Creato da dolcesettembre.1 il 19/10/2010
notizie choc, curiose,strane,assurde, incredibili, dall'Italia e dal mondo
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Alda Merini
E' necessario
che una donna
lasci un segno
della propria anima
ad un uomo...di sè,
perchè a fare l'amore
siamo brave tutte.
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Messaggi di Aprile 2019
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Nel 1991 Munira Abdulla ha subito una grave lesione cerebrale in un incidente automobilistico negli Emirati Arabi Uniti (EAU), aveva solo 32 anni e per anni non ci sono stati segni di migliormento. I medici la dichiararono in stato semi cosciente, simile a un coma ma ricettivo al dolore. Per anni è stata alimentata attraverso un tubo mentre alcuni operatori le praticavano la fisioterapia per arrestare il deterioramento dei suoi muscoli.
«Non ho mai rinunciato a lei perché ho sempre avuto la sensazione che un giorno si sarebbe svegliata», ha detto il figlio Omar Webair al quotidiano The National.
Nel 2017, Mohammed bin Zayed, il principe ereditario di Abu Dhabi, si è offerto di pagare un trattamento specialistico in Germania, lì i medici hanno dato la priorità alle terapie fisiche e le hanno somministrato farmaci per migliorare la sua veglia e il sonno. Questo nuovo trattamento, come ha raccontato il figlio, sembrava rendere la madre più ricettiva, nel giugno 2018 il miracolo, 28 anni dopo, la donna ha iniziato a fare suoni strani, per i medici sembrava tutto normale «Poi, tre giorni dopo - come riporta The Indipendent - mi sono svegliato al suono di qualcuno che chiamava il mio nome. Era lei! Stava chiamando il mio nome. Per anni ho sognato questo momento, e il mio nome è stata la prima parola che ha detto». Con il passare del tempo la sig.ra Abdulla ha continuato a diventare più vigile e ora è in grado di tenere una conversazione, recitare preghiere e dire alla gente quando soffre. Ora è tornata ad Abu Dhabi con la sua famiglia, dove continua a ricevere cure. «La ragione per cui ho condiviso la sua storia - ha detto il il signor Webair - è per dire alla gente non perdete la speranza, non considerateli morti quando si trovano in questo stato. Per anni i dottori mi hanno detto che era un caso senza speranza e che non c'era motivo per il trattamento che stavo cercando per lei, ma ogni volta che mi trovavo in dubbio, mi sono messo al suo posto e ho fatto tutto il possibile per migliorare le sue condizioni».
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Una cooperativa sociale dell'Alta Valsugana, in Trentino, è finita nel mirino dei carabinieri del Noe e della Procura di Trento dopo il ritrovamento di 27 bare contenenti resti umani provenienti da numerosi cimiteri del Veneto che erano state ammassate in un capannone a Scurelle. Dalla documentazione amministrativa e ambientale sequestrata nel corso delle indagini, gli investigatori ritengono che negli ultimi mesi siano transitate dal capannone di Scurelle più di 300 salme.
Anziché portare come previsto le salme dai cimiteri ai forni crematori, la cooperativa - questa l'ipotesi d'accusa - le avrebbe depositate presso il capannone di Scurelle dove le spoglie dei defunti sarebbero state tolte dalle casse funebri in legno e zinco per essere infilate in sacchi di nylon che venivano successivamente riposti in scatole di cartone che, una volta sigillate, venivano inviate al forno crematorio. Le bare, invece, dopo essere state sezionate e separate dalle parti metalliche, sarebbero state avviate a smaltimento in centri della zona. Tale modalità di gestione - sostengono gli investigatori - avrebbe permesso di ottenere alla cooperativa dell'alta Valsugana un vantaggio economico dovuto dai minori costi di cremazione, stimato in circa 400 euro a salma. Le ipotesi di reato, al vaglio della Procura della Repubblica di Trento, sono di vilipendio di cadavere e gestione illecita di rifiuti.
Il personale della Polizia Locale, dopo aver notato che all'interno del capannone, apparentemente in stato di abbandono, si trovavano delle persone al lavoro, non avendo ricevuto da queste esaustive spiegazioni su quanto stavano effettuando e considerato che dall'interno dello stabile provenivano odori sgradevoli, ha allertato i Carabinieri del Noe di Trento e della Compagnia di Borgo Valsugana per gli accertamenti del caso.
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«La pedofilia al femminile è un fenomeno assolutamente sottostimato. Invece si calcola che ogni tre casi di abuso compiuti da uomini ce ne sia uno ad opera di una donna». A spiegarlo è la psicoterapeuta Eliana Lamberti che, assieme a Loredana Petrone, è autrice del saggio Pedofilia rosa. Il crollo dell’ultimo tabù, (Edizioni Magi), pubblicato otto anni fa. Un libro che fece scalpore, tanto che l’autrice racconta: «Dopo la pubblicazione ho registrato un riscontro enorme: ho ricevuto tantissime email di persone che raccontavano di aver subito in giovane età abusi da parte di donne adulte. E anche una persona che conoscevo da anni venne da me a raccontarmi di aver vissuto la stessa esperienza. Per tutti, lo stesso comune denominatore: avevano bisogno di una valvola di sfogo, ma nessuno di loro aveva mai denunciato».
Dottoressa Lamberti, la pedofilia al femminile è davvero un fenomeno così diffuso?
«Il fenomeno purtroppo c’è, è molto diffuso e se ne parla davvero poco. Perché è un tabù, perché sono pochissime le denunce. A differenza per quel che accade per la pedofilia perpetrata dagli uomini, quando si parla di donne c’è una sorta di reticenza. Per la vittima è difficile confessare, perché è ancora più grande la paura di non essere creduto, è un qualcosa che si scontra con un retaggio culturale fortissimo che vede nella figura femminile una mamma. Chi viene a sapere di questi casi, tende a non credervi».
Da cosa trae la convinzione che i numeri reali della pedofilia al femminile siano così grandi?" In Italia e in tutta Europa, siamo indietro sulle denunce rispetto al resto del Mondo. I casi di donne abusanti che emergono in altri contesti, sono molti di più. Questo ci fa pensare che in Europa il fenomeno sia sottostimato, non meno diffuso. Per capire il caso specifico, bisognerebbe analizzare l'evoluzione della personalità della donna. Ma guardando alla casistica, è sicuramente un caso molto particolare, se non unico".
psicoterapeuta Eliana Lamberti
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Sembra sorprendente eppure è vero. Jo Cameron, 65 anni e scozzese, vive senza aver mai provato dolore, senza ansie e paure, di fatto in uno stato di paradisiaca felicità, ottimismo e tranquillità, grazie a una rara mutazione genetica di cui lei stessa, fino a poco tempo fa, era assolutamente ignara. Questo è il curioso caso riportato dal British Journal of Anaesthesia in un articolo scritto dal Dott. Srivastava e dal Dott. James Cox. A scoprire il segreto di questa donna straordinaria, che è arrivata alla pensione senza risentire in alcun modo del passare degli anni, è stato un team di esperti genetisti della University College di Londra e dell'Università di Oxford.
Un gruppo di medici, dopo che Jo si sottopose a un intervento alla mano per il quale non provò nessun dolore post-operatorio, rimasero sbalorditi dall’accaduto, al punto che lo segnalarono a un team di scienziati. Che la donna fosse nata con un dono straordinario era in realtà indicato da tante situazioni cui però lei, negli anni, non aveva mai dato peso. Qualche esempio? Si era accorta di una brutta bruciatura solo per l'odore di carne bruciata ed era uscita assolutamente serena da un incidente d'auto, mentre le altre persone coinvolte erano andate nel panico.
Ripercorrendo la storia clinica di Cameron, i medici si sono anche accorti che, in tutta la sua vita, la donna non ha mai avuto bisogno di assumere antidolorifici. «Guardandomi indietro», ha riferito lei in un'intervista a BBC Health, «mi sono poi resa conto che non ho mai avuto necessità di analgesici». Eppure, prima che le facessero notare di essere "diversa", Cameron non si era accorta di nulla né si era mai interrogata sul motivo della sua fortunata condizione. «Non te ne rendi conto. Io mi sentivo solo un'anima felice, inconsapevole che vi fosse qualcosa di differente in me». E c'è di più: la 65enne non ha sentito dolore neppure durante il parto dichiarando che «in realtà era stato divertente».
I genetisti hanno scoperto nel suo dna due mutazioni in due geni limitrofi FAAH-OUT e FAAH, quest'ultimo già noto per avere un ruolo nella sensibilità al dolore, nell'umore e nella memoria. «Per tutta la mia vita ho infastidito gli altri perché ero sempre felice e anche molto smemorata. Adesso ho un buon motivo per esserlo», ha commentato la donna, confermando la sua indole piuttosto spensierata e tranquilla. «Un paziente su due dopo un intervento chirurgico prova ancora dolore sia moderato che grave, nonostante tutti i progressi dei farmaci antidolorifici», ha dichiarato l’anestesista Devjit Srivastava, augurandosi che, sulla base di questa scoperta, altre terapie possano essere sviluppate.
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Donna
Mentre urli alla tua donna
sappi che c'è un uomo
che dedidera parlarle all'orecchio.
Mentre la umili,
insulti,sminuisci,
sappi che c'è un uomo
che la corteggia
e le ricorda
che è una gran donna.
Mentre la violenti,
sappi che c'è un uomo
che desidera
fare l'amore con lei.
Mentre la fai piangere,
sappi che c'è un uomo
che le ruba sorrisi.
VIVA LE DONNE
MERAVIGLIE DELL'UNIVERSO!!