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Post n°236 pubblicato il 06 Febbraio 2012 da S_O_T_T_O_V_O_C_E
 

COMPENDIO GARIBALDINO

Il compendio Garibaldino è un'area dell'isola di Caprera, in Sardegna, in cui sono compresi i luoghi dove Giuseppe Garibaldi visse gli ultimi anni della sua vita, dove morì e dove si trova la sua tomba. Il sito è proprietà dello stato italiano ed è adibito a museo.
Il Compendio Garibaldino è un Museo storico nel quale sono diversi edifici di modeste dimensioni, realizzati tra il 1856 e 1860. Oltre al cimitero, con piante locali e altre esotiche, rende suggestivo il complesso monumentale e testimonia quanto resta della fattoria del Generale

Il compendio Garibaldino si sviluppa attorno a un cortile centrale, sul quale si affacciano la Casa Bianca e gli altri edifici che costituiscono la fattoria. Al centro del cortile troneggia l'enorme "albero di Clelia", il pino che Garibaldi piantò nel 1867, in occasione della nascita della figlia Clelia

LA CASA BIANCA

 

La dimora di Garibaldi è un semplice edificio realizzato in granito e intonacato di bianco. La facciata, rivolta ad ovest, presenta un portale archivoltato. Il nucleo originario della casa (ampliata nel 1861 verso sud e nel 1880 verso nord), si sviluppa su pianta quadrangolare, con una successione di sale intercomunicanti disposte attorno a un vano centrale, dove si trova la scala che consente l'accesso al terrazzo

La visita alla Casa Bianca ha inizio dall'atrio, dove sono raccolti fucili, sciabole, baionette, la bandiera nera dei reparti d'assalto e quella uruguaiana. Qui sono anche la cassa da campo e la rete metallica che accompagnò l'eroe nelle campagne di guerra e la carrozzella donata al generale dal Comune di Milano nel 1880. Sulla parete un pregevole ritratto di Giuseppe Garibaldi, eseguito da J. Shotton a bordo del mercantile Commonwealth. Dall'atrio si passa alla camera da letto, originariamente delle figlie; risaltano un pregevole armadio in radica con cornici fortemente intagliate, la scrivania e la pianola, ricordo dell'amore del generale per la musica; il comodino a fianco del letto fu realizzato personalmente da Garibaldi mentre il letto ortopedico è quello su cui l'eroe trascorse buona parte del tempo negli ultimi anni della sua vita

 

Sulle pareti, ritratti dei figli e della moglie e sul letto una grande fotografia del matrimonio di Garibaldi nel gennaio del 1882. Contigua è la camera del figlio Manlio, con gli arredi originali; tra i diversi oggetti spicca il modellino di un veliero col quale Garibaldi insegnava al figlio nomenclature e manovre marinare e, in una teca, una piccola corazza e un elmo regalati a Manlio da un garibaldino. Gli stessi oggetti appaiono in una fotografia ovale sulla parete, indossati dal ragazzo. Un armadio tardosettecentesco rappresenta forse il mobile più pregevole tra quelli presenti nella Casa Bianca e custodisce la divisa di Manlio, tenente di vascello della Marina italiana.

 Oltre si passa alla camera da letto di Clelia Garibaldi, dove sono esposti oggetti e foto appartenuti alla donna e un ritratto del padre, dipinto su stoffa eseguito dalla moglie di Ricciotti Garibaldi, Costanza Hopcraft, nel 1905

 

 

Viene poi la cucina con l'ampio camino di pietra, affiancato dal forno, il lume a petrolio, la pompa dell'acqua, il girarrosto. Il vano successivo è oggi destinato a stanza dei cimeli e vi sono custoditi gli oggetti più personali dell'eroe. A sinistra. del percorso è stato rimontato il tinello della prima casa di Garibaldi, con la credenza appartenente alla madre, il tavolo rotondo, l'angoliera, il divano Luigi Filippo.

Alle pareti, due dipinti dai soggetti famosi: Garibaldi e il maggiore Leggero che trasportano Anita morente, copia da Pietro Bouvier (Milano, Museo del Risorgimento), e Don Giovanni Verità, copia eseguita ai primi del Novecento da Vincenzo Stagnani del ritratto dipinto da Silvestro Lega nel 1865 (Milano, Civica Raccolta delle Stampe); sopra il divano è collocato il dipinto con la Fuga di Anita. Nell'armadio-vetrina i vestiti di Garibaldi: il poncho, il mantello bianco con giustacuore, la camicia rossa


 

Oltre il salotto, si accede alla camera in cui morì Garibaldi. Questa stanza venne costruita per volere di Francesca Armosino e adibita a salotto; qui Giuseppe Garibaldi si fece portare pochi giorni prima di morire. Nella stanza si trova il suo letto di morte, protetto da una teca di vetro e da una balaustra di bronzo, donata nel 1882 dalla Società Reduci di Livorno.

 L'orologio della sala, come si può ancora vedere, venne fermato alle 18 e venti, ora della morte del generale.

 Il pregevole ritratto di Garibaldi, custodito in questa stanza, è opera di Saverio Altamura.

Oltre alla Casa Bianca, il museo Garibaldino comprende altri edificI...

 

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