Post n°2058 pubblicato il 24 Maggio 2012 da s.s_lazio1900
Grinta, orgoglio, personalità, è stato il leader di una squadra che ha fatto epoca con Maestrelli in panchina Terzo miglior marcatore con 123 gol. L’infanzia in Toscana prima di emigrare con i genitori a Cardiff Il ritorno in Italia per diventare calciatore. L’arrivo a Roma nel 1969, le 24 reti per il tricolore, i Cosmos di Pelè e nel 1983 l’acquisto del club capitolino.
ROMA - La sua storia comincia a Pontecimato, in Toscana: mulini e frantoi, un piccolo paese vicino a Carrara. La grande guerra è terminata da poco. Giorgio Chinaglia nasce il 24 gennaio del 1947. E’ lì, a Pontecimato, che trascorre l’infanzia. Il papà Mario emigra presto a Cardiff, viene assunto in una fonderia. Anche la mamma Giovanna parte per il Galles. Giorgio ha una sorella, si chiama Rita. Cresce con la nonna, Clelia, poi nel 1953 raggiunge i genitori, che gli fanno frequentare i banchi di due scuole, la “St. Peters” e la “Lady Mary Grammar School”. Un professore di educazione fisica lo convince a imparare a giocare a rugby: la prima passione, il primo sport. I soldi sono pochi, la dignità è la sua ricchezza. «La povertà ti lascia dentro le lezioni più importanti». Nel Galles impara a sopportare le salite, non si vergogna a dire che risuolava le sue scarpe con tre o quattro strati di cartone.
LA SCALATA - La sua famiglia apre un ristorante: “Mario’s Bamboo”. Giorgio studia, fa il cameriere, la sera si ferma a lavare i piatti. Il calcio lo affascina, entra nell’accademia del Cardiff City, viene tesserato dallo Swansea e nel 1966 ritorna in Italia. Firma con la Massese: cinque gol in C, la chiamata dell’Internapoli, due stagioni e ventiquattro reti. La svolta nel 1969: Carlo Galli lo segnala alla Lazio e al direttore sportivo Antonio Sbardella, il presidente Umberto Lenzini decide di acquistarlo con Pino Wilson per duecento milioni di lire. Trova Juan Carlos Lorenzo come allenatore: c’è subito stima. Chinaglia è l’espressione di un calcio romantico, entra nel cuore della gente: forza straripante, grinta, orgoglio, adrenalina, basette lunghe. Diventa l’essenza, l’anima, lo spirito ribelle di una Lazio che avrebbe segnato un’epoca.
LO SCUDETTO - Nel 1971 conosce Tommaso Maestrelli, che si trasforma per lui in un altro papà, perché sa toccare le corde giuste: ha sensibilità, carisma, un forte ascendente. La Lazio viene promossa in A, Chinaglia vince il titolo di capocannoniere con 21 gol. E’ l’inizio di una favola speciale. Lo scudetto sfiorato nel 1973, le lacrime a Napoli, allo stadio San Paolo, lo storico tricolore che arriva l’anno successivo, all’Olimpico, in una cattedrale biancoceleste: il rigore contro il Foggia, il trionfo, l’invasione di campo, le immagini in bianco e nero di un film che rappresenta il capolavoro di una squadra geniale e imprevedibile, sempre pronta a rialzarsi, a trovare le energie, a prendere spallate il destino. Una Lazio che nell’immaginario dei suoi tifosi è ancora oggi un poster senza età, uno splendido manifesto. Un gruppo difficile da gestire e governare, ma in grado di esprimere un calcio moderno, di stampo olandese, con due terzini - Petrelli e Martini - che erano frecce. Con un regista difensivo come Wilson, affiancato da Oddi, davanti a un portiere del calibro di Pulici. E poi Garlaschelli sulla fascia destra, la saggezza di Frustalupi, le corse sfrenate di Re Cecconi e Nanni, la fantasia di D’Amico.
IL MONDIALE E I COSMOS - Chinaglia è già diventato per tutti Long John: unisce ogni generazione. Ha appena conquistato il titolo di capocannoniere con 24 gol. E’ il faraone di una Lazio che ha rovesciato il potere di Juve, Inter e Milan. Arrivano così i Mondiali del 1974 in Germania. Con il ct Valcareggi ha un rapporto complicato. Lo scontro arriva al 69’ della partita con Haiti: Chinaglia viene sostituito e lascia il campo mandandolo al diavolo. E’ il 15 giugno, si gioca all’Olympiastadion di Monaco di Baviera. Si chiude lì la sua avventura in maglia azzurra. Maestrelli ha un brutto male, la Lazio delle meraviglie comincia a perdere forma. Chinaglia, terzo miglior marcatore nella storia biancoceleste (123 gol, dietro a Piola e Signori), vola negli Stati Uniti, si lega ai Cosmos, i suoi compagni sono Pelè, Beckenbauer, Carlos Alberto. Otto campionati negli Stati Uniti, 242 reti in 254 partite. Ma la Lazio, per lui, è ancora una storia aperta. Ha pianto per Maestrelli e Re Cecconi. Nell’estate del 1983 rileva la società da Gian Casoni. Diventa presidente, compra Joao Batista e si fa prestare Michael Laudrup dalla Juve. Una salvezza con Carosi in panchina, la retrocessione in B nel 1985. Un anno dopo, con una Lazio divorata dai debiti, cede il club prima al professor Chimenti e poi ai fratelli Gianmarco e Giorgio Calleri. Il suo ultimo acquisto? Giuliano Fiorini, preso dal Genoa: proprio quel centravanti, nel 1987, avrebbe poi evitato alla Lazio dei - 9 di precipitare in C.
L’AMERICA - Chinaglia torna negli Stati Uniti, lavora in televisione, collabora con una serie di società che organizzano eventi sportivi. Il calcio è una calamita: entra nel Ferencvaros, nel Foggia e nel Lanciano. Esperienze tra luci e ombre. «Sono ingenuo, nella mia vita mi sono sempre fidato troppo degli altri» , confida agli amici. La Lazio gli appartiene dentro. E’ come se il tempo, l’orologio, si fosse fermato per lui quel 12 maggio 1974, il giorno del rigore contro il Foggia e dello scudetto. Tutta una vita in quegli attimi, in quell’abbraccio con Maestrelli, con Lovati, con Re Cecconi e Frustalupi, con il dottor Ziaco, con padre Lisandrini. Con una Lazio che, lentamente, lo avrebbe salutato.
GLI ULTIMI ANNI - Sostiene di avere ancora un debito di riconoscenza verso i tifosi. Vorrebbe riprendere il controllo della Lazio e tornare a fare il presidente. Telefona spesso dagli Stati Uniti, fa i complimenti al tecnico Papadopulo (suo ex compagno) dopo il derby vinto 3-1 il 6 gennaio del 2005, con un gol di Di Canio. Nel 2006 prova ad acquistare il club da Lotito. Dichiara di rappresentare una multinazionale, si presenta anche in Consob. Una vicenda che finisce sui tavoli della magistratura. Scatta un ordine di custodia cautelare nei confronti di Chinaglia per estorsione e aggiotaggio. Lui si difende attraverso i suoi legali. Nel 2011 diventa ambasciatore dei Cosmos. Vive in Florida, interviene tutte le mattine in una radio, Sirius XM, durante la trasmissione “The Football Show”. Apre anche un ristorante con il figlio Anthony. La scorsa settimana, poi, la delicata operazione al cuore, il ritorno a casa e ieri mattina le lacrime di Anthony: «Si è svegliato, ha preso una medicina, si è rimesso a letto, sono andato a controllarlo e non respirava più».
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il 11/06/2013 alle 14:52
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il 10/06/2013 alle 12:33
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il 06/06/2013 alle 21:55
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il 03/06/2013 alle 11:42