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IL COMANDANTE E LA CHITARRA

Post n°220 pubblicato il 21 Maggio 2007 da comandantekil
Foto di comandantekil

Stavo leggendo qua e là tra i vari blog e ne ho trovato uno dedicato espressamente allo strumento musicale che più mi fa impazzire: la chitarra (e il proprietario del blog davvero sa come usare il manico!!).

All'epoca in cui ero militare in aeronautica a Padova, nella camerata di fianco alla mia c'era un ragazzo Torinese che di tanto in tanto imbracciava la sua chitarra e intonava in maniera assolutamente divina canzoni di Sergio Caputo con tecnica sopraffina e voce da brividi. Fu lì, seduto sul letto del bergamasco Gasparini che mi decisi a tentare l'avventura chitarra. Si, perchè i 20 anni del comandante erano l'esaltazione dell'autoerotismo, non certo come una spontanea filosofia di vita, ma piuttosto come una relegazione forzata, vista la totale assenza di qualsiasi forma di fascino. Mi dissi che la figura del chitarrista e magari anche compositore, avrebbe potuto darmi un tocco di originalità, e così acquistai la "Sakura", sottomarca di chissà quale chitarra prestigiosa, e con un occhio ai libri e uno al manico della chitarra cominciai a strimpellare le prime cose. Il tempo passava e arrivò l'estate e con essa i falò in spiaggia (all'epoca erano consentiti); quale occasione migliore per rimorchiare? Il truce chitarrista col suo incedere da "maledetto" era una figura che mi garbava parecchio. Uno, due, 20 falò in spiaggia, e tutte le volte il truce chitarrista "maledetto" rimaneva l'unico coglione in spiaggia con la sua sorellina "Sakura", e tutti gli altri imboscati dietro le dune di sabbia tra mugolii e versi strani. Fino a che, quando le speranze stavano per spegnere l'ultima fiammella, attorno al falò rimanemmo in 3, io "Sakura" e Doenja, una ragazza Olandese molto carina; non scaturì alcun gemito o mugolìo, ma per la prima volta qualcunò apprezzò la mia voce e ebbi anche io la mia ragazza da baciare. Quando lei se ne tornò in Olanda le scrissi pure una canzone (la mia prima) e in Autunno la andai a trovare e gliela cantai in diretta.... ma tutta la magia del falò era andata (e scoprii tra l'altro che lei in Olanda aveva il ragazzo.. ahahahah).

Comunque sia... ho continuato a dedicare tempo alla chitarra perchè comunque amavo creare qualcosa di mio e sentivo il suonare come uno sfogo, come un articolare il mio estro nella musica, che da sempre è una parte vitale di me. Ma prima o poi si arriva al punto di stallo, il punto in cui se hai il manico fai il salto di qualità, altrimenti rimani un semplice strimpellatore di note e accordi, e la chitarra, una dolce compagnia e non un'estensione naturale del corpo. Ho dato l'addio a "Sakura" ormai liso nel capotasto, nei ponti, e con la tastiera che implorava pietà e degna sepoltura. La chitarra che ho acquistato successivamente è tutt'ora appoggiata di fronte a me in ufficio ma sono sempre più rare le occasioni in cui la riusumo dalla custodia. Ora il comandante staziona di fronte a un microfono e dall'altra parte Roberto, le cui mani sono come quelle di un poeta che scrivono sulla tastiera delle magnifiche poesie Rock.

 
 
 
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