Post n°314 pubblicato il 09 Marzo 2011 da fbellbra
Caffè amaro è nato nel 2007 con un bacio: il bacio del caffè. E io? Mi sono interrogata a lungo sul da farsi. In fondo questa finestra sul mondo era come un divano, la mia sosta, il salotto delle chiacchiere con i miei pensieri, con qualche amico. Ed è sempre brutto ritrovarsi a non avere tempo per le chiacchiere con gli amici o con i pensieri. Per chi fosse interessato la può leggere d'ora in poi a questo link: http://caffe-amaro.blogspot.com
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Post n°313 pubblicato il 09 Marzo 2011 da fbellbra
Ricordo il film Hotel Ruanda. Bellissimo e terribile. La scena in cui sono tutti dentro l'albergo, turisti occidentali lì per una bella vacanza con safari e Tutsi, etnia di minoranza, fuggiti ai massacri da parte degli Hutu, etnia dominante che stava perpetuando un genocidio. Sanno che stanno per arrivare le truppe Hutu, pronte ad uccidere a colpi di macete tutti gli appartenenti all'etnia Tutsi. Ma arrivano prima le truppe dell'Onu, i salvatori... dentro l'hotel tutti si rallegrano, si sentono finalmente salvi, turisti occidentali e Tutsi. I militari però fanno salire sui pullman solo i turisti occidentali e lasciano lì ad attendere il loro destino di morte tutti i Tutsi, gli africani, i neri. La scena è agghiacciante. Ammutoliti gli africani guardano i pullman allontanarsi. E' la scena di questa foto che ho trovato. Restano lì a moreire anche le suore, perchè sono nere. L'Onu aveva portato in salvo i cittadini stranieri, e aveva lasciato lì ad ammazzarsi tra loro gli africani. Ne moriranno più di un milione. La stessa scena, agghiacciante, si ripete in questi giorni in Libia, dove i paesi europei si affrettano a portare in salvo i loro cittadini. Cittadini europei e americani sono di fatto cittadini di serie A. Hanno diritto ad essere salvati. Gli africani, tanto per cambiare, li lasciamo ammazzarsi tra di loro. Eppure nella dichiarazione dei diritti dell'uomo l'articolo 1 afferma che "tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti". Non vale forse anche per gli africani? Non hanno forse anche i profughi il diritto di essere salvati? |
Post n°312 pubblicato il 27 Gennaio 2011 da fbellbra
"Finché soffia il vento di Chernobyl. Un viaggio di solidarietà dall'Italia alla Bielorussia con il convoglio umanitario di Help for Children" (TERRA FERMA EDIZIONI), scritto dalla giornalista mestrina Francesca Bellemo e impreziosito dalle foto del fotografo mestrino Alessandro Scarpa, è un libro-reportage realizzato a bordo del convoglio umanitario dell'associazione Help for Children che ogni anno si reca in Bielorussia in visita ai bambini che aderiscono al progetto di ospitalità in Italia a scopi terapeutici, portare loro aiuti e sostegno materiale. Sono migliaia ogni anno i bambini, vittime delle radiazioni nucleari di Chernobyl, che vengono accolti nelle famiglie italiane per potersi "rigenerare" e"smaltire" una parte delle radiazioni accumulate vivendo in territorio contaminato. Un'esperienza che consente loro di fortificare il fisico indebolito ma anche di incontrare nuovi amici e sperimentare la generosità italiana. A quasi 25 anni dalla più grave catastrofe nucleare del pianeta, l’emergenza sanitaria è appena iniziata. Ancora 10 milioni di persone risiedono nella zona contaminata dal disastro di Chernobyl, cibandosi di alimenti radioattivi e vivendo in condizioni economiche e sanitarie di grande disagio. È proprio nei villaggi di campagna e nei grigi condomini di cemento delle città bielorusse che Francesca Bellemo e Alessandro Scarpa sono entrati per documentare una storia di eccezionale di amicizia e solidarietà, ma anche per raccontare cosa successe veramente quel 26 aprile del 1986 e quali sono le reali conseguenze dell'incidente sull'ambiente e sulla salute della popolazione. Un libro per testimoniare i frutti raccolti in tanti anni di attività dell'associazione, per conoscere meglio il contesto sociale in cui vivono i bambini che ogni anno vengono ospitati nelle case italiane e per interrogarsi sull’intervento futuro. Fino a quando sarà necessario che il mondo sia solidale con questo popolo vittima delle radiazioni? Nel titolo del libro c’è già la tragica risposta.
La pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo dell’Assessorato alle Politiche Giovanili e Centro Pace del Comune di Venezia e con la collaborazione del Gruppo Sportivo Culturale Musestre e la Banca di Monastier e del Sile BCC Credito Cooperativo.
L’ASSOCIAZIONE: Help for Children L’Associazione Help for Children, con sede principale a Brescia e più di 20 gruppi territoriali, è una onlus nata nel 1991 per organizzare e promuovere i viaggi terapeutici in Italia dei bambini bielorussi vittime della contaminazione radioattiva del disastro di Chernobyl. Il suo impegno si estende anche alla realizzazione di progetti di sviluppo nei villaggi e nelle scuole del paese attraverso un continuo monitoraggio della situazione e dell’avanzamento dei lavori. Ogni anno, da 15 anni, Help for Children organizza inoltre dei convogli umanitari per il trasporto di materiali e beni di sussistenza destinati alle famiglie bielorusse più bisognose, grazie a una rete di solidarietà diffusa e solida. Sono migliaia le famiglie italiane che ogni anno aderiscono al progetto di ospitalità, ma l’associazione è sempre in cerca di nuovi aderenti.
L’AUTRICE: Francesca Bellemo Nata a Mestre (Venezia) nel 1982, è laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali. Giornalista pubblicista dal 2007, ha scritto reportage dai luoghi di povertà del sud e del nord del mondo per il settimanale della Diocesi di Venezia Gente Veneta, ottenendo premi e riconoscimenti. Ha collaborato con diverse testate, tra cui La Nuova Venezia, Peacereporter, Popoli e Il Fatto Quotidiano. Il suo primo reportage “Nel paese dal male invisibile” (Gente Veneta, ottobre 2006), ambientato proprio in Bielorussia, ha vinto la targa Athesis al Premio Giornalistico Nazionale “Natale Ucsi 2006”. Per il Patriarcato di Venezia ha pubblicato un volume sulla realtà missionaria di Ol Moran in Kenya (“Sulla via di Ol Moran”, Ed CID, 2008), e sull’esperienza di una giovane mestrina volontaria in Madagascar (“In braccio a Giovanna”, Ed. Marcianum Press, 2009). Per la San Vincenzo Mestrina cura il periodico “Il Prossimo”. È socio fondatore della onlus “Infiniti Ponti”. Dal 2010 lavora per l’agenzia di comunicazione Carry On di Conegliano (Treviso).
IL FOTOGRAFO: Alessandro Scarpa Nato a Mestre (Venezia) nel 1985, ha scattato le sue prime fotografie in occasione di un viaggio di conoscenza della realtà missionaria di Ol Moran, nel cuore del Kenya, e successivamente insieme ad alcuni amici ha organizzato e promosso nel territorio veneziano la mostra fotografica “Jambo Africa”. Deciso a portare avanti una fotografia sociale e di denuncia, si è addentrato nell’esperienza dell’Urban Exploration, genere fotografico che tratta la ricerca del bello nella decadenza dei luoghi abbandonati. Sviluppa una fotografia concettuale mantenendo viva la ricerca artistica e comunicativa in ogni suo scatto. Collabora con la rivista della San Vincenzo Mestrina “Il Prossimo”, è socio fondatore della onlus “Infiniti Ponti” e membro dell’associazione culturale “Blog - Territori e Paradossi”. |
Post n°311 pubblicato il 20 Gennaio 2011 da fbellbra
La via di mezzo tra essere intransigente e accomodante. Non un passo di più. Restare fedeli alle proprie idee tentando di non ferire le persone che ti sono vicino e che magari non la pensano come te. Essere sobri ed inebriati di gioia allo stesso tempo, seri e scanzonati, rispettosi e liberi. Le relazioni umane intessono sempre le trame più intricate nella storia. Una bella storia. |
Post n°310 pubblicato il 30 Novembre 2010 da fbellbra
Quando perdo una persona cara non piango per lei. Piango per me. E mi rattristo perché penso alle cose che avrei voluto dirle, le cose che non ho fatto e che avrei dovuto fare, penso al dolore che proverò ogni volta che qualcosa me la ricorderà, come uno strappo, una cicatrice, una vecchia ferita. Penso al tempo che passa, penso che davvero l’infanzia è finita portandosi via molte delle persone che l’hanno resa gioiosa e serena. Penso che prima o poi toccherà a molte altre persone care, penso che prima o poi toccherà anche a me andarmene. Quando perdo una persona cara penso che non vedo l’ora di riabbracciarla un giorno, e sono sicura che accadrà. Il dolore lascia spazio alla certezza che la vita non finisce su questa terra, che esiste uno spazio dove chi mi ha lasciato sarà lì ad attendermi e a vegliare su di me. La tristezza lascia spazio alla serenità perché mi sento abbandonata tra le braccia di chi ho perso, ora che può finalmente starmi vicino ogni istante. |
Ringrazio i poveri, gli ultimi che ho incontrato durante i miei viaggi in Africa e nell’est Europa, ringrazio quelli che incontro qui, e ringrazio coloro che operano a fianco dei poveri. Mi rendo conto ogni giorno che passa di quanto la loro testimonianza mi abbia segnato in profondità. Ringrazio i ragazzi di Ol Moran, capaci di sorridere e danzare con gioia pur dormendo in capanne d fango in mezzo alla savana. Ringrazio i clandestini di Patrasso, in particolare quei due ragazzi marocchini che mi salutavano mentre il mio traghetto ripartiva dicendomi “non dimenticarti di noi, racconta la nostra storia”. Ringrazio le donne bielorusse, le madri di quei bambini condannati a vivere in una terra contaminata, per il loro coraggio e la loro dignità. Ringrazio i bambini di Ambositra per i loro giochi e i loro canti. E ringrazio Maria, Samantha, Pamela e tutte le altre madri in difficoltà economiche che affrontano con grande saggezza il loro essere povere in una città ricca come Venezia. Da tutte queste persone ho ricevuto molto, ma più di tutto la testimonianza di un coraggio e di una umanità grandi, la testimonianza di una fede verace, la testimonianza di una reale conoscenza del valore delle cose. E’ infatti grazie a loro che per me certe cose come i soldi, la fama, il potere hanno poco valore. Devo ai poveri una buona parte di quel che sono, e ringrazio loro perché averli conosciuti argina la mia superbia e mi impedisce di lamentarmi di quel che non ho. I poveri mi hanno fatto un grande regalo: i loro occhi. E ora io vedo il mondo con i loro occhi. Non riesco più a farne a meno. |
Post n°308 pubblicato il 06 Novembre 2010 da fbellbra
di F. Bellemo "Il ‘popolo di Chernobyl’ sta subendo un genocidio. Il governo ucraino, russo e bielorusso non stanno facendo nulla per proteggere la popolazione che vive nella zona colpita dalle radiazioni del disastro nucleare del 1986. Se non interveniamo informando gli abitanti sui rischi che corrono continuando a cibarsi di cibo radioattivo in pochi decenni quel popolo sparirà”. Non usa mezzi termini Yuri Bandazhevski, medico e ricercatore bielorusso, il primo a denunciare le conseguenze delle radiazioni di Chernobyl. Imprigionato dal regime Lukashenko per 4 anni e liberato solo grazie all’intervento di un movimento di pressione internazionale e ad Amnesty International, è appena stato in Italia per incontri organizzati dai volontari di ‘Mondo in Cammino’. |
Post n°307 pubblicato il 04 Novembre 2010 da fbellbra
Vertici Internazionali Intesa incredibilmente raggiunta alla “X Convention on Biological Diversity (Cbd)”, il summit sulla “biodiversità” che si è svolto a Nagoya, in Giappone, alla presenza di circa 18.000 partecipanti, tra cui 122 ministri dell’ambiente (compreso quello italiano Stefania Prestigiacomo) e 5 Capi di Stato e di governo di tutto il mondo. Al termine delle trattative le parti hanno adottato “le decisioni storiche che permetteranno alla comunità delle nazioni di affrontare la sfida senza precedenti della perdita continua della biodiversità aggravata dai cambiamenti climatici”. Il Protocollo di Nagoya dovrebbe entrare in vigore nel 2012, con un sostegno finanziario di un milione di dollari fornito dal Global Environment Facility per consentirne la rapida adozione. Tra le misure che dovrebbero garantire agli ecosistemi del pianeta la Cbd ha posto come obiettivi principali l’adozione di un nuovo Piano strategico di dieci anni per orientare gli sforzi internazionali e nazionali per salvaguardare la biodiversità; una strategia di mobilitazione delle risorse che porti ad aumentare in modo sostanziale gli attuali livelli di aiuto pubblico allo sviluppo a sostegno della biodiversità; e infine un nuovo protocollo internazionale sui vantaggi provenienti dall'utilizzo delle risorse genetiche del pianeta. Soddisfatto il segretario esecutivo della Cbd Ahmed Djoghlaf che ha dichiarato alla fine del summit: «La storia si ricorderà che qui a Nagoya è nata una nuova era della vita in armonia, che qui è stata siglata una nuova alleanza mondiale per proteggere la vita sulla terra. La storia si ricorderà che questo non sarebbe stato possibile senza la leadership e l'impegno straordinario del governo e del popolo del Giappone. Se Kyoto è entrato nella storia come la città che ha visto la nascita dell'accordo sul clima, ci si ricorderà di Nagoya come la città che ha visto nascere l'accordo sulla biodiversità». Il piano strategico della Cbd adottato a Nagoya, l’Aichi Target, include 20 target principali, divisi in 5 obiettivi strategici Il piano strategico della Cbd adottato a Nagoya, l’Aichi Target, include 20 target principali, divisi in 5 obiettivi strategici, relativi alle cause sottostanti alla perdita di biodiversità, la riduzione delle pressioni sulla biodiversità, la salvaguardia della biodiversità a tutti i livelli, il miglioramento dei benefici forniti dalla biodiversità e il rafforzamento del "capacity-building". L’impegno per la tutela della biodiversità sarà poi integrato con la lotta contro i cambiamenti climatici e quella che contrasta il degrado delle terre. Le parti si sono accordate a ridurre di almeno la metà o, dove possibile, vicino allo zero il tasso di perdita di habitat naturali, comprese le foreste, e hanno stabilito un obiettivo del 17% di zone terrestri ed acque interne e del 10% di aree marine e costiere. Con la conservazione ed il recupero, i governi restaureranno almeno il 15% delle aree degradate e inoltre faranno uno sforzo straordinario per ridurre le pressioni che affliggono le barriere coralline. Le Parti si sono anche messe d'accordo per un aumento sostanziale del livello di risorse finanziarie a sostegno della messa in opera della Convenzione e hanno accettato di convertire questo quadro internazionale generale in strategie e piani di azione nazionali per la biodiversità entro due anni. Delle azioni di sostegno saranno anche attuate ai livelli sub-nazionali e locali. L'Aichi Target costituirà il quadro generale sulla biodiversità non solo per le convenzioni relative alla biodiversità ma per l'intero sistema della Nazioni Unite. La prossima Conferenza della Cbd si terrà nel 2012 in India. |
Ogni volta che canto "Available to you" snocciolo dentro di me quelle parole che sono una preghiera bellissima, una delle mie preferite. "Signore, sono a tua disposizione, ti dono la mia volontà, farò quello che mi dirai di fare". Sarei di mio una persona timida e paurosa, che si impanica di fronte ad ogni difficoltà, se non fosse per la certezza di non essere mai sola nelle prove. La mia fede mi rende forte e mi fa sentire sorretta e protetta. Più mi abbandono con fiducia nella mani di Dio più ricevo grazie e doni immensi, piccoli e grandi ogni giorno della mia vita. "Mi hai donato la mia voce per annunciare la tua Parola, per cantare le tue preghiere a coloro che non le hanno mai udite". Ma ogni dono di Dio è un suo investimento su di me. E io ogni volta che canto "Use me Lord, usami Signore" rinnovo il mio si a far fruttare i talenti che Lui mi ha donato. "Ora ti sto rendendo tutti i talenti che mi hai donato, le mie mani, le mie orecchie, la mia voce, i miei occhi, così puoi usarli come ti pare. Ho svuotato il mio calice cosìcchè tu possa riempirlo. Ora sono libera e voglio essere più disponibile per te". E questa volta cosa mi stai chiedendo con questa nuovo dono e questa nuova prova? "Use me Lord".
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Post n°305 pubblicato il 10 Ottobre 2010 da fbellbra
Rimandato al 2012 il termine per la riduzione della soglia scaduto dal 1999.
Entro il 1 gennaio 1999 il "benzopirene" doveva essere ridotto al di sotto della soglia di 1 nanogrammo per metro cubo. Soglia che, negli ultimi 10 anni, è stata praticamente sempre superata in moltissime città. E invece con un decreto legislativo (155/2010) approvato in piena estate (13 agosto 2010) il Governo Berlusconi ha posticipato questo limite temporale al 31 dicembre 2012. E così i cittadini prolungheranno ulteriormente la loro esposizione a questo pericoloso cancerogeno che aleggia nell'aria delle città più trafficate insieme alle polveri sottili e all'ozono. A classificarlo come microinquinante cancerogeno è la stessa Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro.
“Per tutelare la salute dei cittadini italiani – continua Luigi Lazzaro - è necessaria una normativa rigorosa e stringente e l’adozione di interventi di risanamento per ridurre le emissioni atmosferiche di benzo(a)pirene perché sia raggiunto in tutte le grandi città l’obiettivo di qualità di 1 nanogrammo per metro cubo".
BENZO (A) PIRENE: DA DOVE VIENE, QUALI SONO GLI EFFETTI COME ARRIVA IN ATMOSFERA Principalmente viene emesso in atmosfera da grandi complessi industriali (ma non è il caso di Padova) e dagli autoveicoli in due modi: 1. Come residuo della combustione: a causa della non perfetta combustione del combustibile, il BP viene emesso nei fumi di scarico. 2. Un’altra via di emissione del BP è, come per ogni altro Idrocarburo Policiclico Aromatico è quella delle perdite per evaporazione. DANNI ALLA SALUTE Il benzopirene è un agente cancerogeno, mutageno e teratogeno, della classe degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) La pericolosità è maggiore di quello che si potrebbe pensare. Infatti il benzopirene, come gli altri idrocarburi, viene adsorbito molto facilmente dalle polveri fini (pm10) che si formano in fase di combustione. Esse, date le ridotte dimensioni, non vengono fermate dai filtri presenti nel corpo umano, e arrivano direttamente nelle basse vie respiratorie dove, oltre a "intasarle" liberano le sostanze tossiche adsorbite. Da qui vengono trasferiti, tramite la circolazione del sangue negli organi vitali, fegato in particolare. Esistono inoltre numerosi dati sperimentali che attestano che tra i vari inquinanti si sviluppano pericolose: sia l'anidride solforosa che il biossido di azoto, per esempio, agiscono con il benzopirene, aumentando il potere mutageno di questo pericoloso idrocarburo.
fonte: Legambiente Venezia |
Post n°304 pubblicato il 09 Ottobre 2010 da fbellbra
Qualche settimana fa è stato lanciato dall’Olanda un appello da parte di 100 scienziati che chiedono ai governi di tutto il mondo di prendere dei provvedimenti per ridurre il consumo di carne. Ne scrive Andrea Bertagli su ilcambiamento.it E’ un decalogo, molto semplice ma che apre una porta su uno scenario sul quale siamo davvero molto poco informati: il rapporto intrinseco tra alimentazione e diritti umani, ambientali e sottosviluppo. Io sto cominciando ad occuparmene leggendo alcuni libri sull’argomento (consiglio “Se niente importa” di Jonathan Safran Foer e “Le guerre del cibo” di Walden Bello”). Come a dire che anche quando scegliamo cosa mettere nel piatto possiamo influire o meno sul destino del pianeta e su quello delle popolazioni più disagiate. Ecco i 10 punti. Tutti da approfondire e da digerire con calma: 1) I governi devono introdurre cambiamenti e non aspettarsi una semplice presa di coscienza da parte dei consumatori, che è di per sé insufficiente. Sono necessari dei governanti che mostrino chiara indipendenza rispetto agli interessi economici in atto. 2) Il consumo dei prodotti animali deve calare almeno del 33% da qui al 2020. Ai governi il compito di informare in modo aperto e incisivo sulle conseguenze di un consumo eccessivo di tali prodotti. 3) Tutti i costi della produzione di carne e latticini devono includere il costo aggiuntivo per la salute pubblica e la distruzione dell’ambiente. Si richiede la disposizione di una nuova tassazione su questi prodotti. 4) Se non si ottiene nessun accordo su scala europea o internazionali, i singoli Paesi dovranno fungere da modello. 5) Alla protezione degli animali deve essere accordato un ruolo centrale, incluso e menzionato all’interno delle Costituzioni e disciplinato da leggi in modo da abolire pratiche crudeli. 6) L’utilizzo di antibiotici o ormoni nella produzione di alimenti deve essere vietata. 7) Si deve sostenere la reintroduzione di cicli chiusi e autosufficienti nella produzione alimentare. 8) L’espansione edilizia e degli allevamenti deve fermarsi. È opportuno introdurre limiti precisi con una soglia massima di capi per ettaro, regione o paese. 9) Ai contadini deve essere data la possibilità di passare alle nuove disposizioni. La politica, come matrice di un modello di sviluppo errato, deve saper accompagnare un nuovo processo orientato alla sostenibilità. 10) Deve essere incentivato lo sviluppo di alimenti sani e gustosi di origine vegetale per facilitare i consumatori nel passaggio ad un’alimentazione povera di carne e non appesantita da troppi latticini. “Dieci punti, quelli elencati sopra, - scrive Bertaglio - che trattano in sintesi le problematiche più sentite da chiunque abbia a cuore la sostenibilità, che vanno a toccare la salute ed il bene comune, la politica e l’ambiente, addirittura e giustamente associando alla necessità di frenare l’espansione degli allevamenti quella di frenare il consumo di territorio. Per gli autori del documento, infatti, la distruzione del suolo, così come le deforestazioni, la progressiva acidificazione del terreno e l’inquinamento delle le falde acquifere, sono un problema di primaria importanza. (…) L’argomento più forte di questa richiesta, però, è lo stesso che ha portato ormai moltissime persone a diventare vegetariane, ossia il fatto che la fame del mondo non può essere combattuta nemmeno a parole, quando il 40% della raccolta cerealicola nel mondo viene utilizzato per l’alimentazione animale, e quando in media, come viene scritto nel documento, servono 5 kg di cereali per produrre 1kg di carne. La produzione di carne richiede poi un enorme quantitativo (e quindi consumo) idrico (una famiglia di tre persone che usa l’acqua in modo parsimonioso per una settimana, chiudendo il rubinetto quando lava i denti ecc., vede infatti vanificato il suo sforzo quando acquista un chilo di carne di manzo)”. E ora via, consiglio un po' di navigazione nella rete alla ricerca di qualche argomentazione, video, documentario, immagini e approfondimento sull'argomento... Come è successo a me si aprirà un mondo, uno di quei mondi tenuti ben nascosti alla vista per evitare che ci allarmiamo troppo... La questione è ampia e complessa, da sviluppare nei prossimi post. |
Post n°303 pubblicato il 06 Ottobre 2010 da fbellbra
Sarà anche una scoperta da Nobel fare figli in provetta. Ma a me la fecondazione artificiale non interessa. Non interessa proprio. Penso che i figli siano un dono, non un diritto. Tanto meno il frutto di un esperimento o un prodotto da ordinare su misura ed acquistare on line. Se Dio vorrà un giorno farmi il dono di avere un figlio sarò felice. Sarò felice e lo amerò se sarà un maschio come sarò felice e lo amerò se sarà una femmina. Sarò ugualmente felice e lo amerò se sarà biondo come Marco o moro come me, con gli occhi azzurri come Marco o neri come me, con la carnagione chiara di Marco o con quella scura mia. Sarò felice e lo amerò se sarà il bambino più intelligente del mondo, come se avrà difficoltà a scuola, se sarà un perfetto sportivo come se sarà un imbranato. Sarò felice e lo amerò se sarà sano ma lo amerò ancora di più se sarà malato. Non lo scarterò come una merce difettata se dovessi sapere che è handicappato ancor prima della sua nascita e me ne prenderò cura anche sapendo quale sacrificio significa. Non lo scarterò come una merce difettata nemmeno se dovesse arrivare quando non lo avevo previsto o voluto. Sarò felice e lo amerò in modo incondizionato, qualsiasi sia il regalo. E se il regalo non dovesse arrivare non farò capricci, perchè forse vorrà dire che Dio avrà preparato per me un regalo diverso, speciale. Come magari accettare il regalo che qualcuno non ha voluto. Con tutti i bambini orfani, abbandonati, che hanno bisogno di una famiglia che ci sono al mondo... Perchè devo per forza volere un figlio col mio dna, che "mi assomigli", che sia "sangue del mio sangue"? Perchè devo per forza averlo dentro la pancia per poterlo definire "mio"? Forse sarebbe meno mio figlio se lo adottassi? Forse gli vorrei meno bene se avesse la pelle di un colore diverso? O gli occhi di un altro padre e un'altra madre? Forse non potrei dargli lo stesso affetto e lo stesso amore che darei a un figlio che ho partorito? Maschio o femmina, biondo o moro, sano o malato, che sia? Mah. |
Post n°302 pubblicato il 01 Ottobre 2010 da fbellbra
Sono sempre più convinta che non abbia più senso, in Italia e nel mondo, parlare di destra e sinistra. Sono categorie vecchie e inadatte a descrivere l’attuale situazione politica. Il dialogo si è spostato su un’altra dimensione. Sono anni che divoro libri di storia del post comunismo, di sociologia della globalizzazione, di post colonialismo nel terzo mondo, di globalizzazione dei consumi e di post consumismo. Yunus, Latouche, Rifkin, Bello, Terzani, Travaglio, Zanotelli, Kapuscinski e Sartori sono solo alcuni degli autori che mi hanno accompagnato nella definizione di questa convinzione. E’ una questione di fasi storiche. Se fino alla rivoluzione francese del 1789 si contrapponeva “SOPRA” (i nobili, i ricchi) e “SOTTO” (i contadini, i poveri), per i due secoli successivi è stata l’apoteosi di “DESTRA” (Capitalisti) e “SINISTRA” (Comunisti). Ma dal 1989 in poi, anche se in modo graduale, tutte queste categorie, ricchi e poveri, capitalisti e comunisti, sono state rimescolate e inglobate in un discorso ancora più ampio e complessivo: AVANTI o INDIETRO. La guerra tra ricchi e poveri continua ad esistere, sempre più feroce, nei bassifondi delle città occidentali come nei villaggi del terzo mondo. Quella tra destra e sinistra si è svuotata nel momento in cui ci si è accorti che in realtà il comunismo inteso come risposta al capitalismo era fallito, se non (e questo è il caso italiano) mai esistito. Mentre in Italia i vecchi politici continuano a usare vecchie categorie, inefficaci e antiquate, la vera questione è tra chi è pro o contro la Costituzione, la legge, i diritti umani. Da una parte i furbi, dall’altra gli onesti, da una parte coloro che calpestano la democrazia e le sue leggi dall'altra le vittime delle ingiustizie. In Italia insomma siamo fermi al DENTRO (quelli che starebbero bene in galera) e al FUORI. Al CON (Con la Costituzione) e al CONTRO. E mentre il nostro paese è impantanato su questa palude, il resto del mondo ha già fatto ingresso nella nuova dimensione storica, che è quella della globalizzazione, in cui la contrapposizione è tra CONSUMISTI e DECRESCITI (non so se si dice così...) tra chi vuole spingere AVANTI all’infinito i consumi e la crescita, e chi vuole ridimensionarli, ridurli, fare un passo INDIETRO, iniziare a “decrescere”, a rallentare... Chi non ha mai sentito parlare di “Decrescita” (consiglio di leggere il libro di Serge Latouche “La scommessa della decrescita”) ne sentirà parlare sicuramente di più nel futuro. Così come sentirà parlare ancora di più di risparmio energetico, bioedilizia, alimentazione biologica, sviluppo solidale, business sociale...etc... Sta nascendo una nuova "ideologia" globale in contrapposizione al consumismo e al capitalismo degli eccessi. Qualcuno la identifica con il movimento NO GLOBAL ma il significato di questa parola è stato volutamente distorto. C'è di più, c'è il contributo ECOLOGISTA, che diventerà sempre più forte e determinante, c'è il concetto di GLOCAL, quello di DECRESCITA e quello di "SLOW" (es www.slowfood.it), c'è la volontà di rendere protagonista il TERZO MONDO, c'è la ricerca di una spiritualità profonda, lontana dalle "sovrastrutture", più vicina all'essenza del messaggio religioso, alla sua intrinseca e potente realtà. Io mi ci sento dentro come in un fiume in piena. |
Post n°301 pubblicato il 19 Settembre 2010 da fbellbra
Corsi per tutte le età, a Venezia e a Mestre, diretti da Andrea D’Alpaos IL GOSPEL: Il Gospel è quel genere musicale che trova le sue origini più profonde nei suoni e nella ritmicità dell'Africa e che si è affermata in America come musica religiosa, ora intensamente profonda ora gioiosa e travolgente e utilizza la voce e il canto anzitutto come uno strumento per esprimersi. LA LEZIONE: Lavorando alla costruzione di brani della tradizione afro-americana si educa spontaneamente l'intonazione, la percezione del respiro, si sviluppa il senso ritmico, si impara a sincronizzare canto, battito di mani e movimenti del corpo e si lavora sulla pronuncia inglese dei testi. Il tutto divertendosi liberando energia, comunicando con gli altri. |
Post n°300 pubblicato il 15 Settembre 2010 da fbellbra
Interessante: stesso argomento ma notizia completamente opposta. Dunque? Kyoto più vicina o Kyoto fallimento? Secondo la Repubblica ... più vicina: http://cianciullo.blogautore.repubblica.it/2010/09/11/leuropa-taglia-i-gas-serra/ Secondo il Fatto Quotidiano un fallimento... temo che come sempre abbia ragione il Fatto quotidiano anche questa volta...
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Post n°299 pubblicato il 25 Agosto 2010 da fbellbra
Dubrovnik, 20 agosto 2010 Zip ovunque. Il sole che batte al mattino e che ti fa fuggire fuori quando è ancora presto e silenzio tutt’intorno. Un tavolino pieghevole, un fornellino poggiato a terra, un filo teso tra gli alberi per lasciare asciugare gli asciugamani. Mi piace il campeggio perchè è essenziale, semplice, vero. Ti spoglia del superfluo facendoti assaporare le cose più importanti attraverso gesti più intensi del solito. E’ un po’ come fare un esercizio di decrescita. Un po’ di benessere in meno a volte non significa necessariamente stare male, anzi. L’ho imparato dai miei viaggi nel terzo mondo. E mi è rimasto dentro. Penso a quante persone al mondo vivono senza un tetto di mattoni sopra la testa, a quanti condividono una toilette con altra gente e a quanti nemmeno ce l'hanno, a quanti vivono pur senza un frigorifero e l’elettricità. Tutte cose importanti alle quali non siamo abituati a fare a meno. Mi accorgo che finisco spesso per passare le mie vacanze in condizioni più disagiate del normale. Viaggi missionari, convogli umanitari, campeggio, casa di montagna (ribattezzata anche "Finlandia") senza riscaldamento e senza lavastoviglie. Non ci siamo mai potuti permettere vacanze di lusso, ma non mi interessa e forse nemmeno mi piacerebbe. Il vero lusso è il viaggio in se', è la vacanza, è il poter annusare un nuovo piccolo pezzo di mondo, è incontrare persone, vivere luoghi e città lontani, sentire proprio uno scoglio, una spiaggia, una montagna. Il resto è superfluo. Perciò mi piace il campeggio, nonostante i ragni, nonostante la gente che fa casino di notte e non ti fa dormire, nonostante i sassi sotto la schiena. Mi da un senso di libertà ed essenzialità estrema: costume, pareo, infradito e zero trucco. Zero trucchi. Ancora una volta mi accorgo che per essere felici basta molto poco. Il 99% della felicità è dato dalla persona con cui quel poco lo condividi. |
Post n°298 pubblicato il 22 Agosto 2010 da fbellbra
16 agosto 2010 Cavtat, Croazia Rido. Perché ho trovato un pezzetto di carta su cui scrivere anche qui, su uno scoglio di Cavtat, non lontano da Dubrovnik: una pagina di pubblicità di Repubblica su cui c’è ben poca pubblicità e molto spazio bianco. Fantastico. Troppi souvenir e hotel per poter parlare della guerra. Sembra che semplicemente si sia voluto dimenticare tutto e presto, coprendo la storia con tonnellate di turismo mordi e fuggi. I più a Dubrovnik ci stanno una mezza giornata, scaricati dalle navi da crociera, appena il tempo di fare una passeggiata nel centro storico. Magari il giro delle mura. Ma non basta. Noi ci stiamo 10 giorni. Ed è comunque poco per stare in qualsiasi posto al mondo. Aerei passano sopra la nostra testa ogni 15 minuti. L’aeroporto deve essere qui vicino. Noi su questi scogli ci siamo arrivati via terra da Venezia, l’antica rivale e infine dominatrice di Dubrovnik. Abbiamo costeggiato il mare, passando paesetti di pescatori dove ormai sembra che l’unica attività sia quella degli affittacamere. Le isole brulle all’orizzonte come ippopotami sul pelo dell’acqua. Le montagne a strapiombo sul mare color topazio. I venditori di frutta insipida, coltivata su questa terra sassosa e secca. Le baie desolate che sbucano all’improvviso dietro il tornante. Arrivare qui in aereo deve essere comodo, ma ci si perde una buona parte del panorama e del senso della distanza, geografica ma anche culturale. E' come guardare la città solo dal finestrino. Dubrovnik è laggiù, una macchia bianca in mezzo ai monti aridi. Arrampicati come siamo su questo scoglio, all’ombra, ci nutriamo di storia e di viaggi. Sembra che non siamo capaci di fare altro quest'anno che leggere. Questa si che è vacanza. Passiamo ore a divorare libri di guerre lontane, come se la parola “storia” e la parola “guerra” ci perseguitassero per attirare la nostra attenzione in questo posto così bello, così tranquillo, e così impregnato di incubi. Chissà perché questo desiderio di storia ha contaminato questi due vagabondi da campeggio, tenda e tavolino all’ombra degli ulivi. Il sole, l’acqua limpida, gli scogli hanno perso per me una parte del loro fascino. Mi emozionano meno che in passato, quando passavo ore a sognare e a sentire la melanina che ribolle sotto la pelle. Forse sto semplicemente invecchiando e le favole non mi interessano più. Ho un bisogno di realtà, di cose vere e nude. Niente cartoline, niente resort da turisti annoiati, niente spiagge affollate e per carità niente musica dance fino all’alba. Voglio stare in silenzio, con gli occhi aperti e leggere la storia di questo posto dalle sue stesse pietre. |
Post n°297 pubblicato il 02 Agosto 2010 da fbellbra
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Post n°296 pubblicato il 28 Luglio 2010 da fbellbra
Riporto una parte dell'articolo di Davide Casati (Il Fatto Quotidiano 26 luglio 2010) all'interno del quale, oltre alla notizia che la povera Naomi Campbell dovrà comparire come testimone al Tribunale Penale Internazionale c'è un interessante approfondimento sulla drammatica vicenda dei BLOOD DIAMONDS, cioè sul legame che la ricerca e la vendita di diamanti ha con i massacri africani e con le violazioni dei diritti umani. L'ex top model dovrà testimoniare, il 5 agosto, nel processo per crimini di guerra contro Charles Taylor, ex presidente della Liberia che nel 1997 le avrebbe regalato la preziosissima pietra, illegale, perché i proventi di quel commercio servivano a finanziare il massacro in Sierra Leone. Interessante articolo per riflettere sull'interdipendenza che la nostra ricchezza ha con la povertà del sud del mondo. La terribile storia dei “diamanti di sangue”, raccontata anche in un film con Leonardo Di Caprio (Blood Diamond, 2006), non è affatto terminata con l’arresto di Taylor, né con la firma, nel 2002, del Kimberley Process, lo schema di controllo e certificazione della provenienza dei diamanti che lava la coscienza dei consumatori delle vie della moda di tutto il mondo. Si è solo spostata. E ora ha uno dei suoi centri principali nello Zimbabwe, e precisamente nelle miniere di Marange. Lì si trovano sepolti diamanti dal valore stimato di miliardi di dollari. E quei diamanti – per i quali il 19 luglio è stato raggiunto un accordo che prevede, entro settembre, due tranche di esportazioni e vendita in tutto il mondo – vengono ottenuti a prezzo di violenze e abusi continui. E potrebbero servire a finanziare il prossimo bagno di sangue in Africa. Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto shock sulle violenze, chiedendo al governo di Robert Mugabe di fermarle immediatamente e alla Comunità internazionale di proseguire il bando sui diamanti dello Zimbabwe. Oggi centinaia di persone continuano a scavare nelle miniere del Paese africano, distribuendo mazzette ai poliziotti per mettere piede nell’area controllata dal governo. E i diamanti stanno per tornare in vendita in tutto il mondo, anche se un osservatore ha detto chiaramente che il denaro che se ne ricaverà sarà usato dal partito di Mugabe, lo Zanu-PF, per tenere al guinzaglio l’esercito in vista delle prossime elezioni. “Il prossimo voto sarà un bagno di sangue”, ha detto al quotidiano inglese Guardian. “E sarà sponsorizzato dai campi di diamanti di Marange”. “La gente pensa che sia un problema nostro”, dice Adele Farquhar, 46 anni, in battaglia legale sulla proprietà di una miniera, “ma c’è una vasta complicità internazionale”. E Farai Maguwu, attivista 36enne che è stato arrestato e picchiato più volte per le sue denunce, conclude agro: “Per me è chiaro che i diamanti sono una maledizione, per questo paese. Credo che gli occidentali non capiscano a fondo il livello di distruzione che è stato raggiunto per ottenere il diamante che brilla davanti ai loro occhi”. Un altro articolo sull’argomento: http://it.peacereporter.net/articolo/897/Diamanti+dannati |
Post n°295 pubblicato il 26 Luglio 2010 da fbellbra
Forti gli esperti di enogastronomia e i giornalisti di settore. Per andare a cena con loro bisognerebbe portarsi il block notes. E’ tutto un degustare e parlare di vini, della loro tannicità, dell’invecchiamento o delle chiusure. Ad ogni piatto si analizza il metodo di cottura, le varianti già assaggiate, la qualità della materia prima, la stagionalità degli ingredienti. E’ come quando a scuola spiegano i classici greci a un quindicenne. Io mi sentivo molto il quindicenne della situazione mentre il tecnico vitivinicolo, il sommelier, il direttore della rivista di enogastronomia o il giornalista esperto del settore mi illustravano in questi giorni in portogallo la bellezza celata dietro l’endecasillabo saffico, che in questo caso aveva le sembianze di un buon calice di Porto o di una portata del ristorante. Io li ascoltavo parlare inebetita come Alice nel paese delle meraviglie, dall’alto della mia ignoranza enogastronomica, di Ph e residui dell’acqua minerale, di strumenti che gli chef usano per fare il sorbetto, di abbinamenti da fare con quello o quell’altro vino. Il mio approccio all’enogastronomia è quello del turista che vede Venezia senza aver mai studiato storia dell’arte. E l’enogastronomia è un’arte raffinata e affascinante almeno quanto la pittura o la scultura. Si può mangiare pasta col ton, per carità, nella stessa misura in cui si può sopravvivere senza conoscere Dante, Omero, o le poesie di Ikmet. Ma non è lo stesso. Un po' come dire che “Si può vivere senza musica, senza gioia, senza amore e senza filosofia”. Come disse un certo Vladimir Jankélévitch. Che però aggiunse “Ma mica tanto bene”.
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