GIORNALE WOLF

Nella libreria Guida di via Merliani, il 13 febbraio 2007, si è presentato il Libro del giornalista Ciro Cacciola “Luoghi comuni-cartoline da Napoli” Graus Editore, con introduzione della giornalista Giuliana Gargiulo e dell’esperta di comunicazione dell’Osservatorio Università Federico II Giovanna Annunziata.

Un libro è un’avventura e quello di Ciro Cacciola si presenta come un percorso un po’ labirintico fra itinerari che vanno a dipingere spaccati della città di Napoli a partire dai luoghi come Capodimonte con giardini eleganti e consuetudini di abitanti un pò solitari.

Un cronista abituato all’occhio indagatore vede la realtà con uno sguardo ampio,forse anche decadente ed incrocia i percorsi altalenanti di una città caotica ma ricca di risorse ed in continua trasformazione.

Porta Capuana con la sua confusione è sfogo di una napoletaneità fatta di voci,rumori, case e tetti,mentre il Vesuvio altero ritorna al suo mitico viaggio che include l’Osservatorio, la ricerca ma anche un’umanità calda e magmatica.

L’autore forza il suo percorso fra il Porto di Pozzuoli e abitanti di un mercato che acquisisce la sua valenza nella commercializzazione dei beni di consumo come il pesce e il rumore delle parole gridate. Si potrebbe pensare ad un qualunque mercato arabo e lontano da noi.

“Le vongole se ne stanno chiuse nei loro gusci,in disparte con amici e parenti”

I Quartieri come Materdei pullulano di umanità e costruiscono fitte storie ad incastro dove le persone hanno una loro funzione catartica precisa.

Tutto il vicolo vive di speranze e l’autore dice durante l’Incontro con quella forza che gli è propria la speranza di una città che ha tanto da dare e comunicare al di là dei luoghi comuni e dell’osservazione sulla camorra e le emergenze.

Il libro ha lasciato il sapore della scoperta di itinerari e pensieri da ricomporre con una sorta di leggerezza che non è certo evasione dalle problematiche del quotidiano.

L’autore ci racconta dei suoi ottimi rapporti con San Gennaro quasi a voler ripristinare una catena che lega Napoli a New York, a San Paolo del Brasile ma a quella socialità che deve trovare l’espressione più autentica per delineare un cambiamento.

Unica osservazione per un buon conoscitore di musica  è che il suo libro è un contenitore troppo piccolo e si percepisce il forte desiderio di straripare non solo con parole e voglia di raccontare ma anche con musica da condividere.

Una musica che purtroppo resta relegata solo alla formale citazione e quindi poco evocativa sebbene anch’essa rappresenti la mescolanza tra tradizione e modernità esattamente come la città che l’autore sente pulsare con ritmi alternanti ma pur sempre vitali.

Se la musica,l’oralità ,la confusione ci fa riflettere dobbiamo stringerci intorno al seme di una città che conosce il suo valore non fosse altro che per la tradizione culturale che ha in sè come patrimonio da secoli.

Si parla talvolta del danno sociale, delle devianze.delle alterità. Forse non c’è città come Napoli dove tutto diventa possibile,anche riparlare in una libreria dello sforzo che ognuno di noi deve fare per essere protagonista del rinnovamento.

Il libro con le sue cartoline ci fà ripensare a espedienti letterari già noti, ma senza dubbio ci deve portare per mano nella città che pulsa, che ha energie rinnovabili, che si affida alla fantasia di percorsi che alla luce della modernità hanno ancora qualcosa da produrre.

E allora via Filangieri, via Duomo, sono le strade del mondo che vorremmo un pò più cosmopolita e aperte al dialogo fitto che da un giornalista passa ad un lettore.