IO CE L'HO PROFUMATO

OTTO MARZO

Io non amo l'otto marzo. Ma non perché non ami le donne, anzi.
E' che uno col mio fisico scultoreo e la mia maschia sensualità non può entrare in un ristorante, la sera, senza essere molestato da intere tavolate di fameliche produttrici di feromoni.
Ah, non ci credete? Ma guarda queste, che malfidate.....
Ammesso che non sia vero quello che ho testé detto, c'è dell'altro: sono le donne stesse che non l'hanno capita, la loro festa, figuriamoci gli uomini.
Ci sono quelle che si incazzano se non fai loro gli auguri, e quelle che si incazzano se glieli fai. Le prime si sentono sminuite, le seconde pure.
Ci sono quelle che rifiutano la dimensione commerciale dell'otto marzo, ma, se porti loro delle mimose raccolte personalmente, ti considerano taccagno. E si sentono sminuite.
Ci sono quelle che mettono l'accento sull'origine e sul significato della festa (entrambi incerti, però, da quanto ho capito), e quelle che la considerano, in fondo, una buona scusa per uscire a far baldoria con le amiche. Una sorta di addio al nubilato collettivo, senza l'aggravio della spesa del regalo e senza il problema del vestito da indossare per la cerimonia.
Io, confesso, 'sta ricorrenza non riesco proprio a farmela entrare in testa, un po' come mi capita per gli anniversari di nozze dei miei fratelli. Mi spiego meglio: se mi dici "ottomarzo" rispondo subito "festa della donna", ma se mi dici "oggi è il 7 marzo, cos'è domani?" rispondo "martedì". Ho reso l'idea?

E' che sono un po' confuso.
Mi chiedo: ad esempio, il dipendente comunale che fa le pulizie nello studio di Letizia Moratti, deve portarle le mimose? Certo è che, se lo facesse, noi tutti sorrideremmo compiaciuti, penseremmo ad un gesto quasi poetico.
E una moglie che non riceve in regalo la mimosa dal proprio marito, è autorizzata a interpretare questa dimenticanza come prova della sua scarsa considerazione?
Se la risposta è positiva in entrambi i casi, mi viene il dubbio che la festa della donna spesso sia vista, in fondo in fondo, come festa della galanteria, o come prova d'appello per gli smemorati di San Valentino.

Ora penserete: il solito ca220ne, qui si parla di cose serie.
Ah, sì? Facciamo così, allora: provate a coinvolgermi.
Ditemi che è la commemorazione dei 145 operai, di cui 129 donne (ho messo i numeri a memoria), morti nell'incendio di una camiceria in un giorno di marzo.
Ditemi che si propone di sensibilizzare sulle violenze che ancora le donne subiscono, in quanto tali.
Ditemi che ha lo scopo di informare le persone sulle differenti opportunità di lavoro e carriera, tra uomini e donne.
Ditemelo, ed io rinuncio anche allo spettacolo di striptease che dovrei fare stasera, davanti alle babbione del circolo "Barcollo ma la mollo".

Però, vi avverto.
Se domani scopro che i sensibilizzatori sono i primi ad essere insensibili, se poco poco mi accorgo che la sicurezza sul lavoro è ancora subordinata al guadagno, che lo stupro viene punito meno di un furto, che il ministro delle pari opportunità si è procurato le proprie, di opportunità, con strumenti prettamente femminili, allora mi incazzo davvero, che mi avete pure fatto perdere il cachet.