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Tante piccole schegge di realtà. Uno sguardo disincantato sul mondo per cercare di conoscerlo e, se possibile, tentare di capirlo.

 

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Sesso, eros o amore?

 

Iniziamo questo nostro piccolo viaggio nel mondo dell’amore e dell’eros partendo dalla canzone italiana e dai riferimenti, più o meno espliciti, presenti nei testi delle varie epoche.

Potremmo iniziare dalla fine, dalla Zanicchi e dalla sua canzone nel recente Sanremo 2009. “Ti voglio senza amore…. Perché mi fa più effetto averti dentro un letto che pensarti con falso pudore.

Però ti tengo stretto finchè non mi farai gridare… sì… si….”. Un illustre, ma ritengo più valido precedente ci rimanda al 1975 con “L’importante è finire”, cantata da Mina e scritta da Cristiano Malgioglio, con un testo che descrive, in modo quanto mai efficace e senza perifrasi, lo squallore di un rapporto sessuale vissuto senza sentimento.


Adesso arriva lui apre piano la porta
poi si butta sul letto e poi e poi
ad un tratto io sento afferrarmi le mani
le mie gambe tremare e poi e poi e poi e poi
spegne adagio la luce, la sua bocca sul collo
ha il respiro un po' stanco ho deciso lo mollo
ma non so se poi farlo o lasciarlo soffrire
l'importante è finire
adesso volta la faccia questa è l'ultima volta
che lo lascio morire e poi e poi
ha talento da grande lui nel fare l'amore
sa pigliare il mio cuore e poi e poi e poi e poi
ha il volto sconvolto io gli dico ti amo
ricomincia da capo è violento il respiro
io non so se restare o rifarlo morire
l'importante è finire.

 E proseguiamo con Povia. La sua canzone di Sanremo2009  tratta il tema dell’omosessualità, secondo un particolarissimo “taglio” che ha dato luogo a non poche polemiche, ma anche il  tema dell’omosessualità ha i suoi bravi precedenti. Al Festival di Sanremo del 1996 Federico Salvatore cantò “Sulla porta”, brano che nel verso  “sono un diverso mamma / un omosessuale” dovette essere cambiato in “sono un diverso mamma / e questo ti fa male”.
Per l’epoca, comunque, il brano rappresentava qualcosa di assolutamente trasgressivo e imbarazzante per la morale comune.

 

Mamma' son qui
con le valigie sulla porta
e in macchina c'e' un uomo
che mi sta ad aspettare
la verita' lo so
ti lascera' sconvolta
quell'uomo e'
il mio primo vero amore
con lui mi sento
libero e felice
vivremo insieme
abbiamo gia' una casa
non sono piu' un bambino
mamma abbassa quella voce
smetti di fare
la vittima indifesa.
Perche' cosi' hai perduto
anche tuo marito
quel povero leone
che scappo' come un coniglio
davanti al mostro
del tuo amore arrugginito
e ti lascio'
in ostaggio questo figlio.
Mamma' son qui
con le valigie sulla porta
con tutti i dubbi
e tutti i miei casini
pero' mi sento forte
e per la prima volta
io me ne frego
degli orecchi dei vicini.
Sulla porta sulla porta
quante volte mi hai
fermato sulla porta
con quei falsi crepacuore
che sparivano
all'arrivo del dottore.
Mamma' nella mia stanza
ho messo a posto tutto
le chiavi le ho lasciate
li' sulla credenza
mi manchera' il sorriso
del tuo caffe' a letto
quel nostro paradiso dell'infanzia
quando il mio desiderio
era di piacerti
e allora col rossetto
e con il tuo ventaglio
in bagno mi truccavo
per assomigliarti
ero orgoglioso
di essere tuo figlio.
Ma un maledetto pomeriggio
dell'adolescenza
studiavo insieme ad un ragazzo
e per la timidezza
sentivo dentro un misto
di piacere e sofferenza
e mi scappo'
sulla sua gamba una carezza
oh mamma son stato troppo tempo
qui su questa porta
all'ombra dei colori
della tua sottana
a letto con le donne
ci son stato ma ogni volta
tornavo al mio segreto
come un lupo nella tana.
Sulla porta sulla porta
tu sapevi
e mi fermavi sulla porta
e chiudevi le mie dita
e i miei sogni
sulla porta della vita.
Mamma' son qui
su questa porta dell'ipocrisia
con il mio posto fisso
e una carriera promettente
come un perfetto esempio
della media borghesia
che non puo' avere
scandalosi sentimenti
oh mamma non capisci
come e' falsa la morale
la maschera di fango
bagnata nell'argento
sono un diverso mamma
un omosessuale
e questo tu lo prendi
come un tradimemto.
Sulla porta
sulla porta
io vorrei
che tu sapessi perdonare
una volta
una volta
non buttare
sulle mie ferite il sale
come adesso
sulla porta che mi dici
vai per te io sono morta
sono morta
sono morta
e mi sbatti sulla faccia
questa porta.

 

Stesso tema trattato, ritengo, con un più delicato e struggente lirismo, da Enrico Ruggeri, nella sua canzone “Trans”, dall’album “Peter Pan” del 1991.

 

Se mi vedeste di giorno
con la borsa della spesa
fare un giro attorno casa
masticando qualche offesa,
se mi vedeste lavare, pulire
o attaccare manifesti,
vi mettereste a guardare
senza ridere dei miei gesti.

Se mi sentiste parlare,
trascurando la mia voce,
comincerei a raccontare
ciò che nessuno dice,
ciò che nessuno sa:

una storia di dubbi
e di fughe da casa,
di vestiti sbagliati
di qualche inutile attesa
e di rabbiose ostentazioni
e le parole delle canzoni,
mai scritte per me.

E vorrei uscire fuori
senza quei rumori di motori;
respirare la speranza.
Senza più cliniche straniere
che non sanno indovinare
chi è nascosto dentro me.
Se avessi un po’ di vita anch'io,
vorrei passarla a modo mio,
con te.

Tu che ti vergogni la mattina
e non mi presenti a nessuno
e mi nascondi in cucina
quando apetti qualcuno.
E quelle stesse persone
che ridono della mia voce
hanno anche loro una croce:
ciò che nessuno dice,
ciò che nessuno sa.

Storie da pasolini
nelle macchine strette,
con dietro i sedili dei bambini
e le sigarette.
E le parole così pesanti,
i discorsi degli amanti,
non sono per me.

E vorrei avere un nome
uguale a quello denro ai documenti
e il saluto dei parenti.
Vorrei passare un bel Natale
con le foto da scattare;
vorrei ridere con te.
Se un po’ di vita resterà,
chissà che posto ci sarà
per me.

Se avessi un po’ di vita anch'io
vorrei passarla a modo mio,
con te.
Se un po’ di vita resterà,
chissà che posto ci sarà
per

me.


 

E concludiamo con una brutta notizia.
Ho ancora tante cose da dire, su queso argomento.
Ne riparleremo. Portate pazienza.

 
 
 
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Un blog di: review
Data di creazione: 13/02/2007
 

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