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SPECIALE - BOB LOVATI

Post n°1147 pubblicato il 02 Giugno 2011 da s.s_lazio1900

Biografia

Roberto (Bob) Lovati, portiere, nato a Cusano Milanino (MI) il 20 luglio 1927, deceduto a Roma il 30 marzo 2011.


Dai primi passi all'arrivo alla Lazio

Nel 1946/47 inizia a giocare nella squadra della sua cittadina, l'U.S. Gerli del presidente Romano Augusti e del bravo allenatore Pizzamiglio. In questa società, che dal 1947/48 si chiamerà U.S. Cusano Milanino, il giocatore rimane tre stagioni. A 19 anni è acquistato dal Pisa, ma subito è dato in prestito per due stagioni consecutive alla Vimercatese e al Monsummano. Nella stagione 1949/50 il Pisa gli concede fiducia e lo fa esordire in Serie B. Con i nerazzurri toscani giocherà per altre tre stagioni sommando 5 sole presenze (causa infortunio) nel primo anno, 18 nel secondo e 36 nel terzo. Nel 1952/53 viene acquistato dal Monza Brianza, sempre in Serie B, e giocherà per due stagioni per complessive 68 gare imponendosi come uno dei migliori portieri della categoria.

Nell'estate del 1954 la Lazio, improvvidamente, cede al Vicenza il grande Sentimenti (IV) e si appresta a disputare la nuova stagione con in porta il giovane e promettente De Fazio ed il vecchio Zibetti, prelevato dal Brescia. Tessarolo e Vaselli decidono di acquistare dal Monza Lovati per 40 milioni prestandolo, però, per un anno al Torino, fortissimamente voluto dal nuovo allenatore granata Annibale Frossi proveniente proprio dal club brianzolo. Non è troppo fortunata la stagione della Lazio per ciò che riguarda il portiere: De Fazio non si conferma ai livelli sperati e Zibetti è troppo anziano per dare sicurezza alla squadra. L'anno successivo, nella stagione 1955/56, ecco Lovati giungere finalmente nella squadra biancoceleste.


Anni biancocelesti e l'esordio in Nazionale

La Lazio, in quel campionato, è allenata dal duo Copernico-Ferrero ma a gennaio avviene, a causa di risultati deludenti, un cambio di guida tecnica e viene preso l'inglese Carver. I biancocelesti effettueranno una rimonta spettacolare e finiranno terzi in classifica a pari punti con l'Internazionale. E' una squadra molto forte che si avvale di giocatori come Selmosson, Bettini, Muccinelli, Sentimenti (V), Vivolo, Fuin, Molino e anche di Bob Lovati che disputa un campionato d'altissimo livello.

Gioca 32 partite, saltandone solo due per infortunio in cui viene sostituito dalla riserva Bandini. La sua migliore prestazione è quella del derby di ritorno dove è un baluardo insormontabile per i pericolosi Da Costa e Nyers. La stagione successiva vede la conferma ad altissimi livelli del numero uno laziale che gioca tutte le partite, con Orlandi riserva e con la Lazio, allenata ancora da Carver, splendida terza ad un solo punto dalla Fiorentina e con la difesa meno battuta del campionato. Alfredo Foni, D.T. della Nazionale, lo convoca in maglia azzurra e lo fa esordire a Roma contro l'Irlanda del Nord il 25 aprile 1957 nelle qualificazioni ai Mondiali. L'Italia si impone per 1-0 e Bob se la cava egregiamente.

Viene confermato per la difficile trasferta di Zagabria del 12 maggio (data "magica" fondamentale per la vittoria del primo Scudetto biancoceleste nel 1974), contro la Jugoslavia, ma una squadra azzurra disorganizzata, stanca e passiva, subisce ben sei reti dagli scatenati avversari. Lovati non ha particolari colpe ma la sua carriera in Nazionale finirà precocemente, anche a causa della concorrenza di portieri italiani molto forti e soprattutto di proprietà degli squadroni del Nord, come Ghezzi, Buffon, Mattrel. Il campionato seguente, 1957/58, vede il cambio dell'allenatore. Carver non resiste al fascino dei soldi dell'Inter e va a Milano, mentre la Lazio fa ricorso allo slavo Ciric. La stagione si rivela un inferno: si conclude con la Lazio in dodicesima posizione e con 65 goal al passivo. Lovati fa ogni domenica dei veri e propri miracoli ma la squadra non ha gioco, né schemi, né coraggio. Lovati gioca 26 partite e si conferma uno dei migliori portieri italiani sebbene per lui cominci l'"incubo Da Costa". Il centravanti romanista segna sempre con regolarità nei derby ed i tifosi beccano il povero Bob con benevole prese in giro che durano ancora ai nostri giorni.

In realtà Da Costa è uno dei più forti attaccanti della fine degli anni '50 ed i goal li realizza a tutti i portieri, tanto da vincere anche la classifica dei cannonieri. La stagione seguente è molto simile a quella precedente. La Lazio è affidata a Bernardini ma si dibatte in una crisi finanziaria gravissima. Siliato è il presidente reggente. E' animato da sano realismo e arriva a vendere persino il fuoriclasse Selmosson alla Roma per tentare di salvare il bilancio. Gli acquisti sono di seconda fascia e le cessioni privano la squadra dei migliori giocatori. La Lazio arriva undicesima e ancora una volta Lovati risulta tra i più affidabili. Gioca 26 partite e nelle altre viene sostituito da un portiere toscano dai grandi mezzi: Idilio Cei. I due campionati successivi si concludono il primo al dodicesimo posto (Lovati gioca solo 9 gare), ed il secondo con la prima, tristissima ma non sorprendente, retrocessione della Lazio, che vide il vecchio portiere in campo solo per 8 volte. La Lazio è una società in preda al caos: Bernardini viene esonerato e gli subentra la vecchia gloria Flamini al quale subentrerà di nuovo Carver.

Il reggente Siliato se ne va e il suo posto viene preso dal redivivo Tessarolo che però sarà sostituito dal commissario imposto dalla Lega Calcio, Giovannini. Roberto Lovati ha 34 anni e decide di chiudere con l'agonismo sebbene abbia ricevuto buone offerte da squadre di Serie B. Ormai Roma l'ha adottato e Bob decide di non spostarsi dalla Capitale. Si è sposato, è nato un figlio e a Roma sta ottimamente. Si iscrive al Centro tecnico per Allenatori e prende il patentino risultando il migliore dei candidati.


La prima Coppa Italia

Roberto Lovati è il portiere del primo trofeo vinto dalla Lazio nella sua lunga storia. La Coppa Italia del 1958 vede il trionfo dei biancocelesti che vincono 7 partite e ne pareggiano 2 e battono in finale, all'Olimpico, la Fiorentina con un goal di Prini al 30' del primo tempo. Lovati è l'artefice di quella vittoria con parate superlative mentre il brasiliano Humberto Tozzi segnerà 10 reti in nove incontri.


Il giocatore

Bob Lovati è stato uno dei più forti portieri della Lazio e tra i migliori d'Italia. Imbattibile nelle uscite alte anche grazie ai suoi mezzi fisici (m 1,88 per kg 77), dotato di un eccezionale piazzamento e di un formidabile colpo d'occhio, sapeva dirigere la difesa in maniera ottima. Dava un senso di sicurezza ai compagni ed era dotato di forte carisma. Proverbiali le sue spettacolari e potenti uscite di pugno con cui riusciva a mandare il pallone oltre la metà campo. Anche nei poderosi rinvii con il piede sinistro arrivava facilmente nell'area opposta. Qualche leggera difficoltà, per via dell'altezza, si riscontrava nei tiri bassi.


Dai pali alla scrivania, passando per la panchina

Dal giorno del ritiro dall'agonismo, Bob Lovati è stato sempre nella Lazio. Non è possibile, sia pure con le più accurate ricerche, elencare la successione degli incarichi che Bob ha ricoperto nel sodalizio biancoceleste: allenatore della prima squadra per ben 105 partite in totale, sostituendo Gei, Lorenzo, Maestrelli, Vinicio e inoltre allenatore della Primavera, della De Martino, allenatore dei portieri, viceallenatore, capo degli osservatori, dirigente, talent scout, ma soprattutto la voce amichevole, esperta, competente, fidata di intere generazioni di giocatori, presidenti, allenatori e dirigenti che hanno vissuto la Lazio negli ultimi 50 anni. L'unica vera icona della Lazialità per signorilità, disincanto, humor, sportività, eleganza e amore per i colori. Bob Lovati è stato più volte l'ascoltatissima fedele spalla di famosi allenatori della Lazio. Basti ricordare Vinicio e Lorenzo oltre il grande Maestrelli. Dopo la parentesi di Vinicio a Lovati è offerto un contratto biennale di allenatore della prima squadra.

Al termine della stagione 1979/80 scoppia lo scandalo delle scommesse e Bob, con la squadra decimata dalle squalifiche e sconvolta dal coinvolgimento di molti suoi campioni, riuscirà con immensa abilità e schierando una buona parte della squadra Primavera, a salvare la Lazio dalla retrocessione. Non c'è stato un solo periodo critico, negli ultimi cinque decenni, che non ha visto Lovati pronto a rimboccarsi le maniche e trovare le soluzioni adatte per il bene dei colori biancocelesti. Con Tommaso Maestrelli il rapporto è stato profondo. Aiutante principale in campo, confidente e mediatore di quella banda di irregolari, osservatore puntuale delle squadre avversarie, è suo un bel pezzo di Scudetto. Quando Tommaso si ammala, Bob prende le redini della squadra con umiltà e amore e gestirà quel tremendo periodo, così denso di altri gravi lutti, con un affetto per l'amico scomparso che ancor oggi commuove i tifosi. Da allenatore della Lazio conquista anche una Coppa delle Alpi nel 1971, proprio nel periodo in cui Maestrelli è appena arrivato alla corte laziale.


L'oggi

Con il passare degli anni gli incarichi di Lovati in seno alla Lazio sono stati rivolti agli aspetti dirigenziali e organizzativi riguardanti il settore giovanile. A tal proposito non va dimenticato che giocatori come Mauro Tassotti, Giuseppe Massa e Maurizio Montesi, ad esempio, sono stati lanciati in prima squadra proprio da Bob. Oggi Roberto Lovati è un magnifico signore, prestante, elegante ed arguto, di 80 anni. Non lavora più nella Lazio, sebbene vi collabori come medico sportivo suo figlio, ma è sempre pronto a raccontare le "storie di Lazio" che i tifosi gli chiedono di ricordare quando l'incontrano. A Roma è popolarissimo ed il giorno del suo ottantesimo compleanno ha ricevuto gli auguri delle più alte cariche politiche cittadine e di tantissimi riconoscenti sportivi di ogni età. Per i Laziali quest'uomo per tutte le stagioni è il vero punto di riferimento e l'unico che incarni ancora quell'ideale di "Sport" nato sulla panchina di Piazza della Libertà il 9 gennaio del 1900. Muore a Roma il 30 marzo 2011.


 
 
 
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