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Promesse d'estate (è ancora estate)

Post n°16 pubblicato il 07 Giugno 2017 da Paintedonmyheart


Ricordo, quando ero piccola, la trepidazione che provavo quando cominciavano le belle giornate, che preannunciavano l’arrivo imminente dell’estate. 

Io la trascorrevo quasi tutta ad Ischia, in una grande casa immersa in un bellissimo giardino di peri, i cui frutti  appena colti sono ancora oggi tra i più buoni e dolci che abbia mai mangiato.
Ricordo una lunga e allegra scalinata esterna, tutta ricoperta di pezzi di ceramica colorata, che portava al terrazzo sul tetto, dove mia madre stendeva la biancheria ad asciugare, e le ore che io trascorrevo lì sopra, tra quelle bianche lenzuola fluttuanti al vento, inventandomi storie fantastiche di fate e principesse, ed immaginando di essere in un posto incantato. E ricordo i versi assordanti delle cicale, che ci accompagnavano fino a sera e che hanno reso indelebili quelle sensazioni di pace e spensieratezza al punto da riprovarle uguali ancora oggi al solo risentirli.
Ricordo la pelle cocente ed abbronzatissima per il sole sempre addosso, a tutte le ore del giorno, bevuto in maniera insaziabile nel perdurare dei mille giochi all’aperto che c’inventavamo con amici e cugini. E ricordo il sapore delle merende fatte di pane, olio e sale, o con i pomodorini dellEpomeo e, quando era festa, con lo zucchero. E ricordo i rientri a casa a sole tramontato, tutti sporchi di terra e sconvolti di aria e sole, dopo aver completato la giornata con la consueta guerra di gavettoni, la caccia alle lucertole e le immancabili carezze ai tanti conigli, di cui l'isola è piena e che trovavamo nei giardini di quasi tutte le case: stanchi ma soddisfatti per l’essere ancora una volta riusciti nelle nostre piccole avventure.

Quando divenni un po’ più grande, l’estate cominciò a rappresentare un altro tipo di libertà, quello delle uscite da sola in orari che in città erano proibitivi. Uscite che rappresentavano, per me e la cugina che sempre stava con me, un’occasione incredibile per conoscere ragazzi carini.  Ricordo che, anche mesi prima di partire, trascorrevamo ore al telefono a preparare mentalmente quella partenza e ad immaginare tutte le cose belle che avremmo di lì a poco vissuto. Ci raccontavamo, come se lo vivessimo, il momento dell’incontro con il nostro “lui”, gli occhi dolci che avrebbe avuto ed il sorriso…e i vestiti che avremmo indossato e quanto ci saremmo sentite belle…e poi le serate che avremmo trascorso in spiaggia alla luce di un falò, cullati da canzoni alla chitarra e dal rumore delle onde che s’infrangevano sulla riva. Immagini che, inutile dirlo, superavano quasi sempre di gran lunga la realtà di quel che avremmo poi realmente vissuto, ma che bastavano a riempire quell’attesa di sensazioni meravigliose e irrinunciabili. 

 Ricordo il viaggio in macchine supercariche per arrivare in quei luoghi magici,  gli improperi di mio padre per l’esserci portati così tanta roba e l’elenco concitato delle cose che faceva mia madre per giustificarsi e dimostrare così che fosse tutto bagaglio necessario. Ricordo i finestrini aperti per non soffocare dal caldo ed il tono di voce sempre troppo alto per parlarci, nel tentativo di superare il rumore del vento, che irrompeva nella macchina a scompigliarci tutti i capelli. Ricordo le canzoni cantate a squarciagola da noi figli per ingannare l’attesa di quelle lunghe ore di traffico, trascorse nei giorni e negli orari più proibitivi per le partenze, in autostrade affollatissime. Ancora oggi mi chiedo, con tenerezza, come facessero i miei genitori a sopportare così pazientemente tutta quella confusione.

E tutto quello che c'era ancora da venire, era un libro sempre nuovo da scrivere.

 Penso spesso a quelle estati. C’è sempre un suono o un odore che me le riporta alla mente, ed io stessa mi stupiscoo di come mi senta a volte ancora così: in attesa di un qualcosa di bello che mi sorprenderà. E di come sia rimasta ancora intatta dentro di me quella promessa di serenità che la mia estate mi offriva ogni anno, dove tutto era permesso. 

Persino essere felici.


 

 

Sere d’estate

(mai) dimenticate

 

 

 

 
 
 
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