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Al poeta Corrado Calabrò

Post n°250 pubblicato il 23 Aprile 2009 da ditz

 

A Corrado Calabrò

 

T'ho visto, Corrado, con uno dei tre fiammiferi

di Prévert in mano. Poi con Valéry che lascia agli dei

l'onere del primo verso. Se fuggo dalle tue parole è solo

per rispetto verso quell'interruttore che è la poesia: la

chiami commutatore: fa cadere la cataratta della quotidianità.

Non m'è piaciuto il tango sacro dei fronzoli

di noi tutti in coda verso l'ostia d'una tua parola.

Sempre così succede. Che in un momento si crea una fila indiana

lunga lunga di mani strette strette e di sorrisi.

Ce ne siamo andati, Corrado, zitti zitti,

con le parole smozzicate dentro una mano ruvida.

Oggi t'ho visto in quel tuo reading strano

tra gente sempre pronta a riverire.

Mi sarebbe piaciuto dirti piano quanto

c'hai fatto piangere col tuo "angelo scanzonato".

La pelle come carta impecorita

pungeva davanti a quelllo  "scollinare dell'oceano"

o  al "verde opaco d'uno sguardo

stretto di bolina". Se è vero come dici

che il mare va preso come viene

cerco la mano incosciente del tuo dio

che mi metta di prua e faccia al vento

- che non sembri un castigo -

come uno che rimane in sordina per gran tempo

e poi spunta e poi s'affaccia e grida forte

il suo das di parole

dalle "tue finestre di silenzio".

Acqua mielata di tramonto

c'è passata sopra

come spruzzo che sfuma all'infinito.

Non è per gioco

che riscrivo la tua poesia.

Ce l'hai raccomandato prima:

ho obbedito come un bambino

che usa il suo pennino di inchiostro simpatico

per un contatto in più, per l'illusione di creare il mondo.

Una volta tanto ho visto dietro quella tavolata di signori

uno al suo posto senza parole di comizio.

Uno al suo posto, vestito normale,

senza distinzione dal branco dei dottori

dietro al palchetto dei microfoni,

con l'acqua minerale come totem.

Poi t'hanno dato la parola

e ho rivisto in un momento quella veronica di Zidane

quand'è volato a centrocampo

lasciando fermi tutti con la zavorra del loro lignaggio.

Grazie Corrado, perchè mi fai capire meglio

quanto ci sia utile e dolce

questo nostro movimento doloroso

questa nostra rincorsa verso una vetta

questo ricadere giù. Grazie Corrado,

perché rimani limpido fra gli altri. Fra quelli che ho studiato.

Fra Montale e Ungaretti, non mi spavento

di vedervi stretti nell'abbraccio autentico

d'un lento spasimo. E' l'intelligenza che si fa.

Non la disfiamo in code sacre e in strette di mano.

 

 
 
 
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È RIDICOLO CREDERE

È ridicolo credere
che gli uomini di domani
possano essere uomini,
ridicolo pensare
che la scimmia sperasse
di camminare un giorno
su due zampe

é ridicolo
ipotecare il tempo
e lo è altrettanto
immaginare un tempo
suddiviso in piú tempi

e piú che mai
supporre che qualcosa
esista
fuori dall'esistibile,
il solo che si guarda
dall'esistere.



(Eugenio Montale, Satura; Satura II)

 
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TAMARA

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PARANOID ANDROID - RADIOHEAD

Please could you stop the noise
I'm trying to get some rest?
From all the unborn chicken voices in my head
What's that, what's that

When I am king you will be first against the wall
With your opinion which is of no consequence at all
What's that, what's that

Ambition makes you look pretty ugly
Kicking squealing gucci little piggy

You don't remember, you don't remember,
why don't you remember my name
Off with his head man, off with his head man
Why don't you remember my name?
I guess he does

Rain down, rain down, come on rain down on me
From a great height, from a great height, height
Rain down, rain down, come on rain down on me
From a great height, from a great height, height

That's it sir, you're leaving,
the crackle of pig skin,
the dust and the screaming
The yuppies networking
the panic, the vomit,
the panic, the vomit
God loves his children,
God loves his children, yeah

 
 

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