Negli ultimi due anni del liceo, io e i miei amici adottammo un ginnasiale.
Non subito, però, perché si erano create due fazioni contrapposte. La prima, favorevole all'adozione, sosteneva che il ragazzo fosse sì brutto e ginnasiale, ma intelligente e simpatico. La seconda fazione, invece, era di parere opposto, sostenendo che fosse sì intelligente e simpatico, ma brutto e ginnasiale.
Tra chi lo portava nel gruppo e chi cercava di seminarlo, si creò pian piano un equilibrio, ed ebbe inizio, di fatto, un periodo di prova, durante il quale il ragazzo non era cittadino del branco a tutti gli effetti. Dopotutto, si trattava di un men che quindicenne tra diciottenni, era normale che fosse così, e lui non si sentiva assolutamente sminuito. L'ho detto che era intelligente, no?
Il ragazzo veniva trattato indubbiamente bene, ma doveva pagare alcuni piccoli dazi, quali quello di presentarci le sue compagne di classe più carine, o quello di giocare sempre in porta, nelle partitelle sulla spiaggia. Cosa significhi quest'ultima cosa, lo capiranno appieno gli uomini e solo qualche donna (vero, Selvaggia?).
Io ero uno dei suoi sponsor, ed ho assistito da vicino alla sua esplosione ormonale, ovviamente "fai da te". Metteva da parte i soldi per l'acquisto di Playboy, che doveva avere improrogabilmente il giorno stesso dell'uscita, ma poi si vergognava di andarlo a comprare in edicola. Così, ero io che lo facevo per lui, avendo in cambio lo ius primae lecturae, che esercitavo già all'edicola, facendo ampi gesti con la mano, come per dire "guarda che roba!", mentre lui, nascosto dietro ad una colonna poco distante, mi implorava di avvicinarmi.
Era una scena che si ripeteva, identica, ogni mese. Così come si ripeteva quella del giorno dopo, quando lo vedevo, durante la ricreazione, prostrato su uno scalino, con le occhiaie che rivelavano come il costo del giornale fosse già stato abbondantemente ammortizzato, in una sola serata.
E fu proprio la sua lussuria autarchica, indirettamente, a far sì che venisse finalmente accettato da tutti, nel gruppo. Fui io a raccontare, coram populo, quanto il ragazzo fosse geniale e di iniziativa.
Leggete e giudicate voi stessi.
Nel periodo estivo, durante il quale lui dormiva da sua nonna, vedova e anziana, Italia 1 aveva cominciato a trasmettere, con inizio alle 22.30, i film della commedia sexy all'italiana. Quelli che piacciono tanto a Quentin Tarantino, per capirci, i cui attori tipici erano Lino Banfi, Renzo Montagnani, Edwige Fenech, Barbara Bouchet, Gloria Guida, e così via.
La nonna aveva l'abitudine di andare a letto verso le 23.30, e così il mio amico, perdendosi tutto il primo tempo del film, doveva concentrare i suoi molteplici "sforzi" solo nel secondo. Ed è qui che il genio è venuto fuori.
Lui, il Leonardo dello strangolamento di pitone, il Michelangelo del cinque contro uno, il Raffaello del chifadasefapertrè, decise di diventare padrone del proprio destino, e cominciò, ogni sera, a spostare tutti gli orologi di casa avanti di un'ora, per far sì che la nonna andasse a letto prima dell'inizio del film.
Tutti in piedi ad applaudire! Ancora! Ancora più forte! Boato per il nostro eroe!
E allora, per rimanere in tema di vizi capitali, ecco l'insegnamento che ci viene da questo racconto: se vuoi esercitare la tua lussuria, devi essere di iniziativa, mettere da parte l'accidia e rimboccarti le maniche.
In senso figurato, intendo.