Scritti Corsari!Lampi di letteratura |
“Ascoltami, i poeti laureati / si muovono soltanto fra le piante / dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti. / Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi / fossi dove in pozzanghere / mezzo seccate agguantano i ragazzi / qualche sparuta anguilla: / le viuzze che seguono i ciglioni, / discendono tra i ciuffi delle canne / e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.” E. Montale
Post n°586 pubblicato il 05 Aprile 2008 da rebelde85
* Pierre-Auguste Renoir * . . (omaggio ad Heinrich Böll) . Il mio vecchio quartiere è una poesia rude, che risplende quando ne ho voglia. D’alte casupole che si fanno grandi negli intenti, eppure umili. Come gli isolati della nuova Berlino, la Berlino ricostruita che s’affacciava alle periferie, o lo era diventata già. Me ne accorgo in tutti quei pomeriggi e le sere che m’avvicino curioso alla finestra, sempre insoddisfatto. Cercando della strada che mi è nascosta le luci tristi, il riflesso dei fiori nei balconi, innaffiati da poco. Allora la vedo, che zampetta e saltella con cinque anni per mano. Uno per ogni ditino di bimba, raccolto alle tasche quando più infuriava l’inverno. Cadeva spesso, la neve, un tempo. Il risveglio dei lumi lasciava poi vuote le vie traverse, essi ancora tristi. Ancora. E fatta mattina, attenderla dei suoi teneri ritardi, sino a scuola. E ritorno. Non c’erano l’ordinata siepe, questi alberi di limone. Così i primi frutti d’una notte stellata, in cui per gioco mi presi le labbra ch’era una donna. Mi trovai al vetro senza accorgermi delle chiavi di casa, le scale sino al primo piano. Dorato e gonfio se ne stava aggrappato al ramo, ed era un incanto. . . (ogni cosa, per te) . . . |
Post n°585 pubblicato il 12 Marzo 2008 da rebelde85
. . Li vedo raccogliersi al bordo d’un comignolo che mai cambia. Ed anche se già rasentano l’inizio del nuovo isolato, là dove la strada si fa meno stretta, riesco come a vederne le zampe tremule. A sentire le ciance che si spargono fra i becchi a frotte. Scuri come una notte in ombra. E a leggerne i pensieri, quei rami ossuti che più d’ogni altro aspettano adesso la bella stagione. Come criticar del resto il naturale sospetto, a veder questo cielo vestito ancora da folta nube. Dal lembo del collo alto allo strascico che nasconde, azzurri, i piedi. Io l’ho vista, la bella stagione. Un mare calmo a sommergere flotte di casupole con le grate alle finestre, tristi gradini fra l’asfalto. Con il luccichio del sole negli occhi, acqua ora. E voltato un angolo, nel grigiore, un ciliegio solitario. Portava indosso una camiciola rosata, con venature di bianco, al di qua della riva. Ne vedo le zampe tremule, i becchi soliti al cincischiare. S’incontrano ogni giorno che passa su un comignolo che mai cambia, e attendono. . . . . |
Post n°584 pubblicato il 10 Marzo 2008 da rebelde85
* Mariano Panainte * . . Con questo cielo coperto a notte. Voglia di cercare ancora il sonno, le carezze di una donna nascoste in segreto dalle lenzuola. Sembrano tremare, vibrar d’amor sognato come libri ormai invecchiati, ora. Ma vivi, nel ricordo d’occhi adesso spenti. O almeno in ombra. Con questo cielo coperto a notte, che senza pace lacrima sulle facciate screpolate, gli orli in ferro dei balconi. A far rumore, per chi ancora può voltarsi alla finestra. Sorridente, alla finestra. . . . (A volte ho l’aspetto di un rudere. M’accascio come una maceria. Eppure ancor più mi piace il rumore sordo della pioggia, che s’infrange su di me come su terra arida. Che si ferma immobile al vetro della mia finestra, come a voler guardare. Come a voler pregare, convincermi d’uscir fuori. E mai accade che non vi riesca.) . . . . |
Post n°583 pubblicato il 19 Febbraio 2008 da rebelde85
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Post n°582 pubblicato il 14 Febbraio 2008 da rebelde85
* Veronica Gray * . . I capelli le si chinano come grano al vento, sulla fronte. Bianca fra le ombre, e le spighe che guardano a quel cielo coperto di rado, dalle palpebre scure. E là dove i campi si fanno spalle, più si infittiscono i fili d’oro, si avvicinano le mani in un calice alla bocca raccolte. S’apre così alla luna la notte, tinta alle vesti e ai contorni del cuore. (E come a me che guardavo il resto scomparia, ora chi legge non ha altra armonia.) . . . . |
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