ESTASI LAZIO

GIORDANO: "LAZIO, SEI IL MIO SOGNO!"

ROMA - A volte Lotito sorprende, trascurando l’ovvio e le scelte scontate. L’idea di allestire uno staff proprio, di emanazione societaria, esiste, è valutata dal presidente, che ha voglia di costruire un’area tecnica destinata a durare nel tempo, slegata dal nome del mister. Ci vorrebbe, però, una figura capace di riempire la scena, esprimendo personalità, autorevolezza. Un allenatore pieno di rabbia e magari amatissimo dalla gente, perché riportare un po’ di lazialità a Formello non guasterebbe. Bruno Giordano è forse l’unico ex ad aver attraversato i pensieri di Lotito per qualche giorno. Accadde nel 2008 senza che il suo rientro si concretizzasse. Oggi il bomber di Trastevere sogna ancora l’occasione attesa da una vita. Tornare a casa.

Si aspettava che Reja lasciasse la Lazio?

«Sinceramente ci ho capito poco. E’ chiaro che se un allenatore fa buoni risultati e lo vuoi confermare cominci a parlarci prima della fine del campionato, anche perché può avere tentazioni diverse. Non so cosa sia successo. Forse Reja aveva già preso altre decisioni».

Cosa servirebbe oggi alla Lazio?

«Bisogna capire che tipo di idee ci sono. Guardate la Roma, era stato lanciato Montella, l’estate scorsa hanno puntato su un tecnico straniero, arrivato da fuori, ora stanno tornando su Montella. Penso alla Juve, che ha scelto Conte, riscoprendo il senso dell’appartenenza. Uno che conosce lo spogliatoio, le stanze della società, ti facilita il compito. Ci vorrebbe un tecnico che conoscesse la piazza».

Ha avuto contatti con Lotito? Le piacerebbe diventare l’allenatore della Lazio?

«No, non ho avuto contatti. Certo, mi piacerebbe tornare alla Lazio. Sarebbe un sogno per qualsiasi allenatore, figuriamoci per me, che sono stato prima tifoso e poi giocatore. Andai via nel 1985, sarebbe straordinario tornare. E poi si tratta di una squadra competitiva, lo dimostrano i risultati degli ultimi due anni. C’è una buona base, credo basterebbero pochi rinforzi, due o tre giovani di livello, per vedere la Lazio al top».

C’è stato un momento in cui è stato vicinissimo alla Lazio di Lotito.

«Sì, quattro anni fa. Ci siamo fatti una chiacchierata con il presidente, forse ci aveva pensato, poi non si concretizzò. L’ultima volta mi è capitato di incrociarlo in un ristorante un paio di mesi fa. Mai dire mai. Adesso mi farebbe piacere parlarci per capire quali sono le sue idee».

La Juve ha vinto lo scudetto con Conte, ragazzo fatto in casa?

«E’ vero. Antonio è stato bravo a trasmettere lo spirito Juve a giocatori come Pirlo e Vucinic che arrivavano da fuori. Ha trasmesso l’idea del gruppo, la cattiveria agonistica, non è stato solo bravo dal punto di vista tecnico e tattico. Con Buffon, Del Piero e Marchisio era più semplice, ma lui è riuscito a coinvolgere tutti».

Di cosa avrebbe bisogno la Lazio per puntare alla Champions?

«Due o tre giovani di qualità, uno per reparto. La base è buona. Parlo di giovani perché giocatori di esperienza ce ne sono già».

Non solo Mancini. Di Matteo, Simeone, Mihajlovic, Di Canio, Bergodi e così via. Tutti diventano allenatori da altre parti. Possibile che la Lazio non se ne accorga?

«Non è detto che non possa non essere bravo ad allenare anche chi ha giocato alla Lazio. Mettiamola così».

Fonte: Corriere dello Sport