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Gli extracomunitari del Premier

Post n°761 pubblicato il 12 Maggio 2009 da JonathanLivingston.G

La destra fa spot elettorali sulla pelle dei clandestini, degli "extracomunitari", immigrati poveri, disperati. Donne incinte, uomini, anziani, bambini.
Ma in Italia gli extracomunitari non sono considerati tutti allo stesso modo. Ci sono quelli di SERIE A e quelli di serie B. E ci sono anche gli indesiderati.

Il nostro Presidente del Consiglio, che afferma che il nostro paese non è multietnico, è proprietario di una squadra calcistica colma di immigrati, extracomunitari, negri, musulmani. Tutti accomunati dall'essere ricchi. Forse non è il colore della pelle, la religione, la provenienza a fare la differenza, ma il conto in banca?

Propongo a questo proposito un'articolo pubblicato ieri da L'Unità.

L'Italia multietnica corre dietro un pallone a Milanello.
di Marco Bucciantini

Ci sono strade vicine vietate ai loro passi. E ci sono praterie e campi di calcio spalancati alle loro corse.
L’Italia non è un paese multietnico, dice il premier Silvio Berlusconi.Ma il Milan è una squadra multietnica, per la fierezza del presidente del club Silvio Berlusconi. Scattò in piedi, al 41˚ minuto del secondo tempo di una partita giocata il giorno della Befana del 2007: Willy Aubameyang, giovanotto gabonese, pelle scura, ricci crespi, arrivò in corsa sul palo più lontano dall’origine del traversone.Di testa segnò la rete decisiva
per la vittoria del Milan nel trofeo più affettuoso, il memorial “Luigi Berlusconi”, che annualmente frappone i rossoneri alla Juventus.
«Aubameyang è il futuro».Quello dei calciatori non è un mare contromano.
Willy era un ragazzo di belle speranze cresciuto in una famiglia africana emigrata a Parigi (città multietnica, fateviungiro al decimo arrondissement).
Anche i due fratelli di Willy, Catilina e Pierre, sono passati da Milanello, armonioso centro sportivo, popolato di varie culture ed etnie.
IL MARE A FAVORE DI VENTO
Sul concetto c’è discussione fra gli studiosi.
Nel parlare di Maroni «etnico» vale come “aggettivo qualificativo” di identità. La diversità etnica comeinferiorità da respingere. Per i dirigenti del calcio invece è un’indifferenza, spesso una virtù, quando è accompagnata dal risparmio, visti i debiti micidiali: negli ultimi bilanci, quasi 200 milioni di passivo per l’Inter, più di 60 il Milan (le due messe peggio nei registri, le due messe meglio nella classifica di serie A...). Così si fa la spesa nei paesi di seconda mano, dall’Africa al Sudamerica. E più giovane è la manodopera, menocosta. «IlMilan sta investendo su giovani promettenti africani », battendo il territorio «con i suoi osservatori capitanati da Marcel Desailly e IbrahimBa», si leggeva sul sito della società. Nelle squadre giovanili giocano nigeriani (Nnamdi Oduamadi, Wilfried Osuji) sudanesi (Rodney Strasser, nato però in Sierra Leone) eppoi l’albanese AndyCorri, il kazako Alexander Merkel, il 13enne marocchino Abdelkerim Medhoun. E fra i“Pulcini” -dagli otto ai dieci anni -ci sono i figli degli immigrati: Zakaria Lamadi, nato a Busto Arsizio e Jean Kouadio, registrato all’anagrafedi Palermo e il milanese Peter Rankovic.
Eccola l’Italia multietnica, musulmani e cattolici, neri e bianchi. Gli ultimi dati della Figc contano in oltre 20mila i ragazzini stranieri dai 6 ai 16 anni tesserati in una delle 8.500 società sportive di calcio. Fino al 2000 è stato possibile importarli del sud del mondo con agio, visto che per loro non occorreva alcun permesso di soggiorno: nel 1991 tre ghanesi quindicenni (Gargo, Kuffour e Duah) furono assunti come fattorini dal Torino. Ci sono clandestini e clandestini.
EXTRACOMUNITARI DA 9MILIONI
E se l’etnia è storia e cultura, perfino i brasiliani dei rossoneri sarebbero “diversi” da bandire. Eppure, quando venne in Italia il presidente Inacio Lula il nostro premier lo accolse a Palazzo Madama mostrando il suo vanto, la colonia dei verdeoro: Kakà, Pato, Ronaldinho, Emerson. Extracomunitari da 9 milioni di euro d’ingaggio l’anno, davanti ai quali si può anche cambiare idea, se ripensiamo alla frase di sabato diBerlusconi: «La sinistra vuole un Paese multietnico, la nostra idea non è così». Le regole imporrebbero tra l’altro un limite stretto ai giocatori non comunitari, ma le “rose” ne sono piene: c’è chi il diritto di cittadinanza se lo può comprare, fabbricando nonni europei.
Lì, sul campo, si fronteggiano ragazzi di tutte le etnie. L’Inter, vicina al quarto scudetto consecutivo, fa della vocazione -appunto -internazionale un orgoglio “statutario”. E presenta la grande speranza del calcio italiano, anche ieri in gol in modo esuberante, sfacciatamente talentuoso:Mario Barwuah, nato a Palermo da genitori emigrati dal Ghana, affidato dal tribunale deiminori alla famiglia bresciana dei Balotelli, perché l’Italia è un paese multietnico.

 
 
 
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