Pensieri vaganti

l'altra campana - tredicesimo capitolo

"Sarò credibile nei panni di questo personaggio? ......Personaggio?..... chiamiamolo pure fantoccio, un bellimbusto senza cuore e senza anima.........Riuscirò a farle credere che sono quello che recito?"

Me lo sono domandato più volte per tutto quel venerdì pomeriggio e per tutta la notte, e fino a che il treno non è arrivato.

Anzi, più volte avevo pensato di darmela a gambe, di evitare quell'incontro che avevo tanto desiderato ma che doveva segnare allo stesso tempo un momento di frattura insanabile.

Ho pensato poi che non presentandomi avrei lasciato in lei delle aspettative per il futuro. No, la dovevo incontrare e fare in modo che restasse così disgustata da quell'incontro e decidesse di non vedermi mai più.

Quando mi aveva preannunciato la sua venuta a Genova mi ero entusiasmato così tanto che mi ero dimenticato di chiederle il numero del telefonino, quindi non sapevo in quale vettura stava. L'ho perciò aspettata alla testa del binario, con un mazzetto di fiori che ora è tra i finalisti per il premio tra i mazzetti più torturati durante l'attesa.

E' ancora più bella delle foto. Avanzava tra la gente, volava quasi. Come l'ho vista l'ho chiamata. Lei mi ha sorriso. Un sorriso leggero e dolce. Ci siamo salutati con un bacino sulla guancia. Aveva un leggero profumo, molto delicato ma con qualche nota forte, molto simile ad un profumo da uomo. Avrei voluto cingerle le spalle e camminare con lei come se fosse stata la mia ragazza. Non credo che mi avrebbe allontanato. Ma non l'ho fatto.
Mi sono subito imposto di entrare nel detestabile ruolo che mi ero creato, e l'ho fatto.