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Pizzomunno con gerani rossi.

 

 
Pizzomunno

Lungo il tratto meridionale della costa viestana, ritroviamo una piccola spiaggia che deve il suo nome all’ imponente faraglione che dalle acque cristalline si erge sovrano a sorvegliare la città ed i suoi abitanti: la Spiaggia del Pizzomunno.

Qui sembra aver avuto luogo un’ interessante e fantastica vicenda che ha come protagonisti due giovani innamorati , entrambi originari di Vieste .

Pizzomunno , giovane ed attraente pescatore, e Cristalda , ragazza bellissima dai lunghissimi capelli color dell’ oro, si amavano teneramente e vivevano nella convinzione che nulla al mondo potesse intaccare un sentimento tanto forte e sincero.

Ogni sera, Cristalda scendeva in spiaggia per salutare il suo bel Pizzomunno prima che con la sua barca andasse incontro al mare aperto.

Ogni notte, in mare, Pizzomunno riceveva la visita delle sirene che cercavano di ammaliarlo con i loro canti soavi. Le regine del mare desideravano ardentemente che Pizzomunno diventasse il loro re ed amante.

Il giovane, però, non cedette mai alle avance delle sirene tentatrici , avendo già donato il suo cuore alla candida Cristalda.

I reiterati rifiuti del giovane, scatenarono la furia delle sirene .

Una sera, le sirene raggiunsero i due amanti sulla spiaggia ed aggredirono Cristalda con grande ferocia, inghiottendola nelle profondità del mare.

Pizzomunno
fu colto da un dolore devastante, talmente grande da pietrificarlo per sempre.

Il giorno seguente, i pescatori di Vieste trovarono Pizzomunno pietrificato sulla roccia che oggi porta il suo nome.

La leggenda vuole che, ogni cento anni, Cristalda riemerga dalle profondità del mare per incontrare Pizzomunno e rivivere con lui l’ emozione di una notte d’amore sulla spiaggia che li fece incontrare.

 

 

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Promontorio del Gargano

Il più delle volte si pensa che la storia antropologica ebbe inizio sul promontorio del Gargano con l'apparizione dell'Arcangelo Michele più di sedici secoli or sono quando ancora il Cristianesimo conviveva con le allora attuali religioni pagane. Ma se analizziamo le carte romane si nota che gli insediamenti sedentari sono precedenti all'apparizione dell'Arcangelo e si trovavano sulla costa e ai piedi del sontuoso monte (Ergitium ,Sipontum ,Merinum ,Teanum , ,Apulum ,Urium).
Si trovano degli insediamenti umani persino precedenti a questi ultimi, ma bisogna risalire addiritturà all'età del bronzo, tanto è vero che lungo la provinciale che collega Foggia con San Marco in Lamis, a qualche chilometro da Borgo Celano, in zona"Chiancata La Civita-Valle di Vitturo"  è stato ritrovato la necropoli più antica della intera Europa. Altre testimonianze sono date dagli insediamenti rupestri e dalla innumerevole presenza di oggetti litici e di mura megalitiche che si sono scoperti nel corso degli anni sul Gargano.
 

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Toro seduto

 

Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi è chi sacrifica sé stesso per il bene degli altri. È suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a sé stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità.

Toro seduto

 

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Hotel Gabbiano Vieste

 

Tutto ciò che l'uomo ha imparato

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e il seguente testo "Tutto ciò che l'uomo ha imparato dalla storia, é che l'uomo dalla storia non ha imparato niente. Hegel"

 

Servo di Dio Don Antonio Spalatro .

 

Messaggi del 12/04/2020

Controlli a tappeto dei Carabinieri per Pasqua e Pasquetta

Post n°25892 pubblicato il 12 Aprile 2020 da forddisseche

Controlli a tappeto dei Carabinieri per Pasqua e Pasquetta  

  
 

Sarà costante il controllo dei Carabinieri sui luoghi dove negli anni scorsi di questi tempi si trascorrevano le festività Pasquali. Gli accessi alle località turistiche, che attraggono turisti da ogni parte del mondo, saranno presenziate da serrati controlli, che non consentiranno agli irriducibili, noncuranti della propria e altrui salute, di girovagare liberamente.

 

Il Parco del Gargano, il Lago di Varano, Rodi Garganico, il Lido del Sole, Foce Varano, Peschici, San Menaio di Vico del Gargano, le Isole Tremiti, la Foresta Umbra, e ancora Margherita di Savoia, Manfredonia e Vieste per citare le più importanti, saranno vigilati costantemente, per intercettare chi non vuole ancora comprendere la delicatezza della situazione sanitaria, non vuole rimanere a casa, né intende evitare i luoghi di aggregazione, la movimentazione e il contatto con gli altri, non rispettando così le prescrizioni limitative emesse dalle Autorità Nazionali e locali, per contenere il contagio del coronavirus.

 

I Carabinieri, per proteggere la popolazione Garganica, rivolgeranno particolare attenzione a quei luoghi che, ogni anno, per tradizione sono raggiunti dagli “amanti” dei ponti festivi e dai proprietari di abitazioni estive.

 

Posti di blocco e posti di controllo attuati dai Carabinieri non daranno tregua agli “impavidi”, che saranno controllati singolarmente, per accertare i motivi della loro presenza, difficilmente giustificabile, viste le stringenti limitazioni emanate: i Carabinieri non potranno far altro che elevare le salate sanzioni amministrative stabilite dalle recenti norme.

 

Tutte le strade di collegamento, principali e minori, verranno battute dai militari, anche con pattuglie a piedi, che controlleranno chi si trova nei prati, nei boschi, in riva al mare o sui percorsi montani a passeggiare.

 
 
 

Vieste/ Lettera di UN VOLONTARIO.

Post n°25891 pubblicato il 12 Aprile 2020 da forddisseche

Vieste/ Lettera di UN VOLONTARIO.  

  
 

Riceviamo e pubblichiamo

 

Grazie a tutte le persone che nel loro piccolo cercano di donare qualcosa a chi ha bisogno. Grazie a chi combatte concretamente questa odiosa piaga che affligge il mondo. Grazie a tutti i volontari che ogni giorno cercano di dare speranza e di aiutare moralmente la popolazione che ha veramente bisogno di essere aiutata.

 

Dobbiamo sapere che ci sono padri di famiglia che ogni giorno si disperano perché non riescono ad avere un pezzettino di pane per i propri   figli. Ci sono persone che si scoraggiano e non sanno come andrà a finire. Ci sono lavoratori che rischiano di perdere il loro posto di lavoro perché il futuro economico è incerto. Ci sono malati che soffrono o anziani che rimangono soli. Ci sono pure quelle persone che vivono nell'ombra della società e che soffrono.

 

Questa piaga mondiale colpisce tutti e nessuno si può sentire al sicuro. Non vi dovete vergognare quando bussate alla porta per chiedere aiuto perché stiamo tutti sulla stessa barca.

 

Chiedete aiuto senza problemi perché ognuno può donare qualcosa o ricevere qualcosa. So bene che molti di voi si vergognano o si sentono a disagio perché non sanno come sdebitarsi. A noi volontari basta un sorriso e questo per noi significa molto. Il nostro fine principale è quello di aiutare.

 

Molte volte anche noi volontari ci sentiamo a disagio soprattutto quando ci troviamo davanti a situazioni che non riusciamo a risolvere o a gestirle. Ragazzi guardate negli occhi chi avete di fronte e non vi vergognate a farlo perché chi avete di fronte ha bisogno proprio di questo.

 

Essere un volontario significa gioire o soffrire tutti insieme. Un volontario li per se non guadagna nulla ma in compenso riceve qualcosa che nessuna moneta può superare ovvero un semplice grazie o un sorriso.

 

Ogni volontario con umiltà si mette in gioco anche in situazioni difficili ,ma sa che comunque lo fà per un fine molto più grande di lui. Ognuno di noi mette da parte la propria vita o la propria famiglia per tutti voi, ma questo non è un peso perchè un vero volontario sa bene a cosa va incontro e non si scoraggia . In questi giorni ho visto persone che si nascondevano o persone che avevano bisogno, ma si vergognano a chiedere aiuto...

 

Persone semplici e normali che nella quotidianità non sembravano che avessero bisogno ma in questa nuova situazione anche loro si trovano in difficoltà . Non abbiate paura e chiedete aiuto a testa alta perché nessuno vi giudicherà o vi punterà il dito.

 

Ricordate che noi ci siamo sempre. Dovete sapere che la sera quando finiamo siamo esausti ma allo stesso tempo felici perché sappiamo che comunque abbiamo fatto del nostro meglio per aiutarvi anche se un piccola parte di noi è triste perchè sa che comunque ci sono ancora persone che stanno male.

 

Sappiamo bene che non riusciamo ad accontentare tutti ma dovete sapere che noi facciamo il possibile. Anche se spesso veniamo criticati a noi non importa perché sappiamo che comunque noi cerchiamo di aiutare con tutti i mezzi che possediamo... In questi giorni ho osservato molto e ho notato dei genitori che soffrivano perché non riuscivano a comprare un uovo di Pasqua. Molte volte dobbiamo capire che le cose importanti non sono queste ma sono ben altre.. Sedetevi al fianco dei vostri figli e cercate di spiegare cosa sta succedendo e spiegateli che bisogna fare dei sacrifici .

 

In questa Santa Pasqua tutti noi impareremo che l'amore è il regalo più grande che ognuno di noi può donare... Tutti noi volontari cerchiamo di donare amore gratuitamente. Se avete bisogno di aiuto chiedetelo e vi verrà dato ma non vi nascondete. Prima o poi anche questa tempesta passerà e tutti insieme torneremo per strada a festeggiare più uniti di prima.

 

Un Volontario di Protezione civile “Pegaso” Vieste     

 

M. D.

 
 
 

Accadde Oggi/ Una Bugatti a Vico del Gargano in un film di Ferruccio Castronuovo

Post n°25890 pubblicato il 12 Aprile 2020 da forddisseche

Accadde Oggi/ Una Bugatti a Vico del Gargano in un film di Ferruccio Castronuovo  

  
 

La rubrica "Accadde Oggi" è dedicata al 12 Aprile 2014, giorno in cui Ferruccio Castronuovo ha presentato in Anteprima a Bari il suo documentario Che ci fa una Bugatti a Vico del Gargano?. Questo piccolo Paese, uno dei borghi più belli d’Italia, nel quale era nata la sua mamma, è quello dove il regista barese si è trasferito per vivere ed al quale ha dedicato questo film.

 

Risale al 1934 la foto che ritrae - a bordo di questa vettura di gran lusso - i genitori del regista, i quali proprio non potevano permettersela. Ma c’è uno zio (Michelino Locatelli, fratello della madre) che è in rapporti con la Michelin e questa industria francese, per provare pneumatici sulle strade sterrate, sceglie il territorio pugliese e gli affida il veicolo per un paio di settimane. Nessuno resiste alla tentazione di farsi fotografare a Vico del Gargano, che all’epoca è un centro più popoloso di oggi.

 

Nasce, così, questo film autobiografico, di cui Castronuovo cura anche il testo e il montaggio, e partecipa anche alle riprese ed alle musiche. Si passa in rassegna il Gargano di altri tempi, con le immagini della ultima emigrazione, prima della guerra mondiale, in Eritrea (1938), viaggio in cui Castronuovo è coinvolto con i genitori. Ma ecco in bianco e nero il castello del Paese, poi l’arrivo della corriera, e le donne forti che lavano i panni alle sorgenti d’acqua fuori porta.

 

Dopo un ricordo del bombardamento di Foggia, arriviamo al 1959 e - facendo il verso ai fratelli Lumiere - appare il trenino in stile FarWest che, a ferragosto, arriva nella piccola stazione di San Menaio, e ne scendono altre donne, più fortunate, che fanno il bagno in sottana alla spiaggia di Calenella.

 

Non manca la caratteristica pesca al "trabucco", nella zona di Monte Pucci a Peschici, ritratta nel 1962 con il cigolio degli argani e con la voce concitata dei pescatori all'opera a San Menaio. Le donne all’alba svuotano i maleodoranti "prisi" da notte nei carribotte, che attraversano il Paese al suono di una trombetta, ancora nel 1966. E - dulcis in fundo - il film si chiude con il laboratorio di pasticceria di Rosetta.

 

L’opera filmica contiene alcuni documenti d’epoca, nonché il "girato" in pellicole 8mm, Super8, 16 millimetri, video Hi8, ma anche in digitale hd, con altre riprese di Antonio Spagnoli, Maurizio Manduzio, Marcello Esposito; fonico è Pietro Fiore. Il suono è stato ricostruito, con aggiunte di musiche di Matteo Salvatore (che appare nelle serate nella enoteca di Peschici) e di Nino Rota e con le immancabili canzoni "Se potessi avere mille lire al mese" e "Faccetta nera".

 

Ferruccio Castronuovo è sempre un signore simpatico e comunicativo, sorridente e molto documentato, ma anche modesto e disponibile: si aggira con i suoi baffi grigi tra le sale del Multicinema Galleria, il pomeriggio della proiezione nell'ambito del Bif&st 2014.

 

Lo invito a sedersi e subito si avvicinano Maurizio Di Rienzo e Angelo Amoroso d’Aragona, che lo abbracciano. Lui tira fuori, dalle ampie tasche, un depliant a colori della famosa Bugatti e chiarisce come questa auto - negli anni del regime - costituisse un veicolo più raro, e più caro, di quanto oggi sarebbe una Ferrari.

 

Appare impossibile riuscire a raccontare tutta la esperienza cinematografica di Castronuovo, dai cartoni animati con Zac al Folkstudio, dai cabaret di Parigi e Barcellona alla pubblicità, dalle immagini girate a Valle Giulia nel ’68 al Maggio Francese.

 

E poi i suoi accurati lavori per Alberto Moravia, Pierpaolo Pasolini, Ugo Gregoretti, Ettore Scola, Guseppe De Santis, i fratelli Taviani, Nanny Loi, Luigi Zampa, Maurizio Costanzo, Sergio Leone, Anton Giulio Maiano, fino a dieci anni di stretta collaborazione con Federico Fellini.

 

Adriano Silvestri

 
 
 

Vieste/ In morte di un amico Stampa Email Vieste/ In morte di un amico

Post n°25889 pubblicato il 12 Aprile 2020 da forddisseche

Vieste/ In morte di un amico  

  
 

           Ieri, sabato santo 2020, alle prime luci dell’alba, è morto Antonio Silvestri, 82 anni, meglio noto come “Il Priore dei Sammchlere. Devotissimo alla Madonna di Merino, era anche priore della Congrega della Santa Patrona di Vieste.

 

           Uomo dotato di infinita pietà e sinceramente credente, forse aveva scelto lui di morire di sabato santo, per trovarsi in tempo per la Resurrezione. Ma al suo funerale avrebbe voluto i suoi confratelli, disciplinati in fila per due, e il labaro dei Sammchlere, che lui aveva contribuito a creare. Non è andata così. Anche se estraneo al corona virus, ne ha subito il regime imposto dalle necessità. E se ne è andato da solo, in silenzio e senza accompagnatori.

 

           Mi piace ricordarlo con il cappello piumato, la bisaccia a tracolla e l’inimitabile vincastro, che brandiva sicuro del suo ruolo di Pastore.    

 

Giovanni Masi

 

 

 

Oggi, giorno di Pasqua 2020.

 
 
 

Giuseppe Tusiani - M’ascolti tu mia terra? Ode al Gargano -

Post n°25888 pubblicato il 12 Aprile 2020 da forddisseche

Giuseppe Tusiani - M’ascolti tu mia terra? Ode al Gargano -  

  

Ai miei genitori garganici

 

Terra natale, io non ho mai sofferto,

 

io non ho pianto e non son mai partito,

 

se alla mesta pupilla,

 

che ti ritrova, tu sei bella ancora

 

e sei materna. Forse per selvaggi

 

mari avanzò la sola mia paura;

 

forse per venti e per valli e per sere

 

illuni procedé, sempre sgomento,

 

il mio pensier soltanto;

 

ma l'anima, quel sangue tra le vene,

 

passò per tue radici eternamente

 

e l'uomo restò bimbo e fu sereno

 

Serena, sì, tu sei, mia terra grande,

 

or che sì vergine e vasto l'azzurro

 

sopra di te tangibile s'espande

 

e ti chiama sua terra;

 

e l'onda a te rifluisce, scontenta

 

delle raggiunte distanze infinite,

 

ed ecco canta e ti chiama sua madre.

 

Qui mi son io fermato, su quest'erba

 

che sempre rigermoglia,

 

e con l'orecchio trepido ho seguito

 

nel fiottar del mio sangue il lieve, arcano

 

crescere della foglia

 

e l'appressar del tuono di lontano.

 

E quando poi crosciò sui sassi stridula

 

tutta la pioggia improvvisa, il tuo volto

 

ho visto asperso e splendere

 

d'umida meraviglia,

 

chetando nelle tue sacre spelonche

 

il mio terrore fino al nuovo sole.

 

Ecco il sole è già parte di te, parte

 

di me, sì basso che quasi ci tocca

 

con l'ultimo suo dir melodioso.

 

E sta su quella roccia a brucar l'erba

 

imporporata la capra (e ci pare

 

che mangi il sole), e su questo declivo,

 

che sente il fresco favellar del mare,

 

sta presso il gregge il pastorel silente,

 

lieto di regger sull'aperta mano

 

un cielo d'oro e per la prima volta —

 

fatto da te, sua madre, madre nostra —

 

un vestito di raggi.

 

E son campane lontane e campani

 

vicini, ed è la sera,

 

questa cosa tranquilla

 

che inumidisce la nostra pupilla

 

all'improvviso e ci fa te guardare

 

pensosamente prima della notte.

 

Quando la notte è grigia, e il grillo ed io

 

sembriamo i soli spiriti viventi

 

sotto un del ch'or si copre or si discopre

 

all'occhio malinconico assonnato,

 

l'ultimo fil di ristoppia che brucia

 

esala una fragranza di frumento

 

e fiore. Ah no, veglia lontano e canta

 

una fiaba di vita un vecchio, e ascolta

 

un pastorello, ed è religione

 

questo silenzio della giovinezza

 

al detto del profeta. Il mare tace,

 

anch'esso, ad ascoltare, e ancora un poco

 

il vecchio canta, e sulla stessa pietra,

 

che serve da giaciglio,

 

nella mobile notte sono immoti

 

il bianco capo e i lievi ricci biondi.

 

Ora il silenzio gli abissi profondi

 

colma, e la notte l'attonito cuore

 

che veglia. E vegli tu, Terra d'amore,

 

anche sul mio pensiero?

 

lo so che sotto il rigido tuo ciglio

 

trema pel figlio il tuo pianto di ieri,

 

il tuo pianto nel sole. E so che dentro

 

il tuo marmoreo cuore è la speranza

 

di nuov'erbe e d'uccelli e di pastori,

 

è la stessa preghiera che non manchi

 

domani il dolce volo e la pastura

 

ad ogni tua novella creatura.

 

Madre, io ti canto la lode notturna

 

ancora, e tu m'ascolta,

 

come udivi una volta

 

il mio canto di maggio !

 

lo son tornato dai mari lontani,

 

e se pur sembri in allegrezza spento

 

ogni anno amaro, non potrà nessuno

 

annullare il passato e ricondurre

 

al seme antico il già perfetto fiore.

 

Era si lieve, ai miei dì, questa pianta,

 

ch'io con mano piccina ne scotevo

 

tutta per me la brina;

 

ed ora è tronco, e la mano robusta

 

tocca la scorza e non più nuoce ai rami.

 

Ma in quest'albero forte scorre ancora

 

l'umore del tuo grembo immacolato.

 

Immacolato io mi sento tuttora

 

(eppure m'han fatto rude gli anni e il male)

 

come si fosse fermato il mio giorno

 

alla sua prima aurora

 

senza il declino alla sua prima sera.

 

E costumi ho veduto

 

diversi e gente diversa e, per vivere

 

anch'io, quasi ho dovuto

 

scordare i tuoi linguaggi e i tuoi silenzi

 

e le tue selve fiere ed incorrotte.

 

Ed ho imparato a dormir la mia notte

 

senza i tuoi cieli, per sentirmi pronto

 

a correre affannato, il dì seguente,

 

allo stesso tramonto.

 

E qui correvan liberi e veloci

 

i tuoi venti, e sui greppi e dentro i solchi

 

saltellavano lepri e nascevan viole.

 

Tu non conosci il mondo sotto il sole,

 

o severa montagna

 

che amo. Or, di noi due,

 

io non so dire chi più sappia o valga:

 

io, che ho appreso il soffrire de' fratelli,

 

o tu, che, sotto la pioggia che bagna

 

e rode, all'alba nuova ancor possiedi

 

l'innocenza di ieri.

 

Io non-lo so, perché sapere il male

 

è forse un po' dimenticare il bene.

 

Ma certo vive senza l'uomo il fiore,

 

e l'uomo è triste senza un fiore almeno.

 

Tua la grandezza soltanto, se, al seno

 

immune ritornati,

 

si soffre di non esser più frammento

 

vivo di te, come il boccio dormente

 

beato, e come quei pastori avvinti

 

in unico sonno

 

quasi dolore e amore

 

stretti per sempre in un'istessa vita.

 

M'ascolti tu, mia Terra? All'infinita

 

tenebra (a me sembra infinita, eterna)

 

il grillo ancora invia

 

il suo messaggio antico, ed alla luna

 

esce a guizzar la serpe, e sul pantano

 

canta la vecchia vicenda la rana,

 

ed or si sente nascer sulla via

 

una canzone: è il carrettier che torna.

 

In questo mondo innocuo e tranquillo,

 

in pace sì sovrana,

 

forse son io soltanto

 

che parlo a te questo linguaggio strano,

 

questo amarissimo, inutile pianto.

 

Io so che tu m'ascolti. Ha róso il vento

 

e portato nell'onda

 

un masso di tua roccia, e sette inverni

 

han gravato i tuoi fianchi seppellendo

 

nelle nevi i tuoi fiori, e sette aprili

 

hanno ferito di gioia il tuo grembo,

 

ed hai sofferto lacerazioni

 

d'uomo e schianto di nembo.

 

Eppur sei buona ancora e sei materna,

 

e tutto tu perdoni,

 

mia terra, e il tuo silenzio è più che voce

 

al fior che, nato nell'Idea eterna,

 

questa notte, fra breve, la corolla

 

aprirà sulla zolla

 

stupita, a me che, giunto qui per mille

 

gestazioni amare, qui rinasco

 

e dico all'aure : "O mistero di gloria,

 

dove nascere è bello io sono nato! "

 

Uomini e cose, udite ! Il fiore è nato

 

e il fiore brama il sole, e vuol l'infante

 

la vita. Aspetta il vento giù la vela

 

spiegata e ad esser bella attende il raggio

 

la rugiada ch'esiste e non si svela

 

ancora, lo sento ch'è segno d'aurora

 

questo brusio tra le cime, quest'alito

 

caldo di rosa ch'è luce e ch'è suono

 

sopra la vetta più grande, su tutte

 

le vette, lo ti conosco,

 

fremer di cento cerri, canto d'arpa

 

timida e tinnula, ora che ogni sogno

 

sembra finire in colore, e il colore

 

sembra mutarsi in cuore

 

d'uomo. Correte, accorrete alla festa

 

del monte che si dora,

 

della foresta che bella si desta

 

al giorno! E' tardi già: quel che fu oro

 

è croco, e cresce già sopra la crosta

 

glabra un filo di bianchissimo crespe,

 

e in un mar di candore la notte è naufragata,

 

e in tutta questa luce il mio dolore.

 

Giuseppe Tusiani

 
 
 

Scomparsa Joseph Tusiani, il cordoglio dell’Ente Parco

Post n°25887 pubblicato il 12 Aprile 2020 da forddisseche

Scomparsa Joseph Tusiani, il cordoglio dell’Ente Parco  

  
 

Anche l’Ente Parco Nazionale del Gargano si associa al dolore per la perdita del grande Joseph Tusiani, poeta e scrittore che viveva in America ma il cuore continuava a battere per l’Italia e per la sua amata terra, il Gargano.  Il letterato, originario di San Marco in Lamis, si è spento a 96 anni nella sua casa di New York.

 

Il 14 gennaio scorso, nel giorno del suo ultimo compleanno - racconta il Presidente Pasquale Pazienza – ebbi l’onore di partecipare ad una video chiamata di auguri organizzata dall'Istituto Giannone e dal Comune di San Marco in Lamis. Non ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente, ma in quella circostanza ho percepito con mano il fortissimo legame della comunità garganica con un uomo che ha amato così tanto la sua terra da valorizzarla anche oltreoceano. Con la sua scomparsa il Gargano perde uno dei suoi più grandi uomini di cultura”.  

 

Tra le sue tante testimonianze di amore per il Gargano, c’è una lettera in particolare, intitolata 'La léttera ma’ ‘mpustata', che riletta oggi ha il sapore dell’addio:  

 

“…Gargano mio… è meglio che mi fermi qui. Non mi prolungo. Intanto tu salutami tutte le strade del paese mio, anche gli appartamenti ricchi e belli che si sono costruiti tutti quanti, e - requiem aeternam - alle cappelle. Ah, alle cappelle del camposanto dove quella santa di Mamma Lucia sta sepolta con la corona in mano. Cara Montagna mia, questi due baci, uno è per lei, l'altro è per te. Con tanto affetto e amore. Joseph Tusiani”.

 
 
 

Al mio paese, a Pasqua, c’era un ingorgo onomastico: quando non erano ancora in uso i nomi artificiali, di moda tv

Post n°25886 pubblicato il 12 Aprile 2020 da forddisseche

Al mio paese, a Pasqua, c’era un ingorgo onomastico: quando non erano ancora in uso i nomi artificiali, di moda tv o d’importazione, erano in tanti a chiamarsi Pasqua e Pasqualino.  

  
 

La Pasqua viestana nella mia infanzia era un’atmosfera più che una ricorrenza, era un clima, un intreccio di riti, di odori e comunità. Era bella l’aria nei giorni di Pasqua, si sentiva il suo sapore nel vento, nelle campane e negli occhi della gente.

 

Non ci crederete, ma c’erano pure gli sguardi pasquali. Facce miti da agnello e da colomba, facce di primavera rivestite di giulebbe, facce sante da precetto pasquale. Tra i ragazzi in fila per il precetto pasquale si cercava di far peccare l’amico già confessato, strappandogli una bestemmia, un piccolo atto di violenza, una fornicazione.

 

Così perdeva la purezza, non poteva farsi la comunione ed era costretto a rifare la fila per confessarsi di nuovo. La famiglia a Pasqua usciva in formazione completa e provava la sua unità su strada: anche la nonna, dopo il lungo letargo invernale, lasciava gli arresti domiciliari e tornava a passeggio; pure la zia, bloccata d’inverno dai geloni ai piedi, scendeva in piazza, infastidita dai nipoti che esibivano a Pasqua il costume nuovo.

 

Il debutto avveniva il Giovedì Santo ai Sepolcri. Visitare le chiese era il rito. I più pigri e miscredenti si fermavano a tre, i più devoti e passeggiatori arrivavano a 5. Il pellegrinaggio per i Sepolcri era un itinerario mistico e fieristico, a metà strada tra la devozione e l’ammuina.

 

Un intero paese ti scorreva davanti, lo incrociavi nei Sepolcri alla Cattedrale e poi alla S. Croce, all’Oratorio al SS Sacramento fino a S. Francesco. Uno struscio sacro dove si strofinavano due flussi di gente, entranti e uscenti dalla chiesa. Sacro e profano si mescolavano, fede e pettegolezzo, spiritualità e spiritosaggine, per far ridere le mnenne.

 

Molti uagnon rimorchiavano uagnedd nei tragitti dei sepolcri, tra una chiesa e l’altra. Nonostante fosse la visita al Sepolcro di Cristo, si respirava una vitale euforia, forse per il presagio della Resurrezione, forse per il clima primaverile esploso da poco. Il dolore e la commozione, invece, emergevano alla processione del Venerdì Santo con Gesù morto seguito con intensa partecipazione e con il pianto dei vecchi.

 

Ognuno rievocava in quel Cristo morto il povero cristo di casa sua, il marito o il figlio perduto in guerra. Era però un dolore gravido di gioia, perché nascondeva nelle sue doglie la promessa del sepolcro scoperto, della resurrezione domenicale.

 

Ma il Venerdì Santo il cielo si faceva sempre brutto. Ma Pasqua vuol dire soprattutto dolci che figuravano animali e simboli pasquali, ricoperte di confettini colorati e farciti di uova.

 

E poi i taradd inglppet che noi chiamiamo di S. Giorgio. I dolci pasquali si dividevano in tre categorie: al livello più alto c’erano quelli fatti in casa e mandati al forno; poi venivano i dolci interamente caserecci, buoni ma senza il sapore del forno; infine i dolci comprati dai negozi.

 

Ma i dolci paradisiaci erano quelli delle suore di S. Francesco. Mia madre non era mai contenta delle sue ciambelle; vagheggiava sempre quelle di Mclnecchj che erano a suo dire più alte e più vaporose.

 

Disgustose erano invece i taradd comprati, bitumati da uno strato cementizio di glassa che le rendeva pesanti per lo stomaco e anche per il portafogli (andavano a peso). Per i gusti hard, andava forte a Pasqua il sangue del porco o il pesantissimo sanguinaccio di maiale.

 

Il giorno di Pasqua si mangiava (i più fortunati) anche l’agnello di pasta reale che aveva lo stendardo tra le zampe e la faccia mansueta di zia Stnucc. Era un peccato tagliarlo e infatti si esitava a farlo; ma una volta affettato, si leccava persino lo stendardo.

 

Oltre la controfigura di pasta reale dominava la tavola pasquale il capretto e soprattutto l’Agnello, delizia della domenica di Pasqua e tormento del lunedì, per via della diarrea. Gli agnelli non avevano l’aria depressa dei vitel tonnè. Erano abbacchi, non abbacchiati come in epoca vegana e animalista. Erano vittime ma finivano in gloria, tra gli elogi dei presenti.

 

Poi è arrivata la Mutazione Antropologica a sconvolgere l’umanità, non solo nei comportamenti e nei consumi, ma anche nell’anima e nella visione della vita e della morte. Non sappiamo se a questa crisi spirituale risponderà un risveglio del cristianesimo.

 

Nei primi giorni dell’emergenza Covid-19 la fede e la Chiesa per la prima volta da secoli risultano sparite davanti alla tragedia. Irrilevanti, defilate. Le chiese chiuse, il silenzio del papa barricato e solo, confermano l’idea che questa crisi nasce senza i conforti religiosi.

 

La religione è regredita, per ragioni di salute, a programma tv o social. Come in una forzata svolta protestante, sembra che sia nata la religione per individui soli, fuori dalla Chiesa, una religione bricolage domestico, faidate. Interiors.

 

L’esperienza del contagio ci riconduce a una visione della società come organismo: se una parte del corpo s’infetta contagia il resto. Siamo dunque consorti, comunità di destino.

 

Tornano i valori?

 

Per ora la nostra salvezza è lo smartphone e i suoi parenti stretti. Ma quando torneremo guardinghi all’aria aperta, ci vorrà altro, non basterà internet.

 

Ci vorrà eternet.

 

Così nel deserto di questo periodo così difficile, la solo speranza è nella Resurrezione.

 
 
 

Giro d'Italia 2020 a Vieste - Oggi pomeriggio la pedalata virtuale dei campioni

Post n°25885 pubblicato il 12 Aprile 2020 da forddisseche

Giro d'Italia 2020 a Vieste - Oggi pomeriggio la pedalata virtuale dei campioni  

  
 

Doveva essere l’anno del ritorno a Vieste del Giro d’Italia ma l’emergenza virus ha fatto saltare anche questo avvenimento tanto atteso. Una magra (molto magra) consolazione giunge però dall’iniziativa benefica “Pedalata Giro Legends” che si svolgerà nel pomeriggio di Pasqua. Tanti ciclisti, campioni del recente passato, torneranno a spingere sui pedali ma non solcando le strade italiane, bensì su ipertecnologiche cyclette da casa, per percorrere il tratto finale delle tappe più suggestive del Giro d’Italia (quello vero) 2020. A fare da prologo al “Giro Virtual” che prenderà il via sabato 18 aprile, oggi pomeriggio una trentina di ex professionisti, tra i quali gli iridati Cipollini, Bugno, Moser, Fondriest, Ballan, il c.t. Cassani, Chiappucci, Garzelli, Pozzato, Tafi, Bartoli, Bennati, Velo, Allocchio, si cimenteranno negli ultimi 37 chilometri della tappa Bisceglie-Vieste, con partenza da Baia di Campi.

 

percorso

 

I saliscendi per arrivare sul lungomare Enrico Mattei, la rampa che porta in cima alla località Chiesiola (da percorrere due volte), il giro tra le campagne e le vie cittadine e infine l’arrivo sul lungomare Europa faranno da scenario per questa iniziativa benefica, essendo abbinata una raccolta fondi a favore della Croce Rossa Italiana. La scelta dell’arrivo di Vieste per dare il via a questo Giro virtuale conferma che sarebbe stata una delle tappe più affascinanti ed avvincenti della corsa rosa di quest’anno, sicuramente arricchita dalla bellezza dei panorami che il nostro territorio avrebbe potuto offrire.

 

Per quanto riguarda la vera corsa su strada, al momento l’organizzazione l’ha sospesa ma non ancora annullata, sperando di poterla recuperare a settembre.

 

Al fianco (virtuale) dei grandi campioni del ciclismo italiano potranno pedalare anche cicloamatori purché dotati delle attrezzature tecnologiche richieste per la connessione al server che gestirà l’iniziativa, apparecchiature che riprodurranno tutte le asperità che il percorso presenta.

 

altimetria

 

Dalle 17 di oggi sarà possibile seguire la corsa andando sul sito della Gazzetta dello Sport o sui suoi canali social (Facebook, Instagram e Youtube).

 

LINK:

 

 
 
 

Pasqua per la prima volta senza collegamenti marittimi dal Gargano alle Tremiti. "Siamo sconfortati

Post n°25884 pubblicato il 12 Aprile 2020 da forddisseche

Pasqua per la prima volta senza collegamenti marittimi dal Gargano alle Tremiti. "Siamo sconfortati ma speriamo nel Signore"

 

 

 

  Pasqua anomala anche per chi proprio in questo periodo iniziava a collegare il Gargano con le Isole Tremiti. Nei porti di Vieste, Peschici e Rodi le navi sono ormeggiate e non si sa quando potranno prendere il largo a causa dell'emergenza sanitaria. "Il periodo che stiamo attraversando ci ha gettati nello sconforto e ci ha fatto perdere ogni speranza per un futuro sereno, ma è proprio in questi giorni di Santa Pasqua che dobbiamo stringerci tutti nella speranza di giorni migliori. Noi vi aspetteremo e ci saremo più appassionati che mai, appena questa emergenza sarà finita, per regalarvi momenti emozionanti. Che la resurrezione del Signore rappresenti per tutti noi una nuova nascita che ci faccia meglio apprezzare sentimenti di comunione, auguriamo a tutta la nostra comunità e ai nostri collaboratori e alle loro famiglie una Santa Pasqua". E' quanto scrive con una nota inviata a Rete Gargano, la famiglia Vecere, titolare dell'agenzia Navi Tremiti- Gruppo Armatori Garganici.

 
 
 

La Noctiluca Scintillans illumina il mare del Gargano

Post n°25883 pubblicato il 12 Aprile 2020 da forddisseche

La Noctiluca Scintillans illumina il mare del Gargano  

  

Si chiama Noctiluca Scintillans ed è l’alga  che determina una colorazione rossa delle acque marine durante il giorno e una sorta di bioluminescenza in fase notturna e non produce nessuna complicanza a livello sanitario. Il fenomeno può durare diversi giorni, finché il motondoso e il vento non disperdono gli agglomerati. La fioritura di questa microalga sta interessando in questi giorni il Mare Adriatico da Ancona a Manfredonia. Di giorno colorano le acque di rosso e possono creare problemi alla fauna ittica, anche agli impianti di acquacoltura se la fioritura è importante. Ma è di notte che il fenomeno regala al mare una spettacolare luminosità. La segnalazione arriva dalla biologa marina del CNR di Lesina, Lucrezia Cilenti. La foto a corredo di questo articolo è stata scattata da Jessica Pizzarelli nello specchio acqueo antistante Foce Varano (Ischitella).

 
 
 
 
 

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