Sorridenterie
Un Gatto senza riso, si capisce, ma un riso senza Gatto! No davvero, non ho mai visto nulla di più straordinario in vita mia.
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Post n°31 pubblicato il 20 Settembre 2006 da GattoDelCheshire
Il papato di Ratzinger si rivela molto interessante, e nella sua freddezza riesce ad essere più stimolante di quanto sia stata la calda passionalità di Wojtyla, il che è tutto dire. La vera questione sul tappeto di questi giorni è quella della aggressività della religione, in uno senso naturalmente molto più profondo e nient'affatto banale quale l'ingerenza della religione nelle scelte politiche. Il fatto è che quando una religione si colora di metafisica - due termini per nulla sinonimi - diviene inevitabilmente aggressiva. Più profondamente, è la metafisica ad essere aggressiva, perché riduce le cose al rango di oggetti, cioè materialità dotata di senso eteronomo. Il che, per paradosso, viene usato come argomento a favore della "civiltà" e del valore illuministico dell'Islam, sino ad inventare un fantomatico "Islam moderato". Il punto è che il postulare l'esistenza di una Verità che trascende l'uomo, e persino il postulare l'uomo come animal rationale, per arrivare alla conclusiva identificazione Verità= Ragione, è un atto di aggressività nei confronti delle cose. Dopo di che, è solo una questione di diversa coloritura di uno stesso atteggiamento. "Chi possiede il linguaggio possiede il mondo" |
Post n°30 pubblicato il 14 Settembre 2006 da GattoDelCheshire
La critica alla tecnica è uno dei temi più interessanti e condivisibili trattati da Ratzinger (e Karol Wojtyla, con meno spessore speculativo, ma ben altra passione e capacità comunicativa). Il limite della teorizzazione wojtyla-ratzingeriana consiste nel non saper riconoscere che proprio il Dio cui essi richiamano alla ricerca è l'origine della separazione tra uomo, significati e cose. "Gott ist ein lautes Nichts, ihn rührt kein Nun noch Hier. Je mehr du nacht im greifst, je mehr entwird er dir." |
Post n°29 pubblicato il 11 Settembre 2006 da GattoDelCheshire
Come dice Ratzinger, che l'Occidente abbia smarrito il senso del Divino è senz'altro vero. Quel che Ratzinger non può ammettere è che la perdita del Divino ha origine proprio nella presupposizione metafisica che sta alla base del cattolicesimo. Ritrovare il senso del Divino non significa dunque ritrovare un Dio al di là delle cose, ma riconoscere il senso della sacra Differenza tra l'ente intramondano e l'Essere. E la perdita di questa differenza è ciò che vien detto nichilismo, cioè lo spogliare le cose di un significato loro proprio. "I am the son |
Post n°28 pubblicato il 08 Settembre 2006 da GattoDelCheshire
La presupposizione metafisica riguarda naturalmente anche i rapporti interpersonali, per cui anche le persone vengono ridotte al rango di cose utili-in-vista-di, così che le persone diventano esse stesse risorse. Le persone sono viste come cose, in quanto dotate di un senso che le trascende e al quale esse devono adeguarsi, ed è precisamente la ragione per la quale intendiamo i rapporti interpersonali come economia di dare e avere. "And you may ask yourself |
Post n°27 pubblicato il 07 Settembre 2006 da GattoDelCheshire
Il problema della metafisica - di qualunque metafisica - è che ponendo l'origine del senso al di là della responsabilità umana, recide il sacro legame tra gli uomini e le cose, e solleva l'uomo dalla responsabilità della poesia. Ridotte a materialità priva di senso proprio, le cose diventano così qualcosa di cui l'uomo può disporre, e questa è la strada maestra che porta allo sfruttamento economico, in quanto il mondo stesso viene visto come risorsa. "I decree today that life is simply taking and not giving"
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Post n°26 pubblicato il 11 Agosto 2006 da GattoDelCheshire
Non è che la poesia sia un valore in sé: se lo fosse, questo sarebbe la negazione del suo significato. E questa è la ragione della profonda gioia, dello stupore, e dell'infinita malinconia, della poesia. Ci pone davanti alle cose, nella loro e nella nostra solitudine: noi, le cose, e le parole che fanno essere il tutto. Nient'altro. "You say / One word. the same / One sound. thing / It makes again / the world go 'round" |
Post n°25 pubblicato il 07 Agosto 2006 da GattoDelCheshire
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Post n°24 pubblicato il 06 Agosto 2006 da GattoDelCheshire
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Post n°23 pubblicato il 05 Agosto 2006 da GattoDelCheshire
La musica, le canzoni raccontano emozioni, e sentimenti. Anche per questo sono una parte di noi. "Who knows where the time goes?" |
Post n°22 pubblicato il 03 Agosto 2006 da GattoDelCheshire
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Post n°21 pubblicato il 25 Luglio 2006 da GattoDelCheshire
Se non avessimo la capacità di creare significati sempre nuovi - se questo non fosse il nostro tratto costitutivo, non sapremmo immaginare. E senza i sogni, il mondo non sarebbe quello che è. "To make a prairie it takes a clover and one bee, One clover, and a bee, And revery. The revery alone will do, If bees are few." |
Post n°20 pubblicato il 24 Luglio 2006 da GattoDelCheshire
Più propriamente, la Poesia è l'atto con il quale si istituiscono i significati. L'Istituire è un atto di grande libertà, perciò di grande responsabilità: non un puro atto di arbitrio (come voleva Nietzsche), ma l'ascolto del linguaggio, del modo in cui le parole richiamano altre cose e sono richiamate da esse. La Verità sta nel farsi del discorso, non in ciò che esso dice. "Go down in your own way |
Post n°19 pubblicato il 23 Luglio 2006 da GattoDelCheshire
È la ragione per la quale le cose diventano significanti per metonimia di concetti e modi d'essere: nell'osservare la cosa, si lasciano risuonare le parole, che richiamano altre parole, sino a dipanare un discorso. Quello che è indebito è l'istruirle a significati che precedono le cose, e non lasciare che fluendo liberamente, ci conducano a differenti punti di vista. Preferiamo racchiudere questo atteggiamento in un recinto controllato chiamato "poesia", quando invece la Poesia è l'atto del conoscere le cose, confrontandoci con esse. "Shiny shiny, shiny boots of leather" |
Post n°18 pubblicato il 22 Luglio 2006 da GattoDelCheshire
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Post n°17 pubblicato il 22 Luglio 2006 da GattoDelCheshire
Il continuo rimandarsi e richiamarsi delle parole sembra nascondere il loro senso ultimo, eludendo il nostro desiderio di Verità, che è desiderio di certezze, di rassicurazioni. Ma non c'è nessun senso nascosto, ciò che vediamo è ciò che è, e ciò che sappiamo ascoltare è il senso che esso ha. Lasciate a se stesse, le parole sono sole; la nostra responsabilità verso di esse, senza la garanzia di un senso ulteriore che ci protegga, è la nostra solitudine e la nostra malinconia.
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Post n°16 pubblicato il 21 Luglio 2006 da GattoDelCheshire
Le cose si rimandano tra loro, attraverso le parole che, significandole, si richiamano, si echeggiano. E il tentativo di dare ordine al loro significarsi casuale, incessante e reciproco, il modo in cui disponiamo gerarchicamente i significati, fissandoli, è ciò che chiamiamo il Discorso. Un qualcosa di fittizio.
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Post n°15 pubblicato il 21 Luglio 2006 da GattoDelCheshire
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Post n°14 pubblicato il 20 Luglio 2006 da GattoDelCheshire
Il limite del parlare comune consiste nel fatto che (pensiamo) ad ogni cosa corrisponde un nome, ed ogni nome identifica una sola cosa. Ma ascolta ad esempio la parola "pane", o vedi del pane e riconoscilo come tale. Le parole indicano ciò che indicano, ma parlano di tutto ciò che tacciono, lasciandolo intendere.
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Post n°13 pubblicato il 19 Luglio 2006 da GattoDelCheshire
Quand'ero giovane, la musica che ascoltavo mi piaceva perché mi parlava di paesaggi e luoghi lontani, di una vita diversa. Ora mi rendo conto che quella musica mi parlava, e mi parla, dei paesaggi e dei luoghi che vivevo, e di com'erano, e di com'ero io. Ed è solo un altrove diverso.
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Post n°12 pubblicato il 19 Luglio 2006 da GattoDelCheshire
È che del linguaggio, delle parole, ci fidiamo troppo, e al tempo stesso non diamo loro l'importanza che hanno. E che anzi nemmeno sappiamo cogliere. Persi come siamo nella convinzione che le parole indichino cose e concetti, non riusciamo a cogliere il modo nel quale quelle stesse parole colorano e ci presentano in una luce particolare le cose che incontriamo. È solo nella poesia che questo diviene evidente: ma anche allora, crediamo che la poesia esprima piuttosto un moto dell'animo, e non il fatto che è il modo nel quale le parole colorano le cose a suscitare uno stato emotivo.
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ULTIMI COMMENTI
SORRIDENTEZZE AFFINI
Different kinds are needed
For different occasions
I thought that if I ate the food of the area I was visiting
That I might assimilate the point of view of the people there
See me put things together
Put them back were they belong
In the future there will so much going on that no one will be able to keep track of it
Things to do
Home is where I want to be
Making changes day by day
And we still ain't got no plan
Inviato da: lottersh
il 25/03/2009 alle 07:52
Inviato da: lottersh
il 25/03/2009 alle 06:59
Inviato da: lottersh
il 25/03/2009 alle 06:54
Inviato da: lottersh
il 25/03/2009 alle 06:46
Inviato da: lottersh
il 25/03/2009 alle 06:30