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Tante piccole schegge di realtà. Uno sguardo disincantato sul mondo per cercare di conoscerlo e, se possibile, tentare di capirlo.

 

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QUALCHE ESTATE FA...

Post n°506 pubblicato il 06 Agosto 2007 da review
 

 

L’easy living è l’arte sofisticata di ritagliarsi un po’ di tempo per rilassarsi con gli amici, bere una birra e fare due chiacchiere. Qui dalle nostre parti i santuari codificati per questa pratica sono due. Strani se si pensa alla latitudine in cui ci si trova. Sono due spiagge trendy sul fiume. Qui tra musica live o ritmi caraibici ci si sdraia su cuscinoni di tela e si ciacola del più e del meno. Ci vengono tutti. Il microcosmo di operai, impiegati e piccoli professionisti, i ragazzi dei centri sociali del porto, i playboy figli della ricca borghesia mercantile e le famiglie di ogni classe sociale, con bambini che razzolano sulla sabbia, pericolosamente addosso ai vicini di ombrellone.

Come ogni anno durante i mesi estivi, e soprattutto in agosto, la musica live anche qui da noi diventa protagonista. Rock, pop, jazz, folk. Ce n’è per tutti i gusti, nelle mete vacanziere. Non manca mai il grande evento, il grande ritorno della star internazionale, che non calcava più le nostre scene dal lontano 2000, e poi i soliti nomi dei forzati del solito tour, ormai in giro da un po’ e solo in attesa dell’autunno per fermarsi e fare a loro volta gli spettatori, dimenticandosi del proprio ruolo, emozionandosi per cose che, per qualche tempo, non abbiano più a che fare con la loro attività. L’ultimo tormentone, protagonista assoluto di questa estate, si chiama "crab dance", una sfrenata follia danzante che si ispira proprio ai movimenti del granchio, immediatamente trasformatasi in un must nelle spiagge e nei locali più trendy in ogni angolo del pianeta.

Per una vacanza che si rispetti, lettini, ombrelloni e mare sono diventati concetti superati. Il trend più celebrato è il benessere, anzi, come a molti piace chiamarlo, il wellness. Le terapie dolci e naturali che fanno bene al corpo, ma soprattutto allo spirito, a base di lezioni di yoga, respirazione e sedute rilassanti di aromaterapia con elisir floreali. La spiaggia è diventata un concetto esistenziale che ti abbraccia come uno stile di vita dalle tante sfaccettature, un vero e proprio coinvolgimento totale e non stop dall’alba al tramonto. Anche l’aquapark segue le tendenze e diventa full time. Ormai non è più solo il posto dove passare la giornata prendendo il sole o facendo bagno e tuffi, ma tutte le strutture del divertimento assorbono i concetti base del lifestyle per far sentire al cliente la massima integrazione con quello che gli succede intorno, dallo svago al riposo, dalla scelta del ristorante allo sport preferito.n spiaggia vince l’abbigliamento sportivo, con qualche mesto rigurgito “retrò” come il costume all’uncinetto. Dunque pallone in mano e infradito ai piedi, con tanto di coccinella per le donne. Un po’ di fortuna non guasta mai. Pronti e via, per una giornata di sole e di mare. Le forme “oversize” battono tutti i concorrenti, quantomeno per quanto riguarda costumi, cappelli e occhiali. Ma per chi vuole stare sempre al passo con la tecnologia e non riesce a vivere senza la propria hit parade preferita, immancabile la montatura della Oakley, con tanto di lettore mp3 incorporato, che può contenere fino a 240 canzoni. Qualche tocco di fantasia è però necessario, almeno per farsi notare dal vicino di ombrellone, quasi sempre il nostro miglior amico o il nostro peggior nemico, senza troppe vie di mezzo. E allora gli uomini si sbizzarriscono con i costumi dalle stampe più stravaganti, come il boxer Bear che ritrae la spiaggia super affollata di Biarritz, mentre le donne non passano certo inosservate, con un pesce come portamonete. La camicia vince, almeno nel guardaroba maschile. Tinta unita per un look più sobrio o millerighe, per chi invece si vuol dare un tocco di colore in più, oltre a quello dell’abbronzatura. Sempre pronto per qualsiasi evenienza un giacchino con cappuccio, meglio se di qualche taglia in più. Lo stile militare, nonostante anni e decenni….se non addirittura secoli, continua ad avere i suoi sostenitori che, però, puntano tutto o quasi sull’accessorio. Dalla cintura all’orologio, fino allo zaino multitasche adatto per qualsiasi momento, dalla mattina alla sera.

Per le calde notti estive, naturalmente sexi, l’abbigliamento femminile può ispirarsi ad uno stile decisamente minimal, ben combinato con l’etnico, zeppe altissime e calze colorate per un look di sicuro successo. E per quelle che preferiscono giocare alla baby-doll fantasie e colori devono spiccare su tutto.

Qui da noi questa estate ci si guarda decisamente alle spalle e si vede nei bei vecchi tempi andati una fonte irresistibile di glamour. Sono i locali “sempreverdi” a imperare, ma l’atmosfera è cambiata. E guai provare ad entrarci con la mise dell’anno passato.

Adelina era consapevole che dal proprio look sarebbero passate le mille strade che avrebbero condotto inesorabilmente ai propri neuroni. Si sentiva selvaggia come Shakira e come tutte le altre star del firmamento rock. Anzi era lei stessa come una vera pop icon. Un piccolo tatuaggio emergeva deliziosamente dal suo plastico fondoschiena. Qua e là un po’ di gioielli luccicanti ma raffinati, il capello con le onde appena fatte e una borsettina con dentro giusto l’indispensabile. Make-up,cellulare,sigarette.L’abbronzatura era perfetta e l’occhiale stile anni quaranta non l’abbandonava mai. Adelina sapeva di non poter uscire con biancheria intima qualsiasi e, comunque, per la serata che l’aspettava, e dalla quale sapeva cosa aspettarsi, rinunciava sempre al reggiseno. L’uomo si aspettava da lei sempre qualcosa di spregiudicato, per sentirsi in trappola e a lei piaceva turbarlo, così…un po’ alla Paris Hilton. Un po’ oca per metterlo a suo agio, ma subito dopo sapeva bene cosa fare e lo spiazzava sempre con qualche proposta indecente.

Leandro, come ormai tanti ragazzi delle ultime generazioni, prediligeva un look che si era inchinato alla femminilità. Portava i boxer fuori dai jeans, e quando alzava le mani la sua aderentissima t-shirt si sollevava anch’essa mostrando l’ombelico. La capigliatura stile Alessandro Magno gli portava via delle ore ad ogni asciugatura e almeno mezzora gli ci voleva con le prove davanti allo specchio per ottenere lo sguardo più languido e indifeso che gli riuscisse. Sapeva bene che la donna, anche quella più aggressiva è tuttavia anche un po’ crocerossina. Cavaliere lo era. Come si deve. Cedeva il passo, offriva un drink, evitava gli apprezzamenti aggressivi e non lesinava i complimenti più dolci, particolarmente quelli mirati all’aspetto esteriore…Come sei carina, che bella maglietta, che begli occhiali. Se la ragazza che gli piaceva aveva un’amica cercava di entrare nelle sue grazie. E spesso era proprio lei a dargli la raccomandazione giusta. Cambiava il cellulare ogni tre mesi e, naturalmente, acquistava sempre quello con tutti i nuovi ritrovati della tecnologia, ma lo utilizzava con discrezione per far capire che sì aveva il cellulare giusto ma che lo usava con nonchalance, come se fosse per lui ormai un’abitudine. Naturalmente non trascurava di scegliere la suoneria personalizzata perché, lo sappiamo, le donne sono conquistate dall’uomo con personalità…..! Sceglieva sempre un profumo ricercato, ma, soprattutto, riponeva la massima cura nel lavarsi. Le ragazze ormai non sanno più che odore ha l’uomo e se ne avvertissero uno vero e ruspante potrebbero rimanerne sconvolte.

Bello era bello, Leandro. Di quella bellezza sfibrata, stropicciata e malmessa che piace alle donne di adesso. Uno bruttino, magrolino, bassetto, ma con l’aria farabutta. La cattiveria gli piaceva praticarla. Per lui era come una rabbia che gli si era stratificata dentro. Avrebbe voluto un muro per dargli dei cazzotti, ma siccome il muro non c’era quando qualcuno lo provocava si sfogava con lui. Aveva sopportato troppo, per troppo tempo e ora esplodeva per ogni minima cosa. Aveva paura di essere strumentalizzato, paura di non essere accettato ed era rimasto sfigato, lo sfigato dentro di sempre. Anche se aveva vent’anni, anche se sembrava uno di successo.

I genitori l’avevano sempre protetto. Il padre e la madre,e ciascuno dei due e modo suo. L’una perché ne sopravvalutava le qualità e le capacità senza vederne i limiti, l’altro perché non era capace di imporre al figlio le regole necessarie per vivere nel mondo senza venirne sopraffatto. Ambedue perché, non avendo potuto studiare, aspiravano a fare studiare un ragazzo che proprio di studiare non ne aveva nessuna voglia. La colpa secondo lui non era sua, ma della scuola. Degli insegnanti che non erano chiari nelle spiegazioni, che privilegiavano alcuni alunni a danno di altri, che davano troppi compiti, che erano troppo severi e tante altre amenità di questo genere. E i genitori, invece di cercare di fargli capire la verità, gli davano ragione, col risultato che ci vollero cinque anni per farne tre, ma proprio a fatica e senza nemmeno avere acquisito una almeno mediocre formazione di base. Un amico aveva provato a suggerire di fargli frequentare la scuola alberghiera. Il suo carattere estroverso, il suo comportamento comunque educato, il suo senso dell’umorismo e il piacere che provava a stare con la gente e a trovarsi al centro dell’attenzione avrebbero potuto farne un buon cameriere. Ma l’istituto alberghiero più vicino distava diverse centinaia di chilometri e il poverino, secondo i genitori, abbandonato in balia di se stesso avrebbe sofferto troppo della mancanza delle cure che loro gli  dedicavano quotidianamente...

(Continua)

 
 
 
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