome squilla
del ragazzo di Portoria,
e l'intrepido Balilla
sta gigante nella storia...
Era bronzo quel mortaio
che nel fango sprofondò,
ma il ragazzo fu d'acciaio
e la madre liberò.
Fiero l'occhio, svelto il passo,
chiaro il grido del valore:
ai nemici in fronte il sasso,
agli amici, tutto il cor

Però, però… Anna, vuoi fare un discorso serio? E va bene, facciamolo. Sì, certo, tutto giusto, o quasi, o molto, o qualcosa. Certo la violenza non è una bella cosa, certo non è così che si può ottenere un qualunque effetto positivo. Ma riflettiamo un momento, per esempio sul suo successo incontrastato, sulla sua immagine di Salvatore. Molte Sue vittorie derivano in effetti proprio da un'immagine di vincente assoluto costruita sapientemente negli anni, anche e/o soprattutto attraverso mezzi quasi mai corretti. Così è stato con l'utilizzo del Milan e delle sue vittorie in abbinamento alla sua immagine di trionfatore, poi anche in politica, se politica si può chiamare curare interessi privati e personali. Ora l’immagine vittoriosa è fondamentale soprattutto nella sua perfezione, tanto da non consentire screziature o macchie. In quest'ottica la visione della faccia ferita e stravolta, al di fuori di ogni esaltazione del gesto violento, rappresenta uno smascheramento che può produrre effetti incalcolabili.

Un Dio che sanguina è umano quanto uno qualunque dei suoi servi, un Superuomo che smette nella sua Immagine Perfetta di essere Super-iore. In più una metafora forse niente affatto casuale: colpito a Milano, in faccia (quel tiramento di pelle che chiamano faccia) e con una miniatura del Duomo, simbolo della città che dovrebbe dominare. E' proprio l'inizio del tracollo, rumoroso e disastroso. La Sua Fine travolgerà tutti quei servi e quanti altri ancora fra chi ha supplicato previdenze e assistenze. Lì sì che si scatenerà la vera violenza, nelle vendette di coloro che in questi anni hanno dovuto subire l'arroganza e l'ingiustizia.

 
 
 
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