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« UNO E SEI MILIARDI | Messaggio #183 » |
Perchè Gesù condanna la violenza morale (cfr. Lc 5, 21-26)
Post n°182 pubblicato il 08 Novembre 2008 da frapeace
“Voi avete udito che fu detto agli antichi: "Non uccidere: chiunque avrà ucciso sarà sottoposto al tribunale"; 22 ma io vi dico: chiunque si adira contro suo fratello sarà sottoposto al tribunale; e chi avrà detto a suo fratello: "Raca" sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto: "Pazzo!" sarà condannato alla geenna del fuoco. 23 Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, 24 lascia lì la tua offerta davanti all'altare, e va' prima a riconciliarti con tuo fratello; poi vieni a offrire la tua offerta. 25 Fa' presto amichevole accordo con il tuo avversario mentre sei ancora per via con lui, affinché il tuo avversario non ti consegni in mano al giudice e il giudice in mano alle guardie, e tu non venga messo in prigione. 26 Io ti dico in verità che di là non uscirai, finché tu non abbia pagato l'ultimo centesimo”. Non sono che uno studente di teologia, quindi non ho pretesa di dare autorità alle parole che state leggendo, la riflessione che sto condividendo con voi nasce dal mio personale confronto con la Parola e con il magistero della Chiesa. La forza e la radicalità che contraddistingue questo bano mi ha sempre colpito eccezionalmente. Mi sembra palese come in questo passo Dio ci dica nella persona del Verbo che ogni forma di violenza è in odio al nostro Signore tanto che chi si macchia di una di queste colpe rende vana qualsiasi azione cultuale presso di Lui (cfr. vv. 23, 24). Sembra che Gesù usi un' iperbole nel promettere il fuoco della geenna a chi chiama pazzo un suo fratello, pare ci sia una sproporzione fra l'entità della colpa e la pena inferta, ma non è così... ed è proprio per questo che usa una condanna severa. Se infatti la violenza fisica è visibile e la sua condanna è universalmente accettata (anche se spesso solo a parole) quella psicologica è ancora lontana dall'essere considerata per quello che è realmente: la causa di danni anche devastanti nella vita di una persona e non in pochi casi anche letali se si pensa all'eventualità del suicidio. Pensiamo, ad esempio alle vittime del mobbing sia lavorativo che familiare, ed alle sempre più terribili testimonianze che si stanno raccogliendo. La violenza psicologica è anche più deprecabile di quella diretta, perchè subdola, si serve della menzogna e dell'inganno, pensiamo alla calunnia, alla diffamazione, pensiamo ai condizionamenti psicologici che creano nelle vittime un' immagine distorta di se così da portarle a a odiare la propria vita (cosa che succede spesso negli ambienti caratterizzati da una forte gerarchizzazione). Quando Gesù dice: “chi gli dice pazzo...” vuol intendere un modo di atteggiarsi costante verso una persona cioè fare in modo che ogni sua parola e azione, ogni atteggiamento è azzerato nel suo valore, inducendo l'aggredito a sentirsi morto socialmente. E' ovvio che chi pratica o sostiene con il silenzio questo tipo di azioni lesive verso la salute e la dignità del prossimo è lontano dalle vie di Dio, non Lo vede e sente, quindi il suo culto è vano. Gesù ci invita a liberarci dall'odio e dal risentimento, dal desiderio di vendetta, dai propositi malsani per offrire un culto nella pace. L'unico culto che gli è gradito. Umberto Panipucci |
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