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L'INTELLETTUALE E LA SUPERPOLO

Post n°12 pubblicato il 20 Aprile 2010 da giginosco
 

Non amo il sostantivo intellettuale.
L'aggettivo, passi, ma il sostantivo mi provoca l'orticaria, lo considero la descrizione di un portatore poco sano di un immateriale cilicio. Quando mi capita di definire qualcuno un intellettuale, mi verrebbe da aggiungere immediatamente "absit iniuria verbo".

Questo pensiero di Alessandro Faverini mi trova assolutamente d'accordo, potrei averlo scritto io.
Anche io, però, ho subito ciclicamente, più o meno ogni cinque anni, il fascino delle intellettuali. Erano donne che mi attraevano molto anche fisicamente, lo ammetto, ma sempre intellettuali erano.
Ma cosa c'entra uno come me, un cazzone che ha fatto outing, uno che ha la profondità di pensiero di un centrotavola, con persone che hanno tutti i libri della rescèrsc in bagno, capaci di scrivere (un attimo che controllo) Fedor Michajlovic Dostoevskij, anche con i caratteri cirillici, senza andare prima su gùgol?
Lo dico io cosa c'entra: il richiamo sessuale è reciproco, la cazzonaggine può avere grande presa su quelle intellettuali che, in certi periodi della loro vita, si trovano così pesanti che si spernacchierebbero per strada da sole.
Anni fa, tanti, ero infatuato di una di queste. La ragazza mi piaceva moltissimo anche fisicamente, all'epoca ero un giovanotto molto ormonale.
L'uscita a due era nell'aria da tempo, ed un giorno lei mi telefonò per farsi invitare a cena (le donne!), mentre stavo studiando per una esame con una mia amica, che fu talmente comprensiva da non sfancularmi mentre le chiedevo di tornare a casa, anzi mi incoraggiò, dicendo "Non ti resisterà, hai anche messo una polo di un colore così particolare (una sorta di verde acido), che sprizzi fiducia in te stesso e disinvoltura".
L''incontro si svolse in piena estate, in un romanticissimo ristorante di una romanticissima località, in campo neutro. Terreno in ottime condizioni, spettatori circa due (i camerieri), arbitro Lobello di Siracusa.
Io non avevo ancora fatto outing, con lei, cercavo di darmi un tono. La disinvoltura garantitami dalla superpolo, però, aveva cominciato a mostrare le prime crepe già nel luogo dell'appuntamento, perché ero passato dritto, non l'avevo manco riconosciuta. Per non farmi mancare niente, avevo anche tamponato un'auto ad un incrocio e, scendendo per controllare i danni, mi ero sbattuto la portiera in faccia, rompendo gli occhiali da sole di cui ero fierissimo. Insomma, eravamo all'inizio della serata, ed io già ero arrivato alla conclusione che non me la sarei mai data, nemmeno da solo.
L'occasione, però, era troppo ghiotta, dovevo cercare di recuperare. Siamo entrati nel ristorante, ed io ho ordinato anche per lei, con aria da fine intenditore. Arrivato l'antipasto di pescespada affumicato, ho preso la forchetta e, guardandola estasiato, ho cominciato a mangiare solo il panetto di burro che era sul bordo del piatto, con il quale invece avrei dovuto, ovviamente, imburrare il pane.
Ho notato che mi guardava perplessa, ma ero in trance erettile (mentalmente eretto, dico, altro non ricordo), l'ho mangiato tutto ed ho messo le posate sul piatto in posizione "cameriere, ho finito". Me ne sono accorto giusto in tempo. In tempo per mangiare il pescespada e dire alla ragazza, nell'unico attimo di lucidità mentale in tutta la serata, "se non ti va, posso mangiare anche il tuo, di burro?"
Lei ha cominciato a ridere, ma proprio di gusto, si è avvicinata e mi ha baciato appassionatamente..... vabbè che avevo la superpolo, però so' strane, 'ste intellettuali!
 

 

Dimenticavo: Alessandro Faverini non esiste, il pensiero iniziale è mio. Ve l'ho fatta, eh?
SCEEEE-MIIII, SCEEEEEEEEEE-MIIIIIIIIIIIIIII!

 

 
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