Patchwork

Tante piccole schegge di realtà. Uno sguardo disincantato sul mondo per cercare di conoscerlo e, se possibile, tentare di capirlo.

 

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« Ma l’amore resta sempre ...GENITORI E FIGLI »

“LENTAMENTE MUORE” NON È STATA SCRITTA DA PABLO NERUDA

 

Nei vari blog si continua, erroneamente, ad attribuire alla penna di Pablo Neruda una poesia che il grande poeta cileno non ha, tuttavia, mai scritto.“Lentamente muore” è una poesia  della  giornalista e scrittrice brasiliana Martha Medeiros, nata nel 1961. In lingua portoghese la poesia della Medeiros si intitola “A Morte Devagar (La morte lenta)” . Eccone il testo completo.

 

A Morte Devagar
(La morte lenta)

Morre lentamente quem não troca de idéias, não troca de discurso, evita as próprias contradições.

 Morre lentamente quem vira escravo do hábito, repetindo todos os dias o mesmo trajeto e as mesmas compras no supermercado. Quem não troca de marca, não arrisca vestir uma cor nova, não dá papo para quem não conhece.

Morre lentamente quem faz da televisão o seu guru e seu parceiro diário. Muitos não podem comprar um livro ou uma entrada de cinema, mas muitos podem, e ainda assim alienam-se diante de um tubo de imagens que traz informação e entretenimento, mas que não deveria, mesmo com apenas 14 polegadas, ocupar tanto espaço em uma vida.

Morre lentamente quem evita uma paixão, quem prefere o preto no branco e os pingos nos is a um turbilhão de emoções indomáveis, justamente as que resgatam brilho nos olhos, sorrisos e soluços, coração aos tropeços, sentimentos.

Morre lentamente quem não vira a mesa quando está infeliz no trabalho, quem não arrisca o certo pelo incerto atrás de um sonho, quem não se permite, uma vez na vida, fugir dos conselhos sensatos.

Morre lentamente quem não viaja, quem não lê, quem não ouve música, quem não acha graça de si mesmo.

Morre lentamente quem destrói seu amor-próprio. Pode ser depressão, que é doença séria e requer ajuda profissional. Então fenece a cada dia quem não se deixa ajudar.

Morre lentamente quem não trabalha e quem não estuda, e na maioria das vezes isso não é opção e, sim, destino: então um governo omisso pode matar lentamente uma boa parcela da população.

 Morre lentamente quem passa os dias queixando-se da má sorte ou da chuva incessante, desistindo de um projeto antes de iniciá-lo, não perguntando sobre um assunto que desconhece e não respondendo quando lhe indagam o que sabe.

Morre muita gente lentamente, e esta é a morte mais ingrata e traiçoeira, pois quando ela se aproxima de verdade, aí já estamos muito destreinados para percorrer o pouco tempo restante. Que amanhã, portanto, demore muito para ser o nosso dia. Já que não podemos evitar um final repentino, que ao menos evitemos a morte em suaves prestações, lembrando sempre que estar vivo exige um esforço bem maior do que simplesmente respirar.

 

E quello che segue è il solito testo che, come "leggenda metropolitana", passa di blog in blog.

 

Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.


Centro Universitário
de União da Vitória

Che il testo non appartenga alla penna di Pablo Neruda, ma a quella di Martha Medeiros è avvalorato dalle dichiarazioni del prof.  Roberto Hoffmann, del "Centro Universitário de União da Vitória", che riporto di seguito in un portoghese, per altro,  comprensibilissimo.

"Todos os dias circulam em sites e e-mails textos atribuídos erroneamente - de propósito ou não - a autores famosos. Entre os escritores brasileiros, o cineasta e colunista Arnaldo Jabor já se acostumou à contrafação. Com freqüência, é dele a falsa assinatura de textos agressivos que correm pela rede ofendendo celebridades. Tudo invenção. 'Procuram imitar meu estilo, mas são maniqueístas', diz Jabor, que usa suas colunas - publicadas pelos jornais O Globo e O Estado de S. Paulo - para desmentir as lorotas. Luis Fernando Verissimo é outra vítima dos piratas da internet. ‘Fiquei mal com os goianos depois que um texto com meu nome circulou por aí criticando a música sertaneja e tudo o que vinha de Goiás’. Houve outro, sobre dor de barriga, escatológico mas inofensivo', diz. A escritora e poeta gaúcha Martha Medeiros sofre com outro tipo de equívoco. Muitos textos seus têm saído na internet com a assinatura de importantes nomes da literatura. Sua crônica “Felicidade Realista” foi atribuída a Mario Quintana. Só quem não conhece o estilo do falecido poeta acredita na farsa, pois o texto traz termos atuais, como 'corpos sarados' e 'spa cinco-estrelas'. Outra crônica de Martha, 'A Morte Devagar', ganhou a rubrica do chileno Pablo Neruda. 'Poderia ficar lisonjeada, mas é um absurdo', diz ela. Autores anônimos assinam seus textos com nomes famosos para dar peso e credibilidade à divulgação. A quantidade de informação que circula na rede é gigantesca - e o aval de uma celebridade é garantia de leitura....."


Amedeo Messina vive a Napoli dov’è nato nel 1942 e ha insegnato nei licei statali Storia e Filosofia. Animatore della cultura partenopea, egli è stato tra i fondatori della “Società Napoletana di Poesia” e dell’associazione “Paideia” per la lotta contro gli abusi all’infanzia, garante dei lettori di un quotidiano partenopeo, membro della Commissione tecnica consultiva della Regione Campania per le attività teatrali. Tiene attualmente corsi di lingua e civiltà napoletana e di scrittura drammaturgica in laboratori teatrali e nelle scuole. Presiede dal 2003 l’Istituto Linguistico Campano (http://www.ilc.it/), nato per la tutela e la valorizzazione dei linguaggi regionali.

In conclusione, desidero ora proporvi  una curiosità. Di "Lentamente muore" esiste anche una versione in napoletano schietto. e in una "riscrittura di Amedeo Messina, il quale precisa:"
Agli amanti dell'idioma di Partenope mi corre l'obbligo di dare un chiarimento circa il termine "gnagnolla" , trascurato in molti repertori lessicali, nonostante esso sia voce antica e ancora adoperata con il senso di tranquilla, lenta. In particolare l'aggettivo lo si usa nella locuzione morte gnagnolla , ovvero quel morire calmo e un po' alla volta di chi smette l'esistenza quasi svaporando per deperimento progressivo o consunzione .(A. Messina)"

Eccone il testo.

Gnagnolla è 'a morte

Gnagnolla è 'a morte 'e chi 'e ll'ausanza
se fa vaiasso, nn'arrefresca 'a capa,
nn'avota faccia, chiacchiere o penziere,
'e ssoie cuntraddizzione sempe scanza.
Gnagnolla è 'a morte 'e chi nu vacaviene
tutt''e ghiurnate fa cuntinuamente,
chi maie cagna 'o culore r''o vestito
nè 'a marcia e accatta sempe a mane chiene
'e stessi ccose int'ô supermercato,
guardanno cchiù a na marca ca no â rrobba,
nè arape 'a vocca annanze ê zì nisciuno.
Nu poco â vota more spampanato
chi r''a televisione fa 'o scularo
e 'a piglia comm'a verità assuluta.
Paricchie 'un ponno lèggere nu libbro
e nu biglietto 'e cinema è assaie caro,
ma po' chi putarrìa, e songo tante,
squaquaracchiato sta nfronte a nu tubbo
cu nu ntrattieno 'e mmaggene e ammasciate
che carreco t''o fa stanno a bacante.
Nu poco â vota more chi 'a passione
fuie comm''a pesta, chillo ca le piace
'o nniro ncopp'ô gghianco e va mettenno
'e punte ncopp'a ll'i, ranno 'o scaccione
a cìfere 'e ndumabbele turmiente,
chille ca fanno lùcere nu sguardo,
ca rènneno surriso 'o nuost'alizzo,
sbàttete 'e core sgarre e sentemiente.
Nu poco â vota more e ll'ave a duro
chi nn'arrevota 'o tàvulo pe bbia
ch'è affritto int'â fatica o pe nu suonno
nn'azzarda na ncertezza p''o ssicuro,
chi 'n se premmette, pe na vota ammeno,
e s''a spesà r''a 'e rrèole abbasate.
Gnagnolla è overo 'a morte 'e chi nun viaggia,
'a museca nun sente o leie sereno
nè chi nun trova grazzia int'a sé stisso.
Gnagnolla è pure 'a morte 'e chi sgarrupa
l'annore suio, o 'n se fa rà na mana
o, pucundruso, 'e tutto fa subbisso.
Nu poco â vota more chi nun sturia
e maie fatica, tanto 'a passà 'e iuorne
senza ngarrà maie niente e privo
'e nu destino ca s''o piglia e nfuria.
Gnagnolla è 'a morte 'e chillo che se lagna
r''a malasciorta o 'e ll'acqua che zeffonna,
facenno passo annanz'a nu pruggetto
apprimma ancora 'e scravaccà 'a muntagna,
senza spïà a nisciuno 'e che se tratta,
nè rispunnenno 'e chello che canosce.
Gnagnolla veco 'a morte 'e tanta gente,
che fa na fine nfama e scuntraffatta
quann'è c'arriva ll'ora r''a sberressa
e nun ce sta cchiù 'o tiempo 'e n'atu iuorno,
pecché dimane, forse, è già supierchio.
Si 'un putimmo sfuì na morte 'e pressa
scanzammoce 'e murì a nu poco â vota,
penzanno ca, chi campa overo vivo,
s'ha dda sfurzà cchiù assaie ca pe nu sciato
che, semprece comm'è, cchiù ce arrevota.

 
 
 
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