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« GIU' LE MANI DALLA JUVENTUSFORZA RAGAZZI, SIAMO CON VOI! »

MOGGI: SONO SOLO BUFFONATE

Post n°616 pubblicato il 05 Maggio 2006 da corsivo79
Foto di corsivo79

ESCLUSIVO "LA STAMPA". Le confidenze raccolte dal quotidiano della "Famiglia": La società si sente accerchiata: lo scandalo è esploso a due giornate dalla fine, con lo scudetto ancora da assegnare. Il Club pensa ad un piano preciso per aggredire Luciano Moggi. E il direttore generale parla di complotto.

di Marco Ansaldo

«Sono tutte buffonate». Se la Procura di Torino avesse tenuto sotto controllo fino a ieri il telefonino di Luciano Moggi, tra qualche tempo comparirebbe anche questa frase tra le intercettazioni trascritte e diffuse. Il d.g. juventino l’ha ripetuta ai pochi amici che sono riusciti a raggiungerlo, immaginandolo schiumante di rabbia per la pubblicazione delle chiacchierate imbarazzanti con Pairetto, Mazzini e tutta una serie di personaggi in rapporti di affari o di intimità: è stata una botta difficile da digerire, infatti il rospo gli sta sullo stomaco.
Al secondo piano del palazzo di corso Galileo Ferraris tirava brutta aria, anche se poche volte negli ultimi tempi la Triade si è mostrata così compatta e decisa a respingere gli attacchi. «Andarcene? E perché, non abbiamo mica rubato nulla», ha ripetuto Moggi a chi gli ipotizzava un clamoroso ritiro della dirigenza juventina. Non bastavano le polemiche per la vittoria di Siena e le preoccupazioni per il finale di campionato assai meno confortevole di quanto pareva un mese fa. Una rogna mai vista. Moggi già aveva dovuto correre in mattinata insieme a Bettega dalla squadra per chiarire nulla e tranquillizzare molto: un’operazione riuscita solo in parte, perché questa pubblicità sgradevole ha scosso i giocatori. E poi, una raffica di cattivi pensieri. «Qual è il senso di questo attacco?», chiedeva il dirigente juventino. Chi lo conosce a fondo sostiene che questa brutta vicenda in cui compare come il grande burattinaio del pallone lo stia convincendo che qualcuno, molto importante, sta cercando di fargli terra bruciata. «Credo che stia facendo un pensierino su quanto è capitato negli ultimi tempi, a cominciare dall’inchiesta sulla Gea - confida un personaggio a lui vicino -. Di sicuro sta riflettendo sulla possibilità di staccarsi dalle altre attività». Anche la Juve, a quanto pare, gradirebbe che la sua figura si staccasse dalla società del figlio Alessandro, con il quale ci sono rapporti di lavoro stretti, come appare dalle telefonate. Insomma un Moggi meno «ricattabile» piacerebbe a tutti. Ma la Juve è anche convinta che non si tratti soltanto di una operazione per screditare il suo dirigente. Sarebbe l’onda lunga della guerra con il p.m. Guariniello dopo il processo per doping finito in appello con l’assoluzione di Giraudo e del dottor Agricola. «Non si capisce perché noi siamo usciti puliti da tutte le inchieste giudiziarie, che sono state lunghe e approfondite, ma nessuno ne parla», dice l’avvocato Chiappero, che è anche consigliere di amministrazione e l’unico che abbia trasgredito al silenzio stampa. «Per una storia del genere si è arrivati a chiedere che ci tolgano i punti in campionato o che ci squalifichino».
Sotto sotto, ricompare la vecchia e italica teoria del complotto. «Siamo a due giornate dalla fine e con lo scudetto ancora incerto», sostengono in corso Galileo Ferraris. E allora la bufera mediatica che si è scatenata con le intercettazioni viene letta come l’ultimo atto del campionato. Perché proprio adesso?, si chiedono i dirigenti bianconeri, pensando che da alcuni mesi Guariniello e la Procura torinese disponevano del testo delle telefonate. Certo, sarebbe stato meglio che certe cose non venissero dette e meglio ancora neppure pensate. Tuttavia si coltiva l’idea che qualcuno le abbia volute sfruttare per mettere la Juve in grave difficoltà. «C’è chi ha le televisioni...». Vecchia storia. E c’è pure chi ha i telefoni, non solo i telefonini. Così si rivangano storie mai sopite. Quando c’è di mezzo la Juve si gratta nel fango, quando tocca agli altri al massimo si passa una mano sulla superficie. Siamo ancora alla storia dei passaporti falsi, dimenticati in fretta e con pene miti. Recoba, Cafu, Dida. E’ un campionario di cui abbiamo ascoltato ogni sfumatura negli anni scorsi. Come se fosse soltanto questa società a finire sotto la lente di ingrandimento dei giudici. «Siamo stati gli unici a finire sotto inchiesta per l’uso di farmaci che tutti avevano e usavano», giudizio anonimo ma assai diffuso. Ora la Juve cerca un modo per uscirne fuori sapendo che non sarà facile. Rischia poco o niente persino per la giustizia sportiva, dopo che quella penale non ha trovato illeciti. Però il danno è enorme. Attaccare è difficile, oggi forse uscirà un comunicato per esprimere le ragioni della società: ne immaginiamo l’effetto, uguale a zero a confronto con il bombardamento di frasi e frasacce che emergono dai colloqui di Moggi con i suoi interlocutori. «A da passà a’nuttata» diceva Eduardo e Moggi il napoletano lo capisce bene. Però non deve tremare troppo se ieri ha scelto di cenare in un ristorante che si chiama «Gatto nero». Senza portarsi i cornetti appresso.

L'AVVOCATO DELLA JUVE: «ABBIAMO VISSUTO IN UN REALITY SHOW SENZA SAPERLO, UNA COSA COSI' NON L'HO MAI VISTA. IL DG? AL MASSIMO E' STATO POCO ELEGANTE»
Chiappero: ci hanno radiografati
e siamo usciti completamente puliti

Avvocato Chiappero, come legale della Juventus ammetterà che è difficile trovare una difesa per quanto compare nelle intercettazioni delle telefonate tra Moggi e Pairetto.
«Dimostrano semplicemente che c’è affinità e vicinanza tra due persone che si conoscono da molti anni».
E le pare poco, visti i ruoli?
«Sono rapporti che esistono tra migliaia di individui in ogni ambiente di lavoro. Sono convinto che se si tenessero sotto controllo per 24 ore al giorno i tribunali, gli studi legali o le redazioni dei giornali si sentirebbero le stesse cose o anche di peggio. Non conta molto quello che si dice, tutto dipende dalle cose che si fanno».
Ma qui si parla del controllo da parte del dirigente di un club sulle designazioni arbitrali.
«Ci sono amicizie che possono influire, altre che non producono effetti perché esistono regole e paletti che le rendono ininfluenti. Nella richiesta di archiviazione da parte del procuratore Maddalena, che non è un magistrato tenero, si legge che dopo mesi di indagini, analizzando il meccanismo della «griglia» arbitrale e delle preclusioni, è arrivato alla conclusione che «non solo non si trae conferma alla iniziale ipotesi investigativa ma al contrario si traggono elementi probatori di segno opposto, indicativi dell’assenza di irregolarità e di forme più o meno mascherate di designazioni pilotate da Pairetto». Non lo dico io, sta scritto a pagina 27».
E la designazione di Pieri per il trofeo Berlusconi, richiesta da Moggi e concessa da Pairetto?
«E’ la prassi che per quella partita si chieda un arbitro che deve diventare internazionale».
E le proteste per l’arbitro della partita di Coppa con il Djurgarden?
«Ci sta che uno sia arrabbiato per come è andata una partita. Dalle telefonate si capisce benissimo che Moggi non chiede un arbitro amico ma che la Juventus venga diretta da uno bravo: è tutto quello in cui può sperare una squadra forte».
L’ha stupito la decisione della Procura di inviare alla Federcalcio la trascrizione delle telefonate?
«Lo potevano fare, benché l’inchiesta fosse stata archiviata e ne emergesse che la Juventus si era comportata con correttezza. Ma il vero problema è che siamo stati radiografati, intercettati, messi sotto controllo durante il processo per frode sportiva, quello del «doping»: in tanti anni non mi era mai successo se non per processi gravi in cui si teme per l’incolumità dei testimoni o cose del genere. Siamo stati dentro un reality show senza saperlo. Il Cervia almeno lo sa».
Il quadro che ne esce è però imbarazzante, non le pare?
«Moggi e i suoi interlocutori usano un linguaggio non troppo elegante, ma anche qui mi sembra che si faccia del moralismo inutile. Quanto ai contenuti delle trascrizioni che ho letto sui giornali, si sono estrapolate molte frasi dal contesto. E non si sono fatte emergere le conclusioni vere, cioè che l’esito della radiografia cui siamo stati sottoposti è positivo, ci siamo comportati bene e nell’indagine sul doping siamo stati assolti».
Non crede che per la Juve sarebbe tutto più semplice se Moggi non avesse tante «affinità» con dirigenti arbitrali e soprattutto con la Gea?
«Da quello che emerge mi sembra che tutto quello che fa sia consentito dai regolamenti».

 
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