DASEIN
Sono al mondo per esistere. Finora ho solo vissuto, non mi sembra poco...
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Post n°79 pubblicato il 17 Novembre 2009 da annaxxxxx
Sei speciale, stravagante, insolito, grottesco, particolare, unico, esagerato. Sei Tu, Alejandro Jodorowsky. Cosa ha fatto nella sua vita questo giovane-per-sempre-giovane vecchietto ? Risposta semplice: tutto o quasi. Nasce in Cile da esuli ebrei russi, che già è una bella mescolanza. Cresce nel mondo magico del sudamerica di cui s’impregna e che restituirà digerito e rielaborato nei suoi film e libri. Diventa poeta, attore di strada e clown, innamorato del circo, delle sue luci. Pratica zen, per anni discepolo e assistente di una guaritrice messicana. Attua performance poetiche, teorizzando l’atto poetico come atto creativo. Poi prende e parte dal suo continente, va in Francia, dove sarà collaboratore e assistente di Maurice Chevalier, il grande chansonnier. E ancora tutto quello che si sa, ovvero regista, studioso e praticante dei tarocchi che porterà dentro i suoi film come sapienza antica, con citazioni esplicite come nel film “Il Ladro dell’Arcobaleno”, una storia intessuta sulle carte dei tarocchi. Autore con Moebius di celebrati fumetti di fantascienza in Francia. Ma soprattutto scrittore di tarocchi ed esoterismo, nella disciplina che si inventa, la Psicomagia, in cui riunisce le sue esperienze magiche e di assistente di Paquita (guaritrice messicana) le sue conoscenze di psicanalisi e le sue esperienze esoteriche. L’atto psicomagico che teorizza è una specie di salto nel vuoto nel linguaggio dell’inconscio. Concependo l’inconscio come una forma di pensiero atavica e un po’ animale/infantile, dice che per sanare le ferite antiche che tormentano la vita e spesso il corpo (le due cose sono inscindibili, ma noi lo sappiamo anche grazie a lui) bisogna parlare il linguaggio assurdo e teatrale dell’inconscio, realizzando azioni che vanno alla radice del problema in forma di magia, in atto simbolico che provvede alla richiesta interiore all’origine del disagio e della malattia. Secondo la regola del “come se” l’atto psicomagico da al bambino interiore che chiede incessantemente il pane per il suo desiderio fondamentale creando una dimensione senza tempo dove succede ciò che deve e si pareggia il conto in sospeso. Uomo di sapienza, uomo d’arte, uomo di medicina. Uomo. ... Mesi fa Alejandro partecipò a Milano a una manifestazione di non ricordo cosa, la sera prima aveva partecipato a qualco'altro in un teatro, mentre questo era un aperitivo in Centro, insieme lui e Battiato. Mi trovai in zona a quell’ora, arrivai davanti al luogo e tutto era finito, un sacco di gente però ancora dentro. Non entrai neanche, mi girai per andarmene e vidi Jodorowsky che andava via; alle mie spalle Battiato che entrava in una macchinona nera. Mi trovai in mezzo. Voglio restare lì. |
Post n°78 pubblicato il 13 Novembre 2009 da annaxxxxx
Quando si dice darsi la zappa sui piedi… avevo invocato i bacchettoni ed eccoli puntuali. "La vendita di “Liebe ist für alle da” è stata vietata ai minori in Germania. Alla base della decisione delle autorità tedesche, il testo di “Ich tu dir weh” (annunciato secondo singolo dell’album), che descrive pratiche sadomasochistiche ritenute dannose per i minori. Anche il testo di “Pussy” è stato messo all’indice perché incoraggerebbe rapporti sessuali non protetti." Essere cretini è un dono di natura, oggigiorno endemico. Essere ciechi è una disgrazia rara. Quando capitano le due cose insieme in posizioni di potere si fanno di questi danni. Un po’ come faceva la chiesa dichiarando anatema sui libri bollati come eretici, come la censura democristiana coi film di Fellini, come tutti i poteri rigidi e morbosi. Nominare qualcosa non necessariamente significa esserne portavoce, lo sa bene chi ha il dono leggero dell’umorismo. Ma per i cretini forse è proprio così. Bisogna poi essere ciechi per non vedere che l’operazione satirica nello stile “Il Re è nudo” risalta chiaramente in una canzone come “Pussy” ed è proprio il CONTRARIO dell’incoraggiamento a rapporti non protetti o a promiscuità contagiose. Se dico Berlusconi è altissimo e intelligentissimo cosa sto dicendo ? Certo se mi chiamo Sandro Bondi o Emilio Fede precisamente quella cosa, ma a chiunque sarebbe invece immediatamente chiaro che lo sto ridicolizzando e che non sono certo in amicizia col premier più deficiente degli ultimi 150 anni. Non c’è gusto in Germania ad essere intelligenti, come in Italia del resto. Mi rivolgo direttamente ai miei santi protettori e dico incredula: Till, hai sentito? Richard tu hai sentito? Paul, Christian, Oliver, Christoph voi avete sentito?
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Una studentessa universitaria fuori sede a Milano, un pò sprovveduta e confusa. Ero io, un certo numero di anni fa, piena di speranze, timori e con una vita dentro che chiedeva di essere realizzata. Non sapevo ancora come ma volevo provarci, ero lì anche per quello. Ogni tanto frequentavo un residence universitario, dove incontravo amici anch’essi fuori sede. Lì avevo conosciuto un ragazzo di Lisbona dall'aria timida e pulita. Me ne ero innamorata. Un amore allegro e primaverile. Molta passione. A volte lo raggiungevo già dal giovedì sera e stavo con lui fino alla domenica, spesso chiusi nella striminzita stanzetta di quel residence, con un letto a una piazza sola. Mi raccontava di sé, di un' isola dell’arcipelago di Capo Verde dov’era nato e cresciuto per un certo periodo, della sua famiglia numerosa, di una grande casa che guardava l’Oceano, di governanti di colore che accudivano lui e i molti fratelli. Lo ascoltavo, a mia volta raccontavo e poi immaginavo, pensavo. ”Sentivo”. Soprattutto imparavo sentimenti e sensazioni nuove, attraverso dimensioni e linguaggi che di parole hanno poco bisogno. Spesso, spesso davvero, mi faceva ascoltare una musica che non conoscevo. Sentivo parole misteriose tessute su melodie languide e malinconiche, struggenti. Era il Fado cantato dalla sua Regina, Amàlia Rodriguez, un nome che ai più non significa nulla. Certo non è Beyoncè, certo non Lady Gaga, certo non Alicia Keys. Un altro pianeta, un intero pianeta di terra e sangue che entrava nell’anima accarezzando e infiammando con la Saudade. Non la Saudade brasiliana, quella di un Paese equatoriale festaiolo e magico che si ritrova all’improvviso depresso, no. Amàlia cantava il dolore di vivere, la tristezza amara e tosta, forte e consapevole, un languore affettuoso e caldo dell’appartenere a qualcosa. Me ne ricordo alcune di quelle canzoni che oggi si direbbero nenie melense e lente, senza batteria, strumenti elettrici, senza effetti elettronici o campionatori. Tutti gli effetti erano dentro la voce di Amàlia. Era come sentire mia madre che mi chiamava a casa, era la voce della madre di tutte le madri che piangeva di gioia e di dolore, di nostalgia di abbracci. Ai mouraria, Que Deus me perdoe, Casa Portuguesa, Tudo isto è Fado. Lui le cantava appassionato, me le spiegava e traduceva, io ascoltavo una favola ad occhi chiusi, immaginavo paesaggi e l’Oceano Atlantico, vedevo scialli neri e femmine di sangue vivo come al paese dei miei nonni. Nessuno ne parla più di Amàlia, nessuno l’ascolta più. Ma provarci anche solo una volta può dare un’esperienza profonda e forte, comunicare vite ed energie che mille prodotti di fabbrica musicale non potranno mai. Chissà quel mio amore di allora dove sarà oggi, chissà se canta ancora Amàlia. “Se è pois um pecado ter amor au Fado que Deus me perdoe …” ...Sempre airosa |
Post n°76 pubblicato il 08 Novembre 2009 da annaxxxxx
E’ un mestiere estremamente difficile quello del giornalista, specie in questo periodo. Non mancano gli spunti di attualità e politica, si parla infatti continuamente della suina - che non è l’ultima escort in viaggio premio a Palazzo Grazioli, guerre qua e là, crisi economica, finalmente l’Indispensabile Ponte, la ripresa del Milan, il segretario troppo di sinistra del pidì e altre delizie ugualmente importanti ad infestare giornate altrimenti insapori. Ma un vero giornalista dovrebbe saper riconoscere la notizia VERAMENTE storica, quella che ha il potere di cambiare lo scenario internazionale anche se nessuno al momento se ne accorge. In effetti nessun quotidiano degno di questo nome (quindi Libero, La Padania e il Giornale esclusi) oggi la pone nel giusto risalto... anzi non ne parla proprio (Cristo!). Ebbene, si apre stasera il megatour mondiale dell’adorato Plotone Teutonico, a Lisbona, terra a me cara anche per la sua Stella Polare Amalia, generatore atomico di saudade portoghese. Questa E' la Notizia, das ist die ausgezeichnete Nachricht ! A quest’ora il Pavilhao Atlantico risuona della Potenza Cantante, già a quest'ora il Portogallo sta bruciando come il mio cuore nell’attesa della magica notte di Ginevra, dove arriverò a piedi da casa, avendone fatto voto. Till, ich werde bald dich erreichen. Mein Herz brennt für dich. "... Con questo cuore ho il potere di ricattare le palpebre |
Er ist zurück. Seine Stimme als der Laut des selbsten Leben. Wer wartet mit Besonnenheit der wird belohnt zur rechten Zeit RAMM - STEIN Manche führen, manche folgen Herz und Seele, Hand in Hand RAMM - STEIN Manche führen, manche folgen böse Miene, gutes Spiel RAMM - STEIN Ein Weg ein Ziel ein Motiv Rammstein Wer wartet mit Besonnenheit der wird belohnt zur rechten Zeit RAMM - STEIN |
Post n°74 pubblicato il 28 Ottobre 2009 da annaxxxxx
“Eppure il granoturco, che ha scelto di essere giallo, non si domanda niente, non ricorda...” Essere se stessi. In teoria niente di più facile, no ? Certo chi ti vede da fuori non si fa dubbi sul fatto che tu possa essere altro da ciò che si trova davanti, sei l’oggetto della sua esperienza. Ma spesso, nel segreto della notte e della solitudine, a molti, forse a tutti, viene il sospetto e si agita il tormento dell’essere diversi da se', dell’essere altro, del non essere se stessi. Eppure ciascuno è identificato inevitabilmente da un mucchio di ossa, carne, cartilagini, liquami ed escrementi, il tutto unito da una coscienza di se', da una sensazione che si chiama essere ciò che sei, di venire da qualcosa, da qualcuno e pure di andare addirittura da qualche altra parte. Però l'affanno e il desiderio, a volte inspiegabili, s’insinuano nelle nostre giornate scombinando le carte, pretendendo altro, reclamando soddisfazione, esigendo la realizzazione. Qualcosa chiede che finiscano i tanti problemi, le difficoltà di relazione ed azione si estinguano e la vita diventi il fiore profumato che tutti possano ammirare e NOI finalmente attuare con infinito compiacimento. E’ l’esperienza di tutti, forse è l’esperienza dell’essere vivi. Ci formiamo negli anni, una serie di agenzie dopo la famiglia si incarica d'insegnarci chi siamo e come dobbiamo esserlo. La nostra casa si alza assorbendo i colpi di chi ha il compito di dettarne dimensioni e forme. Ci ritroviamo adulti alla ricerca della nostra libertà e realizzazione, non avendo potuto scegliere se evitare insegnamenti o indirizzi che forse hanno manipolato la nostra faccia facendola diventare quella che portiamo in giro. Il tormento lavora anche a nostra insaputa e ormai puoi agire solo negativamente o per farlo terminare. Ed ecco che un giorno strano, ha appena finito di piovere e non fai caso a ciò che pensi, all’improvviso viene da chissà dove l’idea pazza che la fatica della libertà che ti fa tanto penare, la domanda interiore non richiesta che spinge a tante azioni e a più indesiderate conseguenze, tutto ciò che ti muove come una corrente interna alle tue stesse ossa, forse non appartiene alla sfera della tua propria realizzazione, magari è solo un conflitto indotto ed esterno alla sostanza della tua vera LIBERTA'. Si affaccia alla mente che la libertà di essere se stessi non sia una guerra per sconfiggere difficoltà esterne, ma solo la costruzione di una pace che significa cessazione di tutte le azioni e reazioni interne indesiderate, di lontana e sospetta provenienza. Il dubbio lasciato sedimentare riesce a trasformarsi in una bellissima farfalla e dice ad alta voce il motto di Nietzsche: “Werde der du bist” – “Divieni ciò che sei”. Tutto si completa in una sensazione e diventa via via certezza. Diventare ciò che si è, un’azione che non vuole sforzo ma chiede piuttosto la nostra resa totale, la “rassegnazione infinita”. In questo modo e comprendendo che non abbiamo altra scelta, qualunque cosa ciò significhi e qualunque ne sia il prezzo, in quest’unico modo vivere (FORSE!) diventa facile e morire un salto sull’altra sponda del torrente, spensierato. OOOOOppppp – la' ! |
Post n°73 pubblicato il 21 Ottobre 2009 da annaxxxxx
Parto lungo, non difficile. Eccoci adesso davanti la meravigliosa creatura, risplendente di nuova vita ma con l’energia di sempre. Till e i suoi fanno sul serio, credono in quello che fanno, hanno da dire cose importanti. Il discorso a me pare del tutto chiaro ed esplode potente in questa splendida canzone, interpretata da Till con l’energia espressiva che gli è propria, con forza sempre palpitante. Non mancano al Nostro accenti teatrali di stile brechtiano, motivo di più per essergli grati di quanto sa esprimere. Mehr è uno sputo in faccia alla paranoia degli schiavi dell’acquisto e, prima ancora, alla miseria di chi identifica la propria potenza nel possesso. Si allarga la critica, oltre le frontiere della contestazione al sistema che rimbecillisce imponendo uno stile di vita assurdo, dove il consumo è ormai SLEGATO dalla fruizione REALE di oggetti reali ma diventa esperienza allucinatoria di oggetti simbolici carichi di valori esistenziali e quasi religiosi. E’ in ballo la felicità, la realizzazione, molto ma molto di più dell’automobile o della televisione LCD che ti faranno comprare. Till qui mi pare che sorpassi anche questa fase della critica, andando a colpire la radice del problema, la Persona malata dei nostri giorni, come siamo realmente fatti, Dentro. Siamo fatti male, questa voglia “di Più”, insaziabile come nel supplizio di Tantalo è già una condanna e appartiene all’individuo. Il sistema che impone d’inseguire, perpetuare e rinnovare i desideri materiali (senza soluzione di continuità) è pur fatto di persone che si rivolgono a persone come loro, grazie proprio alla radice comune dell’essere uomini. Till ci mette davanti allo specchio e dice GUARDA, questo sei tu, se sputi in faccia a lui sputi a te stesso. TAT TVAM ASI... JA! TAT TVAM ASI. Grazie Till di dirlo ancora, grazie di dircelo in lingua Tedesca...
Ich brauche vieles und viel davon |
Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi solo l’Uganda - Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre - Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana - Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio - Qualcuno era comunista perché la Rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente… - Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo - Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio - Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro - Qualcuno era comunista perché la borghesia il proletariato la lotta di classe CAZZO! Come si fa a dimenticare uno come Giorgio Gaber, come si fa ? Colpa della moglie berlusconiana ? No, non credo che l’idiozia dell’Ombrella ci possa riuscire, non può di fronte a un lavoro e impegno durato decine d’anni, un amore dal suo pubblico che non è mai scemato. E’ certo che il piccolismo dei giorni nostri non va d’accordo con una mente e un carattere come quelli di Gaber: coraggio, serietà, rigore, impegno, cultura, e tuttavia leggerezza e allegria. Che fosse una mente acuta e un cuore generoso ce n’eravamo accorti, che fosse avanti e di uno spessore rarissimo ce ne accorgiamo anche oggi. Leggeva, studiava seriamente, si guardava attorno, approfondiva e poi risputava tutto in modo scoppiettante nei suoi spettacoli dove parlava e cantava, il teatro-canzone da lui inventato. Lo dico? Aveva anche una bella voce, maschile, profonda e melodiosa. Era divertente andarlo a sentire in teatro, si rideva molto, ci si arrabbiava, si discuteva appassionatamente dopo un suo spettacolo. Spesso capitava davanti ad un suo monologo o una canzone di dire “Sì, sì, è proprio così” oppure “capita anche a me”, quel riconoscersi di chiunque che solo i grandi sanno ottenere, o anche quel “come riesce a vedere queste cose ?” che è dei soli grandissimi.. Emozionava, suggeriva, coinvolgeva, parlava dentro, svegliava. Manteneva una curiosità che lo portava a tutto esaminare e studiare, con generosità impegno e serietà. Soprattutto aveva una mente libera da preconcetti e limitazioni, un rigore morale che non degenerava mai nel moralismo, una coerenza nella ricerca che non si fossilizzava nel conservatorismo becero. Un conservatore illuminato, un anarchico rigoroso, un intellettuale allegro e divertente, sempre emozionante. Anni fa mi capitò di leggere “Viaggio al termine della notte” di Celine, vi riconobbi molti spunti e citazioni addirittura letterali che Gaber aveva fatto in canzoni o monologhi. La cosa non sarebbe eccezionale se non per un fatto. Le citazioni sono quasi tutte comprese in spettacoli degli anni 70, anni in cui aveva scelto come pubblico e come popolo i ragazzi del movimento, quelli che poi amaramente definirà i Polli di Allevamento al momento del suo distacco da esso. Quel pubblico e quel popolo erano ciò che si chiamava la nuova sinistra o, anche, la sinistra rivoluzionaria, che si voleva distinguere da quella parlamentare e riformista. Aveva abbracciato quella gente, quell’entusiasmo e quel progetto di cambiamento (anche violento, come no) della società e della cultura (vero Barbareschi? Vero La Russa?). A questo suo giovane popolo, lui leggeva uno degli scrittori che proprio la sinistra aveva messo all’indice, tra gli scrittori proibiti e reietti per sospetto nazismo. Lui leggeva queste cose perché le trovava belle, interessanti, intelligenti al di là delle etichette. In un periodo dove il mondo girava intorno alle etichette questo era il modo di essere di una mente libera da pregiudizi e alla ricerca del Vero e del Bello. La cosa buffa era che nessuno avrebbe mai letto Celine, ma lo applaudiva suo malgrado senza saperlo, nelle parole di Gaber. Libero, libero come un uomo appena nato. Intelligente e curioso, irriverente. Anarchico nel senso migliore. Non riconosceva autorità a nulla che fosse fuori dalla sua comprensione o dalla sua libera scelta. Metteva in ridicolo la politica, la farsa delle elezioni, la meschinità morale e materiale con un disprezzo genuino, mai arrogante o superficiale. Rispetto, riverenza, ammirazione, questo si rivorrebbe oggi per Giorgio e questo non c’è nel triste tempo che ci è dato di vivere, dove spesso gli incapaci hanno posto e successo. Ma sappiamo che non sarà per sempre, vero Giorgio ? Vorrei essere libera, libera come Gaber. |
Post n°71 pubblicato il 14 Ottobre 2009 da annaxxxxx
Grande Anarchico Brillante E Rigoroso Qual è lo scopo della vita ? Da dove veniamo e, soprattutto, quanto ci costa ? C’è acqua sui satelliti di Saturno ? Non sono sicura di poter dare una risposta ancorché minimamente valida a queste domande. Più modestamente so dare risposte a corto raggio, a problemi di portata “umana”. Qui, in questo spazio di scrittura, riflessione e racconto, mi piace parlare delle persone e delle figure per me importanti, che rimangono riferimenti di tipo culturale, umano, musicale, ecc. Resta fermo e non modificabile l’orientamento decisamente Rammsteiniano e, nello specifico, Lindemanniano di questo Blog. Egli il Faro e io il nunzio che porta la buona novella. Sì, ho visto la luce e lo annuncio al mondo (tanto la bolletta mica la pago io poi, no ?). E di nuovo Till verrà nella Gloria in Tournée ad infiammare i vivi e i morti e la Sua musica non avrà fine. Ma oggi voglio dedicare un ricordo degno di questo nome ad uno dei più grandi di quei riferimenti fissi che ho raccolto nella mia esperienza su questo pianeta divertente e crudele. Una persona che ricorre qualche volta, (in subordine sia chiaro rispetto a quella di TIll) nelle citazioni da canzoni o monologhi dello Splendido Gaber. Ora va di moda dire quanterabbravo, ma una volta mica troppo. Ora gli intitolano la Sala riunioni della regione Lombardia. Oggi può rimpiangerlo anche un Barbareschi, anche un La Russa. Una volta no, una volta Gaber era nostro e basta... Un uomo coraggioso che ha percorso itinerari di liberazione culturale, sondando, leggendo, sperimentando, scavando nelle nostre miserie e cercando nelle nostre possibilità, senza nulla escludere a priori, senza nulla accettare per buono. Questo suo grido di rabbia amara per il tradimento di una generazione verso i suoi ideali, (che lui aveva fatto suoi) è più che mai attuale. E’ il manifesto di chi prosegue il suo cammino in solitudine, senza deflettere a nessuna ricerca, ma senza appartenere ad altro che a questo. Questo grido lo sento intensamente mio, questa rabbia e forza sono anche il mio manifesto. "Sono diverso e certamente solo, |
Post n°70 pubblicato il 08 Ottobre 2009 da annaxxxxx
“E’ un uomo rabbioso, che odia da solo ma ormai non fa niente di male, abbaia alla luna, non morde nessuno, persino il delirio diventa una cosa normale. Ho bisogno di un delirio che sia ancora più forte ma abbia un senso di vita e non di morte.” Giorgio Gaber – Il Delirio “Queste cose qua a me mi caricano, agli italiani gli caricano. Viva l’Italia ! Viva Berlusconi!” E via così. Il rispetto uno se lo deve guadagnare, specie oggi che non c’è più rispetto per niente. E sia, niente rispetto per la magistratura, per la logica, niente per la salute mentale propria e di tutti, niente per lo Stato. Nessun rispetto per il presidente della repubblica, cosa che a me non interessa ma a una carica istituzionale dovrebbe essere indispensabile. Nessun rispetto delle regole, le leggi, nemmeno per il buongusto e la correttezza. E sia, siamo abituati ormai a tutto. Gliela passo, sia pure, ha piegato ogni volontà e libertà, siamo tutti suoi sudditi, anche se non ancora servi sciocchi come i moltissimi che si sono affrettati a ricoprire questo ruolo. Senza contare poi il delirio di chi riesce a parlare di sé in terza persona come del Salvatore. E sia. Forse il dio maligno che governa il pianeta ha voluto mettere alla prova la specie umana, magari per farla migliorare con prove terribili. E allora accettiamo questa prova, chissà che il mondo non rinasca più bello e luminoso che pria. Ma la lingua italiana no, per favore, quella no. Vuoi umiliarci, vuoi sodomizzare la nostra libertà, vuoi infierire su tutto ciò che è sano e normale, vuoi rendere l’ingiusto legge e lo squilibrio normalità, e ormai l’hai già fatto, sia pure. Ma cazzo, almeno fallo in italiano ! Il disprezzo per i servi curvi che devono ogni volta rincorrerlo a giustificare l’ennesima pazzia è ormai diventato vomito senza più limite. Non esiste punizione sufficiente per esseri (non uomini né persone, esseri indefiniti) che sanno di tradire loro stessi e il genere umano, ma per loro fortuna lo fanno con piacere o anche per il gusto del male in sé. Allora non esiste nessuna possibilità di salvezza per loro, nessuna redenzione, essi sono fuori da ogni possibile perdono e avranno quello che spetta a chi consapevolmente fa il male di tutti per un ridicolo compenso. Per loro non esiste altro che il castigo definitivo. E’ in arrivo il castigatore: vai Till, colpisci. DISTRUGGI ! ..Zerreissen zerschmeissen zerdrücken zerpflücken zerhauen und klauen nicht fragen zerschlagen zerfetzen verletzen zerbrennen dann rennen zersägen zerlegen zerbrechen sich rächen... JA JA JA JA!!
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Inviato da: cassetta2
il 21/07/2020 alle 11:33
Inviato da: latynloko
il 28/06/2015 alle 00:00
Inviato da: cmwlupus
il 17/02/2013 alle 19:47
Inviato da: Rosecestlavie
il 01/02/2013 alle 17:44
Inviato da: andrew_mehrtens
il 14/12/2012 alle 13:53