Molti amanti del presepe appartengono alla categoria degli “statici”. Lo statico ha in cantina il suo bel presepe e ogni anno lo libera da l foglio di cellofan col quale lo aveva religiosamente coperto, vi mette i pastori ed espone il suo bel presepe nell’angolo all’uopo dedicato dall’otto dicembre al sei gennaio. E così all’infinito. Spesso gli “statici” sono proprietari di presepi antichi, tramandati da generazioni, con pastori anch’essi antichi e di bella fattura, e questo giustifica il rito che compiono ogni anno. Vi sono poi quelli che sono partiti, in anni remoti, da un presepe “base” e ogni anno lo arricchiscono con qualche particolare, un pastore o una casetta in più. Sono i “creativi”, quelli che mettono insieme tradizione e innovazione. E poi ci sono io, che ogni anno si inventa un presepe nuovo. Non è una cosa facile perché bisogna inventarsi ogni volta un impianto diverso. I miei presepi sono anche di “attualità”. Nel 1980, tristemente ricordato per un terremoto nell’Italia meridionale, feci nascere Gesù bambino in una chiesa diroccata. Mi aveva molto colpito il fatto che alcuni fedeli erano morti sotto le macerie di una chiesa crollata per il terremoto durante una funzione religiosa. Nel 2022 nel mio presepe c’era un pastore anomalo: un carrarmato e lo scenario era quello di un gruppo di case semidistrutte dalle bombe. Sulle case c’era una bandiera ucraina. Quest’anno, anche se ci sono due guerre in corso, mi sono voluto mantenere sul classico. Ma in questo contesto “classico” fatto di sughero ho voluto inserire due elementi inaspettati: una grotta fatta col filo di ferro e un albero nello stesso materiale. Qualcuno mi ha detto che la grotta così è troppo fredda, ma a me sta bene così, perché conferisce al tutto un tocco di modernità. Per l’anno prossimo ho già un’idea che mi frulla per la testa, ma ne parleremo a suo tempo. Buon Natale.
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Post n°903 pubblicato il 13 Dicembre 2022 da belf9
E' da sempre che ogni anno faccio un presepe nuovo. Nel 1980, l'anno del terremoto, fui colpito da quei poverini morti sotto le macerie di una chiesa a Balvano e feci nascere Gesù bambino in una chiesa diroccata. Quest'anno il mio presepe non poteva non tener conto di quella terribile guerra iniziata a febbraio e che ancora si protrae con sofferenze immense della popolazione. Non è certo una cosa bella stare di notte al buio e al freddo con la temperatura sottozero e la paura che arrivi da un momento all'altro un colpo e distrugga tutto. Il mio presepe di quest'anno è un teatro di guerra. Gesù bambino nasce in terra Ucraina, sotto una tettoia ricavata alla bell'e meglio e in uno scenario di case danneggiate dai colpi di artiglieria. E' certamente anomala la presenza tra i pastori un elemento agguntivo che nessuno vorrebbe vedere, ma è la tragica realtà, purtroppo.
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Dopo il rompete le righe generalizzato dell’estate credevo che la prigionia di marzo aprile e maggio fosse definitivamente archiviata, e invece….
Invece abbiamo imparato una nuova parola: lockdown e ora questo termine aleggia minaccioso sulle nostre teste. Ci chiuderanno, non ci chiuderanno? Chissà. Speriamo che i numeri, che sono saliti a livello di massima attenzione, si abbassino rapidamente.
Intanto viviamo questo periodo di parziale chiusura. In Campania le scuole sono chiuse e il nonno (io) sta seguendo la didattica a distanza di Andrea.
Quest’anno Andrea fa la prima elementare. Hanno iniziato la scuola alla fine di settembre perchè prima c’erano le elezioni. Si e no hanno fatto due settimane di scuola in presenza. Ora sono passati alla DAD (acronimo creato fresco fresco per indicare la didattica a distanza).
I primi giorni sono stati tragici. Tra maestre poco esperte del mezzo, collegamenti precari fatti col telefonino, genitori imbranati, bimbi spaesati che si rifugiavano piangenti sotto il tavolo per non partecipare alla lezione, era un casino pazzesco.
L’inizio della lezione era segnato da un brusio terribile perché i genitori non ottemperavano alla richiesta delle maestre di tenere i microfoni chiusi e quindi gli alunni non capivano un ca… e le maestre si trovavano in una babele incredibile.
A distanza di qualche giorno, le cose sono notevolmente migliorate: ognuno ha capito il proprio ruolo e fare lezione è diventato per le maestre un poco più facile.
I giovani alunni stentano ancora a capire che, anche se stanno a casa, è come se stessero a scuola. Tenere un bambino di sei anni seduto alla sedia per più di cinque minuti non è tanto facile, soprattutto perché il bambino non è immerso nell’austerità dell’aula scolastica e anche perché sta a casa e accanto a lui c’è la mamma, il papà o un nonno.
Oggi Andrea ha fatto il gioco del prima e dopo. Tra la gallina, il pulcino e l’uovo, chi viene prima? Oppure, viene prima l’albero con le foglie verdi o quello con le foglie gialle che cadono?
Poi ha fatto i numeri: 1, 2 e 3: un fantasmino, due pipistrelli, tre zucche. Non per niente siamo sotto Halloween.
E’ la nonna che segue Andrea, il nonno (sempre io) sta di lato a lui con l’altro computer e fa altre cose, ma è comunque partecipe a quello che accade e fa i raffronti col passato.
Nonno aveva due piccoli tristi quaderni con la copertina nera e i bordi rossi. Uno era a quadretti e l’altro a righe. Andrea ha tre bei quadernoni con le copertine variopinte, a righe o a quadretti belli grandi che permettono di scrivere numeri di dimensioni generose e fare disegni.
Il primo giorno di scuola Nonno fece una paginetta di mazzarelle (in italiano si chiamano aste) verticali. Nei giorni successivi le aste diventarono orizzontali e poi si passò ai cerchietti.
E i libri? Nonno aveva il libro di lettura e il sussidiario. Andrea ha avuto 12 (dico dodici) libri, tutti belli colorati e nei quali si può anche scrivere.
Non parliamo delle maestre! Andrea ne ha tre, o forse più. Nonno ne aveva una sola ...ed era pure una monaca! :-(.
Andrea, e tutti i bambini suoi contemporanei sono arrivati in prima che già conoscevano alcune lettere e sapevano anche scrivere il loro nome in stampatello.
Tutti quegli stimoli che i bambini d’oggi ricevono, il fatto di dover ragionare fin da subito sulle cose, sono la differenza tra uno scolaro del 1954 e quello del 2020.
Beh, guardando questi nuovi metodi didattici, mi piacerebbe tanto essere uno scolaro di oggi. |
Post n°897 pubblicato il 09 Giugno 2020 da belf9
Ho fatto l’esame di terza media! Beh, non esageriamo, non l’ho fatto proprio io, l’ha fatto la Puppa, ma mi sono sentito coinvolto come se l’avessi fatto io.
Quest’anno l’esame consisteva nella elaborazione di una tesina e nella sua discussione on line. A causa della prigionia da Coronavirus, ho seguito la Puppa fin dall’inizio: dalla determinazione del titolo alla scelta degli argomenti. Il titolo era: “Viaggio nel cervello umano” e il sottotitolo: “Genio, sregolatezza, creatività, follia”.
Come ha detto la Puppa nella sua esposizione era uno studio della creatività dell’uomo, in tutte le sue molteplici manifestazioni. Omero, Ariosto, Machiavelli, Alda Merini, Bosch, Pollock, Beethoven, Einstein, Shakespeare, Cervantes, sono stati gli autori trattati. Non è mancata la follia di Hitler nella seconda guerra mondiale e un progetto per un centro benessere alimentato con energia verde.
Gli esami erano schedulati con cadenza di quindici minuti uno dall’altro e la Puppa ha parlato a mitraglia per far entrare in quei quindici minuti tutte le cose che aveva preparato e studiato.
La tecnologia l’ha fatta da padrona. Ho scoperto che vi sono strumenti che si chiamano Padlet, Screencast, Powtoon, Webex per mettere insieme, sviluppare e condividere un’idea. Ma quello che mi ha sorpreso è stata la sconvolgente velocità con la quale la mia deliziosa nipotina manipolava tutti questi prodotti. Lei non aveva mai usato Google Drive, ma le è bastato che le facessi vedere come si carica un file in una cartella condivisa per diventarne subito padrona. Si vede che è una millennial.
Ho messo a confronto questa prova con quella che feci io a suo tempo. Era il 1961. Facemmo un tema di Italiano e un esercizio di matematica con un’equazione di primo grado. Fu in quella occasione che uno dei professori parlò di “questi giovani virgulti”. Afferrai il senso del termine, ma poi andai a consultare il dizionario per vedere esattamente cosa fosse un virgulto.
Un’altra esperienza la ebbi con l’esame di terza media di mio figlio. Eravamo alla fine degli anni ‘80 e qui il mio contributo fu molto modesto: mi limitai a scrivere al computer una mezza paginetta in inglese.
L’esperienza di oggi è stata decisamente più entusiasmante.
La Puppa non ha mancato di mettere, alla fine del lavoro, un breve post in cui ringraziava e salutava tutti i professori. E’ stata un’idea tutta sua ed è stata molto apprezzata.
Alla fine la Commissione ha messo in rilievo il fatto che aveva trattato l’argomento a 360 gradi, ma ha notato soprattutto l’entusiasmo che ha messo nell’esposizione.
E’ stata la prima vera prova d’esame della Puppa, e non poteva andare meglio. Ha avuto anche l’applauso dei professori.
Sono proprio contento. |
CALENDARIO DELL'AVVENTO
Abbiamo partecipato a questo simpatico gioco.
Ecco chi eravamo:
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http://blog.libero.it/aquilaeterna/
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