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Un blog creato da Kaos_101 il 23/10/2006

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Messaggi di Gennaio 2007

Post N° 28

Post n°28 pubblicato il 17 Gennaio 2007 da Kaos_101
 

Puriry Test 

Visto che l'ho citato, vi do anche il link per verificare il vostro grado di "purezza" o "perversione" poi fatemi sapere che punteggio avete ottenuto...)

http://www.ejwd.net/sesso/puritytest.html

P.s.: a chi mi confesserà il suo punteggio rivelerò il mio..:)))

 
 
 

SCHIAVE

Post n°27 pubblicato il 17 Gennaio 2007 da Kaos_101
 

Ho redatto un piccolo campionario delle più frequenti fattispecie di schiave presenti sul mercato. Pur essendo una descrizione evidentemente ironica, la realtà spesso non si discosta di molto da tali tipologie. Buon divertimento....

SCHIAVA PROFESSIONALE: trattasi della schiava che ti dice subito che lei ha fatto spanking, fisting, branding, pissing, scatting, pipping, stripping ,itting, sbibbing …e tutti gli ing del mondo, regge bene la frusta il cane il paddle la cinghia l’elettroshock aghi mollette cazzabbubbù e quant’altro… Ottimo banco prova per collaudare nuove perversioni ma di norma pochissimo coinvolgente presa com’è dalla smania di aumentare il suo punteggio nel purity test.

SCHIAVA ESIBIZIONISTA: è un sottogruppo della schiava professionale e ne è la naturale evoluzione. La si può osservare, sola o in piccoli branchi, più facilmente nelle occasioni mondane, opportunamente abbigliata e collarata (purtroppo spesso con mises del tutto inadeguate alla sua complessione fisica) e anche in chat non perde occasione per sfoggiare collari ed altri simulacri della propria schiaveria.

SCHIAVA LUNGIMIRANTE: immediatamente riconoscibile per l’incipit: "ho un Padrone, al quale sono devota, però…." è di solito simpatica e gentile, attua una forma di moderata sottomissione nei vostri confronti si dedica spesso allo scening e vi fa intendere che sareste un Padrone ideale se… Non è dato capire se tale esemplare abbia davvero o meno un titolare, ma la cosa di cui potete andare certi è che a voi non si donerà MAI… se dovesse cambiar Padrone vi direbbe con gli occhioni innocenti di una cerbiatta: "mi spiace ma, sono stata travolta"…

SCHIAVA FRIGNANTE: si appropinqua a te in lacrime per la bastardaggine del suo attuale Padrone, te ne descrive le nefandezze, tali da renderlo assolutamente indegno di fregiarsi di un tale titolo, ti sfracella i maroni con le sue querimonie su quanto tu sia bravo e quanto lui sia bastardo, ti lascia intendere che è solo questione di tempo e che prima o poi si staccherà da quel mostro per donarsi a te e renderti pienamente felice. Epilogo scontato: appena il Master titolare si accorge della manovra e si comporta in modo appena appena meno becero la schiava in questione ritornerà felice da lui licenziandovi con una frase del tipo: "mi dispiace è un bastardo ma non posso fare a meno di lui!"….

SCHIAVA DELLA MUTUA: è la schiava di tutti, si promette a chiunque la contatti, o quasi, indugia in conversazioni telefoniche con decine di Master, mugola, guaisce e fa le cosacce in cam con mezza dozzina di loro, ma, di norma, si limita a questo, non avendo voglia o possibilità di vivere qualcosa di più impegnativo. Trattasi spesso di mogli blindate o di donne con bassa autostima che ricorrono a questo metodo per ottenere cospicue iniezioni di fiducia in se stesse.

SCHIAVA SPALMATA: è il naturale complemento del Master Genetico. Si connota con un lessico appropriato spesso da del lei a chiunque, si accuccia volentieri al primo ordine che le viene impartito, si "bagna" con facilità appena le parli al telefono. Schiava prète a porter, o fast food che dir si voglia, ha il pregio di essere facilmente gestibile ma il difetto di non darti nessuna soddisfazione in quanto che sia tu od un altro a dominarla per lei poco conta. Volubile come una banderuola oggi è tua domani di chiunque faccia la voce appena più grossa.

SCHIAVA INDECISA: è quella che non sa perché sia arrivata qui, non ha molto chiaro che cosa voglia e cosa cerchi. Certo è attratta dalla dominazione e dalla sottomissione, ma non è sicura di essere pronta a subire ciò che questa esperienza le richiede. Frase tipica: "ma se fossi tua, che mi faresti" ARRICCIACAZZI!

SCHIAVA PROBLEMATICA: Si connota come donna realizzata, di successo, che comanda gli uomini, ma che, sotto sotto, sente che le manca qualcosa. Vuole che tu la domini, ma c’è un problema: vuole che tu lo faccia come vuole lei e negli orari da lei definiti. Pericolosissimo esemplare che gioca splendidamente la carta del ci sto non ci sto, stimolando la competitività del Master, ma che, di norma, alla fine vi dirà: "mi dispiace ma sta roba non è cosa per me!"

SCHIAVA DA RIPORTO: elemento non frequentissimo ma infido, si aggira per chat e siti BDSM con l’aria della Vispa Teresa, che non sa che ci stia a fare lì, si relaziona con qualche Master, ma principalmente con le slaves alle quali immancabilmente propone un incontro a tre col "Sua onnipotenza Illuminata" che sarebbe poi quello sfigato del suo Master che non trovando una donna da affiancare alla sua schiava, manda lei a battere campagne e villaggi alla ricerca della sventurata di turno…

SCHIAVA MIMETICA: trattasi di una fattispecie non rara. Si trova nelle chat e nei siti. Compila profili invitanti, ma privi di qualsiasi connotazione di appartenenza. Se però hai la malaugurata idea di contattarla, ti ritrovi ricoperto di contumelie perché hai osato insidiare la devotissima schiava "der mejo master de noantri", cosa di cui, ovviamente non aveva fatto la minima menzione prima. Cagacazzi per antonomasia

 
 
 

Delucidazione

Post n°26 pubblicato il 16 Gennaio 2007 da Kaos_101

...da Wikipedia:

Il termine BDSM è un acronimo:

    * Bondage (B),
    * Bondage & Disciplina (B&D),
    * Dominazione e Sottomissione (D&S o DS)
    * Sadismo & Masochismo (S&M o SM).

che indicano un complesso di pratiche relazionali e/o erotiche e/o preferenze sessuali. Queste stesse pratiche, che considerate al di fuori di un contesto consensuale sono generalmente considerate spiacevoli e indesiderabili , divengono qui fonte di soddisfazione reciproca, e strumento di costruzione di un rapporto interpersonale.

Generalità

Il BDSM si distingue nettamente dal sadomasochismo inteso in senso clinico per diverse ragioni:

    * La flessibilità nei ruoli : nel BDSM ognuno è libero di scegliersi il ruolo che
       trova più congeniale e anche cambiare questo nel corso del tempo o a
       seconda del partner, se lo sente necessario.
    * La soddisfazione reciproca: lo scopo è un'interazione bidirezionale 
       positiva per entrambi.
    * La consensualità: qui la "vittima" "acconsente" di essere tale.
    * L'uso della "safe word" (o "parola di sicurezza") che dà la possibilità al
       partner passivo di interrompere il gioco in qualsiasi momento.

Le tre regole fondamentali e necessarie del BDSM e i principi fondamentali per la sicurezza delle sue pratiche possono essere riassunti con un la formula inglese Safe, Sane, Consensual (SSC) che può essere tradotta in italiano con Sicuro - Sano - Consensuale. La creazione di questa formula è attribuita all'attivista omosessuale David Stein che nel 1984 la usò per la prima volta in questa forma [1] lavorando per il GMSMA (Gay Male S/M Activists) con lo scopo:
Collabora a Wikiquote  
«di distinguere il tipo di S/M consensuale a cui ero interessato da quello abusivo, criminale, neurotico e autodistruttivo generalmente associato con il termine sadomasochismo»
 
Simboli del BDSM

Esistono diversi simboli convenzionali utilizzati dalla comunità BDSM per riconoscere i propri membri o per chiarire immediatamante il ruolo interpretato .

I più comuni sono:

    * Il collare per il "bottom"
    * Il trischele del BDSM. Ideato nel 1994 da un americano nel tentativo di
       d
are a tutta la comunità un simbolo univoco (e non legato ad un
       particolare gruppo all'interno della comuintà BDSM) sotto cui
       riconoscersi. Questo trischelion prende ispiarazione da alcuni simboli
       celtici e dalla descrizione che viene fatta nel romanzo Histoire d'O
       dell'anello dato alla protagonista come simbolo della sua servitude.
       Dato che l'unica forma libera di questo trischelion è quella digitale, ha una
       certa diffusione internazionale all'interno delle comunità virtuali e come
       decorazione su anelli e simboli .
    * L'anello d'O (con le due versioni, una tratta dalla descrizione sommaria
       presente nel romanzo Histoire d'O e l'altra, probabilemte più comune,
       tratta dalla versione cinematografica)
    * La bandiera dei "Leather Pride"

 
 
 

Maieutica

Post n°25 pubblicato il 16 Gennaio 2007 da Kaos_101
 
Tag: BDSM

TEMA:
Ma un Master deve essere più Socrate o più Virgilio ?
Deve far venir alla luce ciò che la slave ha dentro, o piuttosto di guidarla nella esplorazione di un mondo a lei sconosciuto ?

SVOLGIMENTO:
E' una questione di lana caprina i cui ritorti peli sono ben difficilmente dipanabili.
Personalmente credo che, come del resto quasi sempre avviene, "in medio stat virtus"
Mi spiego meglio: il mio modo di concepire il BDSM si può riassumere grosso modo in un patto sociale tra me e chi a me si affida, secondo il quale io mi prendo cura della persona che, a sua volta, mi cede il controllo su se stessa.
(Almeno in teoria, poi la pratica è spesso, ahimè, molto diversa)
Poiché io non mi interesso di mentecatte o di minus habens, viene da chiedersi perché mai una donna adulta e ragionevolmente sicura di sé, voglia affidarsi alle mie "cure".
La risposta che mi sono dato è che anche donne ragionevolmente mature ecc... abbiano angoli bui che le spaventano e le attraggono e porte che non sanno aprire.
Il mio compito, che coincide, ovviamente, col mio piacere, consiste nel prenderle per mano e condurle a visitare quei luoghi che percepiscono come loro, ma che non osano affrontare da sole.
Questo lascerebbe supporre che la figura del Padrone, Master, Dom, Orko sia da ascrivere più alla categoria delle guide, alla Virgilio insomma, piuttosto che a quelle maieutiche alla Socrate.
In realtà, almeno per me, quello che faccio non è altro che ascoltare i segnali e i messaggi che l'altro mi invia, decodificarli, interpretarli e trasformarli in esperienze da condividere.
Di norma non ho un campionario di perversioni tipo da soddisfare.
Anch'io come tutti ho, ovviamente, le mie preferenze e le mie antipatie, ma sono molto più le cose di cui faccio volentieri a meno di quelle che considero irrinunciabili.
Quello che voglio dire è che il piacere di un rapporto BDSM, passa, almeno per me, dall'ascolto delle fantasie dell'altro e dal tentare di realizzarle.
Credo che se ci si riesce, la sottomissione, la donazione e l'appartenenza, possano diventare realtà e non restare semplici ruoli da indossare e dismettere a piacere.
AUGH!
Oscuro auto-esegeta

 
 
 

Post N° 24

Post n°24 pubblicato il 15 Gennaio 2007 da Kaos_101
 

Cittàmercato 1° parte 

Il racconto che state per leggere è stato scritto a 4 mani, due sono le mie, due sono di: 29Forever: ( http://www.neverisforever.splinder.com )
Forse è un po' lungo per un blog, ma il risultato ci soddisfa talmente che abbiamo deciso di pubblicarlo comunque. . Godetevi la lettura e, chissà
...potrebbe darvi un'idea per un appuntamento al buio!

La porta automatica scivola silenziosa davanti a me. Non appena varco la soglia gli occhiali si appannano completamente e un caldo soffio mi avvolge.
L’escursione termica è violenta, fuori -5°C dentro +25°C: una bella differenza! Mi sfilo il giaccone, e mi guardo attorno...
Sono le 11 di un martedì di febbraio: il centro commerciale non è particolarmente affollato. Finite da poco le feste, non ancora iniziati i saldi di fine stagione. Tra un’oretta, con l’approssimarsi dell’ora di pranzo, arriveranno frotte di impiegati, funzionari e operai che lavorano negli uffici circostanti. Sicuramente non ci metterò tanto ad individuare la mia preda. Poco oltre la trentina, castana, capelli corti, alta, magra, occhi chiari, viso intenso, seni piccoli, belle gambe, minigonna con spacchi laterali, minipull che lascia scoperto l’ombelico, tacchi a spillo e autoreggenti.
Non dovrebbe essere difficile riconoscerla ed invece...maledetta moda! Sembrano tutte in divisa, come tante soldatine, soldatine sexy si intende, ma fatte con lo stampino. La cosa si preannuncia più complicata del previsto, non mi dispiace, una caccia troppo facile non dà molta soddisfazione.
Mi aggiro tra i negozi senza fretta, fingo interesse per prodotti di cui nulla mi importa, e intanto continuo a cercare. Davanti alla vetrina di un negozio di casalinghi mi soffermo a lungo. C'è uno specchio in vetrina, nello specchio vedo un paio di jeans slavati che adoro perchè mi stanno a pennello e un maglione in lana blu notte con la zip che nasconde il mio ventre leggermente appesantito, in fin dei conti 50 anni di cene con gli amici e di pranzi con i parenti non possono certo essere annullati da un paio di sere a settimana in palestra. Mi sposto un poco verso destra per poter guardare alle mie spalle senza voltarmi. Scruto la gente che passa. Una donna con passeggino, una signora sui sessanta con bimba per mano... Eccola! No troppo bassa, sculetta in modo evidente non può essere lei; si volta e... no decisamente no, la mia preda è molto più graziosa. Poi la vedo...anche se non sapessi com’è vestita non potrei sbagliarmi! L'atteggiamento conferma la sua identità, continua inutilmente a tirare giù quel francobollo di stoffa che le copre pochi centimetri del suo bel paio di gambe affusolate. Tutto come da copione: minigonna nera, minipull pervinca sotto cui spiccano piccoli seni di una impertinente seconda misura, tacchi ancor più a spillo del previsto, calze a rete.
Lo sguardo alternativamente scivola verso il basso per l’imbarazzo per sventagliare attorno un attimo dopo nella speranza di individuare chi non è in grado di riconoscere. E' chiaramente a disagio. Il suo disagio la rende ancor più visibile agli occhi degli uomini che le passano vicino e che la scrutano con lunghe occhiate vogliose. Per mitigare la tensione cerca affannosamente nella borsetta qualcosa. Ne estrae il cellulare e avvia una chiamata. Per qualche secondo tiene il cellulare all'orecchio senza evidentemente ricevere risposta. Ha iniziato a camminare lungo le vetrine con il telefono in mano, forse attende di essere richiamata dalla persona che ha cercato poco fa. Camminare scioglie un minimo la tensione. Decido di mandarle il primo sms: "continua a camminare, mi piace guardarti mentre ti muovi!"
E’ vero mi piace leggere ciò che il suo corpo mi racconta di lei. La vedo sussultare e irrigidirsi: ha inserito il vibracall, è evidente che non vuole attirare ulteriormente l’attenzione con la suoneria. Legge, si guarda attorno, riprende a camminare, lo sguardo ai negozi e un sorriso imbarazzato stampato sul volto. Non voglio si accorga di me; mi sposto, mi fermo, fingo di telefonare, poi un prelievo al bancomat. Si muove lentamente, nonostante il disagio ha movimenti sinuosi che si sciolgono di passo in passo: si vede che la situazione inizia ad eccitarla.
"Bar accanto al Body Shop, tavolo più esterno, ordina 2 caffè."
La vedo attraversare il corridoio guardandosi intorno curiosa e sedersi al tavolino che le ho indicato. Mentre siede sulla seggiola piuttosto scomoda del bar, si tiene la gonna per non farla alzare troppo e accavalla le gambe: è chiaramente a disagio. "Non accavallare le gambe!" Avvampa. Esegue senza batter ciglio, il gioco si sta facendo più divertente del previsto. Passano due addetti alla sicurezza: fisico gonfio di palestra e "non solo" capelli rasati a zero e tatuaggi su tutto il corpo, nuca compresa. Lo spacco laterale della gonna lascia intravedere il pizzo delle autoreggenti. I vigilantes si bloccano e cominciano a commentare a voce alta. Commenti irripetibili. Lei finge di non sentire e istintivamente posa la mano sullo spacco aperto. Mi defilo.
Il negozio di scarpe è proprio di fronte al bar. Entro. La commessa, sorridente, mi si fa incontro premurosa. Ecco la prima comparsa che si offre di aiutarmi: mi sarà certo utile, ma non nel modo che immagina. Le indico un paio di mocassini stringati in coccodrillo color tabacco in vetrina: "Il 45 per favore", "Quelli da 350 euro?" "Si, grazie!". Mentre va a prenderli osservo la mia preda attraverso la vetrina. Sta ordinando i caffè come le ho chiesto. Il telefono è posato sul tavolino in attesa di nuovi ordini. Mi eccita avere in mano il suo tempo e il suo spazio. Torna la commessa coi costosissimi mocassini, li provo, mi guardo nello specchio obliquo del negozio: sotto i jeans non rendono. La commessa, mi incoraggia: "li veda con un bel pantalone scuro." "Li prendo...però deve farmi un grosso favore, anzi due" "certo mi dica" è chiaro che non intende perdere la vendita, coi tempi che corrono dove lo trovi un cliente che spende 350 euro senza battere ciglio. Se sapesse che sono solo un ingranaggio di un meccanismo molto più complesso.
"Per prima cosa vorrei passare a ritirare il pacchetto nel pomeriggio"
"Nessun problema si figuri"
"Poi dovrebbe portare un biglietto alla signora seduta al tavolo qui di fronte".
In quel preciso istante una cameriera posa sul tavolo davanti a lei un cabaret coi due caffè. Prendo un foglio di carta e scrivo: "Il primo amaro, zucchera il secondo, mescola col dito medio, succhiati il dito e bevi il caffè. Ah... non ti azzardare più a coprire lo spacco della gonna con la mano!". Piego in quattro il foglio e lo porgo alla commessa. "Aspetti che me ne sia andato da qualche minuto, sia discreta. Si limiti a dirle che una persona l’ha incaricata di consegnarlo personalmente a Lei. Non ci saranno domande, ma, qualora ce ne fossero, non dica altro. Grazie, ci rivediamo nel pomeriggio per le scarpe."
Mi allontano abbastanza da non essere notato. Mi siedo su una delle panchine disposte alla rinfusa nella rotonda centrale. La gente sta aumentando mi aiuta a mimetizzarmi. Raccatto un quotidiano abbandonato, lo arrotolo e ci gioco come se aspettassi l’arrivo di qualcuno per andarmene. La osservo mentre riceve il biglietto. Come previsto lo prende senza fare domande: ne conosce l’autore. Lascia allontanare il "latore", lo apre e lo legge ostentando una calma che sa di non avere, lo richiude con la stessa studiata indifferenza e lo ripone in borsetta. Solleva lo sguardo e fissa per un tempo infinito le due tazzine, immobile.


Quel Natale era rimasta a casa. L’acquisto dell’appartamento in centro, i lavori di ristrutturazione, l’arredamento, il notaio e tutto il resto l’avevano costretta a rinunciare alle vacanze invernali. Reduce da una relazione morta per consunzione, Sara, nonostante i molti amici che frequentava, sentiva spesso il bisogno di isolarsi in quella tana accogliente dai colori neutri che aveva reso così sua con pochi mobili essenziali che connotavano lo spazio quasi come i catus il deserto.
Si era finalmente comprata il PC portatile perché, oltre a leggere moltissimo, amava scrivere racconti e le piaceva l'idea di poterlo fare in qualunque posto nascesse l'ispirazione. Una sera Alida, in visita di cortesia alla nuova casa, dopo aver parlato per un’ora buona delle sue avventure, erotiche e non, nate dalla frequentazione delle chat, aveva insistito per crearle un account con la scusa di potersi tenere in contatto anche in ufficio. Fino a quel giorno per Sara il PC non era stato altro che un perfetto strumento di scrittura, aveva un collegamento a Internet ma, fino a quel momento, aveva sempre e solo rappresentato una fonte inesauribile di notizie e informazioni. Qualche sera dopo, un po’ per curiosità, un po’ per noia, aveva deciso di entrare in rete.
Connessione, clicca sull’icona, apri la finestra di dialogo…mentre stava ancora cercando di capire cosa fare, era arrivato il primo messaggio di un certo 26cm "ciao hai CAM?" "?" cam? Che diavolo era la CAM? Nemmeno il tempo di riflettere e il monitor era stato invaso da altre 4 finestre con i messaggi più disparati (o disperati?).
Da: maschioitaliano "ti va di guardarmi mentre mi masturbo per te?"
Da: lele79 " Ciao sono ragazzo carino, occhi verdi, moro e con fisico prestante, facciamo quattro chiacchiere? Dimmi: che misura di reggiseno hai?" (da quando in qua per fare quattro chiacchiere si deve fornire la misura del reggiseno?)
Da: qwerty "@<--<---- ciao ;-)" (curiosi geroglifici che solo molto più tardi avrebbe capito essere una rosa fatta con i caratteri speciali e una faccina maliziosamente sorridente)
Da: marcoferro " Ciao sono un cavaliere errante della tavola rotonda in cerca della sua Ginevra".
Sara cominciava seriamente ad annaspare e ad innervosirsi quando ricordò le raccomandazioni di Alida: "mettiti sempre in modalità occupato altrimenti appena vedono un nick femminile ti sommergono di messaggi"
Maledicendosi per la sbadataggine, si affrettò a cambiare l'icona del semaforo da verde a rossa e chiuse tutte le finestre aperte dei vari cavalieri occhi verdi di nome lele o marco. Cliccò su un’altra icona: la segreteria era già colma di messaggi. Scorse, incuriosita e un po' delusa, il rosario di approcci, quasi tutti banali, degli aspiranti interlocutori. Ad un tratto ne notò uno che la colpì. Diceva semplicemente "scrivo racconti per diletto.Ti andrebbe di leggerne uno?" cliccò sul nick orkolandia e aprì la comunicazione.
"Approcci tutte nello stesso modo? Quante donne hanno già letto il tuo racconto? Sicuramente sarà sempre lo stesso..."
"Ehi che caratterino! Frena, frena! Le cose non stanno come pensi. Ti ho contattata perché la protagonista di un mio racconto si chiama Isabel, proprio come il tuo nick"
"Davvero? Che coincidenza. Ho scelto questo nome proprio perché non è di uso comune e a me non piace essere ordinaria"
"Si hai ragione è un nome che mi è sempre piaciuto. Anni fa, durante un viaggio, conobbi una Isabel: era una donna spettacolare che mi è rimasta un po' nel cuore, tanto da dedicarle un racconto. Se vuoi te lo mando"
"Si grazie, come facciamo? Devo darti la mia mail?"
"Non chatti da molto vero? Clicca sull'icona con le due freccette accanto al semaforo, attiva la ricezione dei file"
"Va bene…."
Quella sera chattarono fino a notte fonda e dopo quella prima sera ce ne furono altre. Dopo un mese lui le parlò del gioco: un "blind-date" in un centro commerciale, lui che impartiva ordini via sms, lei che li eseguiva senza discutere. All’inizio trovò l’idea folle, poi, la sua curiosità felina prese il sopravvento e, poco per volta, finì per farsi raccontare tutti i particolari. Di nuovo si spaventò e di nuovo la curiosità per quello strano gioco la eccitò fino a cancellare ogni dubbio. Non aveva mai accettato un appuntamento al buio, figurarsi, una simile pazzia! Ne parlarono per giorni, lui la rassicurava da un lato e la provocava, giocando sul suo orgoglio, dall'altro. Sarebbero stati complici di un gioco sconosciuto a coloro che li circondavano, tutti sarebbero state ignare pedine della loro pazzia.
"Ti darò modo di interpretare, per un giorno, ciò che non hai mai voluto essere: una donna provocante che esegue, senza discutere, ogni mio ordine. Molti uomini saranno attratti dal tuo comportamento e tu dovrai essere molto attenta a chi si avvicinerà a te. Ricorda, avrai due soli modi per uscire da quel centro commerciale: al mio fianco se riuscirai ad identificarmi o da sola qualora mi confondessi con una delle tante comparse che ti gireranno attorno. Piccola postilla: se sbagli sparisco e tu non saprai mai chi io sia"
Nonostante i mille campanelli d’allarme che suonavano nella sua testa, Sara aveva finito con l’accettare quelle assurde condizioni e adesso era lì seduta in quel bar a contemplare il casino in cui si era cacciata e un paio di tazzine di caffè fumante.

La prima tazzina non rappresenta un problema. Ha sempre odiato il caffè amaro, ma con ostinazione prende a sorseggiarlo lentamente, mentre analizza la situazione. Ha solo due possibilità: eseguire il secondo ordine oppure alzarsi e andarsene. Valuta le opzioni, sa già che non si arrenderà così facilmente. Versa una bustina di zucchero nella tazzina, poi una secondo, quasi per sfida. Si guarda attorno per vedere se qualcuno la sta osservando. “Maledetta gonna!” Almeno cinque uomini e un paio di donne le tengono gli occhi addosso in modo più o meno diretto. Un profondo respiro e tuffa il dito medio nel caffè ormai tiepido, mescola, si succhia pensierosa il dito gocciolante, porta la tazzina alla bocca e trangugia. Nel rimetterla al suo posto nota, con una punta di divertimento, l’espressione sbigottita della coppia che la scruta di soppiatto due tavoli più in là. Bzzzz. Il cellulare l’avvisa che è arrivato un altro messaggio. “Brava! Adesso alzati e cammina dritta davanti a te!”. Non resta che obbedire. Sara si alza e riprende a camminare.
Cerca di non far caso alle occhiate vogliose dei maschi e quelle acide delle donne che incontra lungo il corridoio, ogni sguardo le si attacca addosso, le attraversa i vestiti. Sa di essere una bella donna ma ha sempre vissuto la sua avvenenza come un dono speciale da non ostentare, anzi, da mitigare con una rassicurante sobria eleganza. La mise che indossa oggi, invece, sembra urlare ai quattro venti “sono qui guardatemi!” e, contrariamente a qualsiasi aspettativa, la cosa comincia a piacerle.

 
 
 
 

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