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BELLOTTO BERNARDO

Post n°560 pubblicato il 10 Settembre 2010 da Antonio_Vicentini
 
Tag: PITTORI

Bellotto Bernardo (1720-1780) Rococo Pittore Italiano. Figlio di Lorenzo Bellotto e Fiorenza Canal, sorella del Canaletto, Bellotto nacque a Venezia il 1721 e morì a Varsavia il 1780. Dal 1738 al 1743 è iscritto alla Fraglia dei pittori veneziani. Iniziò con "Il disegno del Campo dei SS. Giovanni e Paolo a Venezia", che ora si trova a Darmstadt, poi, la sua vita è stata un continuo trasferimento dipingendo, in ogni luogo, paesaggi con intenti di lucida descrittività.

Nel 1744 si trasferisce in Lombardia per il Conte Antonio Simonetta e nel 1747 si trasferisce con la moglie e il figlio Lorenzo a Dresda, in Germania, da Federico Augusto II di Sassonia, dal quale nel 1748 fu nominato pittore di corte eseguendo "Quattordici vedute di Dresda" e "Undici vedute di Pirna", il suo più grande capolavoro. 

 I suoi lavori corrispondono a vedute delle città dove si è stabilito: dal 1759 a Vienna esegue sette grandi vedute della città e dintorni e nel 1761 a Monaco le "Vedute di Monaco".

Nel 1764 torna a Dresda e nel 1764 diventa professore di prospettiva all'Accademia. Nel 1767 lascia Dresda con direzione San Pietroburgo, ma a Varsavia Stanislao Augusto Poniatowsky lo trattiene nominandolo pittore di corte nel 1768, esegue "Ventiquattro vedute" della città, e muore a Varsavia.

 
 
 

GIOVANNI BELLINI

Post n°559 pubblicato il 09 Settembre 2010 da Antonio_Vicentini
 
Tag: PITTORI

Bellini Giovanni (1426-1516) Rinascimento Pittore italiano

Nacque, probabilmente, a Venezia  intorno al 1430 (non esistono documenti che ne provino  la data di nascita e il luogo).

È uno dei quattro figli di Jacopo Bellini, il più importante pittore veneziano della sua generazione. Anche della sua vita privata si hanno poche notizie: aveva sicuramente una moglie Ginevra, che compare per la prima volta in un documento del 1485 e nel 1498 muore; poco più tardi anche l’unico figlio, Alvise, muore.

Nel 1475 conosce Antonello da Messina e subisce il suo influsso sulla pittura ad olio.

 Quattro anni dopo il fratello Gentile si reca a Costantinolpoli per lavorare per il sultano Maometto II, e Giovanni prende il suo posto per eseguire una serie di dipinti per il Palazzo Ducale (purtroppo questi dipinti andarono distrutti durante un incendio nel 1577).

Nel 1516 muore a circa ottantacinque anni e viene sepolto con solenni funerali nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo a Venezia accanto al fratello Gentile.

 Prossimo: Bellotto Bernardo

 

 
 
 

8 SETTEMBRE 1943 -

Post n°558 pubblicato il 08 Settembre 2010 da Antonio_Vicentini
 
Tag: STORIA

Per non dimenticare

Il proclama Badoglio dell'8 settembre 1943, che fece seguito a quello del generale Dwight D. Eisenhower delle 18.30, trasmesso dai microfoni di radio Algeri, fu il discorso letto alle 19.42 dai microfoni dell'EIAR da parte del Capo del Governo, maresciallo d'Italia Pietro Badoglio con il quale si annunciava l'entrata in vigore dell'armistizio di Cassibile firmato con gli anglo-americani il giorno 3 dello stesso mese.

TESTO DEL PROCLAMA

« Il governo italiano, riconosciuta l'impossibilità di continuare l'impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.

La richiesta è stata accolta.

Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.

Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza »

 Le conseguenze del proclama Badoglio

L'abbandono della Capitale da parte dei vertici militari, del Capo del Governo Pietro Badoglio, del Re Vittorio Emanuele III, e di suo figlio Umberto dapprima verso Pescara, poi verso Brindisi, e la confusione, provocata soprattutto dall'utilizzo di una forma che non faceva comprendere il reale senso delle clausole armistiziali e che fu dai più invece erroneamente interpretata per la seconda volta come la fine della guerra, generarono ulteriore confusione presso tutte le forze armate italiane in tutti i vari fronti sui quali ancora combattevano, e che, lasciate senza precisi ordini, si sbandarono.

 Oltre 600.000 soldati italiani vennero catturati dall'esercito germanico, e destinati a diversi Lager con la qualifica di I.M.I. (internati militari italiani) nelle settimane immediatamente successive. Più del 50% dei soldati abbandonarono le armi ed in abiti civili tornarono alle loro case. La ritorsione da parte degli ormai ex-alleati nazisti, i cui alti comandi, come quelli italiani avevano appreso la notizia dalle intercettazioni del messaggio radio di Eisenhower, non si fece attendere tanto che fu immediatamente attuata "l'operazione Achse" , ovvero l'occupazione militare di tutta la penisola italiana, il 9 settembre l'affondamento della Corazzata Roma alla quale nella notte precedente fu ordinato assieme a tutta la flotta della Regia Marina di far rotta verso Malta in ottemperanza alle clausole armistiziali anziché, come precedentemente stabilito, attaccare gli alleati impegnati nello sbarco di Salerno.

 
 
 

JEAN BERAUD

Post n°557 pubblicato il 07 Settembre 2010 da Antonio_Vicentini
 
Tag: PITTORI

JEAN BERAUD

Jean Béraud (San Pietroburgo, 12 gennaio 1849Parigi, 4 ottobre 1935) è stato un pittore francese dell'Impressionismo.

Nacque a San Pietroburgo (suo padre, scultore, probabilmente lavorava alle opere della cattedrale di Sant'Isacco) e mori a Parigi.

Dopo gli studi al liceo Condorcet, fu discepolo di Léon Bonnat e fu amesso al Salon per la prima volta nel 1872.

 Conobbe il successo solamente nel 1876, grazie alla sua pittura Le Retour de l'enterrement.

Celebre per le sue scene della vita quotidiana di Parigi durante la Belle époque. Il suo stile pittorico è caratterizzato da un vivo realismo con il quale dipinge l'ambiente borghese, i piccoli mestieri, l'ambientazione dei bistrot e le strade parigine.

 Ha ricevuto le insegne di cavaliere della Legion d'Onore nel 1894.

Béraud non si sposò e non ebbe figli.

È sepolto nel Cimitero di Montparnasse.

Fu uno dei testimoni di Marcel Proust nel duello svltosi a Meudon con Jean Lorrain.

 
 
 

IL DUOMO DI PADOVA

Post n°556 pubblicato il 06 Settembre 2010 da Antonio_Vicentini
 
Tag: PADOVA

è la terza cattedrale della città a succedersi nello stesso luogo. La prima fu costruita dopo l'Editto di Costantino del 313 e distrutta dal terremoto del 3 gennaio 1117. Fu ricostruito un edificio in stile romanico, visibile negli affreschi di Giusto de' Menabuoi nel battistero. Nel 1551 fu approvato il progetto di Michelangelo per una nuova cattedrale, i cui lavori di costruzione si protrassero fino al 1754, lasciando però incompiuta la facciata.

 La cattedrale è dedicata all'Assunzione della beata vergine Maria.

All'interno, sulla navata sinistra, vi è sepolto San Gregorio Barbarigo, vescovo di Padova dal 1664 al 1697, il cui corpo è esposto, vestito con i paramenti vescovili e con il volto coperto da una maschera, all'interno di un'urna in cristallo, sotto l'altare ad esso dedicatogli.

 Battistero del Duomo è ubicato alla destra (dalla piazza antistante) della cattedrale, risale al XII secolo, subì vari rimaneggiamenti nel secolo successivo, e venne consacrato dal Guido, patriarca di Grado (1281). È anche il mausoleo dei Carraresi. Gli affreschi con cui è decorato (1375-1376) sono considerati il capolavoro di Giusto de' Menabuoi.

Rispetto alle esperienze precedenti, a Padova dovette essere colpito dalle ordinate fissità romaniche e bizantine, come testimonia il grande Paradiso nella cupola del Battistero: la scena è organizzata attorno a un Cristo Pantocratore, dove ruota un'ipnotica raggiera a più strati con angeli e santi, le cui aureole in file ordinate ricordano, guardate dal basso, le punzonature di una magnifica oreficeria. 

 
 
 

PIAZZA DELLE ERBE

Post n°555 pubblicato il 05 Settembre 2010 da Antonio_Vicentini
 
Tag: PADOVA

A sud del Palazzo della Ragione, da sempre sede dei mercati e delle feste popolari, anticamente era detta "Della Biada" e poi "Del Vino" per i mercati che vi si facevano. Si vendevano anche ferro lavorato, verdure, frumento, legumi e crusche. Era considerata un centro di vendita di merci poco pregiate e sotto i portici del Salone si esponevano stuoie e cerchioni per i mastelli da bucato e per le botti. Le scale da cui si accedeva al Palazzo della Ragione venivano chiamate la "Scala dei ferri lavorati", l'unica tuttora accessibile, e la "Scala del vino", dal nome dei prodotti principalmente venduti in questa piazza.

 Qui era l'arrivo della Corsa del Palio che partiva dalla Volta Barozzo. Come premio al vincitore veniva dato un drappo di seta o palio (da cui il nome), un'oca al secondo e al terzo una civetta. Dalla balconata del Palazzo della Ragione, dal 1838 venivano sorteggiati i numeri del Lotto. Questo gioco era stato istituito dalla Repubblica Veneta nel 1734. Nell'estrazione del 1° gennaio le monache del Monastero annesso alla Chiesa di S. Pietro, che in seguito venne soppresso, fecero una grossa vincita e dovettero mandare a prelevare i denari con una carriola.

Oggi in Piazza delle Erbe possiamo ammirare gli edifici comunali alla nostra sinistra: il cinquecentesco Palazzo del Podestà e l'aggiunta novecentesca dove è raffigurata, tra il resto, una pianta marmorea di Padova con l'indicazione delle 912 bombe cadute durante la Prima Guerra Mondiale. Percorriamo la piazza lungo il fianco del Salone e notiamo la grande meridiana della facciata sud; davanti a noi vediamo il Palazzo delle Debite, dal nome del precedente palazzo adibito a prigione a cui vi si accedeva direttamente dal Palazzo della Ragione per un cavalcavia cinquecentesco demolito, insieme alle prigioni, nel 1872. L'edificio attuale, con ampio porticato a nove arcate, è dell'architetto Camillo Boito (1873).

 
 
 

PIAZZA DELLA FRUTTA

Post n°554 pubblicato il 04 Settembre 2010 da Antonio_Vicentini
 
Tag: PADOVA

La sempre indaffarata piazza, sul lato nord del Palazzo della Ragione, dove scambi e incontri trovano un'impareggiabile cornice.

Una volta era chiamata del "Peronio", perché si vendevano vicino ad una colonna, zoccoli e stivaletti detti in latino "perones". Questa colonna romanica, tuttora visibile all'imbocco di via Breda, è sormontata da un capitello ai cui angoli sono raffigurati una zucca, una palma, un melocotogno, un albero di pere. Sopra il capitello c'è un parallelepipedo in pietra d'Istria, nel quale è raffigurato lo stemma della città di Padova, cioè uno scudo con croce e San Prosdocimo, primo vescovo della città.

Nella piazza, il giorno del "zobia masa", cioè il primo giovedì di maggio, la Fraglia degli "strazzaroli", rigattieri e commercianti di roba usata, dava spettacolo con l'albero della cuccagna. Il premio consisteva in una borsa e dei guanti, per questo era chiamata "Festa della Borsa". Una borsa marmorea è scolpita a ricordo, sul palazzo in via Marsilio da Padova, angolo via Gorizia.

Il Salone, Chiamato popolarmente "Il Salone", il Palazzo della Ragione è in effetti uno dei più grandi ambienti coperti d'Italia che non ha uguali nell'architettura civile italiana. La grandissima sala del piano superiore, all'epoca la più grande sala pensile (cioè sollevata da terra) del mondo costituiva un vero miracolo di ardimento architettonico e di solidità. Ricco di una semplice e severa nobiltà e di una popolana grandezza, il Palazzo della Ragione sorse al centro di un articolato complesso di edifici comunali tra i quali il Palazzo degli Anziani e l'antico Palazzo del Consiglio, ancora in parte esistenti, che si vennero edificando a partire dalla fine del XII secolo, e sorse al centro di un sistema di piazze, le attuali Piazza delle Erbe.  

 
 
 

PIAZZA DEI SIGNORI

Post n°553 pubblicato il 03 Settembre 2010 da Antonio_Vicentini
 
Tag: PADOVA

uno degli spazi più suggestivi e vitali di Padova, una delle piazze simbolo della sua storia ma anche del suo presente vivace e attivo, è così chiamata perché qui sorgeva il "Palazzo della Signoria", la Reggia dei Carraresi, Signori di Padova dal 1318 al 1405.

 La piazza si adattava meravigliosamente alle riunioni e al passeggio dei nobili. Dal popolo fu dapprima chiamata della "Desolazione", per i ruderi dei palazzi, demoliti dalle opposte fazioni o partiti; poi dei "Trionfi", per la magnifiche feste che vi si svolgevano. Il 9 maggio 1848, dopo un infervorato discorso del Padre Alessandro Gavazzi, per raccogliere fondi, armi e uomini da arruolare "sotto la santa bandiera dei Crociati, combattenti per la liberazione del Veneto dal giogo austriaco" fu solennemente imposto alla Piazza il nome di Pio IX.

 Piazza dei Signori è racchiusa lungo i due lati maggiori tra due quinte di facciate di case porticate, elegantemente arricchite da terrazze con antichi poggioli in ferro battuto, e delimitata poi dalla Chiesa di S.Clemente e il Palazzo del Capitanio, con la Torre dell'Orologio per il cui portico si sbocca in Corte Capitaniato e nella vicina omonima piazza, dove sorgeva il Castello dei Carraresi, signori di Padova e dove ora c'è l'edificio del Liviano, sede della facoltà di Lettere e Filosofia, con sale dipinte da Altichiero. Sul lato meridionale spicca l'elegante Loggia del Consiglio o Gran Guardia, l'edificio cinquecentesco dove si riuniva il Maggior Consiglio cittadino, di cui possiamo apprezzare il recente restauro, avvenuto con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio.

 

 
 
 

LA SPECOLA

Post n°552 pubblicato il 02 Settembre 2010 da Antonio_Vicentini
 
Tag: PADOVA

La Specola di Padova è la sede dell'antico osservatorio astronomico dell'Università di Padova: è posta sull'antica Torlonga del Castello di Padova, la maggiore delle due torri è  alta 49,59 m che con l'antenna parafulmine arriva a 53.30 m. per 252 gradini dati dallo spaccato nord della torre Specola eseguito da Giovanni Silva nel 1911.

La Torlonga era un'antica torre di difesa, edificata nell'IX secolo d.C. Fu risistemata da Ezzelino III da Romano nel XIII secolo ed è legata alla sua fama di crudeltà: fu infatti prigione e sala di tortura per i nemici del tiranno. Caduto il tiranno, il castello fu abbandonato. Nella seconda metà del Trecento i nuovi signori di Padova, i Carraresi, edificarono il nuovo castello, sui resti del preesistente in parallello al Bacchiglione.

 Nel 1761 il senato veneziano decretò l'istituzione di un osservatorio astronomico per l'Università padovana. Il progetto fu voluto dall'abate Giuseppe Toaldo che assieme all'arch. Domenico Cerato di Vicenza utilizzò l'esistente torrione, aggiungendovi alla sommità la sala di accesso alle torrette d'osservazione. I lavori, condotti su progetto di Domenico Cerato, contemplavano la creazione di 2 osservatori distinti, ognuno adatto a svolgere una precisa funzione.

 La testimonianza della trasformazione della torre-prigione in un luogo dedicato agli studi astronomici fu incisa una lapide sopra la porta a pianterreno della torre quando i lavori furono ultimati nel 1777. Nel Settecento, e fino ai primi anni dell'Ottocento, l'accesso alla Specola avveniva dall'attuale piazza Castello. Nel 1773, prima ancora che i lavori della Specola fossero finiti, Toaldo ottenne il permesso di collocare un parafulmine.

Quella della Specola fu il primo parafulmine installato su un edificio pubblico nella Repubblica veneta –

 Napoleone, il 25 luglio 1806, emanava il decreto con il quale veniva conservata l'Università di Padova, e anche l'Osservatorio fu conservato.

Con l'entrata in guerra dell'Italia il 24 maggio 1915, Padova, dopo Udine, divenne la sede del comando Supremo delle forze armate: Furono requisiti dal Comando generale gli apparati telegrafici in uso all'Osservatorio per il servizio dell'ora; nel 1916 fu requisita la torre per il servizio di avvistamento degli aerei nemici. Nel 1919 i locali dell'Osservatorio furono riconsegnati all'università di Padova. 

 
 
 

UNIVERSITA' DI PADOVA

Post n°551 pubblicato il 01 Settembre 2010 da Antonio_Vicentini
 
Tag: PADOVA

Istituto per l’istruzione superiore di Padova, nato nel 1222 in seguito alla migrazione di un gruppo di universitari dall’Università di Bologna, ma fondato formalmente nel 1260 (i primi statuti conservati risalgono al 1331). Lo studio padovano rimase fedele al modello universitario bolognese, caratterizzato dalla presenza di due universitates o comunità, ultramontana e citramontana, ciascuna divisa a sua volta in dieci nazioni, e dall’ampia autonomia concessa agli studenti, che sceglievano i docenti

 Distinguendosi all’inizio soprattutto per l’insegnamento del diritto, nonché della retorica (importante fu la figura del grammatico Boncompagno da Signa, vissuto tra il 1165 e il 1250), nel corso del Trecento l’ateneo divenne un importante centro anche per lo studio della filosofia, dell’astronomia e della medicina. Fondamentale per la medicina fu la docenza di Pietro d’Abano e, per l’astrologia, quella di Giovanni Dondi dall’Orologio (XIV secolo), noto per aver ideato e costruito l’astrarium, un orologio astronomico.

 A partire dal 1405, con l’annessione di Padova a Venezia, le vicende dello studio furono strettamente legate alla storia della Repubblica veneta, che lo utilizzò come sede per formare la classe dirigente e la burocrazia di cui aveva bisogno.

Nel secondo Quattrocento l’ateneo, strutturato nelle facoltà di diritto e di arti, conobbe una fase di grande splendore, divenendo una delle sedi dell’umanesimo italiano (vi insegnò, tra gli altri, l’umanista Francesco Filelfo). Pietro Pomponazzi, che si laureò a Padova e fu professore di filosofia naturale dal 1495 al 1509, ricoprì un ruolo centrale nella diffusione delle tesi materialiste volte a negare l’immortalità dell’anima.

La Biblioteca universitaria ospita centinaia di migliaia di volumi, manoscritti e incunaboli. 

 
 
 

ORTO BOTANICO DI PADOVA

Post n°550 pubblicato il 31 Agosto 2010 da Antonio_Vicentini
 
Tag: PADOVA

fu fondato nel 1545 ed è il più antico orto botanico universitario ancora esistente al mondo.

Nasce come "giardino dei semplici" (ovvero come luogo cui attingere piante medicinali a fini terapeutici o di studio) su richiesta di Francesco Bonafede, incaricato nel 1543 di insegnare la "materia medica" all'Università di Padova, per facilitare l'apprendimento ed il riconoscimento delle piante da parte dei suoi studenti. Nel 1545 un decreto del senato della Repubblica di Venezia ne approva la costituzione: i lavori sono immediatamente avviati.

 Il primo prefetto dell'orto è, nel 1547, Luigi Squalermo detto Anguillara, che fa introdurre quasi 2000 specie medicinali. Nel 1551 all'Anguillara viene affiancato Pier Antonio Michiel, già creatore di un mirabile giardino privato, conoscitore e amatore delle specie vegetali ed autore di un eccellente erbario illustrato.

Nel 1997 è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell'umanità dall'UNESCO, con la seguente motivazione:

 L'Orto botanico di Padova è all'origine di tutti gli orti botanici del mondo e rappresenta la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra la natura e la cultura. Ha largamente contribuito al progresso di numerose discipline scientifiche moderne, in particolare la botanica, la medicina, la chimica, l'ecologia e la farmacia.

 
 
 

CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI

Post n°549 pubblicato il 30 Agosto 2010 da Antonio_Vicentini
 
Tag: PADOVA

La Cappella degli Scrovegni, sita nel centro storico di Padova, ospita un celeberrimo ciclo di affreschi di Giotto dei primi del XIV secolo, considerato uno dei capolavori dell'arte occidentale.

Intitolata a Santa Maria della Carità, la cappella fu fatta costruire ed affrescare tra il 1303 e i primi mesi del 1305 - a beneficio della sua famiglia e dell'intera popolazione padovana - da Enrico Scrovegni, ricchissimo banchiere padovano, che nel febbraio del 1300 aveva acquistato l'intera area dell'antica arena romana di Padova e vi eresse un sontuoso palazzo, di cui la Cappella era l'oratorio privato e il futuro mausoleo della famiglia. Enrico incaricò di affrescare la cappella il fiorentino Giotto, il quale, dopo aver lavorato con i francescani di Assisi e di Rimini, era a Padova chiamato dai frati minori conventuali a dipingere nella loro Basilica di Sant'Antonio.

Le pareti dell'oratorio sono lisce, senza nervature, perfette per la stesura di affreschi, mentre il soffitto è coperto da una volta a botte; opposta all'entrata si apre una parete con un coretto. Giotto stese gli affreschi su tutta la superficie, organizzati in quattro fasce dove sono composti i pannelli con le storie vere e proprie dei personaggi principali divisi da cornici geometriche.

Giotto dipinse l'intera superficie con un progetto iconografico e decorativo unitario, ispirato da un teologo agostiniano di raffinata competenza, recentemente identificato in Alberto da Padova. Tra le fonti utilizzate vi sono molti testi agostiniani, i Vangeli apocrifi dello pseudo-Matteo e di Nicodemo, la Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze e, per piccoli dettagli iconografici, le Meditazioni sulla vita di Gesù dello pseudo-Bonaventura. Ma anche testi della tradizione medievale cristiana, tra cui Il Fisiologo.

Giotto dipinse, dividendolo in 40 scene, un ciclo incentrato sul tema della salvezza. Si parte dalla lunetta in alto sull'arco trionfale, dove Dio avvia la riconciliazione con l'uomo, si prosegue sul registro più alto della parete nord con le storie di Gioacchino ed Anna e si continua sulla parete opposta con le storie di Maria, dalla nascita allo sposalizio con Giuseppe. Si torna sull'arco trionfale con la scena dell'Annunciazione e il riquadro della Visitazione.

A questo punto sul secondo registro della parete nord iniziano le storie della vicenda terrena di Gesù, che si svolgono lungo i due registri centrali delle pareti, con un passaggio sull'arco triofale nel riquadro del Tradimento di Giuda. L'ultimo riquadro presenta la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli (Pentecoste). Subito sotto inizia il percorso del quarto registro, costituito da quattordici allegorie monocrome, alternate a specchiature in finto marmo, che simboleggiano i Vizi e le Virtù.

INCONTRO TRA GIOACCHINO E ANNA 

 

 
 
 

IL SANTO DI PADOVA

Post n°548 pubblicato il 29 Agosto 2010 da Antonio_Vicentini
 
Tag: PADOVA

La Basilica di Sant'Antonio a Padova, conosciuta dai padovani semplicemente come il Santo, è la più importante chiesa della città e una delle più grandi e visitate al mondo. Non è comunque la cattedrale patavina, titolo che spetta al duomo: anzi, il Santo è basilica pontificia. In essa sono custodite le reliquie di sant'Antonio di Padova.

La piazza antistante ospita il monumento equestre al Gattamelata di Donatello. Donatello realizzò anche le sculture bronzee (Crocifisso della basilica del Santo, statue e formelle di varie dimensioni) che il Boito ha collocato sull'altare maggiore da lui progettato.

 A tutt'oggi la chiesa è una delle sole 4 appartenenti allo Stato Vaticano e non site nella capitale, ed è soggetta alla sua giurisdizione. Tra le altre ricordiamo il Pontificio Santuario della Beata Vergine Maria del Santo Rosario di Pompei, la Basilica della Santa Casa a Loreto in provincia di Ancona, la Basilica di San Francesco ad Assisi in provincia di Perugia.

Storia

Cappella delle reliquie

Il corpo del santo era stato sepolto, come da suo desiderio, nella chiesetta di Santa Maria Mater Domini, accanto al convento da lui fondato nel 1229. È questa chiesa il nucleo da cui parte la costruzione della Basilica che la ingloba come Cappella della Madonna Mora. La costruzione della basilica comincia probabilmente già nel 1232, un anno dopo la morte di sant'Antonio da Padova, e si protrae fino al 1310. Modifiche all'assetto della Basilica si prolungano fino al XV secolo, con un forte impulso dopo l'incendio e conseguente crollo di un campanile nel 1394. I lavori del XV secolo includono il rialzamento del deambulatorio e il riassetto del coro, con la costruzione di una nuova cortina.

Pietro Lombardo figlio di ser Martino da Carona, scultore e architetto, all'età di 29 anni nel 1464 è attivo nella Basilica del Santo ove scolpisce in stile rinascimentale il monumento di Antonio Roselli e nel 1467 la lapide sepolcrale di Jacopo Pavini.

Se vuoi effettuare una visita virtuale della Basilica del Santo entra nel sito.

http://www.basilicadelsanto.org/ita/home.asp 

 
 
 

CAFFE' PEDROCCHI

Post n°546 pubblicato il 28 Agosto 2010 da Antonio_Vicentini
 
Tag: PADOVA

Caffè senza porte. Caffè storico di fama internazionale, situato nel pieno centro di Padova, in via VIII Febbraio n° 15.

Aperto giorno e notte fino al 1916 e perciò noto anche come "Caffè senza porte", per oltre un secolo è stato un prestigioso punto d'incontro frequentato da intellettuali, studenti, accademici e uomini politici. L'importanza storica del locale è anche data dal fatto che l' 8 febbraio 1848, il ferimento al suo interno di uno studente universitario diede il via ad alcuni dei moti caratterizzanti il Risorgimento italiano e che sono ancora oggi ricordati nell'inno ufficiale universitario, Di canti di gioia.

Tra Settecento e Ottocento il consumo del caffè si è diffuso anche in Italia e si è andata così affermando la tradizione del caffè come circolo borghese e come punto d'incontro aperto, in contrapposizione alla dimensione privata dei salotti nobili. A Padova la presenza aggiuntiva di oltre tremila persone tra studenti, commercianti e militari fece sì che, più che in altri centri cittadini, si sviluppasse questo tipo di attività.

In questo contesto, nel 1772 il bergamasco Francesco Pedrocchi apre una fortunata "bottega del caffè" in un punto strategico di Padova, a poca distanza dall'Università, dal Municipio, dai mercati, dal teatro e dalla piazza dei Noli (oggi Piazza Garibaldi), da cui partivano diligenze per le città vicine, e dall'Ufficio delle Poste (oggi sede di una banca).

Il figlio Antonio, ereditata la fiorente attività paterna nel 1800, dimostra subito capacità imprenditoriali decidendo di investire i guadagni nell'acquisto dei locali contigui al suo e, nel giro di circa 20 anni, si ritrova proprietario dell'intero isolato, un'area pressappoco triangolare delimitata a est dalla via della Garzeria (oggi via VIII Febbraio), a ovest da via della Pescheria Vecchia (oggi vicolo Pedrocchi) e a nord dall'Oratorio di San Giobbe (oggi piazzetta Pedrocchi).

 
 
 

PRATO DELLA VALLE

Post n°545 pubblicato il 27 Agosto 2010 da Antonio_Vicentini
 
Tag: PADOVA

Il Prato senza erba

uno dei simboli di Padova, è una grande piazza ellittica che, oltre ad essere la maggiore piazza padovana, è una delle più grandi d'Europa (88620 mq), seconda solo alla Piazza Rossa di Mosca. La piazza è in realtà un grande spazio monumentale caratterizzato da un'isola verde centrale, chiamata Isola Memmia in onore del podestà che commissionò i lavori, circondata da un canale ornato da un doppio basamento di statue numerate di celebri personaggi del passato che secondo il progetto originario dovevano essere 88. Oggi possiamo osservare, invece, solo 78 statue con 8 piedistalli sormontati da obelischi e 2 vuoti. Quattro viali attraversano il Prato su piccoli ponti, per poi incontrarsi al centro dell'isolotto.

La sistemazione trae ispirazione dalla grande tradizione veneta del giardino patrizio; qui per la prima volta questo venne distolto dall'uso privato e proposto, secondo i concetti neoclassici, come soluzione urbanistica e qualificazione ambientale.

Breve storia

Fin dall'antichità questo spazio aperto ebbe funzioni economiche e ricreative. In epoca romana fu sede di un vasto teatro, lo Zairo, delle cui fondamenta sono state rinvenute le tracce nel canale che circonda l'Isola Memmia, e di un circo per le corse dei cavalli. Nell'epoca delle persecuzioni contro i primi cristiani, il circo fu utilizzato per i combattimenti. Qui furono amrtirizzati due dei quattro patroni della città, Santa Giustina e San Daniele.

"…prato molle, ombrato d'olmi
e di marmi, che cinge la riviera
e le rondini rigano di strida,
tutti i pensieri miei furono colmi
d'amore e i sensi miei di primavera
come in un lembo del giardin d'Armida"

 
 
 
 
 

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Un blog di: Antonio_Vicentini
Data di creazione: 08/02/2008
 

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NESSUNO E' PADRONE DI NIENTE...

 

Nessuno è padrone di niente, tutto è un'illusione...dai beni materiali alle ricchezze spirituali.
Chi ha già perso qualcosa che riteneva di avere garantito finisce per capire che nulla gli appartiene...
Meglio vivere come se fosse l'ultimo giorno della vita e tenere con se ogni attimo, emozione, sorriso o parola che ci viene regalata....

 

 

 

CITAZIONE.....

-

Non è importante quanto dura una vita ma importante il tempo che il tuo ricordo e quello delle tue imprese rimangono impresse nella memoria di chi verrà dopo di te.

Non vivere come un uomo qualunque, poiché la vita di un uomo qualunque dura solo una vita.

 

QUANDO PENSI

 

Quando pensi che tutto sia perso, è proprio quello il momento di ricominciare, raccogli ciò che di buono sei riuscito a creare e portalo con te, il resto lascialo.

Vestiti di un sorriso e di tanta speranza allena il tuo cuore per le future battaglie e impara da quelle che tu chiami sconfitte.

Ricorda, c'è un tempo per piangere e un tempo per sorridere, SEMPRE se questo è il giorno della tua lacrima ricordati che domani si potrà trasformare in sorriso se tu lo vorrai.

Gli ANGELI ti sono accanto qualunque cosa tu vivi, quando ti senti più sola è perché non tendi loro l'orecchio del cuore.

Liberati dai pensieri negativi allenta il legaccio che da sola ti stringi nel tuo grande cuore e continua a respirare, vedrai che il ritmo del tuo cuore aumenterà con i battiti della tua vita.

Ascolta gli altri, ama e sorridi, riappropriati di ciò che sei e VOLA, vola più in alto del sole e sii felice... perchè è questo che desidera Dio da te, oggi e sempre...
SII FELICE.

 

AMICIZIA

Riconoscimento di Amicizia 

grazie... Strega74_1

 

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